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sabato 6 marzo 2021

BERLIN: L’INIZIO DELLA SAGA

Atto primo di Berlin, una saga distopica ad effetto... retroattivo scritta a quattro mani dal dinamico duo composto da Fabio Geda e Marco Magnone, I fuochi di Tegel è ambientato in un luogo tristemente noto del secolo scorso, trattandosi di Berlino Ovest, lo scenario di un laboratorio di ingegneria sociale a cielo aperto davvero unico nella storia del Novecento. Siamo nella primavera del 1978, quindi in teoria dovrebbe trattarsi di una storia incorniciata nello spazio urbano circondato dal muro di Berlino, se non fosse che fin dalla prima pagina il lettore avrà l’impressione di trovarsi in una città fantasma, segnata dall’incuria e quasi deserta. Il punto è che tre anni prima un virus devastante quanto misterioso ha sterminato tutti gli adulti lasciando in vita solo gli adolescenti, non per sempre però, dato che a sedici anni l’orologio biologico dei sopravvissuti li porterà immancabilmente alla morte. In tale quadro inquietante i bambini e i ragazzi sopravvissuti, rimasti abbandonati a se stessi, si sono organizzati in cinque fazioni di tipo tribale, ognuna ubicata in una zona riconoscibile della Berlino del tempo che fu, ognuna caratterizzata da un approccio diverso alla sopravvivenza e in costante rivalità con le altre: lo Zoo popolato dal gruppo più infantile e basico, i ragazzi del Reichstag (più organizzati), le ragazze dell’Havel (più contemplative), il selvaggi giovani di Tegel – l’aeroporto su cui era basato il ponte aereo che assicurava la sopravvivenza di Berlino Ovest durante la guerra fredda – e infine i più filosofici giovani di Gropiusstadt. È il rapimento del piccolo Theo, uno dei cosiddetti “Nati dalla morte” dopo la fine della civiltà, il motore narrativo del primo episodio della saga: le ragazze dell’Havel, cui il bambino è stato sottratto, chiederanno aiuto alla fazione di Gropiusstadt ed arriveranno a Tegel per esigerlo dal gruppo più violento dei sopravvissuti. Che dire? Si comincia con una cartina topografica di Berlino Ovest, ci si ritrova incollati alla storia fin da subito in uno scenario urbano postapocalittico, all’insegna del degrado, senza energia elettrica né acqua corrente, un altro mondo, insomma… ma per il lettore lo sfogliare pagine per seguire la storia è dolce in questo mare: situazioni coinvolgenti, un ritmo tambureggiante, personaggi strepitosi, come l’indimenticabile Sven, il diciannovenne con un piede già nella fossa che fa comunque la cosa giusta quando è il momento. Sul fronte stilistico risultano davvero azzeccati i vari flashbacks del passato “normale” di alcuni protagonisti che contrappuntano l’intreccio portante e amplificano la sensazione di spaesamento che caratterizza la storia, che sembra una rielaborazione distopica de Il signore delle mosche di William Golding. Assolutamente imperdibile.

Fabio Geda – Marco Magnone, Berlin. I fuochi di Tegel, Milano, Mondadori, 2015; pp. 202

 

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