Si tratta in assoluto dell’esempio per definizione di romanzo
umoristico di marca anglosassone: Tre
uomini in barca (per non parlar del cane) fu pubblicato dal giornalista e scrittore
inglese Jerome Klapka Jerome (1859-1927) nel 1889 e divenne a sorpresa un bestseller in patria, ottenendo ben presto
un discreto successo anche oltre Manica. In effetti il successo fu imputabile
in buona parte anche all’editor che si
occupò del libro di Jerome, che in origine sembra fosse nato come una sorta di
guida turistica sul Tamigi: in fase di stampa furono però sforbiciate quasi
tutte le digressioni storico-culturali, mettendo così in evidenza le numerose ed
irresistibili gag del romanzo. Il
libro in sé all’autore fu effettivamente ispirato in seguito ad una luna di
miele in barca sul Tamigi, ma Jerome decise di raccontare la storia di viaggio di
tre amici (tra cui lui stesso e due personaggi ripresi dalla realtà) piuttosto
che un romanzo sentimentale: la scelta fu premiata da un imprevedibile successo,
dato che il libro solo in Gran Bretagna vendette un milione e mezzo di copie,
in molti battezzarono le proprie barche “Tamigi” su diretta ispirazione del
romanzo e qualche anno dopo arrivò anche l’immancabile sequel Tre uomini a zonzo.
Ma senza indugio ulteriore veniamo alla storia: Tre uomini in barca prende avvio con la decisione di tre amici londinesi
di viaggiare su una barca risalendo la corrente del Tamigi. Sono
rispettivamente Jerome (che è anche la voce narrante del romanzo), Harris e
George, terzetto completato dal vivace cane Montmorency, un fox terrier che
amplifica a dismisura il naturale afflato umoristico del gruppo. La decisione
di viaggiare è assolutamente attuale: i tre amici si vedono messi male e
decidono di fuggire dalla confusione e dalla monotonia di Londra con un bel
viaggio fluviale che si prospetta avventuroso e rilassante al tempo stesso. Dei
tre Jerome è quello che ha il malanno facile, mentre Harris pensa di far tutto
lui e George è pigro oltre misura: in realtà tutti e tre non sembrano in
pessime condizioni di salute poiché dimostrano a più riprese un invidiabile appetito.
Durante questo esilarante viaggio fluviale lungo le campagne britanniche i
nostri eroi vivranno tragicomiche avventure proponendoci un incredibile
repertorio di storielle e battute: degna di segnalazione in tal senso è la
storia dello zio Podger impegnato ad attaccare un quadro con tutti gli
immancabili disastri che ne seguono. Tre
uomini in barca fa sorridere in continuazione grazie all’uso delle armi di
distrazione di massa dello humour
britannico: disavventure in sequenza, nonsense
a ripetizione e strepitose divagazioni sul senso della vita. Insomma, un
classico dell’umorismo che ancora oggi si fa leggere regalando grande diletto.
Jerome K. Jerome,
Tre uomini in barca, Milano, Feltrinelli, 2013; pp. 190