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venerdì 4 aprile 2025

JACK FRUSCIANTE È USCITO DAL GRUPPO DI ENRICO BRIZZI

Beh, leggere un libro come Jack Frusciante è uscito dal gruppo potrebbe essere anche una buona idea, direbbe senza dubbio il vecchio Alex, un tardoadolescente che col flusso dei suoi pensieri forse cerca di catturare, uh, il senso della vita. Quel roccioso ama pensare soprattutto pestando sui pedali della sua bici come un Girardengo appena più basso e rock, mentre si guadagna la salita verso il Seminario per approdare a una casa in mezzo al bosco dove vive Adelaide, per gli amici Aidi, che potrebbe anche essere la sua ragazza (ma di fatto non è tale). Lei e il vecchio Alex sono più che amici, oltre gli innamorati, semplicemente sono al di là, ecco. E la loro storia di stare insieme senza stare insieme è pure a tempo determinato perché Aidi, perdonatela, ha un biglietto aereo per gli States nel cassetto e dal prossimo settembre passerà un anno in Pennsylvania, così al nostro pirata non resterà che aspettare e stare a vedere. La trama è più o meno questa, sintetizzata con le parole che il buon Enrico Brizzi userebbe con quella sorta di terza persona confidenziale di marca bolognese di cui si serve per narrare le avventure esistenziali di quel roccioso del suo protagonista, parole peraltro alternate a quelle trascritte dall’archivio magnetico di Alex D. e dettate al suo fedele magnetofono (ovviamente in prima persona). C’è qualcosa di più, certo, inutile dirlo, ma l’umile scriba recensore preferisce scriverlo comunque: le disillusioni di un adolescente quasi a fine percorso che non vorrebbe essere incasellato nel destino annunciato che lui e tutti i suoi coetanei sembrano avere disteso all’orizzonte, le pruderies culturali che comunque in qualche modo lo colpiscono ed eccitano la sua curiosità, quel senso di incompiuto ma che al contempo pare già scritto che caratterizza da sempre tutti i tardoadolescenti che si rispettino dal buon Holden Caulfield in poi e di cui Jack Frusciante è uscito dal gruppo è un indimenticabile canto elegiaco in forma di romanzo. Il libro d’esordio di Enrico Brizzi sostanzialmente è una fotografia (letteraria) del canto del cigno della generazione X catturata in movimento sul fronte scolastico (il classico Caimani è tratteggiato come una prigione con sprazzi d’ore d’aria), sul versante sociale (un pugno di rockettari con il sogno di un disco d’esordio) e ovviamente dal punto di vista sentimentale – il roccioso Alex D. che s’innamora della ragazza perfetta, anche se presto dovrà salutarla per un anno intero –. Sembra un’accozzaglia improbabile e scontata, invece il mix si rivela originale e cattura il lettore fin dalle prime pagine per non lasciarlo più e a tale scopo mi giova ricordare che la prima volta mi capitò di sfogliarlo solo per dare un’occhiatina a un libro posato su un asciugamani steso su una spiaggia: lo lessi tutto d’un fiato astraendomi dal sole e dal mare per restituirlo alla legittima proprietaria qualche ora dopo. E questo rende questo romanzo un libro decisamente da consigliare al prossimo…

Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Milano, Baldini & Castoldi, 2006; pp. 182

giovedì 13 febbraio 2025

L'ITALIA DI OGGI, LA NATURA, L'ÌRONIA E... MARGHERITA DOLCEVITA

Stefano Benni, classe 1947, con Margherita Dolcevita ha scritto una fiaba ecologica che nasconde al suo interno un quadro ironico e dissacrante dell’Italia di oggi, oppressa dalla divinità del sacro consumo e da un’imperante sottovuoto morale. Di nuovo rispetto ai romanzi precedenti dello scrittore bolognese Margherita Dolcevita può contare su un’irresistibile protagonista che ci racconta la storia (e si racconta) in prima persona, Margherita ovviamente, una “bambina in scadenza” di quasi quindici anni: leggermente sovrappeso, con occhi maliardi e blu e capelli biondi ricci tendenti al fusillo, fiera inventrice di libri mai scritti (che racconta però di aver letto), una piccola anticonformista con un problemino alla valvola cardiaca ed un’innata propensione a leggere la realtà attraverso il filtro di una naturale ironia. Insieme al suo cosiddetto “cancatalogo” Pisolo, incredibile incrocio di ogni razza canina, animale e forse vegetale, la nostra Margherita ci porta all’interno di una normalissima famiglia media italiana, la sua: un padre mite e pensionato, strenuo difensore dei vecchi oggetti che raccoglie e ripara in un vecchio capannone; una madre casalinga che fuma sigarette virtuali e non si perde una replica dell’amata soap “Eternal love”; un fratello maggiore, di professione ultrà che si divide tra calcio e pallone; un fratello minore genio in erba e videogiocatore incallito; un nonno stralunato che ingerisce cibi scaduti per immunizzarsi dai veleni della società postindustriale. La famiglia della nostra eroina vive in una cadente villetta periferica con giardino, una casa ai margini di un grande prato e di un bosco che nasconde al suo interno le macerie di una casa bombardata e il fantasma della Bambina di Polvere, l’anima di una bimba morta durante la guerra, l’amica dolce e spaventosa di Margherita nonché il personaggio più struggente di tutto il romanzo. A turbare questo quadretto familiare nel prato accanto spunta dal terreno un gigantesco cubo di cemento che ricorderebbe il deposito di Zio Paperone, se non fosse ricoperto interamente di vetro nero, recintato da una siepe artificiale in perfetto accordo con il tono sintetico del giardino con piscina annessa. All’interno si nasconde un prototipo di famiglia dei nostri tempi che sembra cesellato sul massimo esempio nazionale: il padre, Frido Del Bene – sempre sorridente e con una chioma fasulla ottenuta da “trapianto progressivo bioselezionato” –, rampante affarista senza scrupoli e biecamente reazionario verso i margini sociali, come la gentil consorte Lenora, celebrazione della casalinga ricca, alla moda e nullafacente, o la figlia adolescente Labella, una superficiale top model in erba. Ben presto la diabolica famiglia Del Bene – che al suo interno accoglie perfino l’eccezione autorizzata di Angelo, il classico figlio ribelle per cui subito ovviamente Margherita sentirà simpatia – comincerà ad allungare le proprie spire consumistiche verso i vicini, mesmerizzandoli uno ad uno con un’irresistibile gradualità che ricorda L’invasione degli ultracorpi: solo Margherita ed il vecchio nonno resteranno immuni al loro fascino sottile e tenteranno, con l’arma scardinante della fantasia e con l’indispensabile aiuto dell’amica fantasma, di salvare il loro piccolo mondo, che come il mondo intero sembra avviato a precipitare verso un abisso di colpevole stupidità. Un gran bel romanzo per ragazzi che condensa tutta l’arte narrativa di Stefano Benni nell’irresistibile figura Di Margherita. Assolutamente da provare. 

