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giovedì 14 marzo 2024

CATTEDRALE DI RAYMOND CARVER

Si tratta di una raccolta di racconti del 1983 del grande Raymond Carver (1938-1988), forse uno degli scrittori americani contemporanei più significativi nella misura della narrativa breve, genere che l’autore considerava insieme alla poesia l’espressione a lui più congeniale per un’incapacità congenita nelle complesse architetture del romanzo. Cattedrale in particolare conta complessivamente dodici racconti in cui la cifra stilistica di Carver si esprime con incredibile efficacia, focalizzandosi sempre su aspetti apparentemente insignificanti della vita di personaggi comuni, ordinari e di solito non troppo interessanti, che l’autore ci descrive per un piccolo segmento delle loro esistenze, spesso senza nemmeno arrivare a un punto fermo e lasciando noi lettori in situazioni indecifrabili e aperte. Il tutto raccontato con dialoghi estremamente realistici che sembrano registrati dal vero. Sono storie di incontri, di contatti, di scambi, di momenti critici, di lutti, di abbandoni, di dipendenze da alcolismo. Il punto più alto, neanche a dirlo, è l’ultimo racconto della raccolta, quello che presta il titolo al libro e forse l’unico in cui s’intravede un risvolto positivo nell’incontro di due personaggi davvero molto diversi: lo scopriamo dalla prospettiva della voce narrante del protagonista, che ha un lavoro insoddisfacente e un programma serale davvero poco accattivante, dato che dovrà accogliere l’ospite non vedente che sua moglie ha invitato a casa loro. In accordo con un’insofferenza palese manifestata già prima dell’arrivo dell’ospite, il protagonista centellina brandelli di giovale conversazione e alla fine accende la televisione per seguire senza troppo interesse un documentario sulle cattedrali francesi. Quando si accorge di essere stato ben poco accogliente col suo ospite, che non può ovviamente vedere il programma, prova a rimediare cercando di descrivere il concetto di cattedrale al suo invitato cieco, che gli propone di fargli capire la faccenda in un modo davvero originale che farà cambiare prospettiva al padrone di casa. Una bella raccolta chiusa da un racconto semplicemente magistrale, nonostante riesca a toccare un’incredibile intensità senza sforzo apparente, in perfetto accordo con lo stile minimalista di Carver, etichetta che allo scrittore americano non sembrava calzante per la sua prova essenziale ma efficacissima. Assolutamente da provare.

Raymond Carver, Cattedrale, Torino, Einaudi, 2020; pp. 229

domenica 3 marzo 2024

PASSEGGERI NOTTURNI: 30 RACCONTI BREVI DI GIANRICO CAROFIGLIO

Dopo numerosi gialli di grande successo, vari romanzi di formazione ed alcuni saggi di spessore Gianrico Carofiglio, classe 1961, è tornato a misurarsi con una raccolta di racconti di varia tipologia come Passeggeri notturni, che assortisce storie di incontri casuali, riflessioni su argomenti disparati, talvolta trame innescate da schegge di conversazioni, perfino aneddoti estemporanei. Sempre rigorosamente nella misura di tre pagine appena. Va da sé che il collante che tiene insieme i trenta racconti brevi ivi contenuti è una scrittura sintetica e sempre incalzante, capace con poche pennellate di tratteggiare personaggi che restano impressi ed intrigano i lettori condividendo un frammento di vita. Carofiglio apre le danze con la spiazzante storia di bullismo “contrastato” di Quarto potere e chiude i battenti con lo struggente sogno ad occhi aperti di affetto ritrovato raccontato in Stanze. In mezzo a questi due estremi c’è davvero un po’ di tutto, sempre raccontato vividamente ma con grande economia di parole: una storia sospesa tra verità e menzogna come Draghi, il singolare racconto sugli odori ritrovati di Aria del tempo, un piccolo horror ad orologeria come Il biglietto, l’intrigante riflessione sugli avverbi di Sinceramente, un’amara parabola sull’autoreferenzialità della politica italiana come La scorta, l’incredibile (ma esemplare) aneddoto sanitario al centro di Contagio, le esilaranti storielle giudiziarie di Avvocati e infine la splendida storia di solidarietà ai tempi della Shoah che racconta Nelle Ardenne. Insomma, nel complesso Passeggeri notturni è una raccolta notevole che conferma tutta la bravura di Carofiglio anche nella misura della narrativa breve: lo scrittore barese sa decisamente catturare l’attenzione del lettore anche raccontando una piccola storia, una riflessione estemporanea o un semplice aneddoto. Da provare.

Gianrico Carofiglio, Passeggeri notturni, Torino, Einaudi, 2016; pp. 98

giovedì 18 gennaio 2024

CENTO CITTÀ: UNA RACCOLTA DI LEGGENDE URBANE

Può un libro condensare storie e leggende delle città italiane? È quello che offrono nel loro insieme i ventuno racconti di Cento città, una raccolta narrativa firmata a quattro mani da Gina Basso e Riccardo Medici. Il progetto alla base del volume, dotato anche di schede didattiche curate da Paola Cataldo, è molto semplice: raccontare una storia esemplificativa, meglio se evocativa e magari anche misteriosa, di uno dei capoluoghi italiani (più Bolzano) e ricostruire così una galleria di leggende urbane del Belpaese. Tra le ventuno mitiche storie raccolte in Cento città ovviamente qualcuna spicca tra le altre, come per esempio la nona, ambientata a Bologna ed intitolata Due fidanzati, un diavolo e cento città, che racconta di come un povero renaio fece costruire la celebre torre degli Asinelli ottenendo così l’amore della vita ed ingannando il diavolo in persona con un gioco di parole. Assolutamente da non perdere anche l’intrigante e onirica storia successiva, Anselmo e il leone, che ci porta nel centro storico di Firenze tra i dintorni del Duomo e di Palazzo Vecchio, per scoprire l’inquietante incubo di un leone assassino che prese a tormentare il povero Anselmo. E a volte questo curioso volume della Loescher può farci scoprire addirittura la stranissima genesi del nome stesso della città di ambientazione (leggere in merito il primo racconto, dedicato ad Aosta), o qualcosa di strano su uno dei luoghi per definizione di una città (come la nota Lanterna di Genova), o l’inspiegabile reazione che un quadro religioso innescò nel grande condottiero Napoleone quando prese possesso di Ancona, o ancora l’origine di un modo di dire popolare ai tempi di Nerone (nel racconto dedicato a Roma) o infine i leggendari tre doni di San Nicola, il patrono di Bari. Assolutamente da provare.

