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lunedì 13 gennaio 2025

SE PENNAC PARLA DI LETTURA... COME UN ROMANZO

Docente di lettere e poi scrittore assurto alla fama internazionale grazie alla saga di Benjamin Malaussène di Belleville (capro espiatorio per professione), Daniel Pennac, classe 1944, è anche autore di libri di narrativa per ragazzi come L’occhio del lupo ed ha dedicato il saggio Come un romanzo alla lettura, in particolare riflettendo sul piacere della lettura fine a se stessa. L’idea è stata innescata proprio dalla sua ultraventennale esperienza di insegnante, che gli ha offerto un punto di osservazione sui giovani e sulla loro progressiva perdita di interesse (spesso divenuta un’aperta avversione) per la lettura. Da bravo prof empatico Pennac affronta il problema di come invece si possa fare per contagiare positivamente i ragazzi per avvicinarli ai libri, oggetti che talvolta sono percepiti dalle generazioni più verdi come ingombranti ‘mattoni’ che occupano ingiustamente lo spazio dei comodini delle loro camerette. Secondo lo scrittore francese il trucco consiste non tanto nel puntare sulla promozione della lettura a tutti i costi quanto sul piacere della lettura, mostrando come i libri possano rivelarsi amici in grado di ampliare i nostri orizzonti e portarci in altri mondi, insomma degli ideali compagni di viaggio capaci di farci vivere più vite di quante potremmo soltanto sognare. Pennac comincia la sua riflessione dichiarando che “il verbo leggere non sopporta l’imperativo”, come pure altri pezzi da novanta del panorama dei verbi come amare o sognare, quindi, nel resto del primo capitolo, l’autore francese rileva che ogni bambino è stato allevato al piacere della lettura al punto di sviluppare una gran voglia di imparare prima possibile a leggere e poi col tempo si è trasformato in un adolescente che non sa come ritrovare quell’ancestrale piacere di ascoltare una storia. Una volta perso quel piacere, infatti, la situazione del ragazzo “non lettore” fa letteralmente a cozzi con la scuola, che in teoria promuove la necessità della lettura a tutti i costi (argomento del secondo capitolo) che, va da sé, non trasforma per forza tutti gli studenti in altrettanti lettori. Nel terzo capitolo del suo saggio Pennac costruisce creativamente un “cast” di buone letture e poi, giusto nell’ultima pagina, propone un bel decalogo dei diritti dei lettori “a cominciare da quelli negati ai giovani che affermiamo di voler iniziare alla lettura”. Eccoli qua, rigorosamente in ordine: “1) Il diritto di non leggere. 2) Il diritto di saltare le pagine. 3) Il diritto di non finire il libro. 4) Il diritto di rileggere. 5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa. 6) Il diritto al bovarismo [ovvero ad emozionarsi anche fino a piangere]. 7) Il diritto di leggere ovunque. 8) Il diritto di spizzicare. 9) Il diritto di leggere ad alta voce. 10) Il diritto di tacere.” Nel quarto e ultimo capitolo del suo saggio Pennac spiega analiticamente il senso di ognuno dei dieci diritti, che stanno tra i due estremi della rinuncia tout court alla lettura alla sacrosanta possibilità di lasciare la lettura alla sfera della nostra intimità, cioè di non fare un parola sui libri che abbiamo oppure di scriverci sopra Come un romanzo, perché no?

Daniel Pennac, Come un romanzo, Milano, Feltrinelli, 1995; pp. 141

domenica 13 dicembre 2020

JOHN DELLA NOTTE: QUANDO LEGGERE È LIBERTÀ

L'autore di John della Notte è Gary Paulsen, americano di Minneapolis, classe 1939: dopo un'infanzia durissima ha vissuto una vita all'insegna dell'avventura, navigando in lungo e in largo per il Pacifico, allevando cani da slitta in Alaska e vivendo sempre in contatto con la natura, in mezzo al nulla ma sempre in compagnia di animali. I suoi libri - ne ha scritti oltre duecento, tra cui perle come Nelle terre selvagge - sono la diretta conseguenza delle sue esperienze di vita e sono rivolti esplicitamente ai ragazzi, il suo ideale pubblico di riferimento in quanto ancora capaci di perdersi in una storia, a differenza degli adulti, che hanno sempre in testa il prossimo acquisto o le rate di mutuo da pagare, per non parlare del fatto che Paulsen si sente ancora un ragazzo, e quindi trova spontaneo rivolgersi ai 'coetanei'... John della Notte è un piccolo libro ma di quelli veramente capaci di stravolgere i lettori: è ambientato a metà dell'Ottocento in un punto imprecisato del Sud rurale degli Stati Uniti, quando ancora esisteva la schiavitù, in una fattoria di proprietà del cattivissimo Waller, un padrone spietato, malvagio e che per giunta emana uno spiacevole odore, un tipo da cui stare alla larga, insomma. La storia la scopriamo dalla prospettiva dal basso della giovane schiava Sarny, dodici anni, affidata fin da piccola alle cure di Mammy, che si occupa di tutti i bambini ancora fisicamente non in grado di spaccarsi la schiena per ore in mezzo ai campi, bambini cresciuti lontano dalle madri, spesso peraltro vendute e finite altrove. Un giorno diverso dagli altri Waller conduce un nuovo schiavo nella sua proprietà: arriva legato da una corda al cavallo del padrone, nudo come un verme, madido di sudore e coperto da un nugolo di mosche, è John della Notte e, nonostante sia già sfinito dalla fatica, Waller lo spinge di corsa nei campi a lavorare fino al tramonto. La sera stessa Sarny sente le sue prime parole nel buio della baracca dove gli schiavi dormono ammassati: John chiede a qualcuno una presa di tabacco in cambio di tre lettere. Proprio così, tre lettere dell'alfabeto: la A, la B e la C... La capacità di leggere comincia da qui, col rischio costante di farsi tagliare un arto, perché per uno schiavo è assolutamente vietato leggere e scrivere, e l'infrazione è punita con una mutilazione che non si può dimenticare. Le cose stanno così, perché leggere equivale a conoscere ciò che si legge e quindi desiderare quello che non si ha, dato che gli schiavi non hanno niente e sono trattati come oggetti. I padroni ne hanno consapevolezza e quindi vogliono lasciare i loro schiavi nell'ignoranza. Se non ci fossero sognatori come John della Notte, ovviamente, capaci di scappare, raggiungere la libertà e tornare indietro per insegnare a leggere ai compagni di sventura di sempre. Leggere diventa dunque il primo passo per l'emancipazione e la libertà. Un piccolo romanzo davvero bellissimo, spesso quasi sconvolgente nella ricostruzione di una realtà difficile da accettare, a tratti commovente come un pugno liberatorio alla bocca dello stomaco. Dedicata alla memoria di Sally Hemings, una schiava del terzo presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, John della Notte è un'opera di fantasia che Paulsen ha scritto ispirandosi alle tante memorie degli schiavi che impararono a leggere e lasciarono una traccia delle loro vite sfortunate. Assolutamente... da leggere.

Gary Paulsen, John della Notte, Modena, Equilibri, 2019; pp. 99


OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...