Stefano Benni, Margherita Dolcevita, Milano, Feltrinelli, 2005; pp. 207

mercoledì 5 febbraio 2025

L'ULTIMA ESTATE COI DISCHI VOLANTI

È uno scrittore che a suo dire ha vissuto diverse vite (alcune anche piuttosto avventurose) Maurizio Maggiani, nato nel 1951 in un paese della provincia di La Spezia: maestro carcerario e di bambini non vedenti, aiuto regista, montatore, fotografo, pubblicitario, impiegato e infine autore di romanzi. Tra i suoi libri corre l’obbligo di ricordare almeno Il coraggio del pettirosso (Premio Viareggio e Premio Campiello), La regina disadorna e Il viaggiatore notturno (Premio Strega). La sua ultima fatica letteraria s’intitola L’ultima estate coi dischi volanti, che è anche il suo primo romanzo per ragazzi. Si tratta di una storia a tinte dichiaratamente autobiografiche, che attinge a pieni neuroni dalle memorie dell’autore adolescente a Castelnuovo Magra, ovvero il paese tra le Alpi Apuane e il mare dove Maggiani è nato ed ha passato i suoi anni giovanili. Ed è proprio qui, in questo tipico luogo di provincia, ricco di storie strane e improbabili che si raccontano a veglia tra amici davanti a un focolare, che fin da bambino Maggiani ha scoperto la sua vena da narratore e che è diventato scrittore, ascoltando racconti (alcuni abbastanza) assurdi tramandati nella sua famiglia, come quello della gallina che viveva anche senza cervello, giusto per ricordarne uno. In effetti l’autore si scopre narratore quando si trova a vivere in prima persona un’avventura horror, trovandosi inseguito da un fantomatico mostro sul ciglio del canale tornando a casa con l’oscurità, e poi la racconta in modo apprezzabile. Si conferma tale tempo dopo quando entra nella locale Società dei cacciatori di dischi volanti, un pugno di ragazzini che si ritrovano in una scalcinata baracca in mezzo a un boschetto superstite di un progetto edilizio di ampliamento del paese: l’autore diventa il trascrittore del libro mastro delle imprese dell’associazione, durante le cui riunioni i componenti fumano amarissime radici di sambuco e discutono dei libri del loro eroe, lo scrittore e divulgatore Peter Kolosimo. Tutto cambia quando la compagnia entra in contatto con la Patri e soprattutto con il padre di lei, professore ed esperto escursionista, pronto a guidare la variegata truppa dei cacciatori di dischi volanti in gita notturna al Monte Bruno, dove si dice che da secoli gli alieni siano soliti discendere periodicamente per visitare il nostro pianeta. Per i componenti dell’allegra brigata di ragazzini interessati agli alieni e dintorni l’escursione è l’avventura più grande che hanno mai sperato di vivere e, come spesso capita nella vita reale, è il preludio alla fine dell’adolescenza e all’ingresso nell’età adulta, anche se all’autore restano comunque i ricordi alla base di questo libro... L’ultima estate coi dischi volanti è un accattivante romanzo di formazione per ragazzi che riesce a catturare a meraviglia l’incertezza e la voglia di scoprire l’ignoto che caratterizzava quel grande periodo di trasformazione nazionale all’inizio degli anni Sessanta, quando tanti paesi di campagna come Castelnuovo Magra cambiarono pelle entrando a timidi passi nell’Italia dei tempi nostri. Assolutamente da scoprire.

Maurizio Maggiani, L’ultima estate coi dischi volanti, Milano, Feltrinelli, 2024; pp. 203

domenica 19 gennaio 2025

RICORDAMI DI MERCOLEDÌ DI JERRY SPINELLI

Senza dubbio Jerry Spinelli è uno degli autori di libri di narrativa per ragazzi più prolifici degli Stati Uniti da diversi decenni: classe 1941, lo scrittore originario della Pennsylvania all’inizio della sua lunga carriera ha scritto romanzi per adulti ma ben presto si è reso conto che il suo pubblico di riferimento sono bambini e adolescenti, ai quali ha dedicato piccoli capolavori come La schiappa, Crash, Stargirl e Misha corre. Al centro del suo ultimo romanzo Ricordami di mercoledì figura una particolarissima tradizione che riguarda tutti gli studenti di terza media della cittadina di Amber Springs, Pennsylvania, che ricorre ogni secondo mercoledì di giugno: ogni alunno riceve infatti una camicia nera e la tessera anagrafica di uno dei cosiddetti “spiaccichi”, ovvero di un adolescente morto in un incidente stradale che ha causato con un comportamento imprudente o sconsiderato. Una volta indossata la camicia nera, ogni studente per convenzione sparisce e nessuno lo vede né lo considera più per tutta la giornata, come se fossero i ragazzi deceduti a cui sono stati associati. È il “mercoledì dei morti” e in teoria sarebbe una ricorrenza per indurre i ragazzini a non ripetere gli errori che sono costati la vita a chi li ha preceduti, ma in realtà quasi tutti la vivono come una giornata speciale di libertà assoluta in cui possono combinare impunemente ogni scherzo o idiozia la loro mente possa immaginare, dato che gli adulti fingono di non vederli. Ed essendo uno studente di terza media,  il timidissimo Robbie Tarnauer, Bruco per gli amici, aspetta a gloria questo giorno per vedere cosa combineranno le teste calde della sua scuola, e anche perché all’ora di pranzo è in programma una rissa tra due compagni che si odiano dall’asilo e finalmente faranno a botte come desiderano da sempre. Bruco ha un soprannome che descrive perfettamente la sua indole schiva ed il suo entusiasmarsi per interposta persona, infatti si accontenta di vivere della luce riflessa del suo migliore amico Eddie, che è il ragazzo più popolare e trascinante della scuola. Tutto cambia però quando Bruco si vede assegnare la tessera di Becca Finch, morta per uno sfortunato incidente causato dalla neve: un attimo dopo infatti il piccolo protagonista comincia a parlare con la “fanciulla spettrale” che la sorte ha associato a lui, rendendosi subito conto che è l’unico a percepirla. I due tra l’altro sono diversissimi: Bruco è schivo in modo imbarazzante, mentre Becca è (o, meglio, era) vivace ed estroversa. All’inizio la ragazza non capisce a cosa sia dovuto il suo momentaneo ritorno sulla Terra, poi comprende che la sua missione è far crescere il suo nuovo amico, così i due cominciano a familiarizzare ricostruendo la sfortunata catena di circostanze che ha portato Becca a morire. Nel frattempo nasce un’amicizia indimenticabile e Bruco inizia a scoprire il mondo, conoscersi meglio e credere in se stesso. Ricordami di mercoledì è un piccolo romanzo di formazione che racconta l’indimenticabile giorno che unisce un adolescente in fieri con una ragazza che non ce l’ha fatta cambiando per sempre il mondo del primo. Jerry Spinelli si conferma un delicato narratore di storie struggenti in grado di lasciare un segno profondo nei lettori, stavolta con una vicenda che miscela le difficoltà della crescita, la memoria e la morte. Assolutamente da provare.

Jerry Spinelli, Ricordami di mercoledì, Milano, Mondadori, 2023; pp. 235

venerdì 6 settembre 2024

LE TRE DEL MATTINO: UN INTENSO ROMANZO DI FORMAZIONE DI GIANRICO CAROFIGLIO

Dopo essersi costruito una solida reputazione come autore del genere giallo con la (contagiosa) serie dedicata all’avvocato Guerrieri, Gianrico Carofiglio ha cominciato ad esplorare con altrettanta fortuna la strada della saggistica e della narrativa sia romanzesca che breve. Le tre del mattino è un piccolo romanzo di formazione raccontato in prima persona dalla prospettiva del giovane protagonista, Antonio, che frequenta il liceo ed è un ragazzo dall’indole solitaria. La storia è preceduta da una pagina in cui Antonio, cinquantunenne, afferma di aver compiuto l’età che aveva il padre, ormai scomparso, all’epoca in cui i due hanno vissuto un momento fondamentale del loro rapporto durante un viaggio a Marsiglia, nel 1983, quando Antonio non aveva ancora compiuto diciotto anni. Da qui comincia un lungo flashback, che prende le mosse dalla scoperta di una rara forma di epilessia di cui Antonio aveva cominciato a soffrire forse all’età di sette anni e a causa della quale i genitori, separati da tempo, si erano rivolti a un luminare di Marsiglia, il dottor Gastaut. Dopo aver sottoposto il ragazzo a vari esami, lo specialista conforta i genitori sui miglioramenti di Antonio e si accorda per rivedersi tra tre anni per verificare l’andamento della sua patologia. A giugno del 1983 padre e figlio, che non hanno mai stretto un rapporto veramente significativo tra loro, partono alla volta di Marsiglia e il luminare transalpino attesta la guarigione di Antonio ma, per avere la certezza della definitiva scomparsa della malattia, il ragazzo si dovrà sottoporre a una veglia ininterrotta di due giorni e due notti: se il suo fisico reggerà a un simile stress senza che la malattia riemerga, Antonio sarà davvero guarito. Questa strana situazione di insonnia forzata sarà per i due l’occasione per scoprire Marsiglia, incontrare persone, ascoltare le loro storie, scoprire lati sconosciuti l’uno dell’altro e, soprattutto, conoscersi reciprocamente davvero per la prima volta. Per Antonio in particolare, anche considerando che sta per compiere la maggiore età, sarà un momento topico di passaggio all’età adulta, che scopriremo per sommi capi nell’epilogo. Le tre del mattino è un bellissimo romanzo di formazione sul tema forse più ricorrente della narrativa di Gianrico Carofiglio, ovvero il rapporto tra padre e figlio. Come spesso succede in questo genere romanzesco, la narrazione – Il giovane Holden docet – la narrazione si concentra su un frammento esistenziale particolarmente significativo della crescita del giovane protagonista. La storia, intassellata in un lungo flashback tra prefazione ed epilogo, cattura fin dalle prime righe con la prosa asciutta ma intensa dello scrittore barese e costringe (letteralmente) chi legge ad andare avanti una pagina dietro l’altra in direzione dello struggente finale. È un gran bel libro, insomma, peraltro dotato del merito aggiuntivo della concisione. Assolutamente da leggere.