G. Basso – R. Medici, Cento città. Storie e leggende di città italiane, Torino, Loescher, 2014; pp. 128

giovedì 26 ottobre 2023

LADIES AND GENTLEMEN… THE BEST OF ISAAC ASIMOV

Questa antologia in due volumi raccoglie i racconti più rappresentativi della carriera del grande Isaac Asimov (1920-1992) – universalmente riconosciuto come il nume indiscusso della narrativa fantascientifica – selezionati e presentati da lui medesimo. Il meglio di Asimov complessivamente assortisce dodici racconti di varie misure partendo da Naufragio, il primo racconto che l’autore diciottenne riuscì a pubblicare (il terzo che aveva scritto fino ad allora), per arrivare a Immagine speculare, che è l’unico racconto breve di cui sono protagonisti due tra i personaggi più celebri della narrativa asimoviana, Elijah Baley e Daneel Olivaw, rispolverati dall’autore americano per gli appassionati che gli chiedevano a gran voce un nuovo romanzo dedicato ai due. In mezzo a questi due estremi cronologici il lettore curioso potrà trovare varie chicche della corposa produzione di narrativa breve di Asimov, come Notturno, che alcuni ritengono la miglior storia di fantascienza mai scritta e che narra di un pianeta sempre illuminato da vari soli ma finito per la prima volta nelle tenebre, oppure Chissà come si divertivano, un brevissimo racconto sulla scuola contemporanea vista dalla prospettiva di due ragazzini del futuro – scritto da Asimov su richiesta per un amico e poi sorprendentemente divenuto di grande successo –, o ancora L’ultima domanda, che ha il pregio di essere il racconto preferito dell’autore, che scrisse di getto e senza necessità di correzioni questa strana storia sull’entropia con un sorprendente finale a sorpresa. Insomma, si tratta di un‘antologia ideale per addentrarsi nella narrativa di Asimov, sebbene la scelta di non attingere ad altre precedenti raccolte – prima tra tutte la celeberrima Io, robot – finisca per sminuire l’ottica denunciata dal titolo. Non a caso l’autore stesso introducendo questi due volumi si chiedeva con fare sornione chi mai avrebbe comprato una raccolta di “racconti abbastanza buoni e piuttosto rappresentativi di Isaac Asimov” se il titolo fosse stato questo… In ogni caso, vale assolutamente la pena di leggerla, questo è sicuro.

Isaac Asimov, Il meglio di Asimov, Milano, Mondadori, 1978; 2 voll.; pp. 238 e 205

martedì 28 febbraio 2023

IL LATO SINISTRO DEL CUORE: LA NARRATIVA BREVE DI CARLO LUCARELLI

Che Carlo Lucarelli sia il più fulgido talento del giallo nazionale è cosa ormai assodata, anche da scrittori del calibro di Andrea Camilleri, che talvolta ha omaggiato il giovane collega attraverso sibillini giudizi letterari espressi dal commissario Montalbano. Impeccabile nella misura ‘canonica’ del romanzo giallo (pensiamo a gioielli come Almost blue, L’isola dell’angelo caduto o Un giorno dopo l’altro) ma autore anche di notevoli racconti lunghi (leggere in merito una delizia non indispensabile come Laura di Rimini), Lucarelli si è sempre dimostrato a suo agio sia con le ambientazioni contemporanee che con quelle storiche, sia con personaggi seriali che con creazioni destinate ad una vita letteraria conclusa nel volgere di un libro. Nel curriculum dell’autore non sono neppure mancati singolari esperimenti nati magari sulle colonne di quotidiani (come Autosole) o ibridi letterari a metà strada tra inchiesta e fiction (come Compagni di sangue), né ovviamente sono mancati racconti, pubblicati su riviste di varia estrazione, magari finora reperibili soltanto online e quindi riuniti (non tutti ma almeno la maggior parte) nella raccolta Il lato sinistro del cuore, che ne assortisce ben cinquantatré. Di misura varia, talvolta nati per sperimentare uno stile o focalizzare un’idea, altre volte scritti su commissione, l’unico vero Leitmotiv costante in questi racconti è indubbiamente l’elemento diabolico, una sinistra atmosfera che aleggia intorno alle varie storie, a prescindere che il loro obiettivo sia muovere il riso, suggestionare o terrorizzare. Tra leggenda metropolitana e mito suburbano, Lucarelli si muove sinuosamente sulle orme del diavolo e del male, ovunque si annidi, tra l’oscurità che avvolge un museo durante la notte, come accade ne Il silenzio dei musei, oppure nella ruspante ambientazione in cui si svolge la ricostruzione del mistero de I garganelli al ragù della Linina, un’inchiesta impropria ma non meno accattivante. Pagina dopo pagina ne Il lato sinistro del cuore, che peraltro è il titolo che presta all’intera racconta un godibilissimo racconto, si alternano storie d’ispirazione kafkiana come C’è un insetto sul muro, o l’inquietante La tenda nera, e ancora una storia che potrebbe casualmente accadere a chiunque come Telefono sostitutivo, la resa dei conti del sottotenente tedesco Reinhardt Klotz nel racconto omonimo, gli strani fatti narrati in Jubileo, il torbido omicidio de Il conte, l’inspiegabile fenomeno lunare raccontato via etere in Radiopanico, il panico in prospettiva dal basso di Ottobre, una gustosa rivisitazione del mostro di Frankenstein come Julian. Per usare le parole dello stesso Lucarelli, il talentuoso giallista ha “cercato di fare l’unica cosa che uno scrittore, di romanzi o racconti che sia, deve fare quando scrive: raccontare una storia che gli piace nel miglior modo possibile e con le parole più belle che sa”. Ne Il lato sinistro del cuore c’è pienamente riuscito, per l’ennesima volta.

