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giovedì 18 gennaio 2024

RITROVARSI A... SAN QUALCOSA

Una delle situazioni ricorrenti per un ragazzo nelle famiglie complesse dei giorni d’oggi può essere ritrovarsi per caso in un posto in cui non voleva assolutamente trasferirsi ma in cui è stato costretto ad andare per seguire il padre nel suo nuovo lavoro. Magari è un posto anche senza attrattive, un San Qualcosa o un San Qualcuno qualsiasi, ma il nostro protagonista è ben deciso ad adottarlo per non creare problemi aggiuntivi al genitore che deve occuparsi di lui ed impegnarsi nel suo nuovo posto di lavoro. E così Simone, il protagonista dell’ultimo libro di Beniamino Sidoti, che s’intitola appunto Ti aspetto a San Qualcosa, decide di “adottare” la cittadina dov’è finito con l’arma della fantasia: per perlustrare le strade di San Postocomeunaltro seguirà di volta in volta le briciole di Hansel e Gretel (come nell’omonima fiaba dei Fratelli Grimm), oppure perlustrerà le piste urbane come se fosse il mitico Zanna Bianca di Jack London, o proverà a immedesimarsi nei panni giganteschi del GGG di Roald Dahl o si immaginerà di muoversi in un romanzo di Harry Potter o in libro di Richard Scarry. Insomma, ogni volta sarà un libro o un personaggio immaginario a fargli scoprire il suo nuovo mondo. Il primo giorno, tra parentesi, mentre si fa guidare dalla fiaba del fratello e della sorella abbandonati finisce davvero per imbattersi in una Gretel che si chiama Sara e diventa amico di questa fantasiosa ragazza che ogni giorno cerca di trovare un tesoro per le strade di San Qualcuno. La storia è tutta qua, ed è raccontata con molta fantasia e ricchezza di dettagli, e pian piano tra le pagine emerge un pesante problema familiare che ha spinto il padre e Simone a San Qualcosa, ma magari la soluzione parte proprio dall’imbattersi in un’amica con cui confidarsi per sentirsi un po’ meglio e tener duro. Un piccolo e delicatissimo romanzo di formazione davvero ideale per tutti quelli che sono in cerca di equilibrio. La storia, relativamente breve, è molto scorrevole e fantasiosa. Peraltro Ti aspetto a San Qualcosa è un libro stampato in caratteri ad alta leggibilità, quindi adatto anche a chi ha difficoltà di lettura. Da provare.

Beniamino Sidoti, Ti aspetto a San Qualcosa, Milano, Camelozampa, 2023; pp. 111 


venerdì 6 ottobre 2023

IL MISTERO DEL LONDON EYE

Si tratta del libro più famoso di una delle più grandi autrici di narrativa per ragazzi degli ultimi anni, Siobhan Dowd (1960-2007), scrittrice ed attivista inglese di origini irlandesi. Il mistero del London Eye ha vinto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il prestigioso Premio Andersen assegnato nel 2012 dall’omonima rivista italiana al libro tradotto nel nostro paese dalla casa editrice uovonero. Come si può intuire dal titolo, la storia ruota intorno a un classico impianto giallo e racconta lo strano caso dell’inspiegabile sparizione di un adolescente scomparso nel nulla durante un giro di trenta minuti a bordo del London Eye, la celebre ruota panoramica sulla riva sinistra del Tamigi che regala ai visitatori uno spettacolare scorcio di Londra dall’alto. Il ragazzo in questione si chiama Salim, viene da Manchester ed ha quattordici anni: i suoi genitori sono divorziati e la madre, Gloria, prima di trasferirsi a New York col figlio, ha deciso di passare a salutare la famiglia della sorella a Londra. E Salim, dopo aver ritrovato i due cugini Ted e Kat, praticamente degli sconosciuti (anche se li trova simpatici a prima vista), ha chiesto e ottenuto di fare un giro sul London Eye l’indomani. Il problema è che il giorno dopo, arrivati di fronte all’iconica ruota di bicicletta diretta verso cielo, hanno trovato una coda chilometrica alla cassa, ma un tizio è sbucato dal nulla offrendo loro un biglietto in quanto costretto a rinunciare all’ultimo secondo. Lo prende Salim, l’unico che non sia mai salito sul London Eye, e nei trenta minuti successivi i due fratelli lo seguono con lo sguardo fino al momento in cui i battenti della capsula si aprono e tutti i passeggeri ne escono fuori tranne il cugino… I due ragazzi, ça va sans dire, inizieranno ad indagare di pari passo con la polizia, e nelle ricerche si rivelerà sorprendentemente utile il fiuto investigativo del buon Ted, che è un autistico (per dirla con le sue parole) dotato di un cervello dove gira un sistema operativo diverso dalle altre persone: infatti non sa leggere le emozioni sui volti della gente, non comprende il senso riposto delle metafore, quando va in cortocircuito emotivo inizia a sfarfallare con le mani ed ha una vera e propria fissazione per la meteorologia. Elementi così diversi sorprendentemente lo aiuteranno a sbrogliare l’intricato bandolo della matassa, che resterà indecifrabile e ricca di suspense fino alla fine. Il mistero del London Eye è davvero un’imperdibile chicca narrativa a partire dall’irresistibile voce narrante di Ted, che ci racconta la vicenda dalla sua originalissima prospettiva. In tralice il romanzo della Dowd riesce ad attraversare con insostenibile leggerezza (ma grande profondità) varie tipologie di diversità, dall’autismo al razzismo, raccontando al contempo una splendida storia di formazione in cui un protagonista svantaggiato riesce a superare le proprie idiosincrasie e a crescere anche sul versante dell’autonomia personale. Azzeccata anche la scelta del plot giallo, che assicura suspense fino all’ultima pagina. Un romanzo per ragazzi assolutamente da non perdere.

Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye, Crema, uovonero, 2018; pp. 252

