Manlio Castagna, Dedalo & Dharma. Fuga dal Cinema Kazan,
Milano, Mondadori, 2023; pp. 364
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domenica 10 marzo 2024
DEDALO & DHARMA, UN’AVVENTURA MAGICA NEL MONDO DEL CINEMA
Lui è Manlio Castagna da Salerno, classe 1974, sceneggiatore, regista,
critico cinematografico e scrittore di spicco della narrativa per ragazzi
italiana a partire dall’esordio con la saga di Petrademone, autore
peraltro de La notte delle Malombre e regista del
docufilm Il viaggio degli eroi, con Marco Giallini. In Dedalo
& Dharma. Fuga dal Cinema Kazan Castagna ha condensato tutto il
suo amore per il la settima arte, creando una storia multitasking che parte da
un cadente vecchio cinema di provincia dove capita qualcosa di incredibile
sulla falsa riga del mitico La rosa purpurea
del Cairo di Woody Allen: un personaggio di un film esce dallo schermo ed
approda al mondo reale. La miccia d’innesco della trama sta tutta qui e lo
strano caso si verifica in quel di Folgheri, ridente cittadina marina che si vivacizza
d’estate ma resta di una noia mortale tutto l’anno. È qui che vive Dedalo, che
ha una grande passione per il cinema ed è appena stato mollato dalla ragazza
dopo ben cinque giorni di fidanzamento. Per aiutarlo a dimenticare arriva nel
cadente cinema Kazan arriva il film del momento, The Rindwalker, un horror
scifi stile Alien in cui una
creatura aliena approda sul nostro pianeta per mietere vittime a profusione. Il
problema è al minuto sette del film appare sullo schermo il personaggio di
Dharma e Dedalo se ne innamora a prima vista, al punto che continua ad
ammirarla in tutte le repliche successive nonostante il personaggio non sia
destinato a fare una bella fine. E una fatidica sera accade l’impossibile:
Dharma supera lo schermo ed entra nel mondo reale, per la gioia di uno
stupefatto Dedalo. Purtroppo l’ha inseguita anche il Rindwalker, che potrebbe
fare una strage, e la presenza di Dharma minaccia l’esistenza stessa dell’attrice
che ha dato vita al suo personaggio nel film, Mia Miller. Sarà il buon Elia, il
misterioso gestore del Kazan, a svelare ai due ragazzi che Dharma è una
cosiddetta escapee e che è
assolutamente necessario che ritorni nel suo film. Per riuscirci i due
protagonisti dovranno trovare i varchi giusti nel multiverso cinematografico
cercando di stare attenti ai custodi che proteggono ogni pellicola dall’ingresso
di intrusi indesiderati: saranno accompagnati nell’avventura dagli impagabili
fratelli Crisa e Lelio, e per rimettere le cose a posto dovranno saltare da un film
all’altro, talvolta finendo nel titolo sbagliato. Dedalo & Dharma. Fuga dal Cinema Kazan è una vera dichiarazione
d’amore per il cinema e ci porta a spasso tra generi molto diversi ma sempre
ricostruiti con sapienza descrittiva e tramite un corredo di splendide locandine
realizzate da Kalina Muhova che amplificano il multiverso di celluloide che
Castagna ha inventato per i suoi lettori. Per certi versi si tratta anche di un’avventurosa
storia di formazione, di una struggente storia d’amore e di bella storia d’amicizia,
il tutto centrifugato e shakerato con tinte fantastiche ed orrorifiche.
Insomma, il romanzo si fa leggere dalla prima all’ultima pagina, aspettando la
vera conclusione che l’autore si permette di dilatare ad arte. Chi ha
apprezzato La straordinaria invenzione
di Hugo Cabret di Brian Selznick farà meglio a mettersi alla prova anche
con l’ultima fatica di Manlio Castagna. Da non perdere.
