mercoledì 28 aprile 2021

L'ONDA: IL NAZISMO È ANCORA QUI

La storia al centro di questo romanzo di Todd Strasser s'ispira a una sorta di esperimento sociale (e didattico) realmente "proposto" da un docente di storia, Ron Jones, ai suoi studenti della Cubberley High School di Palo Alto, in California, nella prima settimana di aprile del 1967. Il libro, che rielabora questo strano laboratorio didattico in chiave romanzesca, uscì nel 1981 e da allora è diventato un testo di narrativa di riferimento a livello scolastico in Germania, dove nel 2009 è stato prodotto l'omonimo film di Dennis Gansel, ispirato alla stessa esperienza, che ha fatto molto discutere ed ha riscosso un notevole successo in patria. La storia al centro del romanzo di Todd Strasser è ambientata in una scuola superiore americana, la Gordon High School, e vede protagonista il professor Ben Ross che incontra non poche difficoltà a far capire ai suoi studenti, che stanno studiando il secondo conflitto mondiale, l'ascesa al potere di Hitler in Germania, uno degli stati storicamente più civili del vecchio continente. Per risultare più incisivo, Ross decide così di fare un curioso esperimento sociale, partendo da poche, semplici regole disciplinari: un atteggiamento generalmente più composto e rispettoso, risposte concise (e rigorosamente in piedi), l'uso di un saluto di riconoscimento del movimento, che viene denominato appunto l'Onda. L'istituzione di un gruppo codificato in cui riconoscersi paradossalmente contagia nuovi studenti, e in breve la situazione sfugge di mano al docente: i suoi studenti iniziano a discriminare chi non si riconosce nel loro movimento, arrivando a compiere atti di bullismo e di violenza - addirittura uno di loro si offre di proteggere Ross come guardia del corpo -. L'incauto professore dovrà dunque trovare un modo per mettere fine all'esperimento svelando ai suoi studenti cosa sono diventati quasi senza accorgersene. Nel complesso Il segno dell'onda si presenta come un romanzo di grande presa, nonostante sia caratterizzato da uno stile essenziale e privo di fronzoli. L'incipit ci porta all'interno di una normale classe dei giorni nostri alle prese col più classico dei problemi: la mancanza di interesse causata dall'assenza di coinvolgimento diretto, difficoltà che il docente protagonista cerca di superare inventandosi una didattica laboratoriale fin troppo efficace e contagiosa. Via via che la storia procede, s'intuiscono i primi segnali inquietanti, ma anche progressi troppo evidenti per mollare tutto all'improvviso, così il protagonista lascerà procedere l'esperimento finché non sarà costretto a fare la cosa giusta cercando di impedire il peggio. Assolutamente da provare. 

Todd Strasser, Il segno dell'onda, Milano, Archimede, 2008; pp. 159 


giovedì 8 aprile 2021

IL PIANISTA: LA STORIA DI WLADYSLAV SZPILMAN

Questo libro autobiografico di Wladyslaw Szpilman (1911-2000), uno dei pianisti polacchi più celebri della sua generazione, racconta gli anni dal 1939 al 1945, in cui, essendo di origine ebraica, in seguito all’invasione tedesca il noto musicista fu costretto a vivere con la sua famiglia l’allucinante esperienza del ghetto di Varsavia, per poi cercare di sopravvivere da solo durante un lungo periodo di clandestinità in attesa della liberazione. Il pianista racconta con implacabile realismo e dalla prospettiva delle vittime la privazione dei diritti a danno degli Ebrei polacchi applicata dagli invasori nazisti: agli Ebrei è vietato di entrare nei locali pubblici, di riunirsi nelle piazze, di camminare sui marciapiedi, di possedere più di una certa quantità di contanti, di indossare al braccio un simbolo di riconoscimento etnico. In seguito le limitazioni aumentano a dismisura quando le famiglie ebraiche sono costrette a trasferirsi nel ghetto di Varsavia, uno spazio chiuso ed ovviamente dotato di alloggi ristretti e miseri, un non-luogo dove la fame e le malattie sono i problemi più diffusi, per non parlare delle quotidiane umiliazioni inflitte dai nazisti ai malcapitati di turno, che possono essere giustiziati per minime infrazioni. La strada del protagonista si divide da quella dei suoi familiari quando arriva il momento della deportazione nei lager: all’ultimo momento una guardia ebraica lascia scappare Szpilman perché in futuro, quando la barbarie della Shoah sarà finita, il celebre pianista potrà dare il suo contributo per andare oltre. Da lì in poi Szpilman dovrà cercare di tenere duro resistendo in appartamenti chiusi, in attesa dell’arrivo dei volontari che gli portano il cibo per sopravvivere, sempre da solo e in silenzio (quindi anche senza la possibilità di suonare). Dalla sua prospettiva di clandestino il protagonista assisterà anche all’eroica rivolta del ghetto di Varsavia, destinata a finire in un nulla di fatto ma di grande impatto morale. Tutto è destinato a concludersi con la fuga finale tra le macerie del ghetto, quando la sorte gli consentirà di salvarsi mostrando il suo talento musicale all’ufficiale tedesco Wilm Hosenfeld, che lo aiuterà nel periodo che prelude alla liberazione (e a cui purtroppo Szpilman non riuscì a restituire il favore). Insomma, a tutti gli effetti queste pagine raccontano, come recita il sottotitolo dell’edizione italiana, “la straordinaria storia di un sopravvissuto”, tragica e struggente da far male. Il libro fu scritto da Szpilman all’indomani dei tragici avvenimenti vissuti e pubblicato nel 1946, quindi mai più ristampato, almeno finché il figlio di Szpilman, Andrzej, ne trovò una copia e riuscì a farlo pubblicare in tedesco, con l’aggiunta di alcuni stralci del diario dell'ufficiale tedesco Wilm Hosenfeld e con una postfazione di Wolf Biermann. Il pianista è stato traslato sul grande schermo dall’omonimo film di Roman Polanski del 2002, che ha ottenuto un grande successo a livello internazionale ed è stato premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes e con tre premi Oscar.