lunedì 20 marzo 2023

L’EVOLUZIONE DI CALPURNIA, IL ROMANZO D'ESORDIO DI JACQUELINE KELLY

Il sorprendente romanzo d’esordio della scrittrice americana Jacqueline Kelly s’intitola L’evoluzione di Calpurnia e racconta, rigorosamente in prima persona, un anno di vita dell’undicenne protagonista, Calpurnia Tate, per i familiari Callie Vee, una ragazzina che vive in una variegata famiglia composta, oltre che dai genitori, da un nonno e da sei fratelli maschi, tre anagraficamente più grandi di lei e tre più piccoli. Siamo in una fattoria del Texas nel lontano 1899 e Calpurnia non se la passa granché bene essendo l’unica figlia femmina della famiglia, soprattutto perché i suoi interessi sono piuttosto lontani da ciò che i suoi genitori e la società del suo tempo si aspettano da lei, che sembrerebbe destinata a diventare bravissima a gestire la casa, a cucinare e a cucire, per poi trovarsi un consorte ed occuparsi della famiglia. Al contrario Calpurnia è attratta dalla natura che la circonda, ha uno spiccato spirito di osservazione e una vera vocazione da esploratrice: il primo ad accorgersene è il suo adorato fratello maggiore, Harry, che le affida un taccuino tascabile rilegato in cuoio rosso esortandola ad usarlo per registrare le sue osservazioni scientifiche, perché a suo giudizio Calpurnia è un’autentica naturalista in erba. La giovanissima protagonista neanche sa esattamente il significato della parola “naturalista”, ma è ben decisa ad esserlo comunque per il resto della caldissima estate del 1899, annotando quel che vedrà nel suo taccuino e scoprendo ben presto, proprio per il fatto di avere qualcosa su cui prendere appunti, di essere in grado di vedere particolari mai notati prima… Ma dai primi dettagli nascono anche dubbi di ardua soluzione, come quando Calpurnia si rende conto che nell’ambiente circostante vivono cavallette gialle davvero molto più grandi delle cavallette verdi. Come mai? Appartengono forse a specie diverse? Alla protagonista viene in mente che un certo Darwin ha scritto un libro al riguardo, ma quando riesce a farsi portare nella biblioteca pubblica più vicina una scorbutica bibliotecaria si rifiuta di farglielo consultare con la scusa che si tratta di un testo poco adatto a una signorina. Le cose cambiano quando finalmente Calpurnia trova il coraggio per chiedere aiuto al nonno, scoprendo a sorpresa che da quando si è ritirato dagli affari affidando l’impresa di famiglia al figlio è diventato un rigorosissimo naturalista, infatti ha anche una copia del libro di Darwin, lo conosce in dettaglio ed è in grado di spiegarlo alla curiosissima nipote, che ben presto realizza di non aver praticato abbastanza il membro più interessante della famiglia. Il resto del romanzo alterna avventure vissute dalla protagonista in solitaria a quelle in coppia col dinamico nonno, tra esperimenti di distillazione di superalcolici dalle noci pecan all’individuazione di nuove specie vegetali, entrambe amene attività cui purtroppo si sovrappongono le insopportabili fatiche imposte alla povera Calpurnia dalla madre, ben decisa a far debuttare la figlia in società, a renderla una cuoca sopraffina ed un’infaticabile tessitrice di calzini. Il succo della storia, neanche a dirlo, starà nello scoprire se la piccola protagonista si farà fagocitare dal ruolo che tutti vogliono cucirle addosso o riuscirà a far emergere la sua personalità e il suo sogno esistenziale: noi lettori inizieremo a rendercene conto via via con una piccola citazione da L’origine delle specie di Charles Darwin che fa da premessa ad ogni capitolo del libro. L’evoluzione di Calpurnia è ovviamente un romanzo di formazione e al contempo di avventura nel senso più lato, e ne è protagonista una strepitosa figura di adolescente che sembra un originale cocktail che miscela Tom Sawyer, Pippi Calzelunghe e l’evoluzionismo darwiniano. Un esempio davvero coinvolgente di narrativa per ragazzi ad alto tasso fosforico e capace di innescare riflessioni non banali sulle discriminazioni di genere che fino a un passato non troppo remoto hanno impedito al gentil sesso il sogno di una vita diversa. Assolutamente da non perdere: si comincia a guardare il mondo dagli occhi di Calpurnia e non si può evitare di passare gli ultimi mesi dell’ultimo anno dell’Ottocento in sua compagnia per vedere cosa ha in serbo per lei il nuovo secolo…

Jacqueline Kelly, L’evoluzione di Calpurnia, Milano, Salani, 2011; pp. 287

lunedì 23 gennaio 2023

BILLY ELLIOT, UNA STORIA DI FORMAZIONE TRA PICCHETTI E PASSI DI DANZA

Tutto è cominciato con l’uscita di un piccolo film britannico, Billy Elliot, diretto da Stephen Daldry nel 2000 e in breve tempo diventato un grande successo internazionale in grado di attirare ben tre nominations all’Oscar (miglior film, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale) e diventare in seguito un apprezzatissimo musical musicato da Elton John. Contrariamente a come accade di solito (un romanzo di successo che viene traslato sul grande schermo) il film di Stephen Daldry è diventato un romanzo del giornalista e scrittore britannico Melvin Burgess, classe 1954, che ha basato il suo libro ovviamente sulla bellissima sceneggiatura scritta da Lee Hall. La storia è esattamente la stessa che ha incantato milioni di spettatori in tutto il mondo: prende avvio a Durham, nel 1984, nella casa di una normale famiglia operaia del Nord Est dell’Inghilterra. Vi risiedono quattro persone appena uscite da un tremendo lutto che ha lasciato in ognuno di loro cicatrici silenziose: il padre di famiglia, Jackie Elliot, e il figlio maggiore Tony, entrambi minatori, l’adolescente Billy e la disorientata nonna di cui si occupa per evitare che si perda nel nulla. Chi è scomparsa è la madre Rose, che manca a tutti ma soprattutto al figlio minore. Il momento è uno dei più drammatici della storia per i minatori inglesi, che hanno avviato uno sciopero ad oltranza contro il governo della conservatrice Margaret Thatcher, la cosiddetta Iron Lady: Jackie e Tony tengono duro nonostante fare sciopero comprometta non poco le già misere finanze familiari, soprattutto il padre sta vacillando ma cerca di resistere per dare una possibilità al figlio maggiore, che non ha altro futuro possibile che la miniera di carbone. Nel frattempo Billy pratica con scarso successo la boxe, una tradizione degli Elliot per cui non è assolutamente portato, non a caso è più attratto dal corso di danza di Miss Wilkinson, che si svolge nella stessa palestra e prende avvio proprio quando termina il corso di pugilato. Fatalmente il ragazzo trova interessante cimentarsi con le scarpette da ballo, pur sapendo che un’attività simile è destinata a suscitare l’ira del padre perché eccessivamente effeminata (in effetti vi partecipano solo ragazze). Per ironia della sorte, pur essendo una vera schiappa nel pugilato, Billy Elliot sembra avere un vero talento naturale per la danza, infatti Miss Wilkinson ritiene che dovrebbe fare un’audizione per essere accettato alla Royal Ballet School di Londra. Riuscirà Billy a convincere il suo riluttante genitore che proprio questo potrebbe essere il suo futuro? Quel che è certo è che le parole più intense del romanzo (e del film) sono quelle con cui Billy spiega ai suoi esaminatori le sensazioni che prova ballando, quasi scomparisse e si trasformasse in elettricità seguendo la musica. La versione romanzata di Melvin Burgess tratteggia con efficacia le tematiche del film, in cui alla tormentata storia di formazione centrale s’intrecciano varie sottotrame caratterizzate dalla discriminazione di genere, dalla lotta sociale, dalla povertà, dall’omosessualità, dal sogno di una vita diversa. Rispetto al film il romanzo è articolato in venti capitoli in cui si alternano sei diverse voci narranti (ovvero Billy, Jackie Elliot, Michael, Tony, Mr Dainty e George) che ci costringono a scoprire la storia da punti di vista talvolta molto differenti. Probabilmente il romanzo non regala le stesse emozioni del film ma nei momenti topici usa le stesse parole e ci va davvero molto vicino… Da provare.

Melvin Burgess, Billy Elliot, Milano, Fabbri, 2014; pp. 250

sabato 21 gennaio 2023

LA SCHIAPPA: UN PICCOLO GRANDE ROMANZO DI JERRY SPINELLI

Nella sua lunga carriera lo scrittore americano Jerry Spinelli, classe 1941, ha scritto numerosi romanzi per ragazzi – da Guerre in famiglia a Crash, da Una casa per Jeffrey Magee a Stargirl (entrambi poi finiti sul grande schermo) – ma La schiappa è forse il suo libro con più cuore in assoluto, tutto giocato su un protagonista con cui è impossibile non empatizzare. L’autore ce lo fa conoscere da bambino ed è magia fin da subito: si chiama Donald Zinkoff (che suona come un nome da sfigato in tutte le lingue) e sembra l’apoteosi stessa della goffaggine, ma è anche animato da un’abbagliante energia positiva che non lo fa fermare davanti a nulla e si entusiasma per tutto ciò che la vita gli propone, perfino per la scuola. Purtroppo, l’unico talento di cui il buon Donald sembra dotato è di risultare un pasticcione in ogni campo: a scuola non se la cava granché bene (ha una grafia improbabile e ride a ripetizione), nello sport è praticamente un disastro in ogni disciplina possibile, si veste male e ha un debole per i cappelli da giraffa, insomma è praticamente il bersaglio ideale di qualunque bullo in circolazione, anche se per fortuna è talmente disarmante nella sua purezza da disinnescare anche il prepotente più scaltrito. La schiappa è propriamente un romanzo di formazione che segue le tappe della crescita del protagonista fino alla prima adolescenza, un ragazzino che impara a correre urlando di gioia nell’isolato intorno a casa, approda con entusiasmo alla scuola elementare suscitando la legittima preoccupazione della signorina Meeks – che subito comprende che Donald potrebbe turbare il suo ultimo anno da maestra prima della pensione –, procede quindi allegramente attraverso le varie classi, entra in una squadra di calcio anche se non vede mai la palla, nella mitica Giornata Campale di fine anno viene inserito nella squadra che vince tutte le gare ma perde la decisiva proprio per colpa sua (meritandogli l’indelebile epiteto di “schiappa”) e finalmente passa alle medie, realizzando di essere diventato… invisibile, almeno finché il destino gli offrirà l’occasione di dimostrare il suo grande cuore a tutta la città. La schiappa è articolato in trenta capitoli che esplorano altrettanti piccoli frammenti esistenziali di questo meraviglioso ragazzino che sta al centro della storia, Donald Zinkoff: ingenuo ma ricco d’umanità, goffissimo ma sempre pronto a provarci con tutto se stesso, sempre disposto a imparare e a lasciarsi sorprendere da qualcosa di nuovo, sempre straordinariamente orgoglioso della sua famiglia ordinaria ma ricca d’amore, e soprattutto positivamente rivolto verso il futuro e nei confronti del prossimo, sempre e comunque. Una bella storia, insomma, e narrata con consumata sagacia da Jerry Spinelli, che strizza l’occhio continuamente al lettore per esaltare l’involontaria eccezionalità del suo protagonista e sa incantarci con una rete di dialoghi essenziali ma efficacissimi. Notevole anche l’alternarsi delle varie ambientazioni nel romanzo: dentro La schiappa sono realisticamente ricostruiti nidi familiari, molteplici squarci di quartiere e mirabili quadri di vita scolastica. Assolutamente da provare.