giovedì 26 ottobre 2023
LADIES AND GENTLEMEN… THE BEST OF ISAAC ASIMOV
Questa antologia in due volumi raccoglie i racconti più
rappresentativi della carriera del grande Isaac Asimov (1920-1992) –
universalmente riconosciuto come il nume indiscusso della narrativa fantascientifica
– selezionati e presentati da lui medesimo. Il meglio di Asimov complessivamente assortisce dodici racconti di varie
misure partendo da Naufragio, il primo
racconto che l’autore diciottenne riuscì a pubblicare (il terzo che aveva scritto fino ad allora), per arrivare a Immagine speculare, che è l’unico
racconto breve di cui sono protagonisti due tra i personaggi più celebri della
narrativa asimoviana, Elijah Baley e Daneel Olivaw, rispolverati dall’autore
americano per gli appassionati che gli chiedevano a gran voce un nuovo romanzo
dedicato ai due. In mezzo a questi due estremi cronologici il lettore curioso potrà trovare
varie chicche della corposa produzione di narrativa breve di Asimov, come Notturno, che alcuni ritengono la
miglior storia di fantascienza mai scritta e che narra di un pianeta sempre
illuminato da vari soli ma finito per la prima volta nelle tenebre, oppure Chissà come si divertivano,
un brevissimo racconto sulla scuola contemporanea vista dalla prospettiva di
due ragazzini del futuro – scritto da Asimov su richiesta per un amico e poi sorprendentemente divenuto
di grande successo –, o ancora L’ultima
domanda, che ha il pregio di essere il racconto preferito dell’autore, che scrisse
di getto e senza necessità di correzioni questa strana storia sull’entropia con
un sorprendente finale a sorpresa. Insomma, si tratta di un‘antologia ideale
per addentrarsi nella narrativa di Asimov, sebbene la scelta di non attingere
ad altre precedenti raccolte – prima tra tutte la celeberrima Io, robot – finisca per sminuire l’ottica
denunciata dal titolo. Non a caso l’autore stesso introducendo questi due
volumi si chiedeva con fare sornione chi mai avrebbe comprato una raccolta di “racconti
abbastanza buoni e piuttosto rappresentativi di Isaac Asimov” se il titolo
fosse stato questo… In ogni caso, vale assolutamente la pena di leggerla, questo
è sicuro.
Isaac Asimov, Il
meglio di Asimov, Milano, Mondadori, 1978; 2 voll.; pp. 238 e 205
domenica 9 ottobre 2022
IL SOGNO DEGLI ANDROIDI E IL CUPO FUTURO DI PHILIP K. DICK
Il
romanzo in assoluto più noto della sterminata produzione dello scrittore
americano Philip K. Dick (1928-1982) risale al 1968 e s’intitola Ma gli androidi sognano pecore elettriche?,
ma in Italia il libro è stato pubblicato anche col titolo Il cacciatore di androidi e ovviamente Blade Runner, mutuando l’omonimo film di Ridley Scott del 1982 con
Harrison Ford, Rutger Hauer e Sean Young, indiscusso cult movie del cinema fantascientifico. La storia è ambientata nell’oscuro
scenario post-apocalittico della San Francisco del 1992, in un mondo in decadenza
da cui l’umanità ha cercato di scappare emigrando nelle colonie extramondo. Sulla
Terra le specie animali sono praticamente tutte estinte e quindi in molti
cercano di acquistare copie di animali prodotte in laboratorio o i meno
pregiati simulacri robotici, esattamente come la pecora elettrica (peraltro mal
funzionante) del protagonista della storia, Rick Deckard, di professione
cacciatore di taglie di androidi sfuggiti al controllo degli umani e dunque da ‘ritirare’
ovvero da eliminare. Il buon Deckard vive con la moglie Iran e si sente
frustrato per non essere riuscito ancora ad acquistare un animale domestico
vivente: anche per questo, oltre che per sfuggire alla noia, accetta di
concludere un incarico lasciato a metà dall’anziano cacciatore di taglie Dave
Holden, rimasto ferito dopo aver ucciso due degli otto androidi modello Nexus 6
fuggiti dalla colonia extramondo di Marte. Subito Deckard con la sua aeromobile
si reca a Seattle ai laboratori della Rosen Industries, dove sono stati
prodotti gli androidi fuggitivi: qui incontra Rachael Rosen, nipote di Eldon
Rosen, il proprietario dell’azienda, e, dopo averla sottoposta al test Voight-Kampff,
scopre che la donna è una replicante. Successivamente Deckard finisce sulle
tracce di una cantante lirica androide ma, mentre sta cercando di sottoporla al
test per avere conferma della sua natura, lei chiama la polizia: il protagonista si ritrova così in una
centrale che sembra essere un covo di replicanti e riesce ad uscirne solo
grazie all’aiuto di un collega. Nel frattempo gli androidi Nexus 6 superstiti si
rifugiano nel palazzo dove vive lo “speciale” Isidore, un uomo solitario dal
basso quoziente intellettivo (forse a causa delle piogge radiattive): è qui che
cercheranno di organizzarsi in vista dell’immancabile resa dei conti con il
cacciatore di androidi. Romanzo distopico per eccellenza, Blade Runner tratteggia il cupo quadro di un drammatico futuro
incombente su un’umanità capace di creare copie replicanti di se stessa e della
vita animale ormai scomparsa dal pianeta Terra ma che i superstiti avvertono
come un imprescindibile status symbol esistenziale.
