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giovedì 14 marzo 2024

CATTEDRALE DI RAYMOND CARVER

Si tratta di una raccolta di racconti del 1983 del grande Raymond Carver (1938-1988), forse uno degli scrittori americani contemporanei più significativi nella misura della narrativa breve, genere che l’autore considerava insieme alla poesia l’espressione a lui più congeniale per un’incapacità congenita nelle complesse architetture del romanzo. Cattedrale in particolare conta complessivamente dodici racconti in cui la cifra stilistica di Carver si esprime con incredibile efficacia, focalizzandosi sempre su aspetti apparentemente insignificanti della vita di personaggi comuni, ordinari e di solito non troppo interessanti, che l’autore ci descrive per un piccolo segmento delle loro esistenze, spesso senza nemmeno arrivare a un punto fermo e lasciando noi lettori in situazioni indecifrabili e aperte. Il tutto raccontato con dialoghi estremamente realistici che sembrano registrati dal vero. Sono storie di incontri, di contatti, di scambi, di momenti critici, di lutti, di abbandoni, di dipendenze da alcolismo. Il punto più alto, neanche a dirlo, è l’ultimo racconto della raccolta, quello che presta il titolo al libro e forse l’unico in cui s’intravede un risvolto positivo nell’incontro di due personaggi davvero molto diversi: lo scopriamo dalla prospettiva della voce narrante del protagonista, che ha un lavoro insoddisfacente e un programma serale davvero poco accattivante, dato che dovrà accogliere l’ospite non vedente che sua moglie ha invitato a casa loro. In accordo con un’insofferenza palese manifestata già prima dell’arrivo dell’ospite, il protagonista centellina brandelli di giovale conversazione e alla fine accende la televisione per seguire senza troppo interesse un documentario sulle cattedrali francesi. Quando si accorge di essere stato ben poco accogliente col suo ospite, che non può ovviamente vedere il programma, prova a rimediare cercando di descrivere il concetto di cattedrale al suo invitato cieco, che gli propone di fargli capire la faccenda in un modo davvero originale che farà cambiare prospettiva al padrone di casa. Una bella raccolta chiusa da un racconto semplicemente magistrale, nonostante riesca a toccare un’incredibile intensità senza sforzo apparente, in perfetto accordo con lo stile minimalista di Carver, etichetta che allo scrittore americano non sembrava calzante per la sua prova essenziale ma efficacissima. Assolutamente da provare.

Raymond Carver, Cattedrale, Torino, Einaudi, 2020; pp. 229

domenica 3 marzo 2024

PASSEGGERI NOTTURNI: 30 RACCONTI BREVI DI GIANRICO CAROFIGLIO

Dopo numerosi gialli di grande successo, vari romanzi di formazione ed alcuni saggi di spessore Gianrico Carofiglio, classe 1961, è tornato a misurarsi con una raccolta di racconti di varia tipologia come Passeggeri notturni, che assortisce storie di incontri casuali, riflessioni su argomenti disparati, talvolta trame innescate da schegge di conversazioni, perfino aneddoti estemporanei. Sempre rigorosamente nella misura di tre pagine appena. Va da sé che il collante che tiene insieme i trenta racconti brevi ivi contenuti è una scrittura sintetica e sempre incalzante, capace con poche pennellate di tratteggiare personaggi che restano impressi ed intrigano i lettori condividendo un frammento di vita. Carofiglio apre le danze con la spiazzante storia di bullismo “contrastato” di Quarto potere e chiude i battenti con lo struggente sogno ad occhi aperti di affetto ritrovato raccontato in Stanze. In mezzo a questi due estremi c’è davvero un po’ di tutto, sempre raccontato vividamente ma con grande economia di parole: una storia sospesa tra verità e menzogna come Draghi, il singolare racconto sugli odori ritrovati di Aria del tempo, un piccolo horror ad orologeria come Il biglietto, l’intrigante riflessione sugli avverbi di Sinceramente, un’amara parabola sull’autoreferenzialità della politica italiana come La scorta, l’incredibile (ma esemplare) aneddoto sanitario al centro di Contagio, le esilaranti storielle giudiziarie di Avvocati e infine la splendida storia di solidarietà ai tempi della Shoah che racconta Nelle Ardenne. Insomma, nel complesso Passeggeri notturni è una raccolta notevole che conferma tutta la bravura di Carofiglio anche nella misura della narrativa breve: lo scrittore barese sa decisamente catturare l’attenzione del lettore anche raccontando una piccola storia, una riflessione estemporanea o un semplice aneddoto. Da provare.

Gianrico Carofiglio, Passeggeri notturni, Torino, Einaudi, 2016; pp. 98

giovedì 18 gennaio 2024

CENTO CITTÀ: UNA RACCOLTA DI LEGGENDE URBANE

Può un libro condensare storie e leggende delle città italiane? È quello che offrono nel loro insieme i ventuno racconti di Cento città, una raccolta narrativa firmata a quattro mani da Gina Basso e Riccardo Medici. Il progetto alla base del volume, dotato anche di schede didattiche curate da Paola Cataldo, è molto semplice: raccontare una storia esemplificativa, meglio se evocativa e magari anche misteriosa, