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lunedì 23 gennaio 2023

BILLY ELLIOT, UNA STORIA DI FORMAZIONE TRA PICCHETTI E PASSI DI DANZA

Tutto è cominciato con l’uscita di un piccolo film britannico, Billy Elliot, diretto da Stephen Daldry nel 2000 e in breve tempo diventato un grande successo internazionale in grado di attirare ben tre nominations all’Oscar (miglior film, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale) e diventare in seguito un apprezzatissimo musical musicato da Elton John. Contrariamente a come accade di solito (un romanzo di successo che viene traslato sul grande schermo) il film di Stephen Daldry è diventato un romanzo del giornalista e scrittore britannico Melvin Burgess, classe 1954, che ha basato il suo libro ovviamente sulla bellissima sceneggiatura scritta da Lee Hall. La storia è esattamente la stessa che ha incantato milioni di spettatori in tutto il mondo: prende avvio a Durham, nel 1984, nella casa di una normale famiglia operaia del Nord Est dell’Inghilterra. Vi risiedono quattro persone appena uscite da un tremendo lutto che ha lasciato in ognuno di loro cicatrici silenziose: il padre di famiglia, Jackie Elliot, e il figlio maggiore Tony, entrambi minatori, l’adolescente Billy e la disorientata nonna di cui si occupa per evitare che si perda nel nulla. Chi è scomparsa è la madre Rose, che manca a tutti ma soprattutto al figlio minore. Il momento è uno dei più drammatici della storia per i minatori inglesi, che hanno avviato uno sciopero ad oltranza contro il governo della conservatrice Margaret Thatcher, la cosiddetta Iron Lady: Jackie e Tony tengono duro nonostante fare sciopero comprometta non poco le già misere finanze familiari, soprattutto il padre sta vacillando ma cerca di resistere per dare una possibilità al figlio maggiore, che non ha altro futuro possibile che la miniera di carbone. Nel frattempo Billy pratica con scarso successo la boxe, una tradizione degli Elliot per cui non è assolutamente portato, non a caso è più attratto dal corso di danza di Miss Wilkinson, che si svolge nella stessa palestra e prende avvio proprio quando termina il corso di pugilato. Fatalmente il ragazzo trova interessante cimentarsi con le scarpette da ballo, pur sapendo che un’attività simile è destinata a suscitare l’ira del padre perché eccessivamente effeminata (in effetti vi partecipano solo ragazze). Per ironia della sorte, pur essendo una vera schiappa nel pugilato, Billy Elliot sembra avere un vero talento naturale per la danza, infatti Miss Wilkinson ritiene che dovrebbe fare un’audizione per essere accettato alla Royal Ballet School di Londra. Riuscirà Billy a convincere il suo riluttante genitore che proprio questo potrebbe essere il suo futuro? Quel che è certo è che le parole più intense del romanzo (e del film) sono quelle con cui Billy spiega ai suoi esaminatori le sensazioni che prova ballando, quasi scomparisse e si trasformasse in elettricità seguendo la musica. La versione romanzata di Melvin Burgess tratteggia con efficacia le tematiche del film, in cui alla tormentata storia di formazione centrale s’intrecciano varie sottotrame caratterizzate dalla discriminazione di genere, dalla lotta sociale, dalla povertà, dall’omosessualità, dal sogno di una vita diversa. Rispetto al film il romanzo è articolato in venti capitoli in cui si alternano sei diverse voci narranti (ovvero Billy, Jackie Elliot, Michael, Tony, Mr Dainty e George) che ci costringono a scoprire la storia da punti di vista talvolta molto differenti. Probabilmente il romanzo non regala le stesse emozioni del film ma nei momenti topici usa le stesse parole e ci va davvero molto vicino… Da provare.

Melvin Burgess, Billy Elliot, Milano, Fabbri, 2014; pp. 250

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