È un futuro oscuro, opprimente e senza speranza quello immaginato da Philip K.
Dick: nelle case di tutti ci sono dispositivi che regolano l’umore – quasi a
figurare una necessità di serenità interiore almeno illusoria –, gli
onnipresenti programmi televisivi contrappuntano la narrazione ed è arduo
talvolta riconoscere gli androidi, creature senzienti ma prive di empatia, dagli
umani più spietati. Insomma, Deckard cacciando i replicanti scruta nel torbido
e intravede schegge di se stesso, finendo per dubitare delle sue capacità e presagendo
l’impossibilità di continuare la sua professione. Dal libro di Dick il grande
Ridley Scott ha ottenuto un film che riesce ad immaginare con profondo impatto
visivo l’ambientazione del romanzo (spostata nella Los Angeles del 2019), pur
stravolgendone la storia: Deckard diventa un futuribile detective solitario che Chandler avrebbe apprezzato, Rachael viene
riletta come una replicante di nuova generazione che ignora la propria natura,
i replicanti in fuga sono androidi che stanno per esaurire il loro tempo di
vita e cercano disperatamente di prolungare la loro esistenza a tempo
determinato. Tutto per arrivare al clou drammatico
del sorprendente confronto finale tra il protagonista e l’unico antagonista ancora
vivo ma condannato comunque a sparire come lacrime nella pioggia…
Philip
K. Dick, Blade Runner, Roma, Fanucci,
1996; pp. 254
domenica 18 settembre 2022
BOOM! ...DIRETTAMENTE DAL PIANETA PLONK
Il titolo per esteso di questo romanzo dello scrittore britannico Mark Haddon, classe 1962, è Boom! ovvero La strana avventura sul pianeta Plonk. Non si tratta propriamente dell'ultima fatica letteraria dell'autore de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, ma di un'opera di riscrittura integrale di un romanzo già uscito con scarsissimo successo (e con un titolo molto più improbabile) all'inizio degli anni Novanta, prima che Haddon diventasse un nome famoso a livello internazionale (peraltro specializzato nella narrativa per ragazzi) e cominciasse a scrivere per la televisione e per la radio. Come si intuisce dal sottotitolo, la storia al centro di Boom! è felicemente sospesa a metà tra avventura e fantascienza, con una puntina di umorismo in sottofondo, dato che Plonk, come affermerà Jim, il giovane protagonista, quando avrà la sventura di trovarcisi, è davvero il nome più ridicolo che si possa dare a un pianeta. Tutto comincia quando Jim, che come studente non è granché brillante, apprende dalla sorella Becky – che forse ci mette anche un po’ del suo in sovrappiù, tanto per stressarlo – che i suoi insegnanti stanno pensando di mandarlo a un istituto per ragazzi ritardati. La ferale notizia getta il ragazzo nello sconforto, ma non c’è problema, perché Charlie, il suo miglior amico, escogita prontamente la soluzione perfetta: basterà mimetizzare un walkie-talkie nella sala docenti per spiare tutto quello che i prof dicono di Jim e poi elaborare un piano. Il problema è che, finita la riunione, gli ultimi due insegnanti rimasti nella stanza, Mr. Kidd e Mrs. Pearce, si mettono a parlare tra loro in una lingua davvero strana, per non dire aliena. Il mistero accende la curiosità di Jim e Charlie, che cominciano ad indagare senza andare troppo per il sottile, attirando così l’attenzione dei sospettati ed innescandone la reazione: Charlie scompare nel nulla e Jim rischia di essere rapito a sua volta e si dà alla fuga con la sorella in sella alla moto del ragazzo di lei. Sulle tracce dell’amico perduto i due approdano in una landa perduta della Scozia: è qui che Jim viene teletrasportato in un pianeta a settantamila anni luce dalla