giovedì 18 aprile 2024

TECHNOLDOGY, UNA GRAPHIC NOVEL TRA FANTASCIENZA E CONSUMISMO

Gli sceneggiatori Francesco Artibani e Fausto Vitaliano con il disegnatore Claudio Sciarrone hanno elaborato una graphic novel di afflato distopico che tratteggia un quadro sconfortante del futuro prossimo e venturo che ci attende in agguato dietro l’ennesimo desiderio di acquistare un oggetto (necessario o assolutamente inutile) che immancabilmente sboccerà nella nostra testa. Già, perché il mondo futuro descritto in Technoldogy è una versione esasperata del presente in cui viviamo adesso, un mondo basato sul consumismo, un pianeta abitato da consumatori che esprimono la funzione sociale di acquistare oggetti prodotti da industrie e distribuiti spesso direttamente a casa (basti pensare al successo internazionale di Amazon). Certo, questo modello produttivo comporta delle conseguenze: la prima, di natura individuale, è una spirale infinita di acquisti che non assicurano mai la soddisfazione ma sono sostituiti sempre da una nuova necessità del consumatore, la seconda, di natura ambientale, è che necessariamente un sacco di oggetti sono destinati a diventare rifiuti in un tempo sempre più breve e diventeranno un problema sempre più ingombrante da gestire. Nel futuro immaginato in questa graphic novel gli oggetti dismessi sono soprattutto tecnologici e finiscono il loro ciclo di utilizzo in una discarica di dispositivi elettronici di varia tipologia chiamata, appunto, Tecnoldogy. Gli autori del libro si immaginano che gli strumenti in questione – i telefoni a tastiera, i fax, le telecamere, i vecchi cellulari e i generatori, ovviamente, che servono a tenere attivi i compagni di sventura – siano dotati di personalità e passino il tempo in attesa che qualche umano decida di “adottarli” e di dare loro una seconda possibilità di utilizzo. Tale ambiente viene un po’ sconvolto dal sorprendente arrivo di Han-Sen 4 X-12, uno smartphone di ultima generazione che, in effetti, non dovrebbe finire in una discarica ma che sembra aver compreso che tale eventualità è stata causata dal lancio sul mercato di un fantomatico dispositivo denominato X-Doom, di cui in rete si parla come di un potenziale Grande Fratello che potrebbe controllare qualunque oggetto elettronico del pianeta. L’SOS lanciato da Technoldogy sarà ascoltato dal più scalcinato dei rider di City One, la città perfetta dove tutti gli abitanti stanno in casa a ordinare prodotti che saranno loro recapitati a domicilio. Riuscirà il protagonista, che risponde al nome di Andy, a fare la cosa giusta per l’umanità e per lo sfortunato pianeta in cui gli è toccato di vivere? Forse, e magari gli darà una mano una ragazza che sta cercando di fare carriera senza troppa fortuna… Da tale situazione si sviluppa una scoppiettante avventura distopica e fantascientifica con un forte sottofondo di critica sociale e l’immancabile sviluppo sentimentale che incombe dietro l’angolo. È Technoldogy, assolutamente da leggere fino all’ultima vignetta, anche perché gli autori si sono divertiti a dilatare il finale a sorpresa fino ai proverbiali titoli di coda…