Carlo Lucarelli, Il lato sinistro del cuore, Torino, Einaudi, 2003; pp. 370

giovedì 29 dicembre 2022

LE STORIE DA NON CREDERE DI ZUCCONI

L’autore di questa saporita e deliziosa raccolta di racconti è uno dei migliori giornalisti italiani dell’ultimo mezzo secolo, Vittorio Zucconi (1944-2019), per lunghi anni inviato de “La Stampa” e di “Repubblica” in mezzo mondo, nonché autore di vari libri tra cui Stranieri come noi. Non è quindi un caso che anche Storie da non credere sia stato scritto nel 2000 negli Stati Uniti, dove Zucconi ha vissuto gran parte della sua vita e dove si è spento di recente. Come lo stesso autore spiega nella premessa alla raccolta, uno scrittore è un giardiniere in grado di far germogliare storie da ogni occasione, dato che i semi delle storie si possono trovare ovunque intorno a noi, figuriamoci in America, che per certi versi è la nazione fondatrice delle leggende metropolitane… Complessivamente Storie da non credere assortisce quarantotto racconti articolati in tre sezioni che già dai titoli sono tutto un programma: gente strana, i casi della vita e sorprese finali. E in effetti sono tutti casi strani quelli raccolti e raccontati da Zucconi, sempre sul filo di un irresistibile humour, perché talvolta queste storie strappano davvero un sorriso e tengono il lettore col fiato in sospeso fino all’ultima riga, dato che spesso si chiudono con l’artificio narrativo prediletto del grande nume della fantascienza breve, Fredric Brown, ovvero il finale a sorpresa. Il bello però è che queste storie incredibili sono tutte vere e si potrebbero trovare in qualunque giornale alla voce “curiosità”. Si comincia con la strana vicenda di Ruth Hana e della sua generosa eredità in… alluminio per chiudere con il coraggioso salvataggio infantile ad opera di una siamese di cui scopriremo la vera natura solo in extremis. In mezzo troveremo casi umani troppo incredibili per essere veri ma di fatto accaduti nella realtà: la rapina galeotta al Bancomat con finale ai fiori d’arancio, la detenuta che scoprì di cucinare uno struggente chili con carne, l’ultraventennale ricerca della giusta qualità di mele per replicare la torta della nonna, la leggendaria torta del… ladro e ci fermiamo per evitare di spoilerare troppo. Una miriade di storie che Zucconi ci racconta spesso sul filo di un irresistibile humour, in certi casi anche con una puntina di macabro ma sempre trattenuto. Un libro di racconti tutti assolutamente da scoprire (e il bello, va ricordato, è che sono anche tutti veri): il divertimento è assicurato, insomma.

Vittorio Zucconi, Storie da non credere, Torino, Einaudi, 2001; pp. 222

giovedì 17 novembre 2022

DODICI RACCONTI RAMINGHI: GARANTISCE GABO...

Si tratta di una raccolta di racconti dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez (1927-2014), premio Nobel per la Letteratura 1982, già autore di Cent’anni di solitudine, Cronaca di una morte annunciata e L’amore ai tempi del colera. Giornalista e sceneggiatore, il grande Gabo ha sempre avuto una predilezione per la narrativa breve e questi Dodici racconti raminghi ne sono la testimonianza perfetta: come spiega nell’introduzione alla raccolta, i soggetti di questi dodici racconti hanno avuto una gestazione ultradecennale, hanno rischiato di finire perduti, sono stati faticosamente ricostruiti, finalmente sono sbocciati in racconti, sottoposti ad una spietata revisione che ne ha lasciati in piedi soltanto dodici, e decisamente raminghi, considerando l’accidentata odissea che hanno dovuto attraversare prima di diventare un libro. Gli elementi comuni ai dodici racconti superstiti sono quelli che ci si potrebbe attendere da García Márquez: molti rientrano a buon diritto nel realismo magico che ha fatto la fortuna dello scrittore originario di Aracataca, vari mostrano una spiccata prospettiva autobiografica (essendo nati nel corso delle molteplici residenze che Gabo ha cambiato per il mondo) e sono narrati in prima persona, parecchi vedono protagonisti personaggi che riescono a risultare indimenticabili nella manciata di pagine necessarie a raccontare una storia. Si comincia con il malinconico ritratto di un presidente latinoamericano in esilio di Buon viaggio, signor presidente e si conclude con la lancinante e tristissima luna di miele del conclusivo La traccia del tuo sangue nella neve. Nel mezzo ai due estremi l’autore ci presenta molteplici e diversissimi ritratti, alcuni immaginati, altri ricostruiti minuziosamente: dal suo viaggio contemplativo in quota al fianco di una bellissima compagna di viaggio tra le braccia di Morfeo ne L’aereo della bella addormentata al fatto di cronaca raccontato dopo un anomalo incidente automobilistico che ha visto vittima una signora che di professione sognava il futuro in Mi offro per sognare, dall’allucinante destino di una donna internata per caso in un improbabile manicomio nel racconto “Sono venuta solo per telefonare” all’atipico horror a sorpresa in un castello aretino con fantasma di Spaventi di agosto. Assolutamente da provare.

Gabriel García Márquez, Dodici racconti raminghi, Milano, Mondadori, 1994; pp. 203

martedì 22 marzo 2022

STORIE A CINQUE CERCHI: NARRATIVA… OLIMPICA

L’espressione “cinque cerchi” evoca istantaneamente le Olimpiadi moderne e, esattamente come tale manifestazione sportiva internazionale a cadenza quadriennale, è frutto dell’intraprendenza del barone Pierre de Coubertin, che ne fu promotore e che per essa volle un simbolo universale: “La Bandiera Olimpica ha un fondo bianco, con cinque anelli intrecciati al centro: azzurro, giallo, nero, verde e rosso. Questo disegno è simbolico; rappresenta i cinque continenti abitati del mondo, uniti dall'Olimpismo; inoltre i cinque colori sono quelli che appaiono fino ad ora in tutte le bandiere nazionali”. I dieci racconti che lo scrittore e giornalista Gino Cervi ha inserito nella raccolta Storie a cinque cerchi sono ispirati ad alcuni dei leggendari atleti che hanno animato alcune edizioni delle Olimpiadi che dal 1896 hanno rappresentato un appuntamento sportivo fisso (tranne le parentesi causate dalle due guerre mondiali) per tutte o quasi le nazioni del pianeta. Nell’introduzione, in cui Cervi ci racconta che i suoi primi ricordi più o meno diretti partono dalle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico e alla mitica foto di protesta di Tommie Smith e John Carlos, l’autore presenta i dieci protagonisti dei suoi racconti in una carrellata di grande intensità. Sfogliando le pagine di questa raccolta partiremo appunto da quella mitica foto spiegata a uno studente dal Professor Smith in persona per arrivare all’ultimo racconto della serie, che ci farà scoprire la storia di Fanny Blankers-Koen, campionessa olandese di atletica leggera entrata nella storia delle Olimpiadi come la “mamma volante”. In mezzo ai due estremi figurano le storie del saltatore Ray Ewry (il cosiddetto “uomo molla”), della fiorettista tedesca Helen Mayer (pluricampionessa tedesca ma di origini ebraiche), del sollevatore Joe DePietro, di misure ridotte ma capace di alzare la medaglia d’oro, della splendida amicizia fiorita a Berlino 1936 tra l’americano Jesse Owens e il tedesco Luz Long, dello strepitoso canottiere britannico Steve Redgrave, dell’occhialuto calciatore italiano Annibale Frossi, capocannoniere della nazionale olimpica medaglia d’oro di Berlino 1936, del pugile cubano Teofilo Stevenson, del nuotatore di Honolulu Duke Paoa Kahinu Makoe Hulikohola Kahanamoku. Il libro si avvale delle illustrazioni di Marco Ceruti e propone a chiosa di ogni storia la relativa scheda biografica e una sezione di playlist finali che documentano le canzoni, i testi e le immagini citate nella raccolta. Un vero must della narrativa sportiva, insomma.
Gino Cervi, Storie a cinque cerchi, Firenze, ed.it, 2012; pp. 127

