Romanziere tra i più influenti della sua generazione, Ray
Bradbury (1920-2012) all’inizio degli anni Cinquanta ha scritto in breve
successione i suoi due indiscussi capolavori romanzeschi, Cronache marziane e Fahrenheit
451, con cui ha rinnovato il genere fantascientifico, ma nel corso di tutta
la sua carriera si è dedicato alla stesura di racconti, puntualmente raccolti
su varie antologie. Nell’ambito della narrativa breve il picco assoluto della
produzione di Bradbury sono senza dubbio i trentaquattro racconti pubblicati
nella raccolta Il grande mondo laggiù,
uscita nel 1984 e che assortisce storie scritte dall’autore nell’arco temporale
tra il 1944 e il 1980 (circa un terzo risalgono agli anni Quaranta e oltre due
terzi agli anni Cinquanta). I racconti di questa straordinaria raccolta
assortiscono generi diversi, con una decisa prevalenza per quelli che
raccontano ricordi del passato, misteri inquietanti e indecifrabili o storie
fantascientifiche, racconti sempre narrati sul filo di in un’insostenibile suspense, perché Bradbury sa come
intrigare il lettore e tenerlo sulla corda fino all’ultima riga, prima di
stupirlo con un finale mozzafiato. La raccolta prende avvio con La sera, che narra la strana notte di
attesa di una possibile disgrazia dalla prospettiva di un ragazzino che vive l’ansia
vissuta dalla madre per il ritardo (inspiegabile) del fratello maggiore nel
rientro serale a casa, e si chiude con una storia davvero simbolica come La fine del principio, che ci mostra l’inizio
dei viaggi spaziali dal punto di vista di due persone come tante che riflettono
sul momento di svolta cui stanno per assistere (che cambierà per sempre il
destino dell’umanità) prima di tornare ai propri impegni quotidiani. In mezzo
tra i due estremi figurano molti racconti a pronta presa e un pugno di gemme
assolute: come Il lago, che rievoca
una tragedia lacustre che si chiude anni dopo in modo inquietante e simbolico,
oppure Rumore di tuono, che narra un
safari temporale e le imprevedibili conseguenze dell’effetto farfalla sul
flusso temporale, o infine Tutta l’estate
in un giorno, che ci farà scoprire il Sole dalla prospettiva di un gruppo
di bambini nati su Venere, dove la pioggia costante s’interrompe soltanto una
volta ogni sette anni. Il Leitmotiv della
raccolta è sempre l’universo fantastico dell’autore, che si alterna tra
presente e futuro per raccontarci il mondo emotivo dei suoi personaggi cercando
di catturarne la ragnatela di valori: gli affetti, l’amicizia, la solidarietà,
l’amore, non necessariamente in quest’ordine. Un’antologia davvero splendida e scritta
da un autore davvero ispirato: vi catturerà dalla prima storia e vi incuriosirà
fino all’ultima con racconti difficili da dimenticare, di quelli che consentono
al lettore di lasciarsi trasportare altrove in poche pagine per ritornare a
casa in tempo per cena…
Ray
Bradbury, Il grande mondo laggiù,
Milano, Mondadori, 2002; pp. 434