Terra, il misterioso Plonk, dove ritroverà Charlie e dovrà escogitare in fretta un piano plausibile per salvare il suo mondo dagli alieni più assurdi che siano mai stati immaginati. Un romanzo per ragazzi che intriga e diverte fino all’ultima pagina con un'originale miscela di romanzo comico, d'avventura, horror e di fantascienza, tutto shakerato insieme in una storia ricca di colpi di scena e di mirabolanti trovate narrative. E la cosa veramente curiosa è che, a patto di lasciarsi andare un po', Boom! si rivela irresistibile anche per un pubblico adulto... Provare per credere.
Mark Haddon, Boom!, Torino, Einaudi, 2009; pp. 155
lunedì 21 marzo 2022
IL GRANDE MONDO LAGGIÙ: BRADBURY RACCONTA…
Romanziere tra i più influenti della sua generazione, Ray
Bradbury (1920-2012) all’inizio degli anni Cinquanta ha scritto in breve
successione i suoi due indiscussi capolavori romanzeschi, Cronache marziane e Fahrenheit
451, con cui ha rinnovato il genere fantascientifico, ma nel corso di tutta
la sua carriera si è dedicato alla stesura di racconti, puntualmente raccolti
su varie antologie. Nell’ambito della narrativa breve il picco assoluto della
produzione di Bradbury sono senza dubbio i trentaquattro racconti pubblicati
nella raccolta Il grande mondo laggiù,
uscita nel 1984 e che assortisce storie scritte dall’autore nell’arco temporale
tra il 1944 e il 1980 (circa un terzo risalgono agli anni Quaranta e oltre due
terzi agli anni Cinquanta). I racconti di questa straordinaria raccolta
assortiscono generi diversi, con una decisa prevalenza per quelli che
raccontano ricordi del passato, misteri inquietanti e indecifrabili o storie
fantascientifiche, racconti sempre narrati sul filo di in un’insostenibile suspense, perché Bradbury sa come
intrigare il lettore e tenerlo sulla corda fino all’ultima riga, prima di
stupirlo con un finale mozzafiato. La raccolta prende avvio con La sera, che narra la strana notte di
attesa di una possibile disgrazia dalla prospettiva di un ragazzino che vive l’ansia
vissuta dalla madre per il ritardo (inspiegabile) del fratello maggiore nel
rientro serale a casa, e si chiude con una storia davvero simbolica come La fine del principio, che ci mostra l’inizio
dei viaggi spaziali dal punto di vista di due persone come tante che riflettono
sul momento di svolta cui stanno per assistere (che cambierà per sempre il
destino dell’umanità) prima di tornare ai propri impegni quotidiani. In mezzo
tra i due estremi figurano molti racconti a pronta presa e un pugno di gemme
assolute: come Il lago, che rievoca
una tragedia lacustre che si chiude anni dopo in modo inquietante e simbolico,
oppure Rumore di tuono, che narra un
safari temporale e le imprevedibili conseguenze dell’effetto farfalla sul
flusso temporale, o infine Tutta l’estate
in un giorno, che ci farà scoprire il Sole dalla prospettiva di un gruppo
di bambini nati su Venere, dove la pioggia costante s’interrompe soltanto una
volta ogni sette anni. Il Leitmotiv della
raccolta è sempre l’universo fantastico dell’autore, che si alterna tra
presente e futuro per raccontarci il mondo emotivo dei suoi personaggi cercando
di catturarne la ragnatela di valori: gli affetti, l’amicizia, la solidarietà,
l’amore, non necessariamente in quest’ordine. Un’antologia davvero splendida e scritta
da un autore davvero ispirato: vi catturerà dalla prima storia e vi incuriosirà
fino all’ultima con racconti difficili da dimenticare, di quelli che consentono
al lettore di lasciarsi trasportare altrove in poche pagine per ritornare a
casa in tempo per cena…
Ray
Bradbury, Il grande mondo laggiù,
Milano, Mondadori, 2002; pp. 434