Gianrico Carofiglio, Le tre del mattino, Torino, Einaudi, 2017; pp. 167

giovedì 18 gennaio 2024

RITROVARSI A... SAN QUALCOSA

Una delle situazioni ricorrenti per un ragazzo nelle famiglie complesse dei giorni d’oggi può essere ritrovarsi per caso in un posto in cui non voleva assolutamente trasferirsi ma in cui è stato costretto ad andare per seguire il padre nel suo nuovo lavoro. Magari è un posto anche senza attrattive, un San Qualcosa o un San Qualcuno qualsiasi, ma il nostro protagonista è ben deciso ad adottarlo per non creare problemi aggiuntivi al genitore che deve occuparsi di lui ed impegnarsi nel suo nuovo posto di lavoro. E così Simone, il protagonista dell’ultimo libro di Beniamino Sidoti, che s’intitola appunto Ti aspetto a San Qualcosa, decide di “adottare” la cittadina dov’è finito con l’arma della fantasia: per perlustrare le strade di San Postocomeunaltro seguirà di volta in volta le briciole di Hansel e Gretel (come nell’omonima fiaba dei Fratelli Grimm), oppure perlustrerà le piste urbane come se fosse il mitico Zanna Bianca di Jack London, o proverà a immedesimarsi nei panni giganteschi del GGG di Roald Dahl o si immaginerà di muoversi in un romanzo di Harry Potter o in libro di Richard Scarry. Insomma, ogni volta sarà un libro o un personaggio immaginario a fargli scoprire il suo nuovo mondo. Il primo giorno, tra parentesi, mentre si fa guidare dalla fiaba del fratello e della sorella abbandonati finisce davvero per imbattersi in una Gretel che si chiama Sara e diventa amico di questa fantasiosa ragazza che ogni giorno cerca di trovare un tesoro per le strade di San Qualcuno. La storia è tutta qua, ed è raccontata con molta fantasia e ricchezza di dettagli, e pian piano tra le pagine emerge un pesante problema familiare che ha spinto il padre e Simone a San Qualcosa, ma magari la soluzione parte proprio dall’imbattersi in un’amica con cui confidarsi per sentirsi un po’ meglio e tener duro. Un piccolo e delicatissimo romanzo di formazione davvero ideale per tutti quelli che sono in cerca di equilibrio. La storia, relativamente breve, è molto scorrevole e fantasiosa. Peraltro Ti aspetto a San Qualcosa è un libro stampato in caratteri ad alta leggibilità, quindi adatto anche a chi ha difficoltà di lettura. Da provare.

Beniamino Sidoti, Ti aspetto a San Qualcosa, Milano, Camelozampa, 2023; pp. 111 


venerdì 6 ottobre 2023

IL MISTERO DEL LONDON EYE

Si tratta del libro più famoso di una delle più grandi autrici di narrativa per ragazzi degli ultimi anni, Siobhan Dowd (1960-2007), scrittrice ed attivista inglese di origini irlandesi. Il mistero del London Eye ha vinto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il prestigioso Premio Andersen assegnato nel 2012 dall’omonima rivista italiana al libro tradotto nel nostro paese dalla casa editrice uovonero. Come si può intuire dal titolo, la storia ruota intorno a un classico impianto giallo e racconta lo strano caso dell’inspiegabile sparizione di un adolescente scomparso nel nulla durante un giro di trenta minuti a bordo del London Eye, la celebre ruota panoramica sulla riva sinistra del Tamigi che regala ai visitatori uno spettacolare scorcio di Londra dall’alto. Il ragazzo in questione si chiama Salim, viene da Manchester ed ha quattordici anni: i suoi genitori sono divorziati e la madre, Gloria, prima di trasferirsi a New York col figlio, ha deciso di passare a salutare la famiglia della sorella a Londra. E Salim, dopo aver ritrovato i due cugini Ted e Kat, praticamente degli sconosciuti (anche se li trova simpatici a prima vista), ha chiesto e ottenuto di fare un giro sul London Eye l’indomani. Il problema è che il giorno dopo, arrivati di fronte all’iconica ruota di bicicletta diretta verso cielo, hanno trovato una coda chilometrica alla cassa, ma un tizio è sbucato dal nulla offrendo loro un biglietto in quanto costretto a rinunciare all’ultimo secondo. Lo prende Salim, l’unico che non sia mai salito sul London Eye, e nei trenta minuti successivi i due fratelli lo seguono con lo sguardo fino al momento in cui i battenti della capsula si aprono e tutti i passeggeri ne escono fuori tranne il cugino… I due ragazzi, ça va sans dire, inizieranno ad indagare di pari passo con la polizia, e nelle ricerche si rivelerà sorprendentemente utile il fiuto investigativo del buon Ted, che è un autistico (per dirla con le sue parole) dotato di un cervello dove gira un sistema operativo diverso dalle altre persone: infatti non sa leggere le emozioni sui volti della gente, non comprende il senso riposto delle metafore, quando va in cortocircuito emotivo inizia a sfarfallare con le mani ed ha una vera e propria fissazione per la meteorologia. Elementi così diversi sorprendentemente lo aiuteranno a sbrogliare l’intricato bandolo della matassa, che resterà indecifrabile e ricca di suspense fino alla fine. Il mistero del London Eye è davvero un’imperdibile chicca narrativa a partire dall’irresistibile voce narrante di Ted, che ci racconta la vicenda dalla sua originalissima prospettiva. In tralice il romanzo della Dowd riesce ad attraversare con insostenibile leggerezza (ma grande profondità) varie tipologie di diversità, dall’autismo al razzismo, raccontando al contempo una splendida storia di formazione in cui un protagonista svantaggiato riesce a superare le proprie idiosincrasie e a crescere anche sul versante dell’autonomia personale. Azzeccata anche la scelta del plot giallo, che assicura suspense fino all’ultima pagina. Un romanzo per ragazzi assolutamente da non perdere.

Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye, Crema, uovonero, 2018; pp. 252