Jerry Spinelli, La schiappa, Torino, Einaudi, 2014; pp. 186

giovedì 22 dicembre 2022

UN ROMANZO PER RAGAZZI… DADIECI

Diciamo subito che Dadieci è un romanzo per ragazzi che coniuga sport, formazione e buoni sentimenti. L’autrice, Saschia Masini, è fiorentina ed ha tratteggiato un’ambientazione decisamente caratteristica per la storia, che presenta personaggi ben delineati e difficili da dimenticare, oltre a un ritmo davvero pimpante che costringerà il lettore agli straordinari per arrivare ai titoli di coda. Il protagonista è un tredicenne con la passione del pallone che risponde al nome (piuttosto raro, in effetti) di Ardito: neanche a dirlo, il suo sogno è quello di sfondare nel calcio e finire su una figurina Panini ma purtroppo si trova bloccato da una perentoria punizione affibbiatagli dai genitori paleontologi dopo un brutto guaio causato alle vetrate scolastiche… Il povero Ardito dovrà astenersi da allenamenti e partite fino al ritorno dei genitori da una spedizione di ricerca nell’America Latina: l’unico modo per essere perdonato è una missione sulla carta impossibile, dato che consiste nello scrivere un tema su un nonno e meritare un “Dadieci”, la massima valutazione del Prof. Raimondo, docente di Italiano che peraltro non ha mai assegnato un voto simile nella classe di Ardito. La missione è doppiamente impossibile perché richiederebbe, per avere un minimo di speranza di riuscita, un nonno mediamente interessante, mentre l’unico che Ardito ha a disposizione, nonno Marzio, è bloccato da una vita su una carrozzina o a letto, mangia con difficoltà e blatera frasi  col contagocce e in apparenza prive di senso compiuto. Un compito ingrato, insomma, complicato anche dal fatto che il sostituto di Ardito nella squadra del Rapid Ripoli di Bagno a Ripoli, sembra capace di non far avvertire ai compagni la sua assenza. Ma il nostro eroe, spinto anche da sentimenti che non avrebbe creduto possibile provare, scoprirà che nonno Marzio nasconde dentro di sé una storia molto più complessa di quanto il nipote avrebbe mai potuto immaginare, da un’insospettabile passione calcistica a un misterioso (e fantomatico) brillante che forse non è nemmeno mai esistito. Risalendo la corrente del tempo all’incontrario va da sé che il ragazzo troverà più del previsto e forse, oltre a un tema potenzialmente “Dadieci”, anche qualcosa in grado di dare un senso alla sua vita, chissà… Il finale, quando arriva, risulta sorprendente e forse anche un po' buonista ma è anche l’unico possibile. Dadieci racconta una bella storia di formazione arricchita da un sottofondo di realismo e di valori umani, contrappuntata da un buon numero di siparietti divertenti e talvolta irresistibili: il fil rouge costante, neanche a dirlo, è il calcio, ma quello vero e sincero dei campi di provincia, non quello all’insegna dell’apparenza a tutti i costi che al giorno d’oggi regna sovrano in televisione. Assolutamente da provare e adatto a lettori di tutte le età.

Saschia Masini, Dadieci, Casal Monferrato, Piemme, 2020; pp. 287

giovedì 17 novembre 2022

STARGIRL: L'ADOLESCENZA, L'AMORE... E JERRY SPINELLI

S’intitola semplicemente Stargirl ed è uno dei romanzi per ragazzi più apprezzati di un vero maestro del genere, lo scrittore americano Jerry Spinelli, classe 1941, autore anche di Crash, La schiappa e Misha corre. Si tratta propriamente di un romanzo di formazione raccontato dalla prospettiva di Leo Borlock, un ragazzo di Mica, Arizona, che ha una strana passione per le cravatte con i porcospini: è lui che ci racconta la storia in prima persona ed è lui che, quasi senza accorgersene, s’innamora a prima vista di Stargirl Caraway. Tra l’altro non sarebbe nemmeno scontato, perché Stargirl, che ha questo strano nome perché ha deciso di farsi chiamare così, è una tipa non particolarmente attraente ma decisamente strana, tanto da risultare un’eccentrica al cubo in una località tranquilla ma tremendamente conformista come Mica, Arizona, dove tutti i ragazzi si vestono allo stesso modo, parlano degli stessi argomenti, pensano nella stessa identica maniera. Stargirl invece è tutto meno che convenzionale e scontata: si veste con un abbigliamento tra il vintage e l’improbabile, gira per la scuola con un ukulele sulle spalle, come animaletto domestico ha un piccolo roditore (un topolino, insomma) e lo nasconde nello zaino che, neanche a dirlo, è completamente diverso da tutti gli altri zaini dei ragazzi locali. Inoltre Stargirl ben presto inizia una routine curiosa quanto famigerata alla mensa scolastica del suo liceo: dopo aver pranzato, infatti, prende a girovagare per i tavoli fino a trovare uno studente che compie gli anni quel giorno e, immancabilmente, si mette a cantargli buon compleanno accompagnandosi con l’ukulele. In breve la ragazza col suo comportamento istrionico e sopra le righe contagia la scuola in positivo, catturando l’attenzione dei suoi coetanei e, in certo senso, risvegliandoli dal conformistico torpore in cui vegetavano. Lo comprende ben presto anche Leo Borlock, che fa il regista per il programma televisivo “Sedie roventi” insieme al suo amico Kevin (che lo presenta): i due individuano in Stargirl una ‘vittima’ perfetta per mandare alle stelle l’audience del loro show. Da qui in poi le cose sono destinate a complicarsi quando sboccia qualcosa di tenero tra Leo e Stargirl: per una circostanza imprevedibile infatti i ragazzi locali, che prima l’avevano adottata, iniziano a prendere le distanze rispetto all’eccentrica ragazza e di conseguenza anche Leo comincia a sentirsi isolato. Che succederà? Lo scopriremo ovviamente in un pirotecnico finale dove Stargirl lascerà senza fiato una scuola intera alla festa danzante di fine anno, prima di uscire di scena per sempre come un cavaliere solitario… Una gran bella storia, insomma, capace di sviscerare in profondità le relazioni tra adolescenti e il contrasto che nasce quando una personalità emerge dalla massa come una gemma luccicante in mezzo a un mucchio di pietre opache delle stesso colore. Lo sviluppo conclusivo della storia raccontata in Stargirl sviscera la difficoltà della protagonista ad ‘inquadrarsi’ nel resto del gruppo per amore di Leo, che mal sopporta le conseguenze che l’isolamento sociale della ragazza potrebbe portare anche nella sua vita, e nonostante il fatto che Stargirl sia destinata a rimanere indelebilmente impressa nel suo cuore. Il romanzo è già stato efficacemente traslato sul grande schermo ed ha innescato anche l’immancabile sequel, intitolato Per sempre Stargirl. Per un salutare tuffo nell'adolescenza di un personaggio davvero difficile da dimenticare.