sabato 19 marzo 2022
FAHRENHEIT 451: IL FUTURO DISTOPICO È QUI
Ray
Bradbury (1920-2012) è stato uno dei più grandi scrittori di fantascienza della
sua generazione e uno dei più ispirati autori contemporanei della sua epoca,
soprattutto grazie a due capolavori romanzeschi come Cronache marziane e Fahrenheit
451, ma anche per le tante raccolte di racconti, alcune davvero
straordinarie (come Il grande mondo
laggiù, tanto per dirne una). A differenza dal romanzo d’esordio, più
‘classico’ dal punto di vista tematico (trattando della colonizzazione del
pianeta rosso), Fahrenheit 451 è
quello che oggi, memori del successo delle saghe di Hunger Games e Divergent,
definiremmo un romanzo distopico, dato che nella storia colpisce soprattutto
l’ambientazione futura, in un domani in cui qualcosa è cambiato rispetto al
presente – ovviamente dovremmo rapportarci al presente dell’autore, all’inizio
degli anni Cinquanta del Novecento, ma il paragone tutto sommato regge
abbastanza anche in rapporto al presente dei giorni nostri –. Siamo in un
futuro prossimo e venturo in cui i pompieri appartengono alla cosiddetta “milizia
del fioco” e, anziché spengere incendi, si occupano di appiccare roghi nelle
case di coloro che possiedono libri, oggetti assolutamente proibiti dalla legge.
Il protagonista, Guy Montag, è appunto un pompiere ed esercita la sua
professione con zelo e convinzione, non riuscendo assolutamente a comprendere
le ragioni dei cittadini che infrangono la legge decidendo consapevolmente di
possedere dei libri. Le certezze esistenziali di Montag cominciano però a
vacillare quando un’anziana signora decide di morire nel rogo della propria
abitazione piuttosto che separarsi dai propri libri: in seguito il protagonista
porta a casa dei volumi e comincia a leggerli, iniziando a dubitare della
propria missione. Nel frattempo sua moglie – completamente assuefatta, come
tanti cittadini del futuro, ai programmi televisivi che interagiscono addirittura
con gli spettatori – si accorge dei comportamenti del marito e lo denuncia alle
autorità, innescando una serie di eventi che faranno di Montag un fuggiasco
assegnato come bersaglio a un letale segugio meccanico. Nel finale visionario
che incombe sulla storia Montag è destinato a scoprire l’esistenza di un gruppo
clandestino di umani che cercano di far sopravvivere i libri oltre il
ricettacolo cartaceo con cui storicamente le storie si sono trasmesse nei
secoli sia copiate a mano sia stampate. Fahrenheit
451 è un’appassionata apologia del libro come oggetto simbolicamente
destinato a salvare il libero pensiero, che nella società futura è avversato
per facilitare il controllo sociale, mentre il mezzo televisivo è diffuso ad libitum per favorire una
tranquillizzante narcosi della coscienza. Senza dubbio nell’immaginario di
Bradbury durante l’elaborazione del romanzo si fece sentire il ricordo
angosciante dei roghi di libri perpetrati dal regime nazista negli anni Trenta,
ma anche il clima di caccia alle streghe alimentato dal senatore McCarthy nei
primi anni Cinquanta negli Stati Uniti durante la Guerra Fredda, con l’ossessione
costante dei complotti comunisti e la minaccia incombente di un conflitto
atomico (che aleggia anche sul finale del romanzo). Col titolo Fahrenheit 451, così evocativo e
particolare, sembra che l’autore volesse indicare la temperatura di accensione
della carta alla pressione di un’atmosfera, anche se nel libro l’unico
riferimento diretto è la cifra 451 sull’elmetto di Montag. Fahrenheit 451 ebbe un’immediata e vasta fortuna, tanto che nel
1966 fu traslato sul grande schermo nell’omonimo film di François Truffaut.