lunedì 20 marzo 2023

L’EVOLUZIONE DI CALPURNIA, IL ROMANZO D'ESORDIO DI JACQUELINE KELLY

Il sorprendente romanzo d’esordio della scrittrice americana Jacqueline Kelly s’intitola L’evoluzione di Calpurnia e racconta, rigorosamente in prima persona, un anno di vita dell’undicenne protagonista, Calpurnia Tate, per i familiari Callie Vee, una ragazzina che vive in una variegata famiglia composta, oltre che dai genitori, da un nonno e da sei fratelli maschi, tre anagraficamente più grandi di lei e tre più piccoli. Siamo in una fattoria del Texas nel lontano 1899 e Calpurnia non se la passa granché bene essendo l’unica figlia femmina della famiglia, soprattutto perché i suoi interessi sono piuttosto lontani da ciò che i suoi genitori e la società del suo tempo si aspettano da lei, che sembrerebbe destinata a diventare bravissima a gestire la casa, a cucinare e a cucire, per poi trovarsi un consorte ed occuparsi della famiglia. Al contrario Calpurnia è attratta dalla natura che la circonda, ha uno spiccato spirito di osservazione e una vera vocazione da esploratrice: il primo ad accorgersene è il suo adorato fratello maggiore, Harry, che le affida un taccuino tascabile rilegato in cuoio rosso esortandola ad usarlo per registrare le sue osservazioni scientifiche, perché a suo giudizio Calpurnia è un’autentica naturalista in erba. La giovanissima protagonista neanche sa esattamente il significato della parola “naturalista”, ma è ben decisa ad esserlo comunque per il resto della caldissima estate del 1899, annotando quel che vedrà nel suo taccuino e scoprendo ben presto, proprio per il fatto di avere qualcosa su cui prendere appunti, di essere in grado di vedere particolari mai notati prima… Ma dai primi dettagli nascono anche dubbi di ardua soluzione, come quando Calpurnia si rende conto che nell’ambiente circostante vivono cavallette gialle davvero molto più grandi delle cavallette verdi. Come mai? Appartengono forse a specie diverse? Alla protagonista viene in mente che un certo Darwin ha scritto un libro al riguardo, ma quando riesce a farsi portare nella biblioteca pubblica più vicina una scorbutica bibliotecaria si rifiuta di farglielo consultare con la scusa che si tratta di un testo poco adatto a una signorina. Le cose cambiano quando finalmente Calpurnia trova il coraggio per chiedere aiuto al nonno, scoprendo a sorpresa che da quando si è ritirato dagli affari affidando l’impresa di famiglia al figlio è diventato un rigorosissimo naturalista, infatti ha anche una copia del libro di Darwin, lo conosce in dettaglio ed è in grado di spiegarlo alla curiosissima nipote, che ben presto realizza di non aver praticato abbastanza il membro più interessante della famiglia. Il resto del romanzo alterna avventure vissute dalla protagonista in solitaria a quelle in coppia col dinamico nonno, tra esperimenti di distillazione di superalcolici dalle noci pecan all’individuazione di nuove specie vegetali, entrambe amene attività cui purtroppo si sovrappongono le insopportabili fatiche imposte alla povera Calpurnia dalla madre, ben decisa a far debuttare la figlia in società, a renderla una cuoca sopraffina ed un’infaticabile tessitrice di calzini. Il succo della storia, neanche a dirlo, starà nello scoprire se la piccola protagonista si farà fagocitare dal ruolo che tutti vogliono cucirle addosso o riuscirà a far emergere la sua personalità e il suo sogno esistenziale: noi lettori inizieremo a rendercene conto via via con una piccola citazione da L’origine delle specie di Charles Darwin che fa da premessa ad ogni capitolo del libro. L’evoluzione di Calpurnia è ovviamente un romanzo di formazione e al contempo di avventura nel senso più lato, e ne è protagonista una strepitosa figura di adolescente che sembra un originale cocktail che miscela Tom Sawyer, Pippi Calzelunghe e l’evoluzionismo darwiniano. Un esempio davvero coinvolgente di narrativa per ragazzi ad alto tasso fosforico e capace di innescare riflessioni non banali sulle discriminazioni di genere che fino a un passato non troppo remoto hanno impedito al gentil sesso il sogno di una vita diversa. Assolutamente da non perdere: si comincia a guardare il mondo dagli occhi di Calpurnia e non si può evitare di passare gli ultimi mesi dell’ultimo anno dell’Ottocento in sua compagnia per vedere cosa ha in serbo per lei il nuovo secolo…

Jacqueline Kelly, L’evoluzione di Calpurnia, Milano, Salani, 2011; pp. 287

lunedì 23 gennaio 2023

BILLY ELLIOT, UNA STORIA DI FORMAZIONE TRA PICCHETTI E PASSI DI DANZA

Tutto è cominciato con l’uscita di un piccolo film britannico, Billy Elliot, diretto da Stephen Daldry nel 2000 e in breve tempo diventato un grande successo internazionale in grado di attirare ben tre nominations all’Oscar (miglior film, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale) e diventare in seguito un apprezzatissimo musical musicato da Elton John. Contrariamente a come accade di solito (un romanzo di successo che viene traslato sul grande schermo) il film di Stephen Daldry è diventato un romanzo del giornalista e scrittore britannico Melvin Burgess, classe 1954, che ha basato il suo libro ovviamente sulla bellissima sceneggiatura scritta da Lee Hall. La storia è esattamente la stessa che ha incantato milioni di spettatori in tutto il mondo: prende avvio a Durham, nel 1984, nella casa di una normale famiglia operaia del Nord Est dell’Inghilterra. Vi risiedono quattro persone appena uscite da un tremendo lutto che ha lasciato in ognuno di loro cicatrici silenziose: il padre di famiglia, Jackie Elliot, e il figlio maggiore Tony, entrambi minatori, l’adolescente Billy e la disorientata nonna di cui si occupa per evitare che si perda nel nulla. Chi è scomparsa è la madre Rose, che manca a tutti ma soprattutto al figlio minore. Il momento è uno dei più drammatici della storia per i minatori inglesi, che hanno avviato uno sciopero ad oltranza contro il governo della conservatrice Margaret Thatcher, la cosiddetta Iron Lady: Jackie e Tony tengono duro nonostante fare sciopero comprometta non poco le già misere finanze familiari, soprattutto il padre sta vacillando ma cerca di resistere per dare una possibilità al figlio maggiore, che non ha altro futuro possibile che la miniera di carbone. Nel frattempo Billy pratica con scarso successo la boxe, una tradizione degli Elliot per cui non è assolutamente portato, non a caso è più attratto dal corso di danza di Miss Wilkinson, che si svolge nella stessa palestra e prende avvio proprio quando termina il corso di pugilato. Fatalmente il ragazzo trova interessante cimentarsi con le scarpette da ballo, pur sapendo che un’attività simile è destinata a suscitare l’ira del padre perché eccessivamente effeminata (in effetti vi partecipano solo ragazze). Per ironia della sorte, pur essendo una vera schiappa nel pugilato, Billy Elliot sembra avere un vero talento naturale per la danza, infatti Miss Wilkinson ritiene che dovrebbe fare un’audizione per essere accettato alla Royal Ballet School di Londra. Riuscirà Billy a convincere il suo riluttante genitore che proprio questo potrebbe essere il suo futuro? Quel che è certo è che le parole più intense del romanzo (e del film) sono quelle con cui Billy spiega ai suoi esaminatori le sensazioni che prova ballando, quasi scomparisse e si trasformasse in elettricità seguendo la musica. La versione romanzata di Melvin Burgess tratteggia con efficacia le tematiche del film, in cui alla tormentata storia di formazione centrale s’intrecciano varie sottotrame caratterizzate dalla discriminazione di genere, dalla lotta sociale, dalla povertà, dall’omosessualità, dal sogno di una vita diversa. Rispetto al film il romanzo è articolato in venti capitoli in cui si alternano sei diverse voci narranti (ovvero Billy, Jackie Elliot, Michael, Tony, Mr Dainty e George) che ci costringono a scoprire la storia da punti di vista talvolta molto differenti. Probabilmente il romanzo non regala le stesse emozioni del film ma nei momenti topici usa le stesse parole e ci va davvero molto vicino… Da provare.

Melvin Burgess, Billy Elliot, Milano, Fabbri, 2014; pp. 250

sabato 21 gennaio 2023

LA SCHIAPPA: UN PICCOLO GRANDE ROMANZO DI JERRY SPINELLI

Nella sua lunga carriera lo scrittore americano Jerry Spinelli, classe 1941, ha scritto numerosi romanzi per ragazzi – da Guerre in famiglia a Crash, da Una casa per Jeffrey Magee a Stargirl (entrambi poi finiti sul grande schermo) – ma La schiappa è forse il suo libro con più cuore in assoluto, tutto giocato su un protagonista con cui è impossibile non empatizzare. L’autore ce lo fa conoscere da bambino ed è magia fin da subito: si chiama Donald Zinkoff (che suona come un nome da sfigato in tutte le lingue) e sembra l’apoteosi stessa della goffaggine, ma è anche animato da un’abbagliante energia positiva che non lo fa fermare davanti a nulla e si entusiasma per tutto ciò che la vita gli propone, perfino per la scuola. Purtroppo, l’unico talento di cui il buon Donald sembra dotato è di risultare un pasticcione in ogni campo: a scuola non se la cava granché bene (ha una grafia improbabile e ride a ripetizione), nello sport è praticamente un disastro in ogni disciplina possibile, si veste male e ha un debole per i cappelli da giraffa, insomma è praticamente il bersaglio ideale di qualunque bullo in circolazione, anche se per fortuna è talmente disarmante nella sua purezza da disinnescare anche il prepotente più scaltrito. La schiappa è propriamente un romanzo di formazione che segue le tappe della crescita del protagonista fino alla prima adolescenza, un ragazzino che impara a correre urlando di gioia nell’isolato intorno a casa, approda con entusiasmo alla scuola elementare suscitando la legittima preoccupazione della signorina Meeks – che subito comprende che Donald potrebbe turbare il suo ultimo anno da maestra prima della pensione –, procede quindi allegramente attraverso le varie classi, entra in una squadra di calcio anche se non vede mai la palla, nella mitica Giornata Campale di fine anno viene inserito nella squadra che vince tutte le gare ma perde la decisiva proprio per colpa sua (meritandogli l’indelebile epiteto di “schiappa”) e finalmente passa alle medie, realizzando di essere diventato… invisibile, almeno finché il destino gli offrirà l’occasione di dimostrare il suo grande cuore a tutta la città. La schiappa è articolato in trenta capitoli che esplorano altrettanti piccoli frammenti esistenziali di questo meraviglioso ragazzino che sta al centro della storia, Donald Zinkoff: ingenuo ma ricco d’umanità, goffissimo ma sempre pronto a provarci con tutto se stesso, sempre disposto a imparare e a lasciarsi sorprendere da qualcosa di nuovo, sempre straordinariamente orgoglioso della sua famiglia ordinaria ma ricca d’amore, e soprattutto positivamente rivolto verso il futuro e nei confronti del prossimo, sempre e comunque. Una bella storia, insomma, e narrata con consumata sagacia da Jerry Spinelli, che strizza l’occhio continuamente al lettore per esaltare l’involontaria eccezionalità del suo protagonista e sa incantarci con una rete di dialoghi essenziali ma efficacissimi. Notevole anche l’alternarsi delle varie ambientazioni nel romanzo: dentro La schiappa sono realisticamente ricostruiti nidi familiari, molteplici squarci di quartiere e mirabili quadri di vita scolastica. Assolutamente da provare.