Jerry Spinelli, Stargirl, Milano, Mondadori, 2004; pp. 170 

sabato 9 luglio 2022

THE BIG SWIM: COME SOPRAVVIVERE A UN CAMPO ESTIVO

Lo scrittore canadese Cary Fagan, già autore di La strana collezione di Mr. Karp,  con The Big Swim. La grande prova ha costruito un racconto lungo (o romanzo breve che dir si voglia) sulla più classica esperienza che un ragazzo possa vivere durante l'estate, partecipando insieme a tanti coetanei a un campo estivo. L'incipit della storia ci porta nella testa di Ethan , uno dei tanti ragazzi che passerà l'estate al Campo Betulla: siamo nel suo bungalow, insieme ai suoi compagni, che stanno parlando di un tipo che trascorrerà le vacanze estive con loro e sul quale circolano troppe voci e tutte pessime, insomma, è uno di cui si parla tantissimo e malissimo, uno che ha una fama davvero troppo brutta per essere vera. Subito dopo avremo modo di scoprire meglio le prospettive del nostro protagonista, Ethan, con la sua personalissima scala dei valori: "I miei obiettivi per il campo estivo erano modesti. Primo, sopravvivere. Secondo, non farmi odiare. Terzo, non essere il peggiore in tutte le attività". Ethan, che ha avuto dai suoi compagni un soprannome poco lusinghiero come Pinky, è consapevole di avere una serie di problemini (tra cui l'indole ansiosa) che in teoria potrebbero fargli passare un'estate terribile, dunque la sua storia consisterà fondamentalmente nel limitare i danni il più possibile. In realtà l'estate al Campo Betulla per Ethan sarà l'occasione di crescere, anche grazie alla conoscenza di un tipo come Zach, preceduto da un alone quasi leggendario di ribelle e di anticonformista (sì, proprio quello di cui parlavano tutti in modo inquietante in apertura). E sullo sfondo aleggia anche la grande nuotata del titolo, una sorta di spartiacque simbolico tra l'infanzia e l'adolescenza. Niente male nel complesso: un romanzo per ragazzi ricco di sostanza e decisamente scorrevole, anche grazie ai caratteri ad alta leggibilità. Una lettura avventurosa decisamente ideale per tutti gli adolescenti che amano le sfide con cui mettersi alla prova. 

Cary Fagan, The Big Swim. La grande prova, Cremona, Biancoenero, Roma, 2016; pp. 95


martedì 7 giugno 2022

LA STORIA INFINITA, UN GRANDE CLASSICO FANTASY

Pochi romanzi contemporanei per ragazzi hanno raggiunto lo status di classico in breve tempo come La storia infinita di Michael Ende, classe 1929, regista teatrale tedesco con la passione per la scrittura, già autore di Momo e La terribile banda dei “Tredici” Pirati. La storia infinita ha conosciuto un crescente successo fin dall’uscita in libreria, nel 1979, amplificato peraltro dalla traslazione del romanzo nell’omonimo film di Wolfgang Petersen del 1984. Il romanzo in sé appartiene al genere fantasy, ma è dotato di una particolarità intertestuale che lo rende a suo modo unico: racconta una storia nella storia e in più a un certo punto i protagonisti dei due mondi narrativi entreranno fatalmente in contatto. Il protagonista del romanzo ha dieci anni e si chiama Bastiano Baldassarre Bucci, ed è quello che si definirebbe uno sfigato: sovrappeso, senza talenti particolari (tranne la passione per la lettura), orfano di madre (e con un padre comprensibilmente depresso), Bastiano sembra la vittima perfetta dei bulli di turno. Ed è proprio scappando da qualcuno che ce l’ha con lui che finisce dentro una libreria antiquaria, al cospetto di un libraio antipatico che ha tra le mani un libro il cui titolo attira immediatamente l’attenzione di Bastiano: La storia infinita. Sfruttando un momento di distrazione del librario, il protagonista afferra il libro e scappa dal negozio. Arriva a scuola, ma ha fatto tardi, così si sistema nella soffitta dell’edificio, buia, polverosa e piena di cianfrusaglie. Da uno spiraglio di luce inizia a leggere il libro e si perde in una fantastica storia: siamo a Fantàsia, un regno governato dall’Infanta Imperatrice, in cui però si sta diffondendo uno strano male, il Nulla, che sta fagocitando sempre più territori e che nessuno riesce a contrastare. Anche l’Infanta Imperatrice è afflitta da una malattia sconosciuta per cui sembra non esserci cura, così incarica Atreiu, un ragazzo dei Pelleverde del Mare Erboso, di trovare una cura per lei e per il regno. Per riuscire nella missione Atreiu riceve l’Auryn, un potente talismano che lo proteggerà da ogni, e poco dopo si imbatte nel Drago della Fortuna Fùcur, che diventerà un inseparabile compagno d’avventure. La storia è questa, ed è persino divisa cromaticamente, dato che gli eventi nella realtà di Bastiano sono stampati con inchiostro rosso scuro, mentre quanto succede a Fantàsia è stampato in verde. Ovviamente ad un certo punto sarà il protagonista umano ad approdare nel regno incantato per mettere a posto le cose. La storia infinita in ossequio al suo titolo si presenta come un libro multiforme, un po’ romanzo metatestuale, un po’ libro d’avventura, un po’ romanzo di formazione, e in ogni riga sembra letteralmente affiorare un atto d’amore alla potenza creatrice della fantasia. In effetti Michael Ende è riuscito nella sfida di raccontare una storia apparentemente ricolma di tante storie che prendono origine da essa stessa, e in più offre al lettore l’occasione di identificarsi con lo sfortunato protagonista, anche lui amante dei libri e delle storie in genere, e provare con lui l’ebbrezza di diventare un vero eroe. Un grande classico fantasy.

Michael Ende, La storia infinita, Milano, Corbaccio, 2009; pp. 446


 

lunedì 16 maggio 2022

READY PLAYER ONE: PRONTI A GIOCARE?

Ci sono i romanzi distopici che aprono la porta a universi d’immaginazione in sé conclusi e portano il lettore in un futuro alternativo senza colpo ferire, trasportandolo letteralmente altrove e Ready Player One di Ernest Cline appartiene decisamente a questa categoria, degno erede di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, il classico per antonomasia del genere. Siamo in un futuro prossimo e venturo che si può sintetizzare in una sola parola: inquietante. Nel 2045 la Terra è sovrappopolata e in piena decadenza, anche nelle nazioni più sviluppate tecnologicamente: le città sono stracolme ed oppresse dalla mancanza di fonti energetiche, i poveri del futuro vivono in piccole unità abitative impilate in strutture d’acciaio in periferie da incubo, quasi baraccopoli di lamiere sviluppate in verticale su tralicci che sfidano la forza di gravità. È un mondo quasi senza speranza e in cui l’umanità è riuscita a sopravvivere soltanto rifugiandosi in un mondo virtuale che si chiama Oasis, cui si accede con speciali occhiali sinaptici con riconoscimento retinico: questo straordinario paradiso di pixel e codici aperto a tutti e senza costi di abbonamento è stato inventato da un leggendario programmatore, James Halliday, il fondatore della Gregarious Games, un multimiliardario che, dopo aver scoperto di aver poco ancora da vivere, ha lasciato la sua immensa fortuna e il controllo della sua azienda a chi riuscirà ad impossessarsi di un easter egg oltrepassando tre porte che si aprono con tre chiavi nascoste chissà dove nei meandri di Oasis. Purtroppo questo straordinario annuncio risale a cinque anni fa e nessuno da allora ha fatto il minimo progresso riuscendo ad entrare nel segnapunti di Oasis: da una parte lo cercano i cosiddetti gunter (contrazione di egg’s hunter) dall’altra la spietata multinazionale IOI, che intende impossessarsi di Oasis per imporre canoni d’abbonamenti ed arricchirsi a dismisura con la pubblicità che Halliday ha sempre estromesso dalla sua creazione. Protagonista della storia è appunto un gunter senza arte né parte che vive nelle cosiddette “cataste” di Oklahoma City (sterminati quartieri periferici di roulotte impilate) e risponde al nome di Wade Watts, grande appassionato della cultura pop degli anni Ottanta (venerata da Halliday), noto su Oasis come Parzival, il suo avatar. In cerca di un’idea per trovare la prima chiave insieme al suo miglior amico Each, il nostro eroe incontrerà la valente Art3mis, gunter di grande potenza e fama, e sarà proprio lui ad attirare l’attenzione della IOI guidata dal perfido Nolan Sorrento, un capo disposto a infrangere ogni regola e perfino a uccidere pur di impossessarsi dell’easter egg di Halliday. Ben presto il giovane protagonista scoprirà a caro prezzo l’assoluta mancanza di scrupolo della spietata multinazionale e deciderà di far causa comune con Each, Art3mis e i due gunter nipponici Daito e Shoto per vincere la “partita” e magari fare la cosa giusta: gli darà una mano dietro le quinte il vecchio Ogden Morrow, ex socio nonché miglior amico di Halliday. Che dire? Ready Player One è davvero quello che si può immaginare dalle linee narrative della trama, ovvero una caccia al tesoro ambientata in un’isola virtuale vasta quanto un universo e ricca di riferimenti soprattutto alla cultura popolare degli anni Ottanta nel senso più allargato che si possa concepire: videogames a profusione, giochi di ruolo come Dungeons and Dragons, film d’azione per ragazzi, serie televisive, cartoons giapponesi e così via. E il bello è che i mondi di Oasis sono pure tematici, quindi ognuno presenta un irresistibile spaccato della sterminata immaginazione di Halliday, nume tutelare della caccia planetaria che lui stesso ha innescato col suo avatar Anorak. Alla fine il romanzo regala un confronto epico tra buoni e cattivi prima di farci scoprire perfino il manzoniano “sugo” della storia… Una piccola meraviglia a orologeria perfettamente congegnata per intrappolare le nuove generazioni e quelle dei bei tempi andati.

