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lunedì 25 gennaio 2021

STEPHEN KING E LA BAMBINA CHE AMAVA TOM GORDON

Nonostante la trama tutto sommato tranquilla per il nume tutelare dell'horror contemporaneo, probabilmente La bambina che amava Tom Gordon è uno dei romanzi più terrificanti di Stephen King, l'indiscusso re del brivido. E questo non tanto per la presenza di elementi sovrannaturali in un contesto complessivamente realistico, quanto per la loro percezione da parte della piccola protagonista, Patricia McFarland, Trisha per gli amici, una ragazzina di nove anni che durante un'escursione perde di vista la madre e il fratello, perdendosi per diversi giorni in una natura incontaminata ma da incubo. Stephen King ci fa vivere in presa diretta la sua paura (in primis di morire da sola), le decisioni da prendere, i morsi della fame, la sua gola riarsa dalla sete, e la sua unica ancora alla civiltà: un walkman che le consentirà di riempire i momenti di maggiore ansia ascoltando via radio le partite dei suoi amati Red Sox e in particolare le gesta sportive del suo giocatore preferito, Tom Gordon, il mitico battitore di chiusura dei Sox. Trisha si ritrova in una situazione a dir poco tragica cercando un momento di pausa nell'infinito battibecco tra la madre e il fratello, che si accorgeranno della sua assenza troppo tardi per fare qualcosa: la ragazzina, infatti, perso ogni punto di riferimento, cercherà di mantenere un tragitto in linea retta, allontanandosi dalla famiglia ed addentrandosi sempre più nel bosco. Dopo l'iniziale scoramento la dinamica Trisha farà appello a tutte le sue forze ed alle sue esili cognizioni di sopravvivenza per tirare avanti, facendosi forza con la presenza immaginaria del 'suo' Tom Gordon, pregando l'entità del cosiddetto Subudibile di cui le ha parlato il padre e cercando di sfuggire ad un'inquietante presenza che parla osservarla di continuo in attesa del momento ideale per un agguato. E oltre a tutto questo Trisha realizza ben presto che per sopravvivere dovrà trovare bacche, felci commestibili e acqua per riempirsi lo stomaco, oltre che ripari improvvisati per superare la notte, sempre costantemente immersa in una nube di fameliche zanzare e fastidiosi moscerini, a spasso per un ambiente selvaggio e a tratti malsano che darà filo da torcere al suo fisico debilitato. King ci porta con straordinaria maestria - e tramite una perfida prolessi nelle prime pagine - nei meandri della mente sempre più scossa di una dinamica ragazzina gettata in una situazione disperata che le farà scoprire senza colpo ferire la crudeltà del mondo fuori dalla sua accogliente cameretta e senza poter confidare sull'amata bambola che ha lasciato dentro l'auto al parcheggio. Da provare: basta concedersi il primo capitolo per trovarsi coinvolti nella vicenda col desiderio di arrivare all'ultimo inning tutto d'un fiato insieme al vecchio, glaciale Tom Gordon. 

Stephen King, La bambina che amava Tom Gordon, Milano, Sperling & Kupfer, 2008; pp. 320

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