lunedì 21 marzo 2022

IL GRANDE MONDO LAGGIÙ: BRADBURY RACCONTA…

Romanziere tra i più influenti della sua generazione, Ray Bradbury (1920-2012) all’inizio degli anni Cinquanta ha scritto in breve successione i suoi due indiscussi capolavori romanzeschi, Cronache marziane e Fahrenheit 451, con cui ha rinnovato il genere fantascientifico, ma nel corso di tutta la sua carriera si è dedicato alla stesura di racconti, puntualmente raccolti su varie antologie. Nell’ambito della narrativa breve il picco assoluto della produzione di Bradbury sono senza dubbio i trentaquattro racconti pubblicati nella raccolta Il grande mondo laggiù, uscita nel 1984 e che assortisce storie scritte dall’autore nell’arco temporale tra il 1944 e il 1980 (circa un terzo risalgono agli anni Quaranta e oltre due terzi agli anni Cinquanta). I racconti di questa straordinaria raccolta assortiscono generi diversi, con una decisa prevalenza per quelli che raccontano ricordi del passato, misteri inquietanti e indecifrabili o storie fantascientifiche, racconti sempre narrati sul filo di in un’insostenibile suspense, perché Bradbury sa come intrigare il lettore e tenerlo sulla corda fino all’ultima riga, prima di stupirlo con un finale mozzafiato. La raccolta prende avvio con La sera, che narra la strana notte di attesa di una possibile disgrazia dalla prospettiva di un ragazzino che vive l’ansia vissuta dalla madre per il ritardo (inspiegabile) del fratello maggiore nel rientro serale a casa, e si chiude con una storia davvero simbolica come La fine del principio, che ci mostra l’inizio dei viaggi spaziali dal punto di vista di due persone come tante che riflettono sul momento di svolta cui stanno per assistere (che cambierà per sempre il destino dell’umanità) prima di tornare ai propri impegni quotidiani. In mezzo tra i due estremi figurano molti racconti a pronta presa e un pugno di gemme assolute: come Il lago, che rievoca una tragedia lacustre che si chiude anni dopo in modo inquietante e simbolico, oppure Rumore di tuono, che narra un safari temporale e le imprevedibili conseguenze dell’effetto farfalla sul flusso temporale, o infine Tutta l’estate in un giorno, che ci farà scoprire il Sole dalla prospettiva di un gruppo di bambini nati su Venere, dove la pioggia costante s’interrompe soltanto una volta ogni sette anni. Il Leitmotiv della raccolta è sempre l’universo fantastico dell’autore, che si alterna tra presente e futuro per raccontarci il mondo emotivo dei suoi personaggi cercando di catturarne la ragnatela di valori: gli affetti, l’amicizia, la solidarietà, l’amore, non necessariamente in quest’ordine. Un’antologia davvero splendida e scritta da un autore davvero ispirato: vi catturerà dalla prima storia e vi incuriosirà fino all’ultima con racconti difficili da dimenticare, di quelli che consentono al lettore di lasciarsi trasportare altrove in poche pagine per ritornare a casa in tempo per cena…

Ray Bradbury, Il grande mondo laggiù, Milano, Mondadori, 2002; pp. 434

mercoledì 16 marzo 2022

LA BOUTIQUE DEL MISTERO: IL BEST OF DEI RACCONTI DI BUZZATI

Questa raccolta uscì nel lontano 1968 e, a differenza delle precedenti pubblicate fino a quel momento da Dino Buzzati (1906-1972), non comprendeva inediti ma soltanto racconti già pubblicati in altre raccolte. Il grandissimo narratore originario di Belluno aveva selezionato e ordinato trentuno racconti “nella speranza di far conoscere il meglio”, per sua stessa ammissione, della sua sterminata produzione: in pratica si era proposto di creare una sorta di best of delle migliori storie del suo repertorio narrativo privilegiato, quello della narrativa breve, a cui Buzzati si è dedicato per tutta la vita. In particolare racconti selezionati sono stati tratti dalle raccolte I sette messaggeri, Paura alla Scala, Il crollo della Baliverna, In quel preciso momento, Sessanta racconti e Il colombre. In pratica si tratta dell’itinerario perfetto per addentrarsi nel misterioso e talvolta indecifrabile universo buzzatiano, con una serie strepitosa di storie altamente simboliche, inquietanti, di afflato fantastico e spesso altamente simboliche. E poi Buzzati sapeva come costruire la suspense di un racconto e conquistare il lettore dalle prime righe per poi incantarlo in progressione e fulminarlo con un finale di grande impatto, come succede ad esempio in un racconto (Il mantello) sullo strano ritorno a casa del figlio partito anni prima per la guerra e tornato per una breve visita alla famiglia con un angosciante mantello addosso che non vuole assolutamente togliersi. L’autore talvolta ci conquista con una storia inquietante e col non detto ma suggerito, come avviene ne I topi, oppure ci avvince con storie di grande impatto simbolico come I sette messaggi, che apre la raccolta, e Il colombre. D’obbligo segnalare infine il racconto forse più notevole dell’opera buzzatiana, una gemma del genere fantastico e dintorni intitolata La giacca stregata. Un’antologia semplicemente unica, insomma.