Ernest Cline, Ready Player One, Milano, DeA, 2018; pp. 441

giovedì 24 marzo 2022

WONDER, OLTRE LE APPARENZE

R.J. Palacio, classe 1964, è una grafica e un'art director che ha esordito con questo libro, diventato in breve un sorprendente caso letterario e un bestseller internazionale della narrativa per ragazzi. Wonder - il titolo è 'rubato' all'omonima canzone di Natalie Merchant - racconta la storia di August, Auggie per gli amici, un ragazzino di dieci anni come tanti, terrorizzato dall'imminente approdo alla scuola media: il suo problema è che, a differenza della stragrande maggioranza dei suoi coetanei, Auggie non ha una faccia che gli altri possano considerare ‘normale’. Il giovane protagonista di Wonder è infatti nato con una rara malformazione e la sua faccia, per diventare quella attuale, è passata sotto il bisturi del chirurgo un'infinità di volte: Auggie dalla nascita ha dovuto affrontare ben ventisette operazioni, e parecchie nemmeno può ricordarsele, dato che le ha subite quando aveva meno di quattro anni. Non a caso è per questo che il suo ingresso nella scuola è stato ritardato fino alle medie, che incombono su di lui come un macigno, perché non sa come i suoi futuri compagni lo accoglieranno: saranno capaci di vedere oltre le apparenze o saranno spietati con lui? Lo scopriremo insieme ad Auggie, dalla sua prospettiva e da quella di altri personaggi che gravitano intorno a lui, come i suoi compagni Summer, Jack e Justin, oppure la sorella maggiore Via (anche lei molto protettiva col fratello, che dalla nascita involontariamente la 'offusca') e la di lei migliore amica Miranda. Anche questa scelta di raccontare la storia da una sorta di prospettiva molteplice si rivela assolutamente intrigante per il lettore, contribuendo a farlo riflettere ogni volta attraverso un punto di vista diverso. A rendere indimenticabile il romanzo contribuiscono anche una sorta di bonus tracks che contrappuntano la storia, come i precetti del Signor Browne (irresistibili), le "cartoline" degli alunni e una vera e propria colonna sonora (bonus tracks peraltro tutte raccolte nell'appendice finale). Nel complesso Wonder racconta una storia di formazione davvero struggente, con un'ambientazione scolastica in cui tutti ritroveranno qualcosa del loro passato recente o remoto: l'amicizia, i tradimenti, le sorprese inaspettate, gli episodi di bullismo, le cattiverie gratuite, l'onda lunga della gentilezza e, ovviamente, la bellezza naturale che accompagna ogni processo di apprendimento. Alla fine, neanche a dirlo, l'happy ending bussa dietro l'angolo, regalandoci la sensazione che fare la cosa giusta alla lunga sia sempre la scelta migliore. Un romanzo davvero bello e spesso struggente.

R.J. Palacio, Wonder, Firenze-Milano, Giunti, 2013; pp. 287


domenica 13 marzo 2022

L’AMICO RITROVATO, UN LIBRO PER NON DIMENTICARE

A pensare di scoprire un cospicuo catalogo di libri di questo autore di origini tedesche naturalizzato britannico, si rischierebbe una delusione: l’opera più famosa di Fred Uhlman infatti è proprio L’amico ritrovato, che ha ispirato l’omonima pellicola di Jerry Schatzberg. Nato a Stoccarda nel 1901, Uhlman è morto a Londra ad ottantaquattro anni, ed è anche autore di un’autobiografia intitolata Storia di un uomo. Considerando che ha poco più di un’ottantina di pagine, L’amico ritrovato rientra nella tipologia del romanzo breve, anche se racconta una storia di quelle che si possono ritenere davvero di grande respiro. La vicenda narrata è ambientata per gran parte nel periodo che prelude al secondo conflitto mondiale, a Stoccarda per l’esattezza, ed è più che altro la storia di una splendida amicizia tra due ragazzi, la classica amicizia che si ricorda per una vita intera. I due s’incontrano sui banchi dell’esclusivo liceo che entrambi frequentano nella città tedesca ma la loro estrazione sociale è la più diversa che si possa immaginare: uno, Hans, è figlio di un medico ebreo, mentre l’altro, Konradin, proviene da una delle più antiche famiglie aristocratiche di tutta la Germania. In un decennio politicamente marcato come quello degli anni Trenta  a dividere i due ragazzi si aggiungono la storia, il Nazismo, il pregiudizio razziale. Il padre del ragazzo ebreo nel 1938 prende la drammatica decisione di staccarsi dal figlio per garantirgli un futuro in America. E la Shoah segna Hans per tutta la vita, indelebilmente, proprio come quella preziosa amicizia andata in frantumi insieme ai sogni della sua giovinezza, ma questo piccolo libro si rivela un’autentica bomba ad orologeria nel finale, quando la verità restituirà alle cose la giusta prospettiva. L’autore, originario di Stoccarda e transfuga dalla Germania negli anni Trenta, in Inghilterra divenne un affermato pittore e pubblicò L’amico ritrovato a settant’anni, azzeccando un’opera destinata a diventare un classico: Ulhman stesso d’altra parte disse che “si può sopravvivere con un solo libro”, come conferma decisamente L’amico ritrovato, di cui l’autore scrisse i due seguiti Un’anima non vile e Niente resurrezioni, per favore, che insieme hanno così composto la cosiddetta Trilogia del ritorno. Questo libro è una piccola gemma da leggere per non dimenticare che anche la pagina più buia della storia non è riuscita a spegnere la luce di una bella amicizia tra due ragazzi. Una splendida storia per tutte le età.

