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mercoledì 19 ottobre 2022

STEVENSON, UNA MAPPA E... QUINDICI UOMINI SULLA CASSA DEL MORTO!

Nonostante L’isola del tesoro sia stato spesso apparentato alla narrativa per ragazzi tout court, il romanzo di Robert Louis Stevenson (1858-94) regge da vero classico qual è alla prova del tempo grazie agli ottimi ingredienti miscelati nell’impeccabile ricetta letteraria: un protagonista sveglio ed adolescente come Jim Hawkins, un ambiguo villain del calibro di Long John Silver, una vera goletta settecentesca come la Hispaniola, un pugno di vecchi bucanieri, un'autentica mappa del demoniaco capitano Flint, una misteriosa isola del tesoro da trovare (e magari dove perdersi). Dal futuro autore de Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde un grande classico che, parafrasando Calvino, non finisce mai di dire quel che ha da dire, intrigante per lettori di tutte le età, fruibile a svariati livelli ma, dato che Stevenson lo dedicò al figliastro Lloyd Osbourne nel 1882, vale indicarne il taglio pedagogico: una caccia al tesoro che equivale, per il giovane protagonista, ad un itinerario d’ingresso nella maturità, alla scoperta della spietatezza che domina incontrastata i rapporti umani nel mondo, spesso regolati da un’etica di marca economica. Eppure è con gioia e trepidazione che il giovane Hawkins parte alla volta del tesoro nascosto in un’isola dei mari del Sud “su una goletta, con un nostromo che avrebbe suonato il fischietto, e marinai dal codino incatramato che avrebbero cantato: sul mare, verso un’isola sconosciuta, alla ricerca di tesori nascosti!”. L’isola del tesoro prende avvio quando Jim trova nel baule di Billy Bones, vecchio lupo di mare morto ammazzato nella sua locanda, l’Admiral Benbow, una mappa per una fantomatica isola del tesoro e la consegna al dottor Livesey ed all’aristocratico Trelawney, che in breve organizzano la spedizione di ricerca. Il richiamo dell’oro di John Flint, pirata d’inaudita ferocia, dividerà immediatamente l’equipaggio approdato alla malsana isola tropicale: da una parte Jim, Trelawney, Livesey, il capitano Smollett e pochi altri buoni, dall’altra il resto della ciurma, un tempo agli ordini di Flint in persona, capeggiati dal suadente Long John Silver che, nonostante abbia una gamba di legno, si rivelerà il più furbo e spietato di tutti. Alla fine, con non poche difficoltà e grazie all’aiuto dello strano Ben Gunn (ex bucaniere abbandonato nell’isola tre anni prima), i buoni avranno la meglio, ma Jim Hawkins resterà turbato per sempre dal tributo di sangue gravante sullo straordinario tesoro. Indicato dai nove anni in poi, come suggeriscono i curatori dell'edizione Einaudi, che è l'età più adatta per perdersi in questa straordinaria avventura di crescita con occhi (empatici) da adolescente, ancor più godibile in un'edizione illustrata come questa. In realtà il classico stevensoniano regge a meraviglia all'usura del tempo, dunque ne consigliamo vivamente la scoperta (o la riscoperta) anche ai lettori più maturi, anche a chi l'ha letto in tempi più verdi: una vera garanzia per tornare all'adolescenza con un biglietto di andata e ritorno... 

Robert Louis Stevenson, L’isola del tesoro, Torino, Einaudi, 2010; pp. 330

sabato 23 aprile 2022

PERCY JACKSON: ECCO IL GRAN FINALE!

