martedì 28 febbraio 2023

IL LATO SINISTRO DEL CUORE: LA NARRATIVA BREVE DI CARLO LUCARELLI

Che Carlo Lucarelli sia il più fulgido talento del giallo nazionale è cosa ormai assodata, anche da scrittori del calibro di Andrea Camilleri, che talvolta ha omaggiato il giovane collega attraverso sibillini giudizi letterari espressi dal commissario Montalbano. Impeccabile nella misura ‘canonica’ del romanzo giallo (pensiamo a gioielli come Almost blue, L’isola dell’angelo caduto o Un giorno dopo l’altro) ma autore anche di notevoli racconti lunghi (leggere in merito una delizia non indispensabile come Laura di Rimini), Lucarelli si è sempre dimostrato a suo agio sia con le ambientazioni contemporanee che con quelle storiche, sia con personaggi seriali che con creazioni destinate ad una vita letteraria conclusa nel volgere di un libro. Nel curriculum dell’autore non sono neppure mancati singolari esperimenti nati magari sulle colonne di quotidiani (come Autosole) o ibridi letterari a metà strada tra inchiesta e fiction (come Compagni di sangue), né ovviamente sono mancati racconti, pubblicati su riviste di varia estrazione, magari finora reperibili soltanto online e quindi riuniti (non tutti ma almeno la maggior parte) nella raccolta Il lato sinistro del cuore, che ne assortisce ben cinquantatré. Di misura varia, talvolta nati per sperimentare uno stile o focalizzare un’idea, altre volte scritti su commissione, l’unico vero Leitmotiv costante in questi racconti è indubbiamente l’elemento diabolico, una sinistra atmosfera che aleggia intorno alle varie storie, a prescindere che il loro obiettivo sia muovere il riso, suggestionare o terrorizzare. Tra leggenda metropolitana e mito suburbano, Lucarelli si muove sinuosamente sulle orme del diavolo e del male, ovunque si annidi, tra l’oscurità che avvolge un museo durante la notte, come accade ne Il silenzio dei musei, oppure nella ruspante ambientazione in cui si svolge la ricostruzione del mistero de I garganelli al ragù della Linina, un’inchiesta impropria ma non meno accattivante. Pagina dopo pagina ne Il lato sinistro del cuore, che peraltro è il titolo che presta all’intera racconta un godibilissimo racconto, si alternano storie d’ispirazione kafkiana come C’è un insetto sul muro, o l’inquietante La tenda nera, e ancora una storia che potrebbe casualmente accadere a chiunque come Telefono sostitutivo, la resa dei conti del sottotenente tedesco Reinhardt Klotz nel racconto omonimo, gli strani fatti narrati in Jubileo, il torbido omicidio de Il conte, l’inspiegabile fenomeno lunare raccontato via etere in Radiopanico, il panico in prospettiva dal basso di Ottobre, una gustosa rivisitazione del mostro di Frankenstein come Julian. Per usare le parole dello stesso Lucarelli, il talentuoso giallista ha “cercato di fare l’unica cosa che uno scrittore, di romanzi o racconti che sia, deve fare quando scrive: raccontare una storia che gli piace nel miglior modo possibile e con le parole più belle che sa”. Ne Il lato sinistro del cuore c’è pienamente riuscito, per l’ennesima volta.

Carlo Lucarelli, Il lato sinistro del cuore, Torino, Einaudi, 2003; pp. 370

venerdì 3 febbraio 2023

L’OCCHIO DEL LUPO: NARRATIVA PER RAGAZZI FIRMATA PENNAC

Lui è uno degli scrittori contemporanei più celebri della Francia: si tratta di Daniel Pennac, classe 1944, autore della strepitosa saga dedicata a Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio, avviata nel 1985 con Il paradiso degli orchi, oltre che a Signori bambini, vari saggi (ad esempio Come un romanzo, dedicato al piacere di leggere) e ripetute incursioni nei fumetti e nella narrativa per ragazzi. Proprio a quest’ultimo genere appartiene il romanzo breve che lo scrittore francese ama indicare come il suo libro preferito, L’occhio del lupo, una delle sue prime opere, che Pennac scrisse prima di divenire famoso a livello internazionale. Per usare la definizione dell’autore stesso al riguardo, si tratta di un romanzo per ragazzi che “racconta la storia di un piccolo africano che incontra un vecchio lupo guercio venuto dall’Alaska”. L’attacco della narrazione è spiazzante e ci presenta l’incontro tra i due protagonisti: Pennac ce lo racconta dalla prospettiva del lupo, che ha un manto azzurro e proviene dall’Alaska, esattamente da Barren Lands, dove è stato catturato, ha perso un occhio e si è rovinato la pelliccia, venendo così destinato alla gabbia di uno zoo per sempre. Da allora il lupo ha deciso di ignorare gli umani che lo hanno strappato alla sua famiglia e gli hanno tolto tutto: lui e una lupa sua compagna di prigionia infatti solevano passare il tempo fermi a fissare un punto alle spalle degli umani davanti alla loro gabbia, che avevano la sensazione di essere invisibili per le due bestie (impressione assai disturbante). Quando la lupa è morta, pochi giorni fa, il lupo si è messo a trottare avanti e indietro nella sua gabbia, incessantemente, ma è successo qualcosa di strano: un ragazzo infatti si è piazzato ostinatamente davanti alla sua gabbia, iniziando a fissarlo intensamente e in silenzio. Il lupo, indispettito, ha continuato a muoversi avanti e indietro, stupito che il giovane umano potesse restarsene bloccato così davanti alla sua gabbia. Alla fine, esausto, si è fermato e ha iniziato a guardarlo anche lui, incapace però di fissare col suo unico occhio il silenzioso ospite, che di occhi ne ha due. Questo fastidio è finito con un gesto apparentemente banale ma in certo senso magico: il ragazzo, infatti, intuendo l’imbarazzo del lupo, chiude un occhio per metterlo a suo agio. Nei capitoli successivi i due scopriranno le rispettive storie “scritte” indelebilmente nei loro occhi fissati l’uno verso l’altro, fino al sorprendente happy ending che conclude questo incontro silenzioso nell’unico modo possibile, decisamente singolare, e con un pizzico di magia. È davvero una gran bella storia quella che Pennac ci racconta con L’occhio del lupo, semplice come può esserlo l’incontro tra un ragazzo alternativo con un fiero lupo che ha perso tutto, forse anche la speranza. Ma il vento della fiducia progressivamente riprende a spirare sempre più forte davanti alla gabbia del lupo proprio grazie al ragazzo, un cantastorie proveniente dall’Africa (e che si chiama come il suo continente, lo stesso che ha dato i natali a Pennac, a Casablanca), che ama la natura, gli animali e i racconti, e forse è approdato in quello che lui e i suoi genitori chiamano “Altro Mondo” (il nostro, il mondo occidentale) proprio per ridare speranza al disilluso Lupo Azzurro, chissà... Uno splendido romanzo breve sull’amicizia e sull’incontro col prossimo.

Daniel Pennac, L’occhio del lupo, Firenze, Salani, 1993; pp. 103

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...