Fred Uhlman, L’amico ritrovato, Milano, Feltrinelli, 1991; pp. 93

mercoledì 9 marzo 2022

BIANCO: IL MONDO DOPO LA FINE DEL MONDO

L'autrice della strana storia raccontata in Bianco è Laura Bonalumi, classe 1966, che ha lavorato a lungo nel settore della pubblicità ma poi è stata folgorata dalla passione per la scrittura ed è diventata una scrittrice di narrativa per ragazzi. Propriamente Bianco è un romanzo di formazione dai risvolti distopici, talmente generalizzati da risultare davvero molto inquietanti. Siamo in un futuro prossimo e venturo in una città non specificata in cui tutto è avvolto dal bianco manto della neve: la voce narrante della protagonista, la diciannovenne Isabella, ci trasporta in una realtà glaciale e senza speranza. All'inizio le prime nevicate autunnali sono state accolte con sorpresa e quasi con gioia, ma l'incredibile ondata di freddo che è seguita ha fatto morire per assideramento gran parte della popolazione. Quaranta giorni dopo Isabella è rimasta orfana ed è stata salvata da morte sicura dall'intervento di Davide, un uomo che ha raccolto un manipolo di sopravvissuti che cercano di tirare avanti nella canonica di una chiesa: oltre a lui e ad Isabella ci sono una donna che ha perso la sua famiglia, due fratellini che hanno perduto i genitori e un prete. A un certo punto nel variegato gruppo arriva anche un giovane che si e introdotto di soppiatto in chiesa. Non ci sono informazioni di sorta per capire cosa è successo né speranze in arrivo sui titoli di coda: i sette protagonisti lottano per sopravvivere, vanno in escursione nel bianco inferno che è diventato la città in cerca di cibo e di altri sopravvissuti, cercano di non perdere la fede a cui ognuno di loro attribuisce forme diverse. Tirano avanti, insomma. Isabella, in particolare, non crede più che prima o poi arriverà un happy ending a sistemare le cose, tenta di ricordare la sua storia e chi ha perso, continua ad amare i libri che amava prima, consapevole che continueranno ad esistere anche nell'incerto domani che si profila all'orizzonte. Bianco racconta davvero una bella storia, dolorosa da far male, molto simile, anche troppo, ai panorami di solitudine ed incertezza che tutto il mondo ha vissuto dall'inizio della pandemia. Da questo punto di vista, nonostante le sequenze di tensione e di azione, questo romanzo offre numerosi spunti di riflessioni su cosa conta veramente quando la realtà "normale" a cui siamo abituati è scossa alle fondamenta e il mondo che conosciamo sembra diventato un'irreale distesa di bianco troppo fredda per sopravvivere. Assolutamente da leggere fino all'ultima pagina.

Laura Bonalumi, Bianco, Casal Monferrato, Piemme ("Il Battello a Vapore"), 2020; pp. 239


IO SONO ZERO

Medico e psicoanalista milanese, Luigi Ballerini è anche uno scrittore specializzato in narrativa per ragazzi e un giornalista pubblicista che da anni scrive per vari periodici, soprattutto di tematiche quali la scuola, l'educazione e i giovani. I suoi argomenti privilegiati sembrano essere confluiti in massa in questo romanzo, che si intitola Io sono Zero ed è incentrato su un esperimento educativo davvero estremo ed inquietante. Il protagonista della storia è un ragazzo che sta per compiere quattordici anni e sa di chiamarsi semplicemente Zero: ha vissuto tutta la vita da solo, in un ambiente protetto chiamato Mondo, senza mai conoscere il mondo esterno (quindi ignora il vento o le precipitazioni atmosferiche). Zero è stato addestrato a combattere pilotando droni tramite computer, guidato da quando iniziano i suoi ricordi unicamente da una voce che lui chiama Madar - molto simile all'espressione inglese per "madre", in effetti -, che di solito lo premia al conseguimento dei suoi obiettivi. Perché Zero rappresenta una tipologia di studente davvero inquietante, anche se in effetti sembra sereno, complessivamente contento della sua vita, motivato a migliorare ed impaziente di scoprire i nuovi livelli che lo attendono in futuro. A un certo punto, però, nel Mondo in cui Zero è vissuto da sempre tutto diventa buio: il ragazzo pensa che si tratti di un test, cerca una via d’uscita e in qualche modo si ritrova all’esterno, nel mondo reale, dove fa freddo e c’è la neve, dove le persone parlano tra sé e senza schermi telematici. Ed è un mondo, quello vero, che gli è completamente ignoto, purtroppo. Per sua fortuna Zero trova l’aiuto di una coppia di buona volontà e piena di buone intenzioni nei suoi confronti, nonostante il ragazzo non voglia affatto collaborare con loro e desideri soprattutto tornare nel suo rassicurante Mondo con la “M” maiuscola, anche se ben presto il contatto con il mondo vero scatenerà in lui sensazioni e desideri sino a quel momento neppure immaginati. La domanda fondamentale a questo punto è la seguente: chi l’ha messo nella sua particolarissima situazione? E perché mai l'ha fatto? Potremo scoprirlo soltanto leggendo questo trascinante, inquietante ed originalissimo libro di Luigi Ballerini, felicemente sospeso a mezzo tra la storia di formazione e il romanzo distopico: ci spiazzerà a partire dalle prime pagine, coinvolgendoci fino alle ultime con il processo di rinascita (nel senso letterale di “seconda nascita”) del giovane protagonista. In tralice affiorano riflessioni davvero profonde sull'adolescenza e sulla vita “virtuale” che caratterizza già il nostro presente e minaccia di diventare un aspetto assai più invasivo del futuro che ci aspetta. Insomma, è Io sono Zero, un romanzo assolutamente da provare. 

Luigi Ballerini, Io sono Zero, Milano, Il Castoro, 2015; pp. 184


mercoledì 5 gennaio 2022

TWILIGHT, UNA SAGA ADOLESCENZIALE… ALL’ULTIMO MORSO

Si tratta del romanzo d’esordio della scrittrice americana Stephenie Meyer, classe 1973, uscito nel 2005 e divenuto subito un bestseller per adolescenti in patria per poi confermarsi in breve tempo un successo anche a livello internazionale. Twilight è l’episodio apripista dell’omonima saga letteraria e vede protagonista la diciassette Isabella Swan, che si trasferisce a vivere a casa del padre Charlie, a Forks, nello stato di Washington, la piovosa cittadina di cui il genitore è il locale ispettore di polizia. Bella, come si fa chiamare gli amici, non è particolarmente entusiasta del trasferimento perché trova Forks un posto assai noioso, ma ha deciso di andare a vivere dal padre per lasciare la madre Renée, da tempo separata da Charlie, libera di seguire gli spostamenti del nuovo compagno, Phil, che gioca a baseball e  cambia spesso squadra. Nella nuova scuola a Forks, nonostante la naturale timidezza, Bella diventa una delle principali novità e ben presto viene intrigata dal fascino ombroso di Edward Cullen, un coetaneo che mostra nei suoi confronti un atteggiamento che oscilla tra lo scontroso e l’affabile. Bella comincia a interessarsi ancor più a Edward e alla sua famiglia dopo aver appreso dall’amico di infanzia Jakob, di origini indiane, di una leggenda locale sui fantomatici Freddi a cui apparterrebbero i Cullen: contemporaneamente il suo rapporto con Edward, bello e impossibile, algido e apparentemente perfetto, diventa sempre più stretto, e quando Bella trova il coraggio di chiedergli conferma sulla sua reale natura, il ragazzo non negherà di essere un vampiro, come pure tutto il resto della sua famiglia. A onor del vero i Cullen non cacciano umani ma si sono integrati a Forks cercando di attirare l’attenzione il meno possibile: tutto cambia durante un tranquillo pomeriggio di baseball in famiglia con Bella come ospite d’onore e l’arrivo imprevisto di un trio di vampiri che comprendono un segugio eccezionale attratto in modo irresistibile dall’odore di Bella. Riuscirà Edward a salvare l’unica che gli ha fatto scoprire l’amore in un secolo di esistenza vampiresca? Lo scopriremo attraverso una micidiale sequenza di sorprendenti sviluppi narrativi. Twilight cattura l’attenzione fin dalla prima pagina, giocando con i lettori alludendo fin dall’inizio a un pericolo mortale che incombe sulla protagonista, che ci farà vivere la storia in presa diretta attraverso un uso davvero empatico della prima persona. Il romanzo (e di conseguenza la saga quadripartita che da qui si sviluppa) racconta un percorso di formazione di una ragazza sempre fuori posto e destinata ad innamorarsi di una creatura sovrannaturale e potenzialmente letale anche per lei, un gioco che procede sottilmente sulla crina dell’innamoramento, che in questo caso potrebbe preludere addirittura non solo alla fine dell’adolescenza ma alla stessa condizione umana della giovane protagonista, insomma, una saga avvincente sotto vari punti di vista, più che mai in questo primo episodio, davvero intrigante perché ci proietta attraverso gli occhi di Bella, in un modo nuovo ed inquietante. Questa saga letteraria è stata traslata con notevole successo anche sul grande schermo fin dal film Twilight di Catherine Hardwicke del 2008, che ha subito reso famosi a livello planetario i due giovani protagonisti Kristen Stewart e Robert Pattinson.

