Il sottotitolo di Pappagalli verdi è
sibillino, trattandosi di Cronache di un chirurgo di guerra, e
sgombra subito il campo da equivoci: i pappagalli verdi del titolo sono infatti
sono mine antiuomo di fabbricazione sovietica con una forma aerodinamica che ne
rallenta la caduta e ne permette lo spargimento (tramite elicottero, esempio)
su un ampio territorio. Hanno una colorazione mimetica (verde) che le rende
poco visibili e scoppiano con la pressione di cinque chili (pestandole con un
piede, insomma) oppure con le ripetute manipolazioni di un bambino che ci sta
giocando, perché purtroppo assomigliano vagamente a un giocattolo. Ce lo spiega
l'autore, Gino Strada (1948-2021), ricordando la sua esperienza con i letali
pappagalli verdi, una delle principali cause di morte e di mutilazione durante
la sua permanenza a Quetta, in Afghanistan. Questo libro è infatti un esercizio
di memoria nei molteplici luoghi di guerra del mondo dove Gino Strada, l'indimenticabile
fondatore di Emergency, ha prestato la sua opera di chirurgo a favore delle
vittime - di solito civili, e molto spesso minori - dei tanti focolai bellici
attivi nel pianeta dai primi anni Novanta. In questo libro il dottor Strada ci
racconta storie di allucinante crudeltà (talvolta incredibili e spesso davvero
dure da accettare), di solito legate alla letale casualità delle mine antiuomo,
una crudele tattica di combattimento implacabilmente automatico per far
continuare ad libitum i conflitti etnici. Sono flash narrativi
che portano il lettore per il mondo, sempre su scenari di guerra, nel Kurdistan
iracheno, in Afghanistan, in Ruanda, in Etiopia, in Angola, in Perù, in Bosnia,
in Somalia e in Cambogia. E a volte, nonostante Gino Strada affermi di non
essere un vero scrittore, sono pagine bellissime, come il capitolo che ci
spiega il profilo di un chirurgo di guerra, quello (davvero difficile da
sostenere) che racconta realisticamente una ferita da mina antiuomo, quello che
fotografa in modo implacabile Halabja, l'Auschwitz dei curdi, e infine lo
splendido ritratto della figlia Cecilia in età verde, approdata in Kurdistan
per ritrovare il padre e scoprirne la professione. Insomma, un notevole libro
di memorie tutto da sfogliare per esplorare il caleidoscopio di umanità che
Gino Strada vi ha racchiuso dentro: Pappagalli verdi tratteggia
uno spaccato del pianeta che è un vero pugno allo stomaco, cambiandoci per
sempre, un ottimo motivo per leggerlo e consigliarne la lettura.
Gino Strada, Pappagalli verdi,
Milano, Feltrinelli, 2001; pp. 158