Richard Matheson, Tutti i racconti. Vol. 1: 1950-1953, Roma, Fanucci, 2019; pp. 576
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venerdì 10 ottobre 2025
I PRIMI, INQUIETANTI RACCONTI DI MATHESON
Negli anni Cinquanta, quando la fantascienza americana cercava di uscire dal ristretto cerchio delle riviste pulp, Richard Matheson diventò un nome di punta della narrativa breve. Tra il 1950 e il 1959 scrisse decine e decine di racconti che sono stati pubblicati in una doppia raccolta della Fanucci, e che nel loro complesso rivelano uno scrittore in grado di miscelare sulla pagina scritta tensione, sensibilità introspettiva e capacità descrittiva come pochi altri prima di lui. Nato nel 1926 e scomparso nel 2013, Matheson non è stato "soltanto" uno straordinario scrittore di romanzi – il suo apice è senza dubbio Io sono leggenda, uno dei più potenti romanzi distopici del Novecento – ma anche un apprezzato sceneggiatore cinematografico e televisivo: alcune delle sue storie furono adattate in episodi della serie “Ai confini della realtà”, e fu lui stesso ad adattare il suo racconto Duel per l'omonimo film d’esordio di un giovane Steven Spielberg. Il cuore pulsante dell'arte narrativa di Matheson è tutto nei racconti: spesso brevi, sempre tirati e lucidissimi, solitamente centrati su smagliature di una realtà fotografata nel momento stesso in cui s'incrina per aprire le porte al misterioso e all'inquietante. Le storie di Matheson in genere prendono le mosse da situazioni ordinarie – un viaggio in auto, una casa isolata, un pomeriggio qualunque – e si trasformano in esperienze di paura psicologica dove l’elemento soprannaturale è solo il riflesso di una crepa interiore. Lo stile è essenziale, quasi asciugato di ogni orpello, tutto giocato su frasi brevi, dialoghi taglienti, sapienti alternanze tra luce e ombra. Si avverte in ogni pagina la sua esperienza da sceneggiatore: la tensione cresce senza spiegazioni, i dettagli contano più dei pensieri, l’incubo arriva come una conseguenza naturale di un gesto o di una parola, come succede ad esempio nell'inquietante interrogatorio al centro di Dai canali. È una scrittura che non cerca effetti speciali, ma che li provoca dentro chi legge. I suoi personaggi spesso sono uomini soli, logorati dall’ansia o da un senso di inadeguatezza, e vivono le loro vicende in ambientazioni degli Stati Uniti del dopoguerra, agli esordi della guerra fredda, in un paese oppresso dalla perdita di controllo, dalla minaccia invisibile rappresentata dall'Unione Sovietica, talvolta anche dalla trasformazione tecnologica. Spesso non ci sono mostri veri, perché il mostro è quasi sempre dentro di noi, come Matheson ha iniziato a insegnarci fin dal suo primo racconto, l'insostenibile Nato d'uomo e di donna. La narrativa di Matheson racconta la normalità come un terreno instabile, dove basta poco per perdere l’equilibrio: leggere oggi le sue storie significa ritrovare le origini del fantastico moderno, spesso giocato più sull'alienazione che su alieni, su paure quotidiane (magari inspiegabili) più che su catastrofi cosmiche. Questa doppia raccolta Fanucci restituisce intatto lo sguardo limpido e inquieto di Matheson, la sua capacità di far emergere l’assurdo dal banale e di ricordarci che la vera frontiera, quella più pericolosa, non è nello spazio ma nella mente dell'uomo.
