Un desolato
campetto di calcio nei pressi di una piccola frazione del comune di Bellino, in
Puglia, è il luogo d’incontro di due variopinti gruppi di ragazzi che vogliono
giocare a pallone: il primo, capitanato dal quattordicenne Paolo, è del posto e
sogna di riscattare l’umiliante 1-6 con cui è uscito alla partita d’esordio un
anno prima dal torneo di San Gregorio, il patrono locale; l’altro, guidato da
Imed, è una compagine di giovanissimi rifugiati del vicino centro d’accoglienza
che assembla ragazzi arrivati dall’Africa in cerca di un futuro migliore.
Quello sgangherato campetto da cui si accede da un buco nella rete di
recinzione diventa prima il teatro dell’inevitabile sfida per chi si
conquisterà il diritto di allenarsi lì dentro, e poi uno spazio di integrazione
tra i ragazzi italiani e i coetanei africani, tutti uniti dal comune desiderio
di vincere il torneo di San Gregorio, anche se le cose all’inizio sembrano
parecchio difficili, in particolare per l’ostinazione di Paolo e di Imed,
entrambi attaccanti di razza, di non passarsi
mai la palla tra loro. Poi, tutte le tessere del complicato puzzle sembrano
mettersi a posto con l’arrivo del nonno di Paolo in veste di allenatore e
soprattutto di educatore, dato che lui crede fermamente nell’integrazione
avendo conosciuto il razzismo sulla propria pelle da giovane, quando è emigrato
in Belgio per lavorare in miniera. Con l’arrivo di una pallavolista che è anche
bravissima in porta, la scoperta della vocazione da trainer di Luigino, già
disastroso come portiere titolare, il sogno di vincere il torneo sembra davvero
a portata di mano per la nuova squadra, che il nonno di Paolo ha felicemente battezzato
Fugees Football Club. Il problema è che Imed potrebbe partire da un momento
all’altro per raggiungere la sorella in Svezia, la sua unica parente
sopravvissuta alla tragedia che lo ha privato della sua famiglia, ma, al
momento opportuno, quando tutto sembrerà andare in frantumi alla vigilia della
partita decisiva, sarà proprio Paolo a lasciarsi alle spalle i pregiudizi razziali
del padre per fare la cosa giusta a favore del compagno rifugiato. È questa la
storia – semplice, coinvolgente e narrata a buon ritmo – al centro di Fugees Football Club, un romanzo di
narrativa per ragazzi a sfondo sportivo scritto a quattro mani da Igor De
Amicis, commissario di polizia penitenziaria e scrittore per vocazione, e Paola
Luciani, insegnante di sostegno alla primaria e ormai da anni firma di primo
piano della letteratura per l’adolescenza e dintorni. I due autori sono stati
davvero efficaci nel creare una dinamica alchimia tra il sogno più gettonato
dai ragazzini di oggi, ovvero sfondare nel patinato mondo del pallone, e
l’obiettivo sociale forse più giusto ma meno condiviso delle nazioni sviluppate
del mondo contemporaneo: superare i pregiudizi nei confronti di immigrati e
rifugiati che lasciano o fuggono dai luoghi in cui sono nati in cerca di un
futuro o soltanto per sopravvivere. Questa piccola storia di sport rema in tal
senso e lancia ai lettori un bel messaggio sull’importanza dell’integrazione e del
superamento delle ingiustizie che da sempre dividono il pianeta tra stati che
hanno tutto e altri, molto più numerosi, purtroppo, che non hanno niente. Da
provare.
Igor De Amicis-Paola Luciani, Fugees Football Club, Torino, Einaudi,
2019; pp. 157