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venerdì 23 ottobre 2020

MÉTO. LA CASA: UNA SAGA DISTOPICA DA NON PERDERE

Prima parte della trilogia Méto dell'autore fracese Yves Grevet, La Casa (con la "c" maiuscola) è l'episodio iniziale di una saga distopica per ragazzi, un serrato romanzo d'avventura e al tempo stesso un intrigante esempio di letteratura carceraria. L'ambientazione è particolarissima e la scopriamo attraverso una narrazione in prima persona che offre al lettore l'impressione di scoprire la realtà circostante attraverso le impressioni in tempo reale del protagonista, Méto, appunto. Siamo in un'isola deserta (anche se non lo capiremo subito), all'interno di una grande casa in cui sessantaquattro ragazzi di varie età vivono isolati dal resto del mondo: sono suddivisi in gruppi caratterizzati da divise di colori diversi e sono sottomessi a rigidissimi sorveglianti che chiamano Cesari, implacabili nel punirli per la loro inosservanza alle regole, come pure per le domande non autorizzate (praticamente tutte). Per chi sgarra la punizione più temuta è di essere rinchiusi nel frigo, la cella frigorifera dove finiscono per essere chiusi a chiave, rigorosamente da soli, i ragazzi che non rispettano le regole. Tutti i giovani inquilini della Casa si fanno le stesse domande (destinate a non aver risposta): dove sono? Che facevano prima di finire lì? E, in particolare, dove diavolo andranno a finire quando saranno diventati troppo grandi? Questo è il dubbio principale di Méto, che è un Rosso (ovvero uno dei più grandi) e quindi è particolarmente ossessionato dal futuro che lo aspetto, anche se non può parlarne con nessuno, perché ignora le potenziali spie che potrebbero esserci nella cerchia dei compagni e che potrebbero far rapporto ai Cesari sul suo conto, facendolo così finire nel frigo. L'ambientazione, intrigante e inquietante al tempo stesso, è questa: siamo immersi nei pensieri del protagonista e insieme a lui scopriremo a piccoli passi una serie di indecifrabili indizi che chiariranno il quadro - come la misteriosa medicina che tutti i ragazzi assumono quotidianamente tramite iniezione, una sorta di sedativo per la memoria, oppure la strana coincidenza che nessuno ricordi la sua vita precedente all'arrivo nella Casa - e ci condurranno all'unico sviluppo possibile della vicenda, una rivolta dopo la quale nulla potrà più essere come prima. Nel complesso ne vien fuori una gran bella storia, dove la suspense si affetta letteralmente col coltello mettendo il lettore nell'impellenza di procedere a grandi falcate lungo gli sviluppi romanzeschi che lo attendono. Méto. La Casa convince anche per l'implicita simbologia del trapasso dall'adolescenza alla maturità che il romanzo nasconde in tralice. Una lettura imperdibile, insomma: se farete due passi nei primi capitoli della Casa, di sicuro vi troverete intrappolati nella saga fino all'ultima pagina.

Yves Grevet, Méto. La Casa, Casal Monferrato, Sonda, 2012; pp. 162


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