Stephenie Meyer, Twilight, Roma, Fazi Editore, 2006; pp. 415

lunedì 20 dicembre 2021

TANTO NON BOCCIA NESSUNO

L’autore di Tanto non boccia nessuno è di Prato, si chiama Viviano Vannucci e alle spalle ha un passato di educatore di ragazzi diversamente abili e di curatore di laboratori teatrali per le scuole. Il suo libro è un romanzo di formazione che racconta la storia del tredicenne Diego, uno studente di terza media che non ha mai avuto particolari difficoltà scolastiche ed ha sempre studiato normalmente, ma un bel giorno per un caso fortuito si mette a riflettere sul fatto che in fondo anche i suoi compagni che di problemi ne hanno causati in serie, anche quelli che non si esprimono bene, anche quelli che non fanno mai i compiti o dicono un sacco di frottole, alla fine dell’anno sono stati sempre puntualmente promossi. “Tanto non boccia nessuno” ha pensato dentro di sé Diego, e così ha deciso di non darsi più da fare perché tanto la scuola di oggi finisce comunque per promuovere anche gli scansafatiche e i bulli. Come nel caso del suo compagno Brando, mentitore seriale in classe per evitare brutti voti o note, implacabile e crudele nel canzonare i più deboli della classe: saggiamente finora Diego gli ha sempre girato al largo, ma dopo aver cambiato vita inizia a frequentarlo con tutto quello che ne può conseguire in negativo, come per esempio perdere l’amicizia di Larbi, il suo inseparabile compagno di origini straniere (quindi una delle vittime predilette di Brando). Diego comincia a collezionare brutte figure, pessimi voti e note disciplinari, ma la situazione sembra precipitare in modo irreparabile quando arriva addirittura ad insultare una prof (che tra l’altro stravedeva per lui) beccandosi una sospensione che sembra preludere all’inevitabile bocciatura. Nel frattempo la storia si complica perché anche Bianca, di cui Diego ha scoperto di essere innamorato, sembra non considerarlo più da quando lui ha cominciato ad andare alla deriva. E nemmeno tra le mura di casa le cose vanno granché bene… Riuscirà il nostro eroe ad invertire la marcia ed approdare alle superiori? Lo scopriremo in un finale avvincente felicemente sospeso tra il miraggio di un impossibile happy ending e l’inevitabile disastro annunciato… Tanto non boccia nessuno racconta un’ordinaria storia di naufragio scolastico con conseguente terapia psicologica: fin dall’incipit infatti la dottoressa Olivia chiede al protagonista di raccontarle in prima persona la sua storia dopo il grosso guaio in cui si è cacciato trattando male la prof Benedetti, l’unica che ha sempre cercato di aiutarlo. Il libro infatti si alterna di continuo tra gli scambi tra Olivia e Diego, e una sorta di lungo monologo che Diego rivolge alla docente che ha offeso di brutto. Ne viene fuori un realistico quadro della scuola di oggi, con un variegato consiglio di classe in cui spiccano una tostissima prof di Inglese e un cattivissimo prof di Matematica, e la classe di Diego, che sembra propria una delle multietniche classi italiane di oggi, equamente divisa tra femmine stilose e chiacchierone da una parte, e maschi col telefonino sempre tra le mani dall’altra con vari esempi di umanità adolescenziale in mezzo. Da provare.

Viviano Vannucci, Tanto non boccia nessuno, Torino, Einaudi, 2021; pp. 237

martedì 13 luglio 2021

I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI: ERRI DE LUCA RACCONTA I SUOI DIECI ANNI

Non è la prima volta che Erri De Luca, classe 1950, nella sua lunga e variegata carriera di scrittore a trecentosessanta gradi – narratore, poeta, giornalista e teatrante – gioca la carta del romanzo di formazione, ma I pesci non chiudono gli occhi sotto questo fronte è davvero un diamante grezzo di rara bellezza. De Luca si racconta nell’estate dei suoi dieci anni, in una vacanza al mare (probabilmente a Ischia) insieme alla madre, momentaneamente sola coi figli in quanto il marito se ne è andato a cercare fortuna a New York, dove forse, una volta sistemato, dovrà raggiungerlo il resto della famiglia. Si tratta di un’estate d’attesa, che è un po’ la cifra riposta di questa stagione tradizionalmente di vacanza, in attesa appunto di un nuovo periodo, di un nuovo anno scolastico o di una nuova vita, chissà… L’attesa è più che mai sensibile per il piccolo protagonista, la voce narrante del romanzo, che deve pure darsi da fare a Matematica, in quanto è stato rimandato a settembre alla fine della prima media e deve prendere periodicamente ripetizioni dal maestro dell’isola sul tavolo di un bar: l’affanno principale del ragazzo però non è imputabile alla scuola, ma al suo corpo di adolescente che non cresce al passo con la sua testa di lettore curioso, che sta cominciando a formulare pensieri da adulto in embrione. E fatalmente i pensieri di un adolescente a cui non sembra di crescere di un centimetro finiscono per puntare, quasi inconsapevolmente, su una coetanea, lettrice anche lei, che condivide la stessa spiaggia del protagonista e che non si sottrae quando lui le chiede della comune (ed evidente) passione per la lettura. La nuova amicizia non passa inosservata a tre bulletti di poco più grandi del protagonista, che inizieranno a prenderlo di mira sempre più palesemente anche e soprattutto in reazione alle attenzioni che la ragazzina gli riserva (il cui nome l’autore ha perso per sempre tra i meandri della sua memoria diventando adulto). Il quadro del libro è questo e nel suo breve sviluppo Erri De Luca riuscirà a chiarirci le idee su un pugno di tematiche assai sensibili nell’universo dell’adolescenza e dintorni: la metamorfosi del corpo che cambia (o ingenera ansia perché non cambia), i sentimenti “da adulti” come l’odio, l’amore o il senso di giustizia che iniziano a nascere dentro causando cataclismi emotivi e il sogno di una vita diversa che aleggia all’orizzonte. I pesci non chiudono gli occhi condensa tutto questo in un piccolo libro di poco più di un centinaio di pagine felicemente sospeso a metà tra un romanzo di formazione e un’autobiografia d’autore nell’estate dei suoi dieci anni. Assolutamente da scoprire, come il titolo, di cui capiremo il senso riposto soltanto alla fine.