F. Artibani-F. Vitaliano-C. Sciarrone, Technoldogy, Milano, Feltrinelli, 2023; pp. 128

mercoledì 17 aprile 2024

ROSA PARKS E IL “NO” CHE CAMBIÒ LA STORIA

Pochi “no” nel corso della storia del Novecento hanno avuto il peso dello storico rifiuto di Rosa Parks di cedere il proprio posto sull’autobus di linea di Montgomery, Alabama, su cui era salita il 1° dicembre del 1955 dopo la solita stancante giornata di lavoro. Il conducente dell’autobus l’aveva minacciata di chiamare la polizia, ma la donna era rimasta comunque ferma dignitosamente al suo posto e si era fatta arrestare, consapevole che sarebbe stato soltanto l’inizio di una lunga lotta contro la segregazione razziale che divideva tutti i luoghi pubblici degli Stati Uniti d'America (scuole, ospedali, trasporti e così via) tra la popolazione bianca e quella nera: negli autobus in pratica i posti anteriori (ovvero i migliori) erano destinati ai bianchi, i posteriori ai neri e quelli centrali a entrambe le tipologie di passeggeri, ma la legge obbligava i neri a cedere il posto ai bianchi, anche nel caso fossero saliti successivamente. Rosa Parks lavorava come sarta in un grande magazzino all'epoca, era già un’attivista del movimento per i diritti civili ed era stata nominata segretaria della sezione locale di un’associazione nazionale per il progresso delle persone di colore, la NAACP. Rimase in prigione soltanto poche ore, perché fu scarcerata grazie a un avvocato bianco che era un convinto antirazzista. In breve il suo gesto di rifiuto la rese famosa e spinse la comunità di colore, anche grazie all’impegno del pastore Martin Luther King, ad avviare una campagna di boicottaggio contro l’agenzia di trasporti di Montgomery. L’anno successivo il caso di Rosa Parks arrivò davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che giudicò incostituzionale la segregazione applicata negli autobus pubblici dell’Alabama. No di Paola Capriolo ricostruisce la vita di Rosa Parks dall’infanzia – caratterizzata dalla figura di Nonno Sylvester, che insegnava alla nipotina a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno –, al sogno di diventare maestra, all’incontro con Raymond Parks, il barbiere (e attivista) che sarebbe diventato suo marito, all’impegno con la NAACP. È una gran bella storia di resistenza civile, finisce con la morte naturale di Rosa Parks nel 2005 e l’esposizione della sua bara nella Rotonda del Campidoglio, a Washington, la prima volta nella storia che un simile onore venne tributato a una donna divenuta celebre nel mondo come la “madre dei diritti civili”. Tre anni dopo un uomo di colore, Barack Obama, diventerà presidente degli Stati Uniti d’America, un momento topico iniziato nel lontano 1955 con il fermo e composto “no” di una sarta afroamericana di quarantadue anni che non aveva più voglia di sopportare soprusi in silenzio.

Paola Capriolo, No, Trieste, Edizioni EL, 2010; pp. 93

giovedì 14 marzo 2024

CATTEDRALE DI RAYMOND CARVER

Si tratta di una raccolta di racconti del 1983 del grande Raymond Carver (1938-1988), forse uno degli scrittori americani contemporanei più significativi nella misura della narrativa breve, genere che l’autore considerava insieme alla poesia l’espressione a lui più congeniale per un’incapacità congenita nelle complesse architetture del romanzo. Cattedrale in particolare conta complessivamente dodici racconti in cui la cifra stilistica di Carver si esprime con incredibile efficacia, focalizzandosi sempre su aspetti apparentemente insignificanti della vita di personaggi comuni, ordinari e di solito non troppo interessanti, che l’autore ci descrive per un piccolo segmento delle loro esistenze, spesso senza nemmeno arrivare a un punto fermo e lasciando noi lettori in situazioni indecifrabili e aperte. Il tutto raccontato con dialoghi estremamente realistici che sembrano registrati dal vero. Sono storie di incontri, di contatti, di scambi, di momenti critici, di lutti, di abbandoni, di dipendenze da alcolismo. Il punto più alto, neanche a dirlo, è l’ultimo racconto della raccolta, quello che presta il titolo al libro e forse l’unico in cui s’intravede un risvolto positivo nell’incontro di due personaggi davvero molto diversi: lo scopriamo dalla prospettiva della voce narrante del protagonista, che ha un lavoro insoddisfacente e un programma serale davvero poco accattivante, dato che dovrà accogliere l’ospite non vedente che sua moglie ha invitato a casa loro. In accordo con un’insofferenza palese manifestata già prima dell’arrivo dell’ospite, il protagonista centellina brandelli di giovale conversazione e alla fine accende la televisione per seguire senza troppo interesse un documentario sulle cattedrali francesi. Quando si accorge di essere stato ben poco accogliente col suo ospite, che non può ovviamente vedere il programma, prova a rimediare cercando di descrivere il concetto di cattedrale al suo invitato cieco, che gli propone di fargli capire la faccenda in un modo davvero originale che farà cambiare prospettiva al padrone di casa. Una bella raccolta chiusa da un racconto semplicemente magistrale, nonostante riesca a toccare un’incredibile intensità senza sforzo apparente, in perfetto accordo con lo stile minimalista di Carver, etichetta che allo scrittore americano non sembrava calzante per la sua prova essenziale ma efficacissima. Assolutamente da provare.