Tutte le saghe hanno una fine e Lo scontro finale è la roboante conclusione di quella di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, che ha portato fortuna e gloria al suo autore, l’americano Rick Riordan, classe 1964, per lungo tempo docente di Inglese e Storia nell’equivalente statunitense delle Medie italiane. Il quinto ed ultimo episodio condensa e risolve le numerose sottotrame che progressivamente sono state aperte nelle avventure precedenti , compresa la famigerata profezia mortale che incombe sul giovane protagonista al componimento del sedicesimo anno di età. Lo scontro finale – pessima traduzione del titolo originale, che suona “l’ultimo Olimpico” – prende avvio mostrandoci Percy impegnato in una missione che porta alla distruzione della nave della sua nemesi Luke, ma purtroppo causa anche la morte di Beckendorf, il compagno d’avventura del figlio di Poseidone. Nel frattempo al Campo Mezzosangue fervono i preparativi per la battaglia risolutiva contro Crono e il suo esercito, le cui file si sono ingrossate col passaggio di molti semidei dalla parte dei Titani. Sono in grande difficoltà anche gli stessi dei dell’Olimpo, impegnati nell’ardua impresa di rallentare il possente Tifone nella sua inarrestabile marcia verso New York, dove l’Olimpo ha trovato la sua sede nel XXI secolo, al seicentesimo piano dell’Empire State Building. Toccherà ai Mezzosangue impedire a Crono di espugnare la casa dei loro divini genitori, ma prima il buon Percy, che intanto ha avuto modo di leggere l’infausta profezia che lo riguarda, dovrà azzardare un’escursione nel regno di Ade, durante la quale avrà modo di diventare invincibile bagnandosi nello Stige, esattamente come il prode Achille (dotato peraltro di un punto debole esattamente come l’eroe dell'Iliade). Nella battaglia finale il nostro Testa d’Alghe andrà progressivamente perdendo fiducia negli dei, ma resterà fedele alla loro causa in vista della sorprendente serie di fatali eventi che condurrà il gentil pubblico all’immancabile happy ending dove tutto magicamente andrà a finire nel modo giusto. L’ultimo tassello della premiata saga di Percy Jackson non delude le attese e ci consegna il solito gustoso romanzo fantasy per ragazzi cui Rick Riordan ci ha abituati, che forse nel complesso è anche un po’ troppo prevedibile nella dinamica degli eroi allo stremo che riescono in modo singolare a ribaltare l’ineluttabile destino che grava su di loro… Certo, la sensazione di déjà vu che traspare dalla trama è evidente, ma che importa se è esattamente quel che i lettori si aspettano? 

Rick Riordan, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. Lo scontro finale, Milano, Mondadori, 2012; pp. 360 


LA BATTAGLIA DEL LABIRINTO: PERCY JACKSON COLPISCE ANCORA!

Si tratta del quarto episodio (su cinque complessivi) della saga fantasy di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, che in patria è divenuta un sorprendente fenomeno editoriale da trenta milioni di copie e da cui è stato traslato sul grande schermo nel 2010 il primo film della serie, diretto dallo specialista Chris Columbus, seguito dal sequel di Thor Freudenthal (per adesso l'unico). Con La battaglia del labirinto entriamo davvero nel vivo dell’epopea del giovanissimo semidio Percy Jackson, figlio di Poseidone e di una mortale. Ormai il conflitto conclusivo tra gli dei dell’Olimpo – che, come ormai sappiamo, non è più sulla sommità di un monte dell’antica Grecia, ma oltre le nuvole dell’Empire State Building, a New York – e i redivivi Titani è quasi ad un passo. Non a caso al Campo Mezzosangue (l’equivalente di Hogwarts nell’universo di Riordan) aleggia un vento di comprensibile nervosismo per l’imminente invasione da parte di Luke al comando dell’esercito di Crono, aumentano le defezioni, fervono gli allenamenti e perfino Dioniso è partito per una missione segreta. A scopo difensivo il buon Percy con gli inseparabili Annabeth e Grover dovrà avventurarsi nei meandri del tortuoso labirinto di Dedalo: il mitico inventore realizzò la prima incarnazione della sua creatura a Cnosso, nell’isola di Creta, ma i tentacoli di questo vero e proprio mondo sotterraneo oggi si estendono anche sotto il Nord America. All’interno del labirinto – da cui Annabeth, quale figlia di Atena, è estremamente intrigata, non a caso è lei che guida l’impresa – i nostri eroi dovranno fronteggiare pericoli in serie, trappole a ripetizione e nemici sempre più letali, molteplici insidie da cui Percy e compagnia riusciranno a destreggiarsi anche grazie ai preziosi insegnamenti di Quintus, il nuovo docente di tecniche di combattimento del Campo Mezzosangue. Riuscirà il rampollo di Poseidone a mettere le mani sul leggendario filo d’Arianna prima del suo avversario (nonché ex amico) Luke? Lo scopriremo, al solito, in un crescendo di emozioni e di colpi di scena, ovviamente dalla prospettiva in prima persona del giovane protagonista, su cui continua ad incombere una sinistra profezia che si scioglierà, ça va sans dire, nella prossima puntata, l’ultima della fortunata serie di Riordan. Anche La battaglia del labirinto non deluderà i numerosi fans grazie alla sempre efficace commistione di mito e contemporaneità che caratterizza la saga. 

