L’autore
cileno Luis Sepúlveda (1949-2020) aveva raggiunto qualche anno fa il successo
internazionale con la Storia di una
gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, un romanzo per ragazzi a
tinte fiabesche che è anche diventato un fortunato film d’animazione di Enzo
D’Alò. Anche nella Storia di una lumaca
che scoprì l’importanza della lentezza lo scrittore sudamericano ha creato
un’analoga commistione tra fiaba e romanzo, presentandoci una lumaca diversa da
tutte le altre compagne che vivono nel Paese del Dente di Leone, all’ombra di
una frondosa pianta di alicanto. La storia è la promessa, mantenuta ad anni di
distanza, della domanda fatta da un nipote di Sepúlveda quando era bambino, la
classica domanda infantile che potrebbe nascondere un mondo: perché le lumache
sono così lente? Già… sembra banale, dato che siamo abituati a vederle muoversi
così piano, ma perché? Lo scrittore sudamericano in quel momento non aveva una
buona risposta, ma si è ricordato della domanda, che gli ha appunto fornito lo
spunto per questo romanzo breve per ragazzi, che risponde con la fantasia
all’acuto quesito del bambino di un tempo. Ma veniamo senza altri indugi alla
storia, che prende avvio nel prato conosciuto dalle molte lumache che vi
abitano da sempre appunto come il Paese del Dente di Leone. Le lumache vivono
placidamente in questo luogo ameno chiamandosi l’una con l’altra in modo
generico, ma tra loro c’è una giovane ribelle che vorrebbe avere un nome e
sapere la ragione della lentezza che caratterizza la sua specie. Purtroppo
nessuna delle sue compagne riuscirà a darle delle risposte, quindi partirà per
trovarne iniziando un viaggio lungo e lentissimo in cui incontrerà vari
personaggi, come un gufo malinconico e una saggia tartaruga, acquisterà un nome
strada facendo, scoprirà un tremendo pericolo che incombe sul suo popolo, che
dovrà cercare di salvare nonostante la sfiducia generale nei suoi confronti.
Tutto qui, narrato in modo semplice e incisivo. Ne vien fuori una gran bella
storia, delicata e leggera come una goccia di rugiada che scivola giù per uno
stelo d’erba: ideale per un pubblico infantile ma gradevole anche per adulti di
buoni sentimenti. La nostra impagabile lumaca protagonista è un’ottima metafora
anche per la vita contemporanea nella sua ostinata e consapevole ricerca di
un’identità precisa, di un segnale anagrafico che la separi dalla massa
indistinta in cui di solito tende a mimetizzarsi la razza umana nel suo
complesso. E la ricerca di una risposta alla lentezza insita nel suo modo di
essere è un’altra bella metafora del cammino di ricerca di se stessi che
contraddistingue l’evoluzione dell’adolescenza. Due riuscite metafore
implicite, insomma, che costituiscono due ottimi motivi, senza considerare il
sempre intrigante stile sepulvediano, semplice ed affabulatorio, per azzardare la lettura di Storia di una lumaca che scoprì
l’importanza della lentezza.
Luis Sepúlveda, Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Parma, Guanda, 2013; pp. 97