Raymond Carver, Cattedrale, Torino, Einaudi, 2020; pp. 229

domenica 10 marzo 2024

GLI SPORCELLI, L'EDUCAZIONE ALL'INCONTRARIO DI ROALD DAHL

Il grande Roald Dahl (1916-1990) scrisse Gli Sporcelli nel pieno della sua maturità scegliendo come protagonisti una coppia di coniugi in là con gli anni ed estremamente ripugnanti, brutti e anche con una scarsa attenzione all’igiene personale: sono appunto il signore e la signora Sporcelli, e il loro principale interesse sembra essere quello di farsi scherzi a vicenda, peraltro sempre piuttosto pesanti. L’hobby principale del marito consiste nel cacciare in modo davvero scorretto gli uccellini che vivono nei dintorni, spalmando di Colla Nontimolla lo scheletrico albero secco del giardino di casa, per poi catturare agevolmente il mattino dopo gli sventurati pennuti che vi rimarranno appiccicati, destinati poi a finire nel gustoso pasticcio settimanale dei due protagonisti. Il signor Sporcelli è altrettanto inqualificabile con le sue scimmie: infatti si è messo in testa di addestrarle a un numero da circo a suo giudizio incredibile in cui i poveri animali dovranno fare una serie di azioni rigorosamente a testa in giù e quindi li costringe ad un insopportabile allenamento rovesciato che fa andar loro il sangue alla testa. Sarà un provvidenziale uccello esotico a liberare le scimmie dalla gabbia, che in seguito metteranno in atto una vendetta giusta quanto surreale a danno dei padroni. Gli Sporcelli è un piccolo romanzo illustrato decisamente esilarante e dotato di un forte messaggio interno sulla maleducazione, sulla mancanza di rispetto e sulla bruttezza interiore, che finiscono immancabilmente per innescare azioni riprovevoli. L’autore, insomma, ha scritto una storia in cui chi pensa e parla male, non può che agire male sia nei confronti di se stesso che delle persone (e degli animali) che gli stanno intorno. Tra l’altro si tratta forse del romanzo di Dahl in cui le illustrazioni di Quentin Blake sono maggiormente integrate con la narrazione, che contrappuntano ed amplificano visivamente. Assolutamente godibile e molto educativo, dato che non si prova la minima empatia con i riprovevoli signori Sporcelli.

Roald Dahl, Gli Sporcelli, Milano, Mondadori, 1994; pp. 110

DEDALO & DHARMA, UN’AVVENTURA MAGICA NEL MONDO DEL CINEMA

Lui è Manlio Castagna da Salerno, classe 1974, sceneggiatore, regista, critico cinematografico e scrittore di spicco della narrativa per ragazzi italiana a partire dall’esordio con la saga di Petrademone, autore peraltro de La notte delle Malombre e regista del docufilm Il viaggio degli eroi, con Marco Giallini. In Dedalo & Dharma. Fuga dal Cinema Kazan Castagna ha condensato tutto il suo amore per il la settima arte, creando una storia multitasking che parte da un cadente vecchio cinema di provincia dove capita qualcosa di incredibile sulla falsa riga del mitico La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen: un personaggio di un film esce dallo schermo ed approda al mondo reale. La miccia d’innesco della trama sta tutta qui e lo strano caso si verifica in quel di Folgheri, ridente cittadina marina che si vivacizza d’estate ma resta di una noia mortale tutto l’anno. È qui che vive Dedalo, che ha una grande passione per il cinema ed è appena stato mollato dalla ragazza dopo ben cinque giorni di fidanzamento. Per aiutarlo a dimenticare arriva nel cadente cinema Kazan arriva il film del momento, The Rindwalker, un horror scifi stile Alien in cui una creatura aliena approda sul nostro pianeta per mietere vittime a profusione. Il problema è al minuto sette del film appare sullo schermo il personaggio di Dharma e Dedalo se ne innamora a prima vista, al punto che continua ad ammirarla in tutte le repliche successive nonostante il personaggio non sia destinato a fare una bella fine. E una fatidica sera accade l’impossibile: Dharma supera lo schermo ed entra nel mondo reale, per la gioia di uno stupefatto Dedalo. Purtroppo l’ha inseguita anche il Rindwalker, che potrebbe fare una strage, e la presenza di Dharma minaccia l’esistenza stessa dell’attrice che ha dato vita al suo personaggio nel film, Mia Miller. Sarà il buon Elia, il misterioso gestore del Kazan, a svelare ai due ragazzi che Dharma è una cosiddetta escapee e che è assolutamente necessario che ritorni nel suo film. Per riuscirci i due protagonisti dovranno trovare i varchi giusti nel multiverso cinematografico cercando di stare attenti ai custodi che proteggono ogni pellicola dall’ingresso di intrusi indesiderati: saranno accompagnati nell’avventura dagli impagabili fratelli Crisa e Lelio, e per rimettere le cose a posto dovranno saltare da un film all’altro, talvolta finendo nel titolo sbagliato. Dedalo & Dharma. Fuga dal Cinema Kazan è una vera dichiarazione d’amore per il cinema e ci porta a spasso tra generi molto diversi ma sempre ricostruiti con sapienza descrittiva e tramite un corredo di splendide locandine realizzate da Kalina Muhova che amplificano il multiverso di celluloide che Castagna ha inventato per i suoi lettori. Per certi versi si tratta anche di un’avventurosa storia di formazione, di una struggente storia d’amore e di bella storia d’amicizia, il tutto centrifugato e shakerato con tinte fantastiche ed orrorifiche. Insomma, il romanzo si fa leggere dalla prima all’ultima pagina, aspettando la vera conclusione che l’autore si permette di dilatare ad arte. Chi ha apprezzato La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick farà meglio a mettersi alla prova anche con l’ultima fatica di Manlio Castagna. Da non perdere.