Dino Buzzati, La boutique del mistero, Milano, Mondadori, 2009; pp. 238

domenica 13 marzo 2022

ETERNI SECONDI... QUANDO PERDERE È UN'AVVENTURA MERAVIGLIOSA

Si tratta di una raccolta nata nella Scugnizzeria, una libreria nata a Scampia che si è autodefinita “Piazza di spaccio di libri”, che è un bel modo per ribaltare in chiave letteraria un termine che in questo quartiere di Napoli spesso ha un significato decisamente più negativo: una bella idea, insomma, che è il coronamento del sogno di Rosario Esposito La Rossa, scrittore ed editore, che infatti sotto l’insegna ha fatto scrivere “Sognare il sogno impossibile”. E basta leggere la prefazione di Eterni secondi – che ha un sottotitolo significativo come Perdere è un’avventura meravigliosa – che ci si rende immediatamente conto che l’intento è stato raggiunto in questa libreria di frontiera dove esiste il libro sospeso (ovvero già pagato a favore di chi non può permetterselo, come il caffè), dove oltre ai libri si possono acquistare prodotti tipici, dove si possono frequentare corsi di recitazione e laboratori di scrittura creativa. Infatti Eterni secondi è nato qui dalla fantasia dei piccoli frequentatori della Scugnizzeria: a dire il vero il primo lavoro che avevano proposto all’Einaudi era stato rifiutato e per superare il comprensibile sconforto, hanno iniziato a discutere dei campioni che sono stati sconfitti ma hanno trovato la forza di rimettersi in piedi e riprovarci. Così  i ragazzi della Scugnizzeria hanno raccolto venti storie di sportivi che magari non sono riusciti a vincere ma in qualche modo con la loro passione hanno cambiato il mondo, o almeno hanno tracciato la via del cambiamento col primo gesto esemplare. E sono venti storie per altrettante figure indimenticabili: il viaggio comincia alle Olimpiadi di Berlino del 1936 con L’ultima riga bianca, che ci farà scoprire l’incredibile amicizia tra Luz Long e Jesse Owens, due atleti in grado di vincere le barriere razziali, e si conclude con Lo stupore dei tacchetti, dove conosceremo il più grande calciatore argentino di tutti i tempi, che non era Maradona né Messi, ma El Trinche, al secolo Tomás Carlovich, un esteta del pallone. E in mezzo troviamo personaggi altrettanto straordinari, come il leggendario mezzofondista ceco Emil Zatopek, il velocista australiano Peter Norman (secondo nella finale dei 200 metri a Messico 1968 con la premiazione di protesta di Tommy Smith e John Carlos), il maratoneta italiano Dorando Pietri, la tennista Billie Jean King, che in nome della parità di genere accettò e vinse lo scontro tennistico con un uomo in una partita passata alla storia come “La battaglia dei sessi” o del giovane canadese Kerry Fox, che cercò di attraversare il Canada coast to coast nella Maratona della Speranza per raccogliere fondi per la lotta contro il cancro, morendo nel tentativo. Un piccolo grande libro che si legge tutto d’un fiato e regala venti storie esemplari di sport e buona volontà. Impreziosiscono il tutto le illustrazioni di Lorenzo Conti.
Rosario Esposito La Rossa, Eterni secondi, Torino, Einaudi, 2019; pp. 183

martedì 4 gennaio 2022

LE NOTTI DIFFICILI: L'ULTIMA RACCOLTA DI DINO BUZZATI

Si tratta dell’ultimo libro pubblicato in vita da Dino Buzzati (1906-1972), una selezione di scritti vari uscita poco prima che l’autore originario di Belluno entrasse, alla fine del 1971, nella clinica dove sarebbe morto all’inizio dell’anno successivo. Le notti difficili è una corposa raccolta composta complessivamente da cinquantuno testi che assortiscono soprattutto elzeviri e racconti, talvolta inediti e in altri casi già pubblicati dallo scrittore veneto sul “Corriere della sera”. Questo tour de force in prosa comincia con Il Babau  per terminare con La moglie senza ali, e in mezzo il lettore troverà un rappresentativo caleidoscopio di tutte le tematiche narrative più care a Dino Buzzati: l’insostenibile flusso del tempo che scorre sempre e comunque, la stranezza inspiegabile spesso in agguato dietro l’angolo, il dettaglio assurdo che scompagina l’insieme, i molteplici incubi che girovagano a vari piani della realtà e infine l’implacabilità del destino… Talvolta Le notti difficili presenta anche gruppi di racconti assemblati per similitudine, come accade ad esempio con le sei storie di Solitudini, in cui corre l’obbligo di segnalare un microracconto strepitoso come I giorni perduti, in cui l’autore ci affabula con il mistero di tre momenti di una vita intera ritrovati in strane casse gettate in un baratro e destinati a finire nel nulla e nell’oblio insieme a tanti altri giorni perduti, senza nessuna spiegazione apparente in vista (e il tutto appena in una pagina e qualche riga). Insomma, questa raccolta offre un ottimo esempio della maestria narrativa buzzatiana, capace di colpire l’orizzonte d’attesa del lettore spesso con storie incisive quanto strane, che offrono molte emozioni e pochissime sicurezze. Da non perdere.