Rick Riordan, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. La battaglia del labirinto, Milano, Mondadori, 2011; pp. 346


PERCY JACKSON E LA MALEDIZIONE DEL TITANO

Dopo essere divenuta un vero e proprio fenomeno letterario in patria, anche grazie alla prima traslazione cinematografica, ormai la saga in cinque parti di Percy Jackson nell’arco di un anno si è affermata come un must imprescindibile anche in Italia, mentre l’autore, Rick Riordan, classe 1964, già docente di inglese e storia alle medie, è già considerato come uno scrittore di riferimento per i giovani lettori. La maledizione del Titano è il terzo romanzo delle avventure del giovane mezzosangue Percy Jackson, rampollo semicelestiale di Poseidone, il dio del mare. La storia prende avvio con una missione di Percy, Annabeth e Talia in aiuto del fauno Grover, che ha scovato due potenti semidei, Nico e Bianca Di Angelo, in una scuola e intende portarli prima possibile al Campo Mezzosangue, la scuola dove i semidei scoprono se stessi e prendono confidenza con i propri poteri, una sorta d’incrocio fantasy tra Hogwarts e la Scuola per Giovani Dotati del Professor Xavier (il mentore degli X-Men). Il problema è che il vicepreside della scuola dei due ragazzi è il solito mostro in sembianze umane, una letale manticora agli ordini del perfido Crono, che rapisce Annabeth insieme alla dea Artemide, anche lei interessata al destino dei due giovani semidei. Per Percy e i suoi amici è l’inizio di una rischiosa avventura che li opporrà ai Titani, che stanno risvegliando creature mostruose scomparse da millenni ma pronte ad aiutarli nei loro progetti di vendetta contro gli dei dell’Olimpo, i loro tradizionali avversari. Per scongiurare la solita catastrofe di portata cosmica e liberare la sua compagna di mille avventure il giovane protagonista dovrà così intraprendere un viaggio ai confini del cielo, dove l’attende la dea Artemide intrappolata nel fardello dei Titani. Il tutto con la minaccia incombente di una terribile profezia (ovviamente letale) che sembra riguardare proprio il povero Percy. In attesa degli ultimi due capitoli della pentalogia… 

Rick Riordan, Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo. La maledizione del Titano, Milano, Mondadori, 2011; pp. 336


PERCY JACKSON 2... GROSSO GUAIO AL CAMPO MEZZOSANGUE!

Dopo il successo della prima avventura di Percy Jackson e della relativa traslazione sul grande schermo, ecco anche il secondo romanzo della saga in cinque parti di Rick Riordan, classe 1964, un docente americano di lettere e storia che ha sfondato nel campo della narrativa per ragazzi con un ciclo da quindici milioni di copie in grado di attualizzare in modo originale il variegato universo della mitologia greca – più un piccolo spunto dalla collega Joanne K. Rowling per quanto concerne l'ambientazione scolastica –. Nel secondo episodio ormai il buon Percy Jackson è sceso a patti con la sua natura di mezzosangue ed è più tranquillo, anche se la vita di un adolescente a New York non è mai semplice. E le cose si complicano ancor più all'arrivo dell'estate, quando Percy fa ritorno al Campo Mezzosangue e scopre che tutto è cambiato: le gerarchie dei mitologici insegnanti sono infatti sconvolte e l'albero magico che protegge il campo dalle invasioni dei mostri è stato avvelenato ed ha perso efficacia. Per salvare la divina pianta che fu già una mezzosangue figlia di Zeus servirà addirittura il mitico vello d'oro, che purtroppo si trova nell'isola dei ciclopi, sorvegliato da Polifemo in persona. La prescelta per la rischiosa missione è l'odiosa figlia di Ares, ma Percy e Annabeth partono con lo stesso obiettivo perché Polifemo tra le altre cose ha imprigionato Grover, il satiro-custode-miglior amico di Percy. Ai due si aggregherà anche il ciclope Tyson, la new entry del gruppo, 'fratello' di Percy essendo come lui figlio di Poseidone. A complicare il tutto c'è anche un'inquietante profezia sul tradimento di uno dei figli dei tre grandi, oltre all’incontro con la mitica maga Circe e con le suadenti sirene. Come si fa a resistere? In effetti, una volta aggredite le prime pagine, fermarsi è oggettivamente difficile. La storia, pur essendo meno sorprendente dell'episodio apripista, si fa leggere e il lettore si ritrova ben presto intrappolato di nuovo nell'avventuroso mondo dei mezzosangue contemporanei. 