Manlio Castagna, Dedalo & Dharma. Fuga dal Cinema Kazan, Milano, Mondadori, 2023; pp. 364

domenica 3 marzo 2024

PASSEGGERI NOTTURNI: 30 RACCONTI BREVI DI GIANRICO CAROFIGLIO

Dopo numerosi gialli di grande successo, vari romanzi di formazione ed alcuni saggi di spessore Gianrico Carofiglio, classe 1961, è tornato a misurarsi con una raccolta di racconti di varia tipologia come Passeggeri notturni, che assortisce storie di incontri casuali, riflessioni su argomenti disparati, talvolta trame innescate da schegge di conversazioni, perfino aneddoti estemporanei. Sempre rigorosamente nella misura di tre pagine appena. Va da sé che il collante che tiene insieme i trenta racconti brevi ivi contenuti è una scrittura sintetica e sempre incalzante, capace con poche pennellate di tratteggiare personaggi che restano impressi ed intrigano i lettori condividendo un frammento di vita. Carofiglio apre le danze con la spiazzante storia di bullismo “contrastato” di Quarto potere e chiude i battenti con lo struggente sogno ad occhi aperti di affetto ritrovato raccontato in Stanze. In mezzo a questi due estremi c’è davvero un po’ di tutto, sempre raccontato vividamente ma con grande economia di parole: una storia sospesa tra verità e menzogna come Draghi, il singolare racconto sugli odori ritrovati di Aria del tempo, un piccolo horror ad orologeria come Il biglietto, l’intrigante riflessione sugli avverbi di Sinceramente, un’amara parabola sull’autoreferenzialità della politica italiana come La scorta, l’incredibile (ma esemplare) aneddoto sanitario al centro di Contagio, le esilaranti storielle giudiziarie di Avvocati e infine la splendida storia di solidarietà ai tempi della Shoah che racconta Nelle Ardenne. Insomma, nel complesso Passeggeri notturni è una raccolta notevole che conferma tutta la bravura di Carofiglio anche nella misura della narrativa breve: lo scrittore barese sa decisamente catturare l’attenzione del lettore anche raccontando una piccola storia, una riflessione estemporanea o un semplice aneddoto. Da provare.