Dino Buzzati, Le notti difficili, Milano, Mondadori, 2018; pp. 364

martedì 18 maggio 2021

I RACCONTI DEL TERRORE, GARANTISCE EDGAR ALLAN POE

L’autore di questa straordinaria raccolta di racconti non ha bisogno di presentazioni, trattandosi del mitico Edgar Allan Poe, scrittore americano dalla vita breve e tormentata (1809-1849), noto per poesie ombrose come Il corvo e considerato l’inventore del poliziesco – o giallo, come è stato ribattezzato in Italia grazie all’omonima collana della Mondadori – con I delitti della Rue Morgue. I racconti del terrore è una raccolta che assortisce complessivamente ventisei racconti, molti dei quali ormai entrati nella leggenda, come ad esempio Manoscritto trovato in una bottiglia, che fin dall’uscita conferì grande fama all’autore americano, La caduta della Casa Usher, Una discesa nel Maelstroem, Il ritratto ovale, La maschera della Morte Rossa, Il pozzo e il pendolo, Il cuore rivelatore e Il barile d’Amontillado. Ovviamente nell’indice della raccolta non manca forse il racconto più celebre di Edgar Allan Poe, Il gatto nero, sospeso in modo davvero inquietante tra noir ed horror. Si tratta di una storia davvero straordinaria, narrata in prima persona con una prodigiosa prolessi che ammanterà tutto lo sviluppo successivo con una cappa di angoscia opprimente. Il racconto vede come protagonista un uomo timorato e amante degli animali, che passerà però attraverso un’inspiegabile discesa esistenziale che lo porterà faccia a faccia con il suo lato oscuro e malvagio, guidandolo verso un terribile delitto a cui assisterà il gatto “responsabile” dello scatto di violenza omicida del protagonista: il tutto in attesa dell’immancabile finale a sorpresa, una chiusa davvero magistrale. I racconti del terrore intriga a più riprese proponendo al lettore scenari gotici e angosciosi, personaggi sull’orlo del baratro, incubi tremendamente realistici, insomma, un campionario orrorifico davvero a pronta presa. Il pregio di questa edizione è ampliato anche dalla notevole introduzione di Charles Baudelaire, uno scritto dedicato appunto alla vita e alle opere di Edgar Allan Poe, autore di cui per primo tradusse i racconti in francese. Assolutamente da provare: i brividi sono garantiti in ogni racconto della raccolta, con un adeguato pizzico di suspense e l’immancabile mistero in sottofondo.

Edgar Allan Poe, I racconti del terrore, Roma, Liberamente, 2018; pp. 296

lunedì 10 maggio 2021

PRIMO LEVI E IL SISTEMA PERIODICO

Anche se il titolo sembrerebbe suggerire un trattato di chimica, Il sistema periodico è invece una raccolta di racconti che Primo Levi (1919-1987) pubblicò nel 1975. Si tratta di ventuno storie che hanno come titoli altrettanti elementi della tavola periodica, storie che in effetti parlano anche degli elementi chimici dei rispettivi titoli, per quanto si tratti effettivamente di racconti variegati dal punto di vista tematico. Eccoli qua, in successione: si comincia con l’Argon, seguito rispettivamente dall’Idrogeno, dallo Zinco, dal Ferro, dal Potassio, dal Nichel, dal Piombo, dal Mercurio, dal Fosforo, dall’Oro, dal Cerio, dal Cromo, dallo Zolfo, dal Titanio, dall’Arsenico, dall’Azoto, dallo Stagno, dall’Uranio, dall’Argento, dal Vanadio e quindi dall’ultimo della serie, il Carbonio. Ognuna delle storie è ovviamente collegata all’elemento chimico che le dà il titolo, ma ogni volta a questo Leitmotiv si associano spunti autobiografici di varia natura, che possono variare dagli esperimenti universitari di Primo Levi ai suoi primi impieghi, dai ricordi delle sue esperienze nei lager nazisti alle vicende, talvolta vere ma all’occorrenza anche frutto di fantasia, associate alla professione di chimico: insomma, Il sistema periodico per certi versi è anche una sorta di autobiografia non lineare di Primo Levi raccontata tramite la lente divergente della chimica. L’effetto talvolta è spiazzante ma nell’insieme i racconti funzionano e si fanno leggere dal primo all’ultimo, Carbonio, che racconta la successione di legami di un atomo del relativo elemento fino all’impulso per l’azione decisiva del punto finale nel cervello del narratore (insomma, finisce letteralmente con il punto che chiude la storia). La raccolta tra l’altro assortisce anche due racconti di fantasia, Piombo e Mercurio, che Levi scrisse all’inizio Quaranta e che dunque costituiscono le sue prime prove letterarie. Da segnalare una curiosità: a oltre trent’anni dalla pubblicazione Il sistema periodico nel 2006 fu scelto dalla Royal Institution del Regno Unito come il miglior libro di scienza mai scritto. In appendice, oltre a una rigorosa cronologia della vita e delle opere dell’autore, figura anche l’intervista che lo scrittore americano Philip Roth fece a Primo Levi nel 1986. Assolutamente da provare.

Primo Levi, Il sistema periodico, Torino, Einaudi, 2014; pp. 243 

LA METAMORFOSI E ALTRI RACCONTI KAFKIANI

Questa raccolta assortisce il racconto lungo più celebre di Franz Kafka (1883-1924) e altri quindici storie decisamente caratteristiche dello stile essenziale ed inquietante che ha reso l’autore praghese lo scrittore forse più significativo d’inizio Novecento. La narrativa di Kafka, sia nella misura del romanzo che in quello del racconto, spesso è infatti basata su situazioni surreali ed inspiegabili che costringono il protagonista a mettersi alla prova con qualcosa più grande di lui e senza cognizione di causa: l’effetto in genere è spiazzante per il lettore, che si ritrova a seguire vicende apparentemente assurde, inspiegabili e prive di significato apparente. Sotto questo punto di vista La metamorfosi risulta effettivamente la più emblematica della narrativa kafkiana: il protagonista, Gregor Samsa, giovane commesso viaggiatore, dopo una notte turbata da sogni inquieti si sveglia una mattina trasformato in un mostruoso insetto senza avere la minima idea di quale possa essere la causa della sua mutazione improvvisa. Il risvolto più inquietante però è che il protagonista neppure si pone il problema di quanto gli è successo ma cerca semplicemente, per quanto possibile, di andare avanti come se niente fosse, anche se ovviamente la sua vita non può che essere stravolta da ciò che gli è, inspiegabilmente, capitato. Il problema che lo costringerà ad alzarsi in qualche modo dal letto e convivere con la sua nuova forma è dunque di essere in ritardo al lavoro… Ovviamente la raccolta offre altri esempi riusciti dell’immaginario kafkiano, come ad esempio Un vecchio foglio, Un sogno e soprattutto Un messaggio dell’imperatore, in cui il misterioso messaggio dell’imperatore morente a uno sconosciuto destinatario (che potrebbe anche essere il lettore, chissà...) diventa per certi versi la metafora di ciò che l’umanità vorrebbe disperatamente scoprire. Insomma, La metamorfosi e altri racconti è una raccolta assolutamente da leggere: pagina dopo pagina, racconto dopo racconto, dimostra implacabilmente il significato dell’aggettivo kafkiano, che paradigmaticamente indica le situazioni assurde e incomprensibili che caratterizzano la narrativa del celebre scrittore ceco.