Erri De Luca, I pesci non chiudono gli occhi, Milano, Feltrinelli, 2011; pp. 115

martedì 29 giugno 2021

NON RESTARE INDIETRO

Carlo Greppi, classe 1982, è uno storico che collabora con Rai Storia, con la Scuola Holden e con il blog "Doppiozero", è inoltre presidente della sezione torinese dell'associazione Deina, con la quale da anni organizza e partecipa ai viaggi della memoria alla scoperta degli ex lager del Terzo Reich. Proprio questa esperienza diretta costituisce il cuore pulsante di questo romanzo per ragazzi, Non restare indietro, in cui l'autore sembra aver voluto condensare le sue esperienze di accompagnatore di studenti nei viaggi della memoria. Il protagonista della storia è un adolescente come tanti altri: si chiama Francesco, ha sedici anni, gioca a calcio, è un ribelle di buon cuore in guerra con i genitori e con la scuola, tanto che per un diverbio con la componente docente ha dovuto cambiarla. Ora è iscritto alla 3C della scuola nuova, con nuovi docenti e con nuovi compagni, e il cappuccio della sua inseparabile felpa per proteggersi dal resto del mondo. Tra parentesi Francesco non ha superato la perdita del suo amico più caro, con cui condivideva la passione per il pallone: cerca di dargli una mano a modo suo l'altro amico del terzetto, che intende diventare un writer e sta appunto tappezzando tutte le mura del quartiere con la K che è il suo tag. La storia prende avvio in un lunedì di gennaio quando la nuova prof di storia spiega cos'è il Giorno della Memoria e presenta alla classe un progetto che tutti gli studenti faranno insieme, un viaggio d'istruzione molto particolare, che li porterà a scoprire il punto più basso toccato dalla razza umana nella sua storia, un viaggio "per non dimenticare" la Shoah, con destinazione Auschwitz. Nella classe di Francesco arrivano così due giovani operatori dell'associazione di volontari che accompagnerà lui e i suoi compagni, prima però dovranno prepararli, aiutandoli a immedesimarsi con le vittime e con i carnefici, per capire quel che è stato: il loro approccio è avvolgente e pratico, e Francesco gradualmente si lascia coinvolgere, anche se non è convinto a fondo del progetto e continua ad avere dubbi in proposito. In continua alternanza tra la più grande tragedia della storia e le emozioni irrisolte (e il suo dolore non metabolizzato) del suo vissuto, il giovane protagonista imparerà a conoscere i suoi nuovi compagni, abbracciando l'idea di mettersi in viaggio e di capirne il senso per davvero. Insomma, ne vien fuori un dinamico romanzo di formazione sull'adolescenza: dalla prospettiva di Francesco vivremo un ventaglio dei tipici turbamenti di un ragazzo dei nostri giorni (soprattutto la mancanza di senso e l'incomprensione con gli adulti) alle prese con un viaggio più grande di lui, che gli servirà per aprire una serie di porte e lasciarsi finalmente alle spalle ciò che non è riuscito finora ad accettare. Da questo punto di vista Non restare indietro ricostruisce anche il microverso tipico di una classe delle superiori, dove non manca il ragazzo con la vocazione del bullo né la prima della classe animata dal desiderio di fare la cosa giusta e così via, compreso Francesco, che è il classico ragazzo con la felpa che vuole volare basso e non farsi notare troppo. La galassia giovanile è ben delineata anche grazie alla ricca colonna sonora che traspare da un capitolo all'altro, alle citazioni cinematografiche (in particolare la celebre scena di Monsieur La Padite in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino) e a vari aneddoti (d'obbligo citare almeno la tabellina dell'undici che Francesco usa per classificare la storia del Novecento). Nonostante le tante sequenze "didattiche" si tratte di un libro scritto con uno stile fresco e accattivante, che conquisterà sia i lettori adulti che gli adolescenti a cui è rivolto.

Carlo Greppi, Non restare indietro, Milano, Feltrinelli, 2016; pp. 223

martedì 22 giugno 2021

LE OTTO MONTAGNE

È diventato già un cult della narrativa italiana contemporanea Le otto montagne dell’autore milanese Paolo Cognetti, classe 1978, che con questo romanzo ha vinto il premio Strega nel 2017. Si tratta di un romanzo di formazione articolato in tre parti, intitolate rispettivamente Montagna d’infanzia, La casa della riconciliazione e L’inverno di un amico. La storia è raccontata in un’avvolgente prima persona dal protagonista, Pietro, un ragazzo di città figlio di un taciturno chimico e di un’operatrice sanitaria, entrambi provenienti dal Veneto ed entrambi appassionati alpinisti. La comune passione per la montagna è appunto la scintilla che ha fatto scoccare l’amore tra i genitori di Pietro, che si sono addirittura sposati in una chiesetta ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo e hanno passato la prima notte di nozze in un rifugio montano. Trasferitisi a Milano, i due durante le ferie estive si spostano puntualmente a Grana, un minuscolo paese valdostano alle pendici del Monte Rosa dove Pietro fin da bambino ha conosciuto Bruno, un coetaneo che, diversamente da lui, d’estate non è vacanza ma deve occuparsi delle bestie di famiglia, dato che i genitori sono allevatori. I due divengono ben presto inseparabili amici… stagionali, ma l’adolescenza li separa: nonostante la madre di Pietro cerchi di aiutare Bruno negli studi, il ragazzo è costretto dalla famiglia ad abbandonare la scuola una volta raggiunta l’età dell’obbligo scolastico. Bruno inizierà a lavorare prima come allevatore, quindi come muratore, mentre Pietro continuerà gli studi a Milano per poi trasferirsi a Torino iniziando a lavorare come documentarista, anche per il rapporto conflittuale col padre. L’amore per la montagna in effetti sembra l’unico insegnamento che il padre ha lasciato a Bruno, col suo modo tormentato di ascendere verso le cime attraverso l’itinerario più scosceso e a passo veloce, per poi esaurire il desiderio di conquistare la cima un secondo dopo esserci arrivato. Alla morte del padre, Pietro, che ha ricevuto in eredità una baita diroccata, ritroverà l’amico di un tempo per ricostruire insieme l’edificio, vivendo un’estate di svolta esistenziale che darà due direzioni precise alle loro vite. Le otto montagne è uno struggente romanzo di formazione che vive sul Leitmotiv della montagna a cui tutti i personaggi finiscono sempre per tornare e che costituisce il crocevia simbolico di tutte le storie umane che Cognetti ha condensato nel suo libro. Oltre alla montagna il romanzo squaderna una manciata di tematiche indimenticabili: la nostalgia della terra natia, la magia dell’infanzia, il rapporto talvolta problematico tra padre e figlio e l’amicizia virile. È uno di quei libri in cui è bello perdersi e in grado di cambiare la percezione esistenziale del lettore.

Paolo Cognetti, Le otto montagne, Torino, Einaudi, 2016; pp. 203

mercoledì 16 giugno 2021

IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO

 

Il capolavoro indiscusso di Italo Calvino è la visionaria e grottesca trilogia romanzesca intitolata I nostri antenati - comprendente rispettivamente Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente - ma è in un genere completamente diverso che l’autore ligure ha esordito come narratore con Il sentiero dei nidi di ragno, romanzo breve di chiaro impianto neorealista che ha aperto la cosiddetta narrativa di Resistenza. Nella sua opera prima Calvino ha riversato – espropriandosene, per certi versi – buona parte del proprio bagaglio personale di ricordi giovanili, quelli ‘ingombranti’ almeno, accumulati nel suo periodo di militanza attiva nei ranghi della Resistenza partigiana. Il romanzo, ambientato tra una cittadina ligure tra la riviera di Ponente e le montagne dell’entroterra, fu scritto nell’immediato Dopoguerra e pubblicato nel 1947 con una prefazione di Cesare Pavese. Protagonista de Il sentiero dei nidi di ragno è un bambino, Pin, che ha perso i genitori e vive con la sorella (una giovane prostituta) in un clima di privazioni e confusione, nel periodo della Resistenza, appunto. Avendo trovato una pistola lasciata distrattamente in casa sua da un soldato nazista dopo un occasionale incontro mercenario con la sorella, Pin decide di nascondere l’arma in un sentiero sperduto, per lui quasi magico, l’unico al mondo (a suo parere) dove i ragni facciano il nido. Pin entra poi in un contraddittorio gruppo di partigiani, ognuno con la sua storia ed un indistinto (e personale) ideale di Resistenza da seguire. Quando il drappello si sfascia, Pin resta con un partigiano, il Cugino, avviandosi, in uno splendido finale interrotto, verso la notte illuminata da lucciole, nella campagna, senza meta, l’uomo e il bambino mano nella mano: intorno a loro una guerra civile, anch’essa contraddittoria, sfumata, comprensibile a pochi. Il sentiero dei nidi di ragno è un romanzo di formazione che racconta uno strano percorso di iniziazione alla vita, caratterizzato da un realismo di base cui s’intrecciano in sottofondo i fili del meraviglioso, del fantastico e del fiabesco, una peculiarità stilistica che diventerà il tratto distintivo dello scrittore ligure negli anni della maturità. Il romanzo si fa leggere e cattura subito il lettore per la particolare prospettiva dal basso scelta da Calvino per raccontare la storia.

Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Milano, Garzanti, 1991; pp. 199   


OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...