Wladyslav Szpilman, Il pianista, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2008; pp. 239

sabato 3 aprile 2021

MANDELA E LA PARTITA DI RUGBY CHE UNÌ IL SUDAFRICA


Propriamente Ama il tuo nemico è un libro di inchiesta che approfondisce un preciso momento della storia sudafricana recente, non a caso l’autore è il giornalista inglese John Carlin, che ha scritto per alcune delle più celebri testate a livello internazionale, compreso “The Indipendent”, di cui è stato corrispondente in Sudafrica dal 1989 al 1995. Carlin dunque ha vissuto direttamente gli anni decisivi per la nascita della nazione arcobaleno, segnati dalla scarcerazione di Nelson Mandela dopo una prigionia di ventisette anni e dalle prime elezioni a suffragio universale che lo hanno reso presidente. Mandela però era diventato il capo di una nazione ancora divisa tra una maggioranza bianca timorosa dei sentimenti di rivalsa della maggioranza nera lungamente oppressa dal regime dell’apartheid: Ama il tuo nemico è incentrato sul racconto del sogno sportivo che il presidente sudafricano cercò di sostenere in ogni modo per unire un popolo ancora lacerato dalle divisioni. Quel sogno fu innescato dai mondiali di rugby che il Sudafrica avrebbe ospitato nel 1995 dopo anni di esclusioni dalle competizioni sportive internazionali: Mandela dunque sostenne gli Springboks, la nazionale di rugby sudafricana, da sempre considerata un simbolo dell’apartheid da parte dei sudafricani neri e un grande orgoglio degli afrikaner bianchi. Nel nuovo Sudafrica gli Springboks sarebbero dovuti scomparire, e invece Mandela usò la sua grande capacità di persuasione per tutelarli, incoraggiando la squadra e il capitano Francois Pienaar a compiere un miracolo che avrebbe unito il paese, bianchi e neri, come magicamente avvenne il 24 giugno 1995, quando nello stadio di Ellis Park, a Johannesburg, il Sudafrica sconfisse la Nuova Zelanda, la nazionale dei fortissimi All Blacks, vincendo la coppa del mondo dopo una finale al cardiopalma, come in ogni favola sportiva a lieto fine che si rispetti. Ama il tuo nemico è il racconto del lungo cammino che portò Nelson Mandela fuori dalla cella dove aveva passato gran parte della sua vita adulta, un percorso decennale incorniciato tra la mattina e la sera del giorno della partita di rugby che unì una nazione in un solo popolo. Un gran bel libro, insomma, dotato di una morale irresistibile e commovente, e che offre un impeccabile ritratto di Nelson Mandela, forse la figura politica più significative della storia recente, l’uomo che uscì di prigione pronto a perdonare i nemici che l’avevano rinchiuso dietro le sbarre per ventisette anni. Da questo libro Clint Eastwood ha tratto il film Invictus.

John Carlin, Ama il tuo nemico, Milano, Sperling & Kupfer, 2009; pp. 289

 

TIM SPECTER E IL CLUB DELLA PAURA

Nell’ombrosa Londra di fine Ottocento Tim Specter è indiscutibilmente il più grande cacciatore di fantasmi della sua epoca, sempre accompagnato nelle sue avventure dal suo maggiordomo Jonathan Wilfrid, fedele quanto brontolone. A dir la verità Tim Specter, più che un cacciatore di ectoplasmi, è una sorta di “liberatore” di fantasmi dalle catene che ancora li tengono legati alla nostra realtà. In particolare Il Club della Paura prende avvio da un momento di pausa che il protagonista decide di prendersi dalla caccia alla sua nemesi, il mostruoso Thaddeus Mirkola, inspiegabilmente evaso dal carcere di Newgate, per rispondere all’invito dello stravagante Club della Paura, un’associazione di curiosi personaggi che sono soliti riunirsi nello spettrale castello dei Dragonwyck per raccontarsi storie di fantasmi in una magione atta alla bisogna. Tra parentesi nel castello da qualche tempo uno spettro si aggira per davvero, ed è appunto quello del padrone di casa, misteriosamente defunto durante una cena del club e fermamente convinto di essere stato assassinato da uno degli ex compagni. Riuscirà il nostro eroe a dipanare il gomitolo della complessa matassa? Forse, e passando per un nugolo di storie di spettri che ogni componente del Club della Paura vorrà assolutamente infliggere a lui e al suo maggiordomo in ossequio alla tradizione. Le cose sono destinate a complicarsi quando Tim Specter tramite un sogno riuscirà ad intravedere un modo per assicurare Mirakola alla giustizia, anche perché una vittima del suo tremendo avversario è la sua amata moglie Elizabeth. George Bloom (pseudonimo letterario dello sceneggiatore di fumetti Marco Nucci) ha inventato una saga per ragazzi che racconta situazioni di marca sovrannaturale attraverso il registro comico, con frequenti onomatopee e usando un tono spesso irresistibilmente ironico. Tra le storie nella storia da segnalare quella che fa da premessa al romanzo vero e proprio, davvero deliziosa. Arricchiscono il libro le illustrazioni di Paolo Gallina. Da provare.

George Bloom, Tim Specter. Il Club della Paura, Firenze-Milano, Giunti, 2019; pp. 231

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...