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domenica 12 maggio 2024

VITA DEI CAMPI DI GIOVANNI VERGA

Giovanni Verga pubblicò la prima edizione di Vita dei campi nel 1880 e continuò a rimaneggiare questa raccolta narrativa fino all'edizione definitiva del 1897. Nel suo insieme il libro assortisce nove novelle, da Cavalleria Rusticana (che divenne la fonte dell’omonimo libretto d'opera di Mascagni) fino a Pentolaccia. Nel complesso questa raccolta è una perfetta esemplificazione della poetica verista di Verga: l'ambientazione spesso è umile, i personaggi sono solitamente popolani, le situazioni sono ispirate a fatti tipicamente quotidiani come amori, affari di poco conto, relazioni varie, storie professionali di povera gente. Le novelle più rappresentative sono sicuramente l'apripista, La lupa, Rosso Malpelo e Fantasticheria, che esprimono aspetti molto diversi dello stesso mondo contadino. Cavalleria rusticana racconta il ritorno in paese di un contadino partito per il servizio di leva e della ripresa del suo rapporto amoroso con la fidanzata di un tempo, che nel frattempo si è promessa a un facoltoso carrettiere e del duello d'onore che ne segue; come spesso accade nelle storie dell’autore siciliano i personaggi che si staccano dal loro ambiente d’origine sono fatalmente destinati all’insuccesso, all’infelicità e alla morte. La lupa racconta una storia ancora più basica e viscerale: narra di una donna dai famigerati appetiti sessuali che induce la figlia a sposare il giovane  da cui è attratta e dell’inarrestabile tragedia che ne segue. Rosso Malpelo dipana la triste storia umana dello sfortunato ragazzino protagonista, che lavora in una miniera di rena rossa dove il padre ha perso la vita e in cui tutti lo disprezzano, come pure nella sua famiglia, in cui la sorella e la madre lo tollerano solo per la paga che porta a casa a fine settimane: Rosso Malpelo vive una vita di infelicità, priva di affetti e di interessi, completamente stritolata dalla situazione di sfruttamento minorile, che purtroppo è tutto ciò che ha. Fantasticheria è uno spaccato del paese di Trezza descritto dall'autore a una conoscente straniera che l'ha visitato subendone subito la fascinazione (ma da cui comunque è presto ripartita). È una raccolta ricca di sfaccettature sociali e che applica la morale dell'ostrica sottintesa nelle opere maggiori del Verga, come I Malavoglia e Mastro don Gesualdo.

Giovanni Verga, Vita dei campi, in Tutte le novelle I, Milano, Mondadori, 1971; pp. 137-240

sabato 15 ottobre 2022

LE NOVELLE RUSTICANE DI GIOVANNI VERGA

L’autore siciliano Giovanni Verga (1840-1922) pubblicò la raccolta delle Novelle rusticane nel 1883, nel punto culminante della sua produzione narrativa, tra l’uscita dei suoi capolavori romanzeschi, I Malavoglia e Mastro-don Gesualdo, editi rispettivamente nel 1881 e nel 1889. Le Novelle rusticane insieme alla precedente raccolta di novelle intitolata Vita dei campi costituiscono una sorta di galleria tematica di elementi del Verismo destinati a trovare una più ampia trattazione nelle ambientazioni dei romanzi maggiori. Rispetto a Vita dei campi nelle storie raccontate nelle Novelle rusticane affiora maggiormente il pessimismo di Verga, che occulta la propria voce narrando storie di ordinaria umanità dei più bassi ceti sociali del Meridione, ambientandole spesso nel periodo dell’impresa dei Mille di Garibaldi, che negli intenti avrebbe dovuto portare un po’ di giustizia sociale ma che poi ha finito per tradire le aspettative del popolo, di cui Verga tratteggia l’amara disillusione. Le Novelle rusticane assortiscono complessivamente dodici novelle, ovvero Il ReverendoCos’è il reDon Licciu PapaIl MisteroGli orfani, La roba, Storia dell’asino di S. GiuseppePane neroI galantuominiLibertàDi là dal mare. Dieci delle novelle erano inedite al momento della pubblicazione, mentre due erano state già pubblicate su riviste: La roba era infatti uscita sulla “Rassegna settimanale di politica, scienze, lettere ed arti” del 26 dicembre 1880 e Libertà nella “Domenica letteraria” del 12 marzo 1882. Le due novelle costituiscono senza dubbio i due vertici artistici della raccolta. Nella prima Verga dà forma e sostanza a Mazzarò, singolare esempio di contadino arricchito ed abbrutito dall’ossessione per la cosiddetta “roba”, ovvero per le ricchezze accumulate a dismisura che non sopporta di dover abbandonare, ormai essendo vecchio e destinato a morire: si tratta di un personaggio con notevoli punti in contatto col protagonista di Mastro-don Gesualdo, che vive un’arrampicata sociale culminata nella ricchezza ma che non porta felicità alla sua esistenza. La seconda novella, Libertà, è ispirata a un fatto storico avvenuto a Bronte nell’agosto del 1860, durante l’impresa dei Mille, quando i contadini si rivoltarono contro i notabili locali, contando sul fatto che le proprietà terriere dei nobili sarebbero state ridistribuite al popolo, mentre invece Garibaldi inviò sul posto il fidato Nino Bixio per punire i responsabili dei crimini commessi e ristabilire l’ordine. La novella non cita luoghi e nomi, ma il riferimento alla strage è evidente e la rivolta popolare è tratteggiata come una fiumana inarrestabile, attraverso voci corali che contrappuntano le violenze narrate a tinte forti. Questa raccolta rappresenta un viadotto ideale per entrare nel complesso mondo narrativo di Verga.

Giovanni Verga, Novelle rusticane, Napoli, Medusa, 2007; pp. 167

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...