Franz Kafka, La metamorfosi e altri racconti, Varese, Crescere Edizioni, 2019; pp. 143

martedì 4 maggio 2021

GLI AMORI DIFFICILI

La raccolta narrativa intitolata Gli amori difficili è composta nel complesso da quindici racconti scritti da Italo Calvino tra il 1949 e il 1967, alcuni pubblicati nell’omonima sezione del volume antologico I racconti del 1958 e poi raggruppati dall’Einaudi nella prima edizione del 1970. La raccolta si divide in due parti: la prima dà il titolo al libro e assortisce tredici storie (solitamente abbastanza brevi), mentre la seconda s’intitola La vita difficile ed è costituita soltanto da due racconti più lunghi, ovvero La formica argentina e La nuvola di smog. Tutti i racconti della prima parte presentano nel titolo sempre la dicitura “L’avventura di...” seguita dall’identità (sempre generica) del protagonista o dei protagonisti: questi racconti, peraltro, erano stati tradotti nel 1964 in un’edizione francese intitolata appunto Aventures. L’aspetto curioso della faccenda è però che il termine “avventura”: a ben guardare, infatti, appare abbastanza ironico, dato che queste storie, che in ossequio al titolo dovrebbero essere avventure sentimentali, molto spesso parlano invece di evoluzioni interiori e di viaggi silenziosi, magari di relazioni difficili in cui spesso il silenzio è d’aiuto o di coppie che addirittura, paradossalmente, non s’incontrano praticamente mai. È proprio questo il soggetto del breve racconto che costituisce uno dei punti più felici di tutto il libro, ambientato negli anni del boom economico italiano in una tipica città industriale del Nord Italia: si tratta  del decimo racconto della prima parte, intitolato L’avventura di due sposi, che narra la deliziosa storia d’amore di due sposi che lavorano entrambi nella stessa fabbrica, ma purtroppo in turni diversi, lei di giorno e lui di notte; i due coniugi s’intravedono la mattina quando lui rientra in bicicletta a casa e lei si sta svegliando per andare al lavoro in tram, a fine giornata poi la stessa scena si ripete a ruoli invertiti, anche se i due sposi separati dal lavoro si amano comunque e ricercano entrambi il tepore del compagno nel suo lato del letto. Assolutamente da provare.

Italo Calvino, Gli amori difficili, Milano, Mondadori, 1993; pp. 263

martedì 2 marzo 2021

FUORI REGISTRO: STARNONE DOCET...

Domenico Starnone, classe 1943, è un insegnante di Lettere delle superiori che ha fatto centro fin dal romanzo d'esordio, Ex cattedra, un libro che raccontava un anno di scuola in un istituto tecnico e che è poi diventato il soggetto del film La scuola di Daniele Luchetti, ovvero la pellicola apripista delle commedie di ambientazione scolastica. I quattordici racconti di Fuori registro approfondiscono le mille idiosincrasie del professore protagonista di Ex cattedra e per certi versi ne costituiscono l'ideale appendice narrativa. L'evidente filo rosso di questi racconti è ovviamente la scuola vista dalla prospettiva dell'autore nonché voce narrante del libro, un docente rimasto intrappolato fin dalla verde età di sei anni nella scuola, dove è entrato alunno per non uscirne più... Quasi naturale in tale situazione ritrovarsi talvolta stralunati insieme a lui, che inseguendo un pensiero si mette a fischiare in classe e finisce per regredire alle esperienze poetiche che la maestra Magliaro soleva infliggergli alle elementari, oppure vivere sulla sua pelle  l'incubo ad occhi aperti di ogni insegnante che finisce in un'aula vuota (dove saranno finiti i suoi alunni, cui peraltro doveva spiegare?), o ancora relazionarsi con studenti che vogliono cambiare sempre il proprio nome, e infine avere a che fare di continuo con studenti dimenticati che tornano ad intermittenza tra i meandri della memoria. Non mancano neppure gli sprazzi di vita scolastica che ogni docente vorrebbe evitare come le riunioni e, soprattutto, i verbali, che toccano sempre all'insegnante di Lettere per una regola non detta (verbali però che sono fatti di parole con cui si può addomesticare la realtà). C'è anche un bel racconto come Le ore, che tratteggia uno struggente ritratto di chi imbriglia il tempo che gli insegnanti passano a scuola, compresi i cosiddetti "buchi", le ore libere tra un'ora di lezione e l'altra. La scuola la fa da padrona, con tutta la magia che questo ambiente in costante degrado, sempre alla ricerca di fondi necessari ma introvabili, ineguagliabile ricettacolo di varia umanità può offrire, magia che Starnone conosce e sa fissare sulla pagina scritta. Assolutamente consigliato.

Domenico Starnone, Fuori registro, Milano, Feltrinelli, 1992; pp. 133

mercoledì 24 febbraio 2021

ESPERIMENTO DI VERITÀ

Da sempre Paul Auster, classe 1947, si è dimostrato uno scrittore capace di cogliere le piccole cose senza importanza che, talvolta, nella vita sogliono ripetersi, cristallizzandosi in coincidenze apparentemente incredibili. Una delle opere più note del narratore newyorchese s’intitolava appunto La musica del caso, ed il suo primo romanzo, Città di vetro (contenuto ne La trilogia di New York) prendeva avvio proprio da un numero di telefono sbagliato, una strada coincidenza che si ripeteva tre volte, trasformando infine un tranquillo autore di gialli in un estemporaneo detective privato. Auster nel corso degli anni ha raccolto gli aneddoti curiosi appresi da amici e da conoscenti (oltre a quelli vissuti in prima persona), fatti forse insignificanti ma che instillano il dubbio che il senso della vita, in qualche modo, sia riposto proprio in questi indecifrabili concorsi di eventi: tutto sta nell’avere l’occhio (e la penna) allenato a coglierle. L’autore americano ha scritto la sua prima raccolta di microracconti, intitolata Il taccuino rosso, nel 1992, aggiungendone in seguito altre tre (ovvero Perché scrivere?, Denuncia di sinistro e Vuol dire niente): le ha poi riunite in questo Esperimento di verità, che per l’appunto, attraverso il fil rouge dei ventiquattro microracconti in esso contenuti, costituisce un esperimento curiosamente affine agli esperimenti canonici di fisica o di chimica. La scommessa di Paul Auster è dimostrare come paradossalmente la realtà di tutti i giorni abbia una sua logica interna ed impenetrabile, a prescindere dai nostri sforzi per razionalizzarla. Qualche esempio per dare meglio l'idea? Pensiamo ad una monetina lanciata dalla finestra che si perde per strada per essere ritrovata più tardi allo stadio (al bisogno, come per magia), o a come possa capitare che un prigioniero in un campo di concentramento ed il suo custode si ritrovino quarant’anni dopo per il matrimonio dei figli, divenendo amici inseparabili, o infine come due amici smettano di vedersi perché le rare volte che s’incontrano forano sempre le gomme dell’automobile. Sarà un caso? Difficile a dirsi, ma Paul Auster a un certo punto ci racconta anche come uno strano scherzo del destino lo abbia privato, quand'era bambino, dell'autografo del suo campione di baseball preferito, così da indurlo a spostarsi sempre con un taccuino e un lapis, per non farsi più sorprendere impreparato... e finendo di fatto per diventare uno scrittore. Nella riedizione del 2005 l'Einaudi ha aggiunto alla raccolta il proverbiale tocco di classe aggiungendo anche uno dei racconti più indimenticabili dell'autore newyorchese, apparso per la prima volta nella sceneggiatura di Smoke: si tratta di uno dei più formidabili racconti di Natale di sempre, ovvero Il racconto di Natale di Auggie Wren, ambientato ovviamente nella festa tradizionale più amata ma riletta da una prospettiva originale ed indimenticabile. Tutto questo rende questa raccolta di racconti che non arriva neanche a cento pagine un'esperienza narrativa semplicemente unica, un vero gioiellino, insomma...