Jerry Spinelli, La schiappa, Torino, Einaudi, 2014; pp. 186

giovedì 22 dicembre 2022

UN ROMANZO PER RAGAZZI… DADIECI

Diciamo subito che Dadieci è un romanzo per ragazzi che coniuga sport, formazione e buoni sentimenti. L’autrice, Saschia Masini, è fiorentina ed ha tratteggiato un’ambientazione decisamente caratteristica per la storia, che presenta personaggi ben delineati e difficili da dimenticare, oltre a un ritmo davvero pimpante che costringerà il lettore agli straordinari per arrivare ai titoli di coda. Il protagonista è un tredicenne con la passione del pallone che risponde al nome (piuttosto raro, in effetti) di Ardito: neanche a dirlo, il suo sogno è quello di sfondare nel calcio e finire su una figurina Panini ma purtroppo si trova bloccato da una perentoria punizione affibbiatagli dai genitori paleontologi dopo un brutto guaio causato alle vetrate scolastiche… Il povero Ardito dovrà astenersi da allenamenti e partite fino al ritorno dei genitori da una spedizione di ricerca nell’America Latina: l’unico modo per essere perdonato è una missione sulla carta impossibile, dato che consiste nello scrivere un tema su un nonno e meritare un “Dadieci”, la massima valutazione del Prof. Raimondo, docente di Italiano che peraltro non ha mai assegnato un voto simile nella classe di Ardito. La missione è doppiamente impossibile perché richiederebbe, per avere un minimo di speranza di riuscita, un nonno mediamente interessante, mentre l’unico che Ardito ha a disposizione, nonno Marzio, è bloccato da una vita su una carrozzina o a letto, mangia con difficoltà e blatera frasi  col contagocce e in apparenza prive di senso compiuto. Un compito ingrato, insomma, complicato anche dal fatto che il sostituto di Ardito nella squadra del Rapid Ripoli di Bagno a Ripoli, sembra capace di non far avvertire ai compagni la sua assenza. Ma il nostro eroe, spinto anche da sentimenti che non avrebbe creduto possibile provare, scoprirà che nonno Marzio nasconde dentro di sé una storia molto più complessa di quanto il nipote avrebbe mai potuto immaginare, da un’insospettabile passione calcistica a un misterioso (e fantomatico) brillante che forse non è nemmeno mai esistito. Risalendo la corrente del tempo all’incontrario va da sé che il ragazzo troverà più del previsto e forse, oltre a un tema potenzialmente “Dadieci”, anche qualcosa in grado di dare un senso alla sua vita, chissà… Il finale, quando arriva, risulta sorprendente e forse anche un po' buonista ma è anche l’unico possibile. Dadieci racconta una bella storia di formazione arricchita da un sottofondo di realismo e di valori umani, contrappuntata da un buon numero di siparietti divertenti e talvolta irresistibili: il fil rouge costante, neanche a dirlo, è il calcio, ma quello vero e sincero dei campi di provincia, non quello all’insegna dell’apparenza a tutti i costi che al giorno d’oggi regna sovrano in televisione. Assolutamente da provare e adatto a lettori di tutte le età.

Saschia Masini, Dadieci, Casal Monferrato, Piemme, 2020; pp. 287

giovedì 17 novembre 2022

STARGIRL: L'ADOLESCENZA, L'AMORE... E JERRY SPINELLI

S’intitola semplicemente Stargirl ed è uno dei romanzi per ragazzi più apprezzati di un vero maestro del genere, lo scrittore americano Jerry Spinelli, classe 1941, autore anche di Crash, La schiappa e Misha corre. Si tratta propriamente di un romanzo di formazione raccontato dalla prospettiva di Leo Borlock, un ragazzo di Mica, Arizona, che ha una strana passione per le cravatte con i porcospini: è lui che ci racconta la storia in prima persona ed è lui che, quasi senza accorgersene, s’innamora a prima vista di Stargirl Caraway. Tra l’altro non sarebbe nemmeno scontato, perché Stargirl, che ha questo strano nome perché ha deciso di farsi chiamare così, è una tipa non particolarmente attraente ma decisamente strana, tanto da risultare un’eccentrica al cubo in una località tranquilla ma tremendamente conformista come Mica, Arizona, dove tutti i ragazzi si vestono allo stesso modo, parlano degli stessi argomenti, pensano nella stessa identica maniera. Stargirl invece è tutto meno che convenzionale e scontata: si veste con un abbigliamento tra il vintage e l’improbabile, gira per la scuola con un ukulele sulle spalle, come animaletto domestico ha un piccolo roditore (un topolino, insomma) e lo nasconde nello zaino che, neanche a dirlo, è completamente diverso da tutti gli altri zaini dei ragazzi locali. Inoltre Stargirl ben presto inizia una routine curiosa quanto famigerata alla mensa scolastica del suo liceo: dopo aver pranzato, infatti, prende a girovagare per i tavoli fino a trovare uno studente che compie gli anni quel giorno e, immancabilmente, si mette a cantargli buon compleanno accompagnandosi con l’ukulele. In breve la ragazza col suo comportamento istrionico e sopra le righe contagia la scuola in positivo, catturando l’attenzione dei suoi coetanei e, in certo senso, risvegliandoli dal conformistico torpore in cui vegetavano. Lo comprende ben presto anche Leo Borlock, che fa il regista per il programma televisivo “Sedie roventi” insieme al suo amico Kevin (che lo presenta): i due individuano in Stargirl una ‘vittima’ perfetta per mandare alle stelle l’audience del loro show. Da qui in poi le cose sono destinate a complicarsi quando sboccia qualcosa di tenero tra Leo e Stargirl: per una circostanza imprevedibile infatti i ragazzi locali, che prima l’avevano adottata, iniziano a prendere le distanze rispetto all’eccentrica ragazza e di conseguenza anche Leo comincia a sentirsi isolato. Che succederà? Lo scopriremo ovviamente in un pirotecnico finale dove Stargirl lascerà senza fiato una scuola intera alla festa danzante di fine anno, prima di uscire di scena per sempre come un cavaliere solitario… Una gran bella storia, insomma, capace di sviscerare in profondità le relazioni tra adolescenti e il contrasto che nasce quando una personalità emerge dalla massa come una gemma luccicante in mezzo a un mucchio di pietre opache delle stesso colore. Lo sviluppo conclusivo della storia raccontata in Stargirl sviscera la difficoltà della protagonista ad ‘inquadrarsi’ nel resto del gruppo per amore di Leo, che mal sopporta le conseguenze che l’isolamento sociale della ragazza potrebbe portare anche nella sua vita, e nonostante il fatto che Stargirl sia destinata a rimanere indelebilmente impressa nel suo cuore. Il romanzo è già stato efficacemente traslato sul grande schermo ed ha innescato anche l’immancabile sequel, intitolato Per sempre Stargirl. Per un salutare tuffo nell'adolescenza di un personaggio davvero difficile da dimenticare.