Gianrico Carofiglio, Passeggeri notturni, Torino, Einaudi, 2016; pp. 98

domenica 25 febbraio 2024

DORA PER SETTE, NARRATIVA PER RAGAZZI ON THE ROAD

Lei è Saschia Masini da Firenze, classe 1983, ed ha al suo attivo un convincente esordio come Dadieci, un romanzo di formazione per ragazzi felicemente sospeso a metà tra il giallo e uno spaccato di calcio giovanile. Dora per sette è l’attesa prova seconda – che conferma la vocazione dell’autrice per i titoli “numerici” – dove tutto finisce per andare per il verso giusto nonostante si tratti di un libro piuttosto diverso dal precedente. Stavolta si tratta di un romanzo on the road che verte intorno alla magica alchimia che si crea tra i membri di una famiglia numerosa in cui ogni componente ha una personalità spiccata che talvolta innesca cortocircuiti emotivi con qualche familiare: il collante è ovviamente la Dora del titolo, che è la vecchia e scalcinata Fiat Panorama del 1986 su cui i coniugi Mennonna hanno praticamente allevato i loro tre figli, diversissimi sia sotto il versante anagrafico che caratteriale. I genitori in questione sono Nicola, docente anticapitalista che da sempre sta tentando di elaborare un modello di tassazione inversamente proporzionale all’età, e Karin, laureata in filosofia ma progressivamente convertita a mamma multitasking dopo i primi due figli, incompatibili in modo apparentemente irrimediabile: già, perché il tredicenne Orlando, rugbista non agonistico e introspettivo, pare geneticamente concepito per litigare con la sorella undicenne Amelia, “fogatissima” promessa del salto ippico ad ostacoli e molto esuberante, infatti litigano senza soluzione di continuità dalla mattina alla sera. L’unico punto d’incontro tra i due è la sorellina Berenice, che ha poco più di due anni e che entrambi adorano in modo incondizionato. Ad innescare la dinamica on the road  della storia è una telefonata da parte dell’allenatore di Amelia, l’odioso Riscettini detto Rich, allo scopo di convocare in extremis la ragazzina con la sua amata pony Lady Killer per gareggiare in una prestigiosa competizione in programma a Catania di lì a pochi giorni: un problema non da poco per i Mennonna, dato che risiedono a Milano e che la meta insulare dista svariate centinaia di chilometri da percorrere con la vecchia Dora, carica dei cinque più nonna Bruna e con tanto di trailer equino a traino. Riusciranno ad arrivare in tempo utile per il concorso? Sopravvivranno alla convivenza forzata nell’abitacolo di Dora con tutto quel che ne consegue? Ovviamente lo scopriremo una pagina dopo l’altra in una sarabanda di sorprese, incidenti di percorso e litigi in serie. E alla fine, ça va sans dire, magari Amelia potrebbe perfino imparare qualcosa di nuovo sul senso della competizione fine a se stessa, chissà... Dora per sette è un romanzo per ragazzi che riesce nella non facile impresa di condensare una famiglia che assortisce personalità molto diverse dando dignità ad ogni componente del variegato gruppo familiare con pony da competizione al seguito: con i Mennonna si sorride (spesso), si viaggia, ci si stupisce, si torna alle origini (nell’approdo a Muro Lucano) e talvolta ci si emoziona. Tra parentesi l’autrice sa esattamente di cosa parla quando tratteggia lo spaccato competitivo del mondo dell’equitazione, dato che ha passato l’adolescenza in sella a una cavalla che si chiamava proprio Lady Killer. Assolutamente da provare.