Rick Riordan, Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo. Il mare dei mostri, Milano, Mondadori, 2010; p. 336


venerdì 8 aprile 2022

PERCY JACKSON: MAGIA, MITI E... GIOVANI MEZZOSANGUE

Incredibile a dirsi, stando alla saga di Percy Jackson gli dei dell’Olimpo sono vivi e vegeti, in piena attività e saldamente radicati nel mondo occidentale cui i loro miti hanno dato avvio. Ne è la dimostrazione questo romanzo di Rick Riordan, l’atto primo di una fortunata serie di cinque libri per ragazzi che richiamano alla lontana il mondo di Harry Potter di Joanne K. Rowling. Il protagonista, Percy Jackson, è il classico ragazzo sfortunato che non manca mai in nessuna classe: dislessico, iperattivo, con un carattere problematico che l’ha costretto a cambiare scuola e ricominciare da zero praticamente ogni anno, figlio unico di una madre dolcissima e oppresso da un maleodorante patrigno con cui è costretto a convivere. In effetti la vita non è semplice per il povero Percy, che ha pure una storia personale difficile: infatti non ha mai conosciuto il padre, che è partito poco dopo la sua nascita per un viaggio in mare da cui non è più tornato. Per Percy Jackson le cose non vanno meglio neanche sotto il versante dei rapporti personali: il suo solo amico è un altro ragazzo problematico, Grover, e a scuola l’unico che sembra capirlo è il Prof. Brunner, docente di latino paralitico e profondo conoscitore della mitologia greca. Ma tutto cambia quando la terribile docente di Matematica di Percy si trasforma in una creatura che pare proprio una furia infernale. In breve Percy comprenderà di essere più speciale di quanto credesse, scoprendo addirittura che le sue origini sono divine, anzi olimpiche: gli dei dell’Olimpo infatti esistono ancora e sono più vivi e litigiosi che mai, e tra l’altro continuano ad intrecciare relazioni con i mortali come hanno fatto nell’antichità. Percy è appunto il frutto di un’unione tra dio e mortale, un mezzosangue (o un semidio) che vari mostri sembrano fermamente intenzionati ad eliminare. L’unica via d’uscita per lui sarà di arrivare prima possibile al campo d’addestramento dove tutti gli altri mezzosangue imparano ad usare i propri poteri divini (e soprattutto da cui mostri sono banditi): sarà l’amico Grover, che in realtà è un satiro incaricato di proteggerlo, a condurlo al campo in compagnia della madre di Percy, che finirà vittima del terribile Minotauro. Qui lo sconvolto protagonista ritroverà il Prof. Brunner – e scoprirà trattarsi del centauro Chirone, il leggendario istruttore di eroi del calibro di Ercole – e diverrà amico di Annabeth, mezzosangue figlia di Atena, scoprendo infine con certezza d’essere addirittura figlio di Poseidone, uno dei tre dei più potenti del pantheon greco con Zeus e Ade. Il fatto è che nell’aria aleggia la minaccia di una guerra che potrebbe scuotere le fondamenta dell’universo stesso: qualcuno infatti ha osato rubare la folgore di Zeus e i sospetti sembrano indicare l’inconsapevole Percy Jackson come colpevole del furto sacrilego. Il protagonista, insieme ad Annabeth e Grover, dovrà quindi intraprendere una rischiosa impresa per ritrovare la folgore e restituirla al legittimo proprietario: è solo l’inizio di un tortuoso viaggio che porterà i tre a spasso per l’America con tappa obbligata all’Ade (da cui si accede, ovviamente da Hollywood) ed arrivo al 600mo piano dell’Empire State Building, sede attuale dell’Olimpo, un avventuroso itinerario in cui i nostri eroi dovranno vedersela con gente poco raccomandabile come la terribile Medusa, il dio della guerra Ares e il dio degli Inferi, Ade. Il tutto nella speranza di liberare la madre di Percy dalla prigionia di Ade e con la certezza di una terribile profezia dell’Oracolo, che ha predetto a Percy il tradimento di un amico. Un gradevole romanzo per ragazzi che riesce in una missione davvero impossibile: rileggere in modo intrigante lo stratificato universo della mitologia greca rendendolo appetibile ai teenagers contemporanei. Stranamente la miscela si rivela godibile dalla prima all'ultima pagina e Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. Il ladro di fulmini riesce nell'arduo tentativo di rivitalizzare l'epica classica in chiave contemporanea. Assaporato il primo episodio, sarà arduo evitare di leggere il resto della saga...