Jerry Spinelli, Stargirl, Milano, Mondadori, 2004; pp. 170 

sabato 9 luglio 2022

THE BIG SWIM: COME SOPRAVVIVERE A UN CAMPO ESTIVO

Lo scrittore canadese Cary Fagan, già autore di La strana collezione di Mr. Karp,  con The Big Swim. La grande prova ha costruito un racconto lungo (o romanzo breve che dir si voglia) sulla più classica esperienza che un ragazzo possa vivere durante l'estate, partecipando insieme a tanti coetanei a un campo estivo. L'incipit della storia ci porta nella testa di Ethan , uno dei tanti ragazzi che passerà l'estate al Campo Betulla: siamo nel suo bungalow, insieme ai suoi compagni, che stanno parlando di un tipo che trascorrerà le vacanze estive con loro e sul quale circolano troppe voci e tutte pessime, insomma, è uno di cui si parla tantissimo e malissimo, uno che ha una fama davvero troppo brutta per essere vera. Subito dopo avremo modo di scoprire meglio le prospettive del nostro protagonista, Ethan, con la sua personalissima scala dei valori: "I miei obiettivi per il campo estivo erano modesti. Primo, sopravvivere. Secondo, non farmi odiare. Terzo, non essere il peggiore in tutte le attività". Ethan, che ha avuto dai suoi compagni un soprannome poco lusinghiero come Pinky, è consapevole di avere una serie di problemini (tra cui l'indole ansiosa) che in teoria potrebbero fargli passare un'estate terribile, dunque la sua storia consisterà fondamentalmente nel limitare i danni il più possibile. In realtà l'estate al Campo Betulla per Ethan sarà l'occasione di crescere, anche grazie alla conoscenza di un tipo come Zach, preceduto da un alone quasi leggendario di ribelle e di anticonformista (sì, proprio quello di cui parlavano tutti in modo inquietante in apertura). E sullo sfondo aleggia anche la grande nuotata del titolo, una sorta di spartiacque simbolico tra l'infanzia e l'adolescenza. Niente male nel complesso: un romanzo per ragazzi ricco di sostanza e decisamente scorrevole, anche grazie ai caratteri ad alta leggibilità. Una lettura avventurosa decisamente ideale per tutti gli adolescenti che amano le sfide con cui mettersi alla prova. 

Cary Fagan, The Big Swim. La grande prova, Cremona, Biancoenero, Roma, 2016; pp. 95


martedì 7 giugno 2022

LA STORIA INFINITA, UN GRANDE CLASSICO FANTASY

Pochi romanzi contemporanei per ragazzi hanno raggiunto lo status di classico in breve tempo come La storia infinita di Michael Ende, classe 1929, regista teatrale tedesco con la passione per la scrittura, già autore di Momo e La terribile banda dei “Tredici” Pirati. La storia infinita ha conosciuto un crescente successo fin dall’uscita in libreria, nel 1979, amplificato peraltro dalla traslazione del romanzo nell’omonimo film di Wolfgang Petersen del 1984. Il romanzo in sé appartiene al genere fantasy, ma è dotato di una particolarità intertestuale che lo rende a suo modo unico: racconta una storia nella storia e in più a un certo punto i protagonisti dei due mondi narrativi entreranno fatalmente in contatto. Il protagonista del romanzo ha dieci anni e si chiama Bastiano Baldassarre Bucci, ed è quello che si definirebbe uno sfigato: sovrappeso, senza talenti particolari (tranne la passione per la lettura), orfano di madre (e con un padre comprensibilmente depresso), Bastiano sembra la vittima perfetta dei bulli di turno. Ed è proprio scappando da qualcuno che ce l’ha con lui che finisce dentro una libreria antiquaria, al cospetto di un libraio antipatico che ha tra le mani un libro il cui titolo attira immediatamente l’attenzione di Bastiano: La storia infinita. Sfruttando un momento di distrazione del librario, il protagonista afferra il libro e scappa dal negozio. Arriva a scuola, ma ha fatto tardi, così si sistema nella soffitta dell’edificio, buia, polverosa e piena di cianfrusaglie. Da uno spiraglio di luce inizia a leggere il libro e si perde in una fantastica storia: siamo a Fantàsia, un regno governato dall’Infanta Imperatrice, in cui però si sta diffondendo uno strano male, il Nulla, che sta fagocitando sempre più territori e che nessuno riesce a contrastare. Anche l’Infanta Imperatrice è afflitta da una malattia sconosciuta per cui sembra non esserci cura, così incarica Atreiu, un ragazzo dei Pelleverde del Mare Erboso, di trovare una cura per lei e per il regno. Per riuscire nella missione Atreiu riceve l’Auryn, un potente talismano che lo proteggerà da ogni, e poco dopo si imbatte nel Drago della Fortuna Fùcur, che diventerà un inseparabile compagno d’avventure. La storia è questa, ed è persino divisa cromaticamente, dato che gli eventi nella realtà di Bastiano sono stampati con inchiostro rosso scuro, mentre quanto succede a Fantàsia è stampato in verde. Ovviamente ad un certo punto sarà il protagonista umano ad approdare nel regno incantato per mettere a posto le cose. La storia infinita in ossequio al suo titolo si presenta come un libro multiforme, un po’ romanzo metatestuale, un po’ libro d’avventura, un po’ romanzo di formazione, e in ogni riga sembra letteralmente affiorare un atto d’amore alla potenza creatrice della fantasia. In effetti Michael Ende è riuscito nella sfida di raccontare una storia apparentemente ricolma di tante storie che prendono origine da essa stessa, e in più offre al lettore l’occasione di identificarsi con lo sfortunato protagonista, anche lui amante dei libri e delle storie in genere, e provare con lui l’ebbrezza di diventare un vero eroe. Un grande classico fantasy.

Michael Ende, La storia infinita, Milano, Corbaccio, 2009; pp. 446


 

lunedì 16 maggio 2022

READY PLAYER ONE: PRONTI A GIOCARE?

Ci sono i romanzi distopici che aprono la porta a universi d’immaginazione in sé conclusi e portano il lettore in un futuro alternativo senza colpo ferire, trasportandolo letteralmente altrove e Ready Player One di Ernest Cline appartiene decisamente a questa categoria, degno erede di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, il classico per antonomasia del genere. Siamo in un futuro prossimo e venturo che si può sintetizzare in una sola parola: inquietante. Nel 2045 la Terra è sovrappopolata e in piena decadenza, anche nelle nazioni più sviluppate tecnologicamente: le città sono stracolme ed oppresse dalla mancanza di fonti energetiche, i poveri del futuro vivono in piccole unità abitative impilate in strutture d’acciaio in periferie da incubo, quasi baraccopoli di lamiere sviluppate in verticale su tralicci che sfidano la forza di gravità. È un mondo quasi senza speranza e in cui l’umanità è riuscita a sopravvivere soltanto rifugiandosi in un mondo virtuale che si chiama Oasis, cui si accede con speciali occhiali sinaptici con riconoscimento retinico: questo straordinario paradiso di pixel e codici aperto a tutti e senza costi di abbonamento è stato inventato da un leggendario programmatore, James Halliday, il fondatore della Gregarious Games, un multimiliardario che, dopo aver scoperto di aver poco ancora da vivere, ha lasciato la sua immensa fortuna e il controllo della sua azienda a chi riuscirà ad impossessarsi di un easter egg oltrepassando tre porte che si aprono con tre chiavi nascoste chissà dove nei meandri di Oasis. Purtroppo questo straordinario annuncio risale a cinque anni fa e nessuno da allora ha fatto il minimo progresso riuscendo ad entrare nel segnapunti di Oasis: da una parte lo cercano i cosiddetti gunter (contrazione di egg’s hunter) dall’altra la spietata multinazionale IOI, che intende impossessarsi di Oasis per imporre canoni d’abbonamenti ed arricchirsi a dismisura con la pubblicità che Halliday ha sempre estromesso dalla sua creazione. Protagonista della storia è appunto un gunter senza arte né parte che vive nelle cosiddette “cataste” di Oklahoma City (sterminati quartieri periferici di roulotte impilate) e risponde al nome di Wade Watts, grande appassionato della cultura pop degli anni Ottanta (venerata da Halliday), noto su Oasis come Parzival, il suo avatar. In cerca di un’idea per trovare la prima chiave insieme al suo miglior amico Each, il nostro eroe incontrerà la valente Art3mis, gunter di grande potenza e fama, e sarà proprio lui ad attirare l’attenzione della IOI guidata dal perfido Nolan Sorrento, un capo disposto a infrangere ogni regola e perfino a uccidere pur di impossessarsi dell’easter egg di Halliday. Ben presto il giovane protagonista scoprirà a caro prezzo l’assoluta mancanza di scrupolo della spietata multinazionale e deciderà di far causa comune con Each, Art3mis e i due gunter nipponici Daito e Shoto per vincere la “partita” e magari fare la cosa giusta: gli darà una mano dietro le quinte il vecchio Ogden Morrow, ex socio nonché miglior amico di Halliday. Che dire? Ready Player One è davvero quello che si può immaginare dalle linee narrative della trama, ovvero una caccia al tesoro ambientata in un’isola virtuale vasta quanto un universo e ricca di riferimenti soprattutto alla cultura popolare degli anni Ottanta nel senso più allargato che si possa concepire: videogames a profusione, giochi di ruolo come Dungeons and Dragons, film d’azione per ragazzi, serie televisive, cartoons giapponesi e così via. E il bello è che i mondi di Oasis sono pure tematici, quindi ognuno presenta un irresistibile spaccato della sterminata immaginazione di Halliday, nume tutelare della caccia planetaria che lui stesso ha innescato col suo avatar Anorak. Alla fine il romanzo regala un confronto epico tra buoni e cattivi prima di farci scoprire perfino il manzoniano “sugo” della storia… Una piccola meraviglia a orologeria perfettamente congegnata per intrappolare le nuove generazioni e quelle dei bei tempi andati.