Saschia Masini, Dora per sette, Milano, Piemme, 2023; pp. 236

domenica 4 febbraio 2024

RIFIUTI ZERO: LA RICETTA DI ROSSANO ERCOLINI PER UN MONDO SOSTENIBILE

Rossano Ercolini è un maestro elementare toscano assurto agli onori della cronaca nel 2013, quando il suo storico impegno come attivista ambientale è stato premiato con il Goldman Award, che è considerato una sorta di Nobel alternativo per l’ambiente. Come lui stesso ha raccontato nel libro autobiografico Non bruciamo il futuro, nell’ambito del viaggio americano per l’assegnazione del prestigioso riconoscimento Ercolini ha anche avuto l’onore di incontrare Barack Obama, al tempo presidente degli Stati Uniti, e di parlare con lui dell’emergenza ambientale. Insomma, da allora il maestro e attivista di Capannori è diventato un testimonial ambientale di caratura internazionale ed è stato chiamato a partecipare a centinaia di eventi pubblici. In Rifiuti Zero l’autore, presidente del Centro di Ricerca Rifiuti Zero e dell’associazione Zero Waste Europe, ha messo su carta quello che ha imparato in materia di gestione dei rifiuti dopo oltre trent’anni di infaticabile lotta contro gli inceneritori, che non sono la soluzione a un problema che in molte regioni di Italia appare senza via d’uscita, ma un modo per alimentare un circolo vizioso a base di inquinamento e patologie in serie. La risposta è invece il movimento Rifiuti Zero, uno sforzo sociale che parte dal basso e a cui in Italia hanno già aderito centinaia di comuni che hanno deciso di non servirsi più di inceneritori e discariche, cancellandone il relativo inquinamento e smettendo di alimentare l'incessante deriva di microplastiche verso il mare. Non si tratta di un sogno impossibile ma di un modello rigoroso in dieci passi, che parte dalla presa di consapevolezza che il sacco nero che nasconde i rifiuti va aperto e guardato con gli occhi dei bambini, iniziando a diversificare tutto ciò che vi è stato buttato dentro per far partire la raccolta differenziata, il primo passo per separare le varie materie prime mischiate insieme senza una logica. Il secondo passo è la raccolta porta a porta integrata con isole o stazioni ecologiche. Il terzo passo è il compostaggio, per produrre concime in modo naturale dall’umido. Il quarto passo è il riciclo. Il quinto passo è il riuso e la riparazione degli oggetti usati, che così avranno una seconda vita davanti. Il sesto passo è l’applicazione di una tariffazione puntuale, per premiare chi spreca meno. Il settimo passo consiste nel prevenire e ridurre i rifiuti. L’ottavo passo è lo studio del rifiuto urbano residuo, per capire come ridurlo al minimo. Il nono passo è la riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili. Il decimo e ultimo passo è la discarica transitoria. Rifiuti Zero si conclude con la speranza ad approssimare sempre più verso lo zero effettivo la produzione di rifiuti, per riprenderci un pianeta in cui siamo stati capaci di generare un continente galleggiante di materiali plastici nel Pacifico. E il bello è che, come afferma Ercolini, ognuno nel suo piccolo può fare la differenza, perché mai come ora il nostro futuro passa per le nostre mani…

Rossano Ercolini, Rifiuti Zero, Milano, Baldini & Castoldi, 2018; pp. 222

martedì 30 gennaio 2024

IL MISTERO DEL CADAVERE SENZA TESTA

Lo scrittore imolese Luca Occhi si è autodefinito bancario per necessità e scrittore per inclinazione, in particolare è stato tra i fondatori di Officine Wort ed è stato pubblicato con i suoi racconti in almeno una ventina di antologie. Con Il mistero del cadavere senza testa si misura con la narrativa per ragazzi contaminata col giallo. Il romanzo prende avvio in un quartiere malfamato nella Bologna del primo Novecento, seguendo le tracce della scalcinatissima Banda dei Topi, un gruppo variegato di orfani senza famiglia di cui fa parte il protagonista, che si chiama Emilio e cerca ogni giorno di mettere qualcosa sotto ai denti. Tutto cambio quando il ragazzino incontra un bizzarro personaggio venuto dall’umida terra d’Albione, uno strano turista britannico che fondamentalmente lo prende al suo servizio per trovare un posto dove dormire pagando poco e una serie di osterie a prezzi contenuti, in quanto sembra dedicarsi soprattutto a stordirsi con l’alcool e sperperare i suoi soldi sul tavolo da gioco. Tutto cambia quando una nobildonna poco abituata ai rifiuti si rivolge al turista in questione chiedendogli di indagare sulla misteriosa scomparsa del marito, il conte Ludovico Gisberto Testa Piccolomini, apparentemente sparito nel nulla da tre giorni senza che le forze dell’ordine abbiano cavato un ragno da un buco. Ci si potrebbe chiedere come mai una contessa che ottiene sempre quel che vuole si rivolga proprio a un forestiero in balia del vino e del gioco d’azzardo… La scelta sembra molto più logica conoscendo l’identità del turista in pensione, trattandosi dell’Ispettore Lestrade in libera uscita e ormai disilluso in seguito alla scomparsa del celeberrimo Sherlock Holmes con cui aveva collaborato più volte nella sua carriera, il mitico investigatore di sir Arthur Conan Doyle il cui ricordo indelebile aleggia su tutta la storia. Gli darà una mano a interrogare i vari sospettati proprio il piccolo Emilio, che si aspetta che Lestrade lo abbandoni appena avrà deciso di tornare a Londra, ma che dimostra a più riprese di essere in grado di cogliere dettagli che non tutti riescono ad osservare. Il mistero del cadavere senza testa continua illustrandoci la serrata indagine di questo strano duo di personaggi per le strade di Bologna e dintorni, fino all’immancabile soluzione, che arriverà lasciandoci di stucco come in ogni giallo che si rispetti. L’alchimia tra la narrativa per ragazzi e il giallo funziona fin dalle prime pagine e ci obbliga in modo implacabile a perderci nei meandri della storia in cerca della verità. In sottofondo al mistero l’autore ci racconta anche una bella storia di formazione e di riscatto attraverso il giovane protagonista, che sogna una vita diversa in cui mettere a frutto le sue capacità. Assolutamente da leggere.