Paul Auster, Esperimento di verità, Torino, Einaudi, 2005; pp. 97

martedì 23 febbraio 2021

ULTIMO VIENE IL CORVO

Si tratta di una raccolta di racconti del 1949 di Italo Calvino, raccolta che prende il titolo dal racconto Ultimo viene il corvo, già pubblicato sulle pagine del quotidiano "L'Unità" (dei trenta racconti solo sette erano inediti nella prima edizione). Nelle edizioni successive della raccolta la lista dei racconti è stata cambiata ma da quella del 1976 la prima è stata recuperata ed è diventata quella definitiva. Non esiste un filo rosso in grado di collegare tutti i racconti, che si possono suddividere in tre filoni: il primo è caratterizzato dall'ambientazione nel periodo della Resistenza - che Calvino visse in prima persona e che ha riversato nel romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, il romanzo apripista della cosiddetta narrativa di Resistenza -, il secondo vede protagonisti vari esempi picareschi di un'umanità semplice e animata da desideri basici, mentre il terzo ha un taglio più autobiografico ed è ispirato all'infanzia dell'autore in Liguria. Il raccolto ovviamente più riuscito della raccolta è quello che le presta il titolo, Ultimo viene il corvo, che ha come protagonista un ragazzino letteralmente fulminato dalla scoperta del fucile, con cui si dimostra un infallibile cecchino, capace di colpire oggetti molto distanti e perfino in movimento. Sembrerebbe una normale storia di partigiani, invece Calvino tratteggia un ragazzino che è stato affascinato dalla capacità dell'arma da fuoco di azzerare le distanze, come una sorta di magia: l'occhio vede distanti i bersagli, che l'aria separa dall'occhio, ma la pressione sul grilletto consente di dimostrare che si tratta di un'illusione, svelata appunto dal fucile. Nel simbolico finale il ragazzino protagonista costringerà dietro un masso in mezzo a una radura circondata dal bosco un soldato tedesco: si tratta di un luogo di passo per uccelli, che il ragazzino si mette ad abbattere assecondando il suo desiderio di centrare bersagli, finché in cielo apparirà un sinistro corvo che comincerà a stringersi in cerchi concentrici sempre più stretti... Da segnalare, per quanto concerne la seconda tipologia, Furto in una pasticceria (che è finito sul grande schermo sia ne I soliti ignoti di Mario Monicelli che in Palookaville), mentre per la terza è d'obbligo ricordare Un bastimento carico di granchi. Assolutamente da non perdere, come la maggior parte della produzione narrativa di Italo Calvino.

Italo Calvino, Ultimo viene il corvo, Milano, Mondadori, 2016; pp. 230

venerdì 29 gennaio 2021

DAVVERO... UN'OTTIMA IDEA!

L'autore di Che idea! si chiama Christian Hill ed è un ingegnere aeronautico che, dopo la laurea, ha deciso che nella vita non voleva fare ciò per cui aveva studiato ma scrivere, così si è dedicato al giornalismo divulgativo, alla scrittura, alla fotografia e ai giochi. Però gli è rimasto dentro l'amore per gli aerei, quindi ha scritto Il volo dell'asso di picche per la collana "Carta Bianca" dell'Einaudi. Allo stesso modo, essendo in lui innata la passione per la scienza e la tecnologia in lui deve essere innata, ha recentemente deciso di scrivere Che idea! Le invenzioni che hanno cambiato il mondo, un libro capace di coniugare narrativa breve e invenzioni, dato che raccoglie diciotto racconti dedicati ad altrettante idee che hanno cambiato il mondo, talvolta avviando vere e proprie rivoluzioni: da oggetti entrati nella vita quotidiana come la matita, l’automobile e il forno a microonde, la televisione, il telefono o la bicicletta a materiali che hanno cambiato la civiltà per sempre (come la carta) o sono entrati talmente nell'uso da compromettere l'ambiente (la plastica) o infine a fenomenali intuizioni tecnologiche come i raggi X o il computer. Per ogni storia c'è un background umano che l'autore ricostruisce in modo semplice e coinvolgente, tratteggiando chi c'era dietro il classico urlo di giubilo di ogni inventore - "Eureka!", ovviamente - e come è successo che quell'idea così rivoluzionaria abbia preso forma nella sua mente. Si comincia ai tempi dei Romani nell'80 a.C. con l'invenzione del riscaldamento centralizzato per arrivare alla fine del secolo scorso, quando due tecnici del Cern di Ginevra inventano la scintilla alla base del World Wide Web, creando internet e rivoluzionando il mondo delle telecomunicazioni (e senza guadagnarci un centesimo, per il bene dell'umanità). Contrappuntano il libro le illustrazioni di afflato fumettistico di Giuseppe Ferrario. Da provare: ha un taglio intrigante che catturerà l'attenzione dei lettori (e dei curiosi) di ogni età.

Christian Hill, Che idea! Le invenzioni che hanno cambiato il mondo, Trieste, Edizioni EL, 2016; pp. 189


OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...