Ernest Cline, Ready Player One, Milano, DeA, 2018; pp. 441

giovedì 24 marzo 2022

WONDER, OLTRE LE APPARENZE

R.J. Palacio, classe 1964, è una grafica e un'art director che ha esordito con questo libro, diventato in breve un sorprendente caso letterario e un bestseller internazionale della narrativa per ragazzi. Wonder - il titolo è 'rubato' all'omonima canzone di Natalie Merchant - racconta la storia di August, Auggie per gli amici, un ragazzino di dieci anni come tanti, terrorizzato dall'imminente approdo alla scuola media: il suo problema è che, a differenza della stragrande maggioranza dei suoi coetanei, Auggie non ha una faccia che gli altri possano considerare ‘normale’. Il giovane protagonista di Wonder è infatti nato con una rara malformazione e la sua faccia, per diventare quella attuale, è passata sotto il bisturi del chirurgo un'infinità di volte: Auggie dalla nascita ha dovuto affrontare ben ventisette operazioni, e parecchie nemmeno può ricordarsele, dato che le ha subite quando aveva meno di quattro anni. Non a caso è per questo che il suo ingresso nella scuola è stato ritardato fino alle medie, che incombono su di lui come un macigno, perché non sa come i suoi futuri compagni lo accoglieranno: saranno capaci di vedere oltre le apparenze o saranno spietati con lui? Lo scopriremo insieme ad Auggie, dalla sua prospettiva e da quella di altri personaggi che gravitano intorno a lui, come i suoi compagni Summer, Jack e Justin, oppure la sorella maggiore Via (anche lei molto protettiva col fratello, che dalla nascita involontariamente la 'offusca') e la di lei migliore amica Miranda. Anche questa scelta di raccontare la storia da una sorta di prospettiva molteplice si rivela assolutamente intrigante per il lettore, contribuendo a farlo riflettere ogni volta attraverso un punto di vista diverso. A rendere indimenticabile il romanzo contribuiscono anche una sorta di bonus tracks che contrappuntano la storia, come i precetti del Signor Browne (irresistibili), le "cartoline" degli alunni e una vera e propria colonna sonora (bonus tracks peraltro tutte raccolte nell'appendice finale). Nel complesso Wonder racconta una storia di formazione davvero struggente, con un'ambientazione scolastica in cui tutti ritroveranno qualcosa del loro passato recente o remoto: l'amicizia, i tradimenti, le sorprese inaspettate, gli episodi di bullismo, le cattiverie gratuite, l'onda lunga della gentilezza e, ovviamente, la bellezza naturale che accompagna ogni processo di apprendimento. Alla fine, neanche a dirlo, l'happy ending bussa dietro l'angolo, regalandoci la sensazione che fare la cosa giusta alla lunga sia sempre la scelta migliore. Un romanzo davvero bello e spesso struggente.

R.J. Palacio, Wonder, Firenze-Milano, Giunti, 2013; pp. 287


domenica 13 marzo 2022

L’AMICO RITROVATO, UN LIBRO PER NON DIMENTICARE

A pensare di scoprire un cospicuo catalogo di libri di questo autore di origini tedesche naturalizzato britannico, si rischierebbe una delusione: l’opera più famosa di Fred Uhlman infatti è proprio L’amico ritrovato, che ha ispirato l’omonima pellicola di Jerry Schatzberg. Nato a Stoccarda nel 1901, Uhlman è morto a Londra ad ottantaquattro anni, ed è anche autore di un’autobiografia intitolata Storia di un uomo. Considerando che ha poco più di un’ottantina di pagine, L’amico ritrovato rientra nella tipologia del romanzo breve, anche se racconta una storia di quelle che si possono ritenere davvero di grande respiro. La vicenda narrata è ambientata per gran parte nel periodo che prelude al secondo conflitto mondiale, a Stoccarda per l’esattezza, ed è più che altro la storia di una splendida amicizia tra due ragazzi, la classica amicizia che si ricorda per una vita intera. I due s’incontrano sui banchi dell’esclusivo liceo che entrambi frequentano nella città tedesca ma la loro estrazione sociale è la più diversa che si possa immaginare: uno, Hans, è figlio di un medico ebreo, mentre l’altro, Konradin, proviene da una delle più antiche famiglie aristocratiche di tutta la Germania. In un decennio politicamente marcato come quello degli anni Trenta  a dividere i due ragazzi si aggiungono la storia, il Nazismo, il pregiudizio razziale. Il padre del ragazzo ebreo nel 1938 prende la drammatica decisione di staccarsi dal figlio per garantirgli un futuro in America. E la Shoah segna Hans per tutta la vita, indelebilmente, proprio come quella preziosa amicizia andata in frantumi insieme ai sogni della sua giovinezza, ma questo piccolo libro si rivela un’autentica bomba ad orologeria nel finale, quando la verità restituirà alle cose la giusta prospettiva. L’autore, originario di Stoccarda e transfuga dalla Germania negli anni Trenta, in Inghilterra divenne un affermato pittore e pubblicò L’amico ritrovato a settant’anni, azzeccando un’opera destinata a diventare un classico: Ulhman stesso d’altra parte disse che “si può sopravvivere con un solo libro”, come conferma decisamente L’amico ritrovato, di cui l’autore scrisse i due seguiti Un’anima non vile e Niente resurrezioni, per favore, che insieme hanno così composto la cosiddetta Trilogia del ritorno. Questo libro è una piccola gemma da leggere per non dimenticare che anche la pagina più buia della storia non è riuscita a spegnere la luce di una bella amicizia tra due ragazzi. Una splendida storia per tutte le età.