Luca Occhi, Il mistero del cadavere senza testa, Milano, Pelledoca, 2023; pp. 159

sabato 20 gennaio 2024

ROSSANO ERCOLINI, UN MAESTRO ATTIVISTA DA NOBEL PER L’AMBIENTE

Questo libro di Rossano Ercolini, classe 1955, si muove in una strana terra di mezzo tra l’autobiografia e il saggio di marca scientifica:
Non bruciamo il futuro infatti racconta e ricostruisce l’impegno esistenziale a favore dell’ambiente da parte dell’autore, maestro elementare di giorno e infaticabile attivista ambientale di notte. La lotta di Ercolini comincia tanti anni fa, quando apprende del progetto per la costruzione di un inceneritore a pochi chilometri di distanza dalla scuola dove insegna nel comune di Capannori, in provincia di Lucca: per informare la comunità locale dei rischi ambientali connessi all’incenerimento e proporre strategie alternative per la gestione dei rifiuti fonda allora l’associazione “Ambiente e Futuro”, tramite la quale entra in contatto con il chimico e attivista ambientale Paul Connett, tra i fondatori della strategia Zero Waste (o Rifiuti Zero). Dopo anni di dure battaglie alla fine la lotta di Ercolini contro gli inceneritori avrà successo e Capannori diventerà il primo comune a Rifiuti Zero d’Italia, dunque un importante punto di riferimento sul fronte ambientalistico a livello nazionale. L’impegno di Ercolini come attivista ed educatore viene premiato con l’assegnazione del prestigioso Goldman Environmental Prize, che è considerato una sorta di Nobel per coloro che si distinguono nella difesa dell’ambiente. Non bruciamo il futuro comincia infatti con la sorprendente telefonata per comunicargli la notizia del riconoscimento internazionale e continua con la cronaca del viaggio americano intrapreso nell’aprile 2013 per prendere parte alla premiazione, viaggio nel corso del quale ha avuto anche l’onore di un breve colloquio (a tema ambientale, ovviamente) con il presidente Barack Obama alla Casa Bianca. Si tratta di volume nettamente diviso in due parti e dopo la prima, più autobiografica, nella seconda l’autore si concentra sui dieci passi per attuare la strategia Zero Waste: la presa di coscienza del problema, la raccolta porta a porta, i rifiuti organici, i rifiuti secchi, dare una seconda vita agli oggetti usati riparando e riutilizzando, diffondere le bollette intelligenti (che premiano i virtuosi della raccolta differenziata), dare visibilità alle buone pratiche locali, estendere le responsabilità ai produttori (magari riprogettando ciò che è impossibile smaltire in modo sostenibile), diffondere il cosiddetto modello del cono gelato (ovvero ridurre al minimo il packaging), puntare su discariche rigorosamente pubbliche. Non manca un approfondimento sull’operato del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori di cui Rossano Ercolini è coordinatore. Non bruciamo il futuro è la testimonianza di un impegno profondamente educativo, perché difendere l’ambiente è un atto dovuto alle generazioni future: illuminanti sotto questo profilo sono le pagine in cui Ercolini porta il sacco nero della spazzatura in classe ai suoi studenti di quinta primaria, che differenziano le tipologie di materiali in esso contenute e realizzano che diventano rifiuti solo se mischiati insieme. Un libro che dimostra che ognuno nel suo piccolo può diventare fondamentale per il Pianeta con la P maiuscola.