domenica 23 marzo 2025
SESSANTA RACCONTI DI DINO BUZZATI
Si
tratta di una raccolta narrativa dall’afflato decisamente ambizioso che Dino
Buzzati assemblò personalmente nel 1958 selezionando i primi trentasei racconti
dell’indice dalle tre precedenti raccolte (tutte andate esaurite) I sette messaggeri (dal primo al nono),
Paura alla Scala (dal decimo al
diciottesimo) e Il crollo della
Baliverna (dal diciannovesimo al trentaseiesimo), mentre i restanti
ventiquattro non erano usciti precedentemente in raccolte ma non erano inediti
in quanto erano già stati pubblicati su quotidiani o riviste (soprattutto “Il
Corriere della Sera”). Nel loro complesso le sei decine di racconti brevi – tranne
eccezioni, la lunghezza media varia tra le cinque e le sette pagine –
illustrano in modo significativo le situazioni narrative care all’autore de Il deserto dei Tartari: l’incomunicabilità,
l’assurdità che si annida nelle maglie del quotidiano, il mistero che incombe
sulla vita, la costante indagine sui grandi enigmi del reale. Insomma, per
certi versi molti dei temi cari a Franz Kafka, lo scrittore boemo costantemente
associato quasi in automatico dalla critica alle prove di Buzzati, che non a
caso avvertiva un senso d’insofferenza per il continuo accostamento al celebre
collega. In ogni modo, all’epoca dell’uscita questa raccolta assortiva il
meglio che Buzzati avesse prodotto fino a quel momento: scorrendo l’indice
corre l’obbligo di segnalare almeno l’apripista I sette messaggeri (racconto altamente simbolico sulla difficoltà
delle comunicazioni umane), Sette piani (l’inesorabile
aggravarsi di una malattia apparentemente indegna di preoccupazione), Il mantello (l’inquietante ultimo saluto
ai familiari di un soldato destinato all’aldilà), Il crollo della Baliverna (bella metafora sul crollo dell’equilibrio
e delle certezze quotidiane), I topi
(sull’angosciante presenza di una colonia di ratti nei bassifondi di una casa),
Il disco si posò (un anomalo plot di fantascienza su Dio e sul senso
della vita), Le mura di Anagoor
(altra bella metafora delle mura invalicabili che gli uomini elevano tra loro)
e infine Il tiranno malato (un
racconto allegorico sull’eclissarsi del potere con cani come protagonisti). I Sessanta racconti sono ritenuti una
raccolta narrativa davvero emblematica delle tematiche care a Dino Buzzati, e
vinsero l’edizione 1958 del Premio Strega.
Dino Buzzati, Sessanta racconti, Milano, Mondadori, 2018; pp. 479
martedì 23 febbraio 2021
ULTIMO VIENE IL CORVO
Si tratta di una raccolta di racconti del 1949 di Italo Calvino, raccolta che prende il titolo dal racconto Ultimo viene il corvo, già pubblicato sulle pagine del quotidiano "L'Unità" (dei trenta racconti solo sette erano inediti nella prima edizione). Nelle edizioni successive della raccolta la lista dei racconti è stata cambiata ma da quella del 1976 la prima è stata recuperata ed è diventata quella definitiva. Non esiste un filo rosso in grado di collegare tutti i racconti, che si possono suddividere in tre filoni: il primo è caratterizzato dall'ambientazione nel periodo della Resistenza - che Calvino visse in prima persona e che ha riversato nel romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, il romanzo apripista della cosiddetta narrativa di Resistenza -, il secondo vede protagonisti vari esempi picareschi di un'umanità semplice e animata da desideri basici, mentre il terzo ha un taglio più autobiografico ed è ispirato all'infanzia dell'autore in Liguria. Il raccolto ovviamente più riuscito della raccolta è quello che le presta il titolo, Ultimo viene il corvo, che ha come protagonista un ragazzino letteralmente fulminato dalla scoperta del fucile, con cui si dimostra un infallibile cecchino, capace di colpire oggetti molto distanti e perfino in movimento. Sembrerebbe una normale storia di partigiani, invece Calvino tratteggia un ragazzino che è stato affascinato dalla capacità dell'arma da fuoco di azzerare le distanze, come una sorta di magia: l'occhio vede distanti i bersagli, che l'aria separa dall'occhio, ma la pressione sul grilletto consente di dimostrare che si tratta di un'illusione, svelata appunto dal fucile. Nel simbolico finale il ragazzino protagonista costringerà dietro un masso in mezzo a una radura circondata dal bosco un soldato tedesco: si tratta di un luogo di passo per uccelli, che il ragazzino si mette ad abbattere assecondando il suo desiderio di centrare bersagli, finché in cielo apparirà un sinistro corvo che comincerà a stringersi in cerchi concentrici sempre più stretti... Da segnalare, per quanto concerne la seconda tipologia, Furto in una pasticceria (che è finito sul grande schermo sia ne I soliti ignoti di Mario Monicelli che in Palookaville), mentre per la terza è d'obbligo ricordare Un bastimento carico di granchi. Assolutamente da non perdere, come la maggior parte della produzione narrativa di Italo Calvino.
Italo Calvino, Ultimo viene il corvo, Milano, Mondadori, 2016; pp. 230
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