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lunedì 21 marzo 2022

IL GRANDE MONDO LAGGIÙ: BRADBURY RACCONTA…

Romanziere tra i più influenti della sua generazione, Ray Bradbury (1920-2012) all’inizio degli anni Cinquanta ha scritto in breve successione i suoi due indiscussi capolavori romanzeschi, Cronache marziane e Fahrenheit 451, con cui ha rinnovato il genere fantascientifico, ma nel corso di tutta la sua carriera si è dedicato alla stesura di racconti, puntualmente raccolti su varie antologie. Nell’ambito della narrativa breve il picco assoluto della produzione di Bradbury sono senza dubbio i trentaquattro racconti pubblicati nella raccolta Il grande mondo laggiù, uscita nel 1984 e che assortisce storie scritte dall’autore nell’arco temporale tra il 1944 e il 1980 (circa un terzo risalgono agli anni Quaranta e oltre due terzi agli anni Cinquanta). I racconti di questa straordinaria raccolta assortiscono generi diversi, con una decisa prevalenza per quelli che raccontano ricordi del passato, misteri inquietanti e indecifrabili o storie fantascientifiche, racconti sempre narrati sul filo di in un’insostenibile suspense, perché Bradbury sa come intrigare il lettore e tenerlo sulla corda fino all’ultima riga, prima di stupirlo con un finale mozzafiato. La raccolta prende avvio con La sera, che narra la strana notte di attesa di una possibile disgrazia dalla prospettiva di un ragazzino che vive l’ansia vissuta dalla madre per il ritardo (inspiegabile) del fratello maggiore nel rientro serale a casa, e si chiude con una storia davvero simbolica come La fine del principio, che ci mostra l’inizio dei viaggi spaziali dal punto di vista di due persone come tante che riflettono sul momento di svolta cui stanno per assistere (che cambierà per sempre il destino dell’umanità) prima di tornare ai propri impegni quotidiani. In mezzo tra i due estremi figurano molti racconti a pronta presa e un pugno di gemme assolute: come Il lago, che rievoca una tragedia lacustre che si chiude anni dopo in modo inquietante e simbolico, oppure Rumore di tuono, che narra un safari temporale e le imprevedibili conseguenze dell’effetto farfalla sul flusso temporale, o infine Tutta l’estate in un giorno, che ci farà scoprire il Sole dalla prospettiva di un gruppo di bambini nati su Venere, dove la pioggia costante s’interrompe soltanto una volta ogni sette anni. Il Leitmotiv della raccolta è sempre l’universo fantastico dell’autore, che si alterna tra presente e futuro per raccontarci il mondo emotivo dei suoi personaggi cercando di catturarne la ragnatela di valori: gli affetti, l’amicizia, la solidarietà, l’amore, non necessariamente in quest’ordine. Un’antologia davvero splendida e scritta da un autore davvero ispirato: vi catturerà dalla prima storia e vi incuriosirà fino all’ultima con racconti difficili da dimenticare, di quelli che consentono al lettore di lasciarsi trasportare altrove in poche pagine per ritornare a casa in tempo per cena…

Ray Bradbury, Il grande mondo laggiù, Milano, Mondadori, 2002; pp. 434

sabato 19 marzo 2022

FAHRENHEIT 451: IL FUTURO DISTOPICO È QUI

Ray Bradbury (1920-2012) è stato uno dei più grandi scrittori di fantascienza della sua generazione e uno dei più ispirati autori contemporanei della sua epoca, soprattutto grazie a due capolavori romanzeschi come Cronache marziane e Fahrenheit 451, ma anche per le tante raccolte di racconti, alcune davvero straordinarie (come Il grande mondo laggiù, tanto per dirne una). A differenza dal romanzo d’esordio, più ‘classico’ dal punto di vista tematico (trattando della colonizzazione del pianeta rosso), Fahrenheit 451 è quello che oggi, memori del successo delle saghe di Hunger Games e Divergent, definiremmo un romanzo distopico, dato che nella storia colpisce soprattutto l’ambientazione futura, in un domani in cui qualcosa è cambiato rispetto al presente – ovviamente dovremmo rapportarci al presente dell’autore, all’inizio degli anni Cinquanta del Novecento, ma il paragone tutto sommato regge abbastanza anche in rapporto al presente dei giorni nostri –. Siamo in un futuro prossimo e venturo in cui i pompieri appartengono alla cosiddetta “milizia del fioco” e, anziché spengere incendi, si occupano di appiccare roghi nelle case di coloro che possiedono libri, oggetti assolutamente proibiti dalla legge. Il protagonista, Guy Montag, è appunto un pompiere ed esercita la sua professione con zelo e convinzione, non riuscendo assolutamente a comprendere le ragioni dei cittadini che infrangono la legge decidendo consapevolmente di possedere dei libri. Le certezze esistenziali di Montag cominciano però a vacillare quando un’anziana signora decide di morire nel rogo della propria abitazione piuttosto che separarsi dai propri libri: in seguito il protagonista porta a casa dei volumi e comincia a leggerli, iniziando a dubitare della propria missione. Nel frattempo sua moglie – completamente assuefatta, come tanti cittadini del futuro, ai programmi televisivi che interagiscono addirittura con gli spettatori – si accorge dei comportamenti del marito e lo denuncia alle autorità, innescando una serie di eventi che faranno di Montag un fuggiasco assegnato come bersaglio a un letale segugio meccanico. Nel finale visionario che incombe sulla storia Montag è destinato a scoprire l’esistenza di un gruppo clandestino di umani che cercano di far sopravvivere i libri oltre il ricettacolo cartaceo con cui storicamente le storie si sono trasmesse nei secoli sia copiate a mano sia stampate. Fahrenheit 451 è un’appassionata apologia del libro come oggetto simbolicamente destinato a salvare il libero pensiero, che nella società futura è avversato per facilitare il controllo sociale, mentre il mezzo televisivo è diffuso ad libitum per favorire una tranquillizzante narcosi della coscienza. Senza dubbio nell’immaginario di Bradbury durante l’elaborazione del romanzo si fece sentire il ricordo angosciante dei roghi di libri perpetrati dal regime nazista negli anni Trenta, ma anche il clima di caccia alle streghe alimentato dal senatore McCarthy nei primi anni Cinquanta negli Stati Uniti durante la Guerra Fredda, con l’ossessione costante dei complotti comunisti e la minaccia incombente di un conflitto atomico (che aleggia anche sul finale del romanzo). Col titolo Fahrenheit 451, così evocativo e particolare, sembra che l’autore volesse indicare la temperatura di accensione della carta alla pressione di un’atmosfera, anche se nel libro l’unico riferimento diretto è la cifra 451 sull’elmetto di Montag. Fahrenheit 451 ebbe un’immediata e vasta fortuna, tanto che nel 1966 fu traslato sul grande schermo nell’omonimo film di François Truffaut. Insomma, un apocalittico canto d’amore sui libri e un romanzo assolutamente da leggere.

Ray Bradbury, Fahrenheit 451, Milano, Mondadori, 2018; pp. 207

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...