Insomma, un apocalittico canto d’amore sui libri e un romanzo assolutamente da
leggere.
Ray Bradbury, Fahrenheit 451, Milano, Mondadori, 2018; pp. 207
lunedì 14 marzo 2022
TUTTI I ROBOT DI ASIMOV
È una raccolta imprescindibile per tutti i veri appassionati
di fantascienza e per chi ama il nume tutelare di questo genere in assoluto,
ovvero il grande ed inimitabile Isaac Asimov (1920-1992), che in mezzo secolo
di onorata carriera ha pubblicato un numero incredibile di romanzi, racconti e
testi di divulgazione scientifica, senza considerare le numerose raccolte
narrative fantascientifiche di colleghi da lui curate. Tutti i miei robot fu pubblicata nel 1982 ed assortisce complessivamente
trentun racconti che Asimov scrisse tra il 1940 e il 1977: al suo interno
figurano infatti tutte e sette le storie di Io, robot, il libro d’esordio che l’autore americano pubblicò nel
1950, più altre venti tratte da sei antologie diverse (addirittura otto da Il secondo libro dei robot) e quattro
inedite. In ossequio al titolo ovviamente Tutti
i miei robot è una raccolta tematica di racconti che vertono sul filone
robotico della fantascienza, che proprio Asimov contribuì a creare inventando
il termine robotica con le relative
tre leggi. I racconti non sono proposti in ordine cronologico ma sono suddivisi
in sette sezioni in base ad altrettante tipologie: robot non umani, robot
immobili, robot di metallo, robot umanoidi, Powell e Donovan (due personaggi
umani che hanno a che fare con robot), Susan Calvin (la robopsicologa asimoviana
per eccellenza) e due apoteosi conclusive (tra cui il celebre racconto L’uomo bicentenario, che chiude la
raccolta). Prescindendo da racconti ‘storici’ ed oggettivamente notevoli (come Robbie, Circolo vizioso e Il robot
scomparso ovvero le gemme di Io,
robot), corre l’obbligo di citare almeno il simpatico apripista del libro,
ovvero Il fedele amico dell’uomo
(che parla di un affettuoso cane robot in una base lunare) e una storia narrata
da un’anomale prospettiva dal basso come Certezza
di esperto, entrambi inediti, il catastrofico AL-76 e Lenny. È una
corposa antologia come tante altre pubblicate da Asimov nella sua lunga
carriera, ma la particolare struttura, l’introduzione d’autore e le sue brevi
presentazioni alle varie sezioni la rendono una raccolta davvero da non perdere.