Rossano Ercolini, Non bruciamo il futuro, Milano, Garzanti, 2014; pp. 128

 

giovedì 18 gennaio 2024

CENTO CITTÀ: UNA RACCOLTA DI LEGGENDE URBANE

Può un libro condensare storie e leggende delle città italiane? È quello che offrono nel loro insieme i ventuno racconti di Cento città, una raccolta narrativa firmata a quattro mani da Gina Basso e Riccardo Medici. Il progetto alla base del volume, dotato anche di schede didattiche curate da Paola Cataldo, è molto semplice: raccontare una storia esemplificativa, meglio se evocativa e magari anche misteriosa, di uno dei capoluoghi italiani (più Bolzano) e ricostruire così una galleria di leggende urbane del Belpaese. Tra le ventuno mitiche storie raccolte in Cento città ovviamente qualcuna spicca tra le altre, come per esempio la nona, ambientata a Bologna ed intitolata Due fidanzati, un diavolo e cento città, che racconta di come un povero renaio fece costruire la celebre torre degli Asinelli ottenendo così l’amore della vita ed ingannando il diavolo in persona con un gioco di parole. Assolutamente da non perdere anche l’intrigante e onirica storia successiva, Anselmo e il leone, che ci porta nel centro storico di Firenze tra i dintorni del Duomo e di Palazzo Vecchio, per scoprire l’inquietante incubo di un leone assassino che prese a tormentare il povero Anselmo. E a volte questo curioso volume della Loescher può farci scoprire addirittura la stranissima genesi del nome stesso della città di ambientazione (leggere in merito il primo racconto, dedicato ad Aosta), o qualcosa di strano su uno dei luoghi per definizione di una città (come la nota Lanterna di Genova), o l’inspiegabile reazione che un quadro religioso innescò nel grande condottiero Napoleone quando prese possesso di Ancona, o ancora l’origine di un modo di dire popolare ai tempi di Nerone (nel racconto dedicato a Roma) o infine i leggendari tre doni di San Nicola, il patrono di Bari. Assolutamente da provare.

G. Basso – R. Medici, Cento città. Storie e leggende di città italiane, Torino, Loescher, 2014; pp. 128

RITROVARSI A... SAN QUALCOSA

Una delle situazioni ricorrenti per un ragazzo nelle famiglie complesse dei giorni d’oggi può essere ritrovarsi per caso in un posto in cui non voleva assolutamente trasferirsi ma in cui è stato costretto ad andare per seguire il padre nel suo nuovo lavoro. Magari è un posto anche senza attrattive, un San Qualcosa o un San Qualcuno qualsiasi, ma il nostro protagonista è ben deciso ad adottarlo per non creare problemi aggiuntivi al genitore che deve occuparsi di lui ed impegnarsi nel suo nuovo posto di lavoro. E così Simone, il protagonista dell’ultimo libro di Beniamino Sidoti, che s’intitola appunto Ti aspetto a San Qualcosa, decide di “adottare” la cittadina dov’è finito con l’arma della fantasia: per perlustrare le strade di San Postocomeunaltro seguirà di volta in volta le briciole di Hansel e Gretel (come nell’omonima fiaba dei Fratelli Grimm), oppure perlustrerà le piste urbane come se fosse il mitico Zanna Bianca di Jack London, o proverà a immedesimarsi nei panni giganteschi del GGG di Roald Dahl o si immaginerà di muoversi in un romanzo di Harry Potter o in libro di Richard Scarry. Insomma, ogni volta sarà un libro o un personaggio immaginario a fargli scoprire il suo nuovo mondo. Il primo giorno, tra parentesi, mentre si fa guidare dalla fiaba del fratello e della sorella abbandonati finisce davvero per imbattersi in una Gretel che si chiama Sara e diventa amico di questa fantasiosa ragazza che ogni giorno cerca di trovare un tesoro per le strade di San Qualcuno. La storia è tutta qua, ed è raccontata con molta fantasia e ricchezza di dettagli, e pian piano tra le pagine emerge un pesante problema familiare che ha spinto il padre e Simone a San Qualcosa, ma magari la soluzione parte proprio dall’imbattersi in un’amica con cui confidarsi per sentirsi un po’ meglio e tener duro. Un piccolo e delicatissimo romanzo di formazione davvero ideale per tutti quelli che sono in cerca di equilibrio. La storia, relativamente breve, è molto scorrevole e fantasiosa. Peraltro Ti aspetto a San Qualcosa è un libro stampato in caratteri ad alta leggibilità, quindi adatto anche a chi ha difficoltà di lettura. Da provare.

Beniamino Sidoti, Ti aspetto a San Qualcosa, Milano, Camelozampa, 2023; pp. 111 


OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...