Fred Uhlman, L’amico ritrovato, Milano, Feltrinelli, 1991; pp. 93

mercoledì 9 marzo 2022

BIANCO: IL MONDO DOPO LA FINE DEL MONDO

L'autrice della strana storia raccontata in Bianco è Laura Bonalumi, classe 1966, che ha lavorato a lungo nel settore della pubblicità ma poi è stata folgorata dalla passione per la scrittura ed è diventata una scrittrice di narrativa per ragazzi. Propriamente Bianco è un romanzo di formazione dai risvolti distopici, talmente generalizzati da risultare davvero molto inquietanti. Siamo in un futuro prossimo e venturo in una città non specificata in cui tutto è avvolto dal bianco manto della neve: la voce narrante della protagonista, la diciannovenne Isabella, ci trasporta in una realtà glaciale e senza speranza. All'inizio le prime nevicate autunnali sono state accolte con sorpresa e quasi con gioia, ma l'incredibile ondata di freddo che è seguita ha fatto morire per assideramento gran parte della popolazione. Quaranta giorni dopo Isabella è rimasta orfana ed è stata salvata da morte sicura dall'intervento di Davide, un uomo che ha raccolto un manipolo di sopravvissuti che cercano di tirare avanti nella canonica di una chiesa: oltre a lui e ad Isabella ci sono una donna che ha perso la sua famiglia, due fratellini che hanno perduto i genitori e un prete. A un certo punto nel variegato gruppo arriva anche un giovane che si e introdotto di soppiatto in chiesa. Non ci sono informazioni di sorta per capire cosa è successo né speranze in arrivo sui titoli di coda: i sette protagonisti lottano per sopravvivere, vanno in escursione nel bianco inferno che è diventato la città in cerca di cibo e di altri sopravvissuti, cercano di non perdere la fede a cui ognuno di loro attribuisce forme diverse. Tirano avanti, insomma. Isabella, in particolare, non crede più che prima o poi arriverà un happy ending a sistemare le cose, tenta di ricordare la sua storia e chi ha perso, continua ad amare i libri che amava prima, consapevole che continueranno ad esistere anche nell'incerto domani che si profila all'orizzonte. Bianco racconta davvero una bella storia, dolorosa da far male, molto simile, anche troppo, ai panorami di solitudine ed incertezza che tutto il mondo ha vissuto dall'inizio della pandemia. Da questo punto di vista, nonostante le sequenze di tensione e di azione, questo romanzo offre numerosi spunti di riflessioni su cosa conta veramente quando la realtà "normale" a cui siamo abituati è scossa alle fondamenta e il mondo che conosciamo sembra diventato un'irreale distesa di bianco troppo fredda per sopravvivere. Assolutamente da leggere fino all'ultima pagina.

Laura Bonalumi, Bianco, Casal Monferrato, Piemme ("Il Battello a Vapore"), 2020; pp. 239


IO SONO ZERO

Medico e psicoanalista milanese, Luigi Ballerini è anche uno scrittore specializzato in narrativa per ragazzi e un giornalista pubblicista che da anni scrive per vari periodici, soprattutto di tematiche quali la scuola, l'educazione e i giovani. I suoi argomenti privilegiati sembrano essere confluiti in massa in questo romanzo, che si intitola Io sono Zero ed è incentrato su un esperimento educativo davvero estremo ed inquietante. Il protagonista della storia è un ragazzo che sta per compiere quattordici anni e sa di chiamarsi semplicemente Zero: ha vissuto tutta la vita da solo, in un ambiente protetto chiamato Mondo, senza mai conoscere il mondo esterno (quindi ignora il vento o le precipitazioni atmosferiche). Zero è stato addestrato a combattere pilotando droni tramite computer, guidato da quando iniziano i suoi ricordi unicamente da una voce che lui chiama Madar - molto simile all'espressione inglese per "madre", in effetti -, che di solito lo premia al conseguimento dei suoi obiettivi. Perché Zero rappresenta una tipologia di studente davvero inquietante, anche se in effetti sembra sereno, complessivamente contento della sua vita, motivato a migliorare ed impaziente di scoprire i nuovi livelli che lo attendono in futuro. A un certo punto, però, nel Mondo in cui Zero è vissuto da sempre tutto diventa buio: il ragazzo pensa che si tratti di un test, cerca una via d’uscita e in qualche modo si ritrova all’esterno, nel mondo reale, dove fa freddo e c’è la neve, dove le persone parlano tra sé e senza schermi telematici. Ed è un mondo, quello vero, che gli è completamente ignoto, purtroppo. Per sua fortuna Zero trova l’aiuto di una coppia di buona volontà e piena di buone intenzioni nei suoi confronti, nonostante il ragazzo non voglia affatto collaborare con loro e desideri soprattutto tornare nel suo rassicurante Mondo con la “M” maiuscola, anche se ben presto il contatto con il mondo vero scatenerà in lui sensazioni e desideri sino a quel momento neppure immaginati. La domanda fondamentale a questo punto è la seguente: chi l’ha messo nella sua particolarissima situazione? E perché mai l'ha fatto? Potremo scoprirlo soltanto leggendo questo trascinante, inquietante ed originalissimo libro di Luigi Ballerini, felicemente sospeso a mezzo tra la storia di formazione e il romanzo distopico: ci spiazzerà a partire dalle prime pagine, coinvolgendoci fino alle ultime con il processo di rinascita (nel senso letterale di “seconda nascita”) del giovane protagonista. In tralice affiorano riflessioni davvero profonde sull'adolescenza e sulla vita “virtuale” che caratterizza già il nostro presente e minaccia di diventare un aspetto assai più invasivo del futuro che ci aspetta. Insomma, è Io sono Zero, un romanzo assolutamente da provare. 

Luigi Ballerini, Io sono Zero, Milano, Il Castoro, 2015; pp. 184


mercoledì 5 gennaio 2022

TWILIGHT, UNA SAGA ADOLESCENZIALE… ALL’ULTIMO MORSO

Si tratta del romanzo d’esordio della scrittrice americana Stephenie Meyer, classe 1973, uscito nel 2005 e divenuto subito un bestseller per adolescenti in patria per poi confermarsi in breve tempo un successo anche a livello internazionale. Twilight è l’episodio apripista dell’omonima saga letteraria e vede protagonista la diciassette Isabella Swan, che si trasferisce a vivere a casa del padre Charlie, a Forks, nello stato di Washington, la piovosa cittadina di cui il genitore è il locale ispettore di polizia. Bella, come si fa chiamare gli amici, non è particolarmente entusiasta del trasferimento perché trova Forks un posto assai noioso, ma ha deciso di andare a vivere dal padre per lasciare la madre Renée, da tempo separata da Charlie, libera di seguire gli spostamenti del nuovo compagno, Phil, che gioca a baseball e  cambia spesso squadra. Nella nuova scuola a Forks, nonostante la naturale timidezza, Bella diventa una delle principali novità e ben presto viene intrigata dal fascino ombroso di Edward Cullen, un coetaneo che mostra nei suoi confronti un atteggiamento che oscilla tra lo scontroso e l’affabile. Bella comincia a interessarsi ancor più a Edward e alla sua famiglia dopo aver appreso dall’amico di infanzia Jakob, di origini indiane, di una leggenda locale sui fantomatici Freddi a cui apparterrebbero i Cullen: contemporaneamente il suo rapporto con Edward, bello e impossibile, algido e apparentemente perfetto, diventa sempre più stretto, e quando Bella trova il coraggio di chiedergli conferma sulla sua reale natura, il ragazzo non negherà di essere un vampiro, come pure tutto il resto della sua famiglia. A onor del vero i Cullen non cacciano umani ma si sono integrati a Forks cercando di attirare l’attenzione il meno possibile: tutto cambia durante un tranquillo pomeriggio di baseball in famiglia con Bella come ospite d’onore e l’arrivo imprevisto di un trio di vampiri che comprendono un segugio eccezionale attratto in modo irresistibile dall’odore di Bella. Riuscirà Edward a salvare l’unica che gli ha fatto scoprire l’amore in un secolo di esistenza vampiresca? Lo scopriremo attraverso una micidiale sequenza di sorprendenti sviluppi narrativi. Twilight cattura l’attenzione fin dalla prima pagina, giocando con i lettori alludendo fin dall’inizio a un pericolo mortale che incombe sulla protagonista, che ci farà vivere la storia in presa diretta attraverso un uso davvero empatico della prima persona. Il romanzo (e di conseguenza la saga quadripartita che da qui si sviluppa) racconta un percorso di formazione di una ragazza sempre fuori posto e destinata ad innamorarsi di una creatura sovrannaturale e potenzialmente letale anche per lei, un gioco che procede sottilmente sulla crina dell’innamoramento, che in questo caso potrebbe preludere addirittura non solo alla fine dell’adolescenza ma alla stessa condizione umana della giovane protagonista, insomma, una saga avvincente sotto vari punti di vista, più che mai in questo primo episodio, davvero intrigante perché ci proietta attraverso gli occhi di Bella, in un modo nuovo ed inquietante. Questa saga letteraria è stata traslata con notevole successo anche sul grande schermo fin dal film Twilight di Catherine Hardwicke del 2008, che ha subito reso famosi a livello planetario i due giovani protagonisti Kristen Stewart e Robert Pattinson.

Stephenie Meyer, Twilight, Roma, Fazi Editore, 2006; pp. 415

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...