Isaac Asimov, Tutti i miei robot, Milano, Mondadori,
2007; pp. 560
sabato 16 ottobre 2021
IL PIANETA DEI BRUCHI... GARANTISCE KEN FOLLETT
L'autore di questo romanzo non ha bisogno di presentazioni, trattandosi di Ken Follett, classe 1949, che in oltre trent'anni ha scritto acclamati bestseller quali La cruna dell'ago, Il codice Rebecca e I pilastri della terra, giusto per citare i più celebri, tutti impeccabili romanzi di spionaggio o gialli a orologeria. Non così Il pianeta dei bruchi, che Follett pubblicò (sotto pseudonimo) nel lontano 1976, il suo unico esempio di romanzo breve per ragazzi insieme a Il mistero degli Studi Kellerman che, però, essendo propriamente un giallo (anche se dalla struttura semplice), presenta vari punti di contatto col resto della produzione “maggiore” dell'autore gallese. Il pianeta dei bruchi invece è uno stranissimo esempio di romanzo di fantascienza per ragazzi e non condivide praticamente niente con le opere più note di Follett, soprattutto a livello stilistico. Non si tratta necessariamente di un difetto, perché la storia al centro di questo romanzo breve, per quanto esile e talvolta di sapore naïve, fila che è una bellezza. Ne sono protagonisti i dinamici gemelli "Fritz" e Helen Price, che stanno passando le vacanze in compagnia di un cugino a cui hanno affibbiato il poco lusinghiero soprannome di Barile per le sue misure generose. La prospettiva dei tre è quella di passare la solita estate noiosa nella pensione di famiglia, ma le cose si vivacizzano assai con l'arrivo a sorpresa di un misterioso parente di cui ignoravano addirittura l'esistenza: si tratta dell'affabile zio Grigorian, che propone loro un'apprezzabile gita nella sua casa nella campagna del Galles. Lo zio ritrovato, però, oltre a degli stranissimi pollici che non sembrano aver nulla di umano, mostrerà di avere ancora più sorprese in serbo per i tre nipoti, rivelandosi ben presto un alieno in missione per conto del governo intergalattico e conducendoli nello spazio sul remoto pianeta dei bruchi per risolvere una questione davvero molto importante. Nonostante l'oggettiva esilità della storia, che sembra quasi una versione spielberghiana di un racconto di Asimov, Il pianeta dei bruchi cattura subito l'attenzione grazie alla simpatia dei protagonisti e la tiene viva fino all'immancabile happy ending. Da provare.
Ken Follett, Il pianeta dei bruchi, Milano, Mondadori, 2013; pp. 95
venerdì 30 ottobre 2020
COSMOLINEA B-2: LA FANTASCIENZA BREVE E FREDRIC BROWN
La Fantascienza, che unisce in un'unica parola i termini "fantasia" e "scienza", è un genere di narrativa di consumo nato nel Novecento e divenuto popolare a partire dagli anni Trenta del secolo scorso: tratta di storie dotate spesso di base scientifica che possono svolgersi in un futuro più o meno distante, possono essere ambientate nello spazio o su mondi alieni e possono prevedere personaggi non umani, per esempio creature extraterrestri o sintetiche (come robot o androidi). Se consideriamo che il massimo esponente del genere è Isaac Asimov, non c'è dubbio alcuno che per quanto riguarda i racconti fantascientifici brevi l'autore per eccellenza sia l'americano Fredric Brown (1906-1972), ottimo scrittore di romanzi gialli e di fantascienza, ma davvero eccelso nella misura dei racconti brevi o brevissimi grazie al suo stile irresistibile e ricco di humour, oltre che per i tipici finali a sorpresa che spesso costringono il lettore a rileggere la storia da una prospettiva diversa e spiazzante, magari proprio all'ultimo rigo. Da questo punto di vista il suo capolavoro assoluto è la raccolta Cosmolinea B-2, che assortisce ben settantaquattro racconti scritti da Brown dal 1951 in poi, sette dei quali realizzati a quattro mani insieme a Mack Reynolds e uno in collaborazione con Carl Onspaugh. Il libro, uscito in Italia nella collana "Urania" della Mondadori, fa il paio con Cosmolinea B-1, la raccolta che contiene i racconti scritti da Brown dal 1941 al 1950 (complessivamente trentaquattro e mediamente più lunghi). Un buon motivo per leggere e rileggere Cosmolinea B-2 potrebbero essere le perle più note al grande pubblico, come lo strepitoso Sentinella (universalmente ritenuto il miglior racconto fantascientifico breve di sempre), lo spiazzante Questione di scala (che ci costringe a riflettere sull'ultima battuta) o l'inquietante La risposta. Il punto è che la raccolta offre anche molte altre sorprese meno note, come Un uomo esemplare, dove un ubriaco involontariamente salva l'umanità da un'invasione aliena, o piccole chicche come Margherite o Esperimento. Sul fronte della narrativa più lunga corre l'obbligo di segnalare la progressione di colpi di scena che caratterizza Il vecchio, il mostro spaziale e l'asino. E c'è anche una strana storia come Immaginatevi, che sembra quasi una poesia sul concetto stesso di fantascienza. Una magnifica raccolta di racconti, insomma...
Fredric Brown, Cosmolinea B-2, Milano, Mondadori ("Urania"), 2013; pp. 429
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