Romanziere, saggista, drammaturgo, ma fondamentalmente un
narratore puro di storie: questa pare essere la vocazione privilegiata di
Alessandro Baricco, nato a Torino nel 1958, dove ha fondato la scuola di scrittura
creativa Holden. E come resistere alla sfida per definizione per un narratore
puro, ovvero raccontare oralmente la storia più antica di tutte, quella narrata
da Omero nell’Iliade? Mosso appunto dall’idea di adattarne il testo per
una lettura pubblica Baricco ha riletto l’opera nella traduzione di Maria
Grazia Ciani, riscrivendone il materiale narrativo e montandolo dalla
prospettiva di ventuno voci narranti, l’ultima delle quali appartiene all’aedo
Demòdoco, che racconta la fine di Troia sulla base dell’Odissea ed altre
fonti. Ventuno voci narranti per creare un tramite meno distaccato della terza
persona come trait d’union tra la storia – o meglio tra i tanti mitici
episodi che compongono la grande storia dell’Iliade – e il punto di
vista del lettore/ascoltatore. Ecco così che nell’opera di secondo grado Omero,
Iliade rivivono gli dei (che rimangono però più sullo sfondo della
narrazione rispetto alla fonte letteraria vera e propria), gli uomini e gli
eroi ormai entrati nella sfera del mito, cristallizzati nell’epilogo della
decennale guerra di Troia, un’eterna storia di vendetta, ambizione, pietà,
valore, astuzia, violenza. E una storia di guerra – e dunque sempre attuale nei
drastici tempi che corrono – quando la guerra però si poteva ancora concepire
come un’avventura estrema, dotata di un’infernale bellezza che la rende
un’avventura ancora avvincente a secoli di distanza dalla sua composizione:
“Quel che forse suggerisce l’Iliade è che nessun pacifismo, oggi, deve
dimenticare, o negare quella bellezza: come se non fosse mai esistita. Dire e
insegnare che la guerra è un inferno e basta” scrive Baricco nella postilla
finale “è una dannosa menzogna. Per quanto suoni atroce, è necessario
ricordarsi che la guerra è un inferno: ma bello. Da sempre gli uomini ci
si buttano come falene attratte dalla luce mortale del fuoco. Non c’è paura, o
orrore di sé, che sia riuscito a tenerli lontani dalle fiamme: perché in esse
sempre hanno trovato l’unico riscatto possibile dalla penombra della vita. Per
questo, oggi, il compito di un vero pacifismo” conclude Baricco “dovrebbe
essere non tanto demonizzare all’eccesso la guerra, quanto capire che solo
quando saremo capaci di un’altra bellezza potremo fare a meno di quella che la
guerra da sempre ci offre”. Strappi di sintesi della trama ovviamente ce ne
sono – e sono voluti, per agevolarne una lettura ad alta voce tra un’ora e
mezza e due ore – ma il fascino della storia è rimasto integro, semmai grazie
al talento di Baricco la storia ha guadagnato in efficacia e fantasia: rispetto
all’Iliade originale compaiono infatti anche brani evidenziati con
caratteri in corsivo inventati di sana pianta per aumentare il livello di
definizione di una trama che non smette di incantare lettori da tre millenni in
qua. Un libro ideale per addentrarsi nelle meraviglie narrative del capolavoro
all’origine della cultura occidentale.
Alessandro Baricco, Omero, Iliade, Milano,
Mondadori, 2004; pp. 165