Rick Riordan, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. Il ladro di fulmini, Milano, Mondadori, 2010; pp. 367


 

venerdì 20 novembre 2020

RIBELLI IN FUGA: GLI SCOUT AI TEMPI DEL VENTENNIO

Tommaso Percivale, l'autore di Ribelli in fuga, classe 1977, conosce realmente la materia al centro del suo libro, dato che vive in un luogo isolato in mezzo ai boschi ed è un appassionato di tecniche di sopravvivenza, un mix perfetto per scrivere una storia come questa. A volerlo descrivere si tratta di un gran bel romanzo per ragazzi: comincia nel 1926, a Pruneto, un luogo perso nei boschi degli Appennini, e racconta le vicende di un gruppo scout organizzato dal parroco del paese, don Averno. I protagonisti sono ovviamente gli adolescenti che compongono il gruppo, ognuno dei quali ha una divisa diversa da tutte le altre (a parte il caratteristico fazzoletto al collo): c'è il taciturno Gianni, e Ines, bella quanto fiera, e la piccola Etta, e quello nuovo, Andrea, e poi Ciccio, Filippo, Moreno. Sono ragazzi di paese, e si dividono tra le escursioni scoutistiche e la scuola, tra le commissioni per la famiglia e i campi estivi con gli amici: ad accomunarli c'è la passione per i boschi e per le montagne, che conoscono a meraviglia, e un comune codice di valori che tutti ritengono fondamentali, a cominciare dalla lealtà, dal coraggio e dalla disciplina. Purtroppo siamo nel ventennio fascista e a un certo punto le camicie nere arrivano anche a Pruneto, sconvolgendo il paese con la ferrea logica del regime di Mussolini: i nuovi arrivati tra l'altro usano parole molto simili a quelli dei giovani protagonisti di Ribelli in fuga, anche se alla base di tutto c'è la negazione della libertà. Non a caso le associazioni di scout vengono vietate per promuovere l'Opera Nazionale Balilla, in cui dovrebbero confluire tutti i ragazzi, ma alcuni dei nostri eroi non ci stanno: e così Gianni, Ines e Andrea decidono di fuggire nelle montagne e di conservare la loro libertà di scout a oltranza in un remoto rifugio che cercheranno di rendere abitabile con non pochi sforzi. Alla fine, neanche a dirlo, qualcuno andrà a cercarli per riportarli indietro, e non necessariamente con le buone... Una storia davvero avvincente, ricca di emozioni, narrata a gran ritmo e piena di colpi di scena, e all'ultima pagina per giunta si rivela anche ispirata alla vera vicenda di un piccolo gruppo scout lombardo, le Aquile Randagie, che durante il regime fascista si dettero la macchia e resistettero per oltre sedici anni senza farsi catturare, diventando durante la guerra un'organizzazione segreta capace di salvare oltre duemila persone tra ebrei, dissidenti, disertori e renitenti alla leva. Il libro di Percivale riesce a catturare lo spirito indomabile di questi giovani ribelli, fotografando la loro esperienza di scoutismo estremo nel mezzo della natura incontaminata e i loro sforzi per superare le difficoltà quotidiane. Ribelli in fuga è felicemente sospeso a metà tra la storia di formazione e un classico romanzo d'avventura, in felice alternanza tra la dimensione privata di un gruppo di coraggiosi adolescenti e le molteplici avversità che questi ultimi si troveranno ad affrontare per conservare la loro libertà, le loro speranze, i loro valori in tempi davvero bui per le coscienze umane. Assolutamente da provare. 

Tommaso Percivale, Ribelli in fuga, Torino, Einaudi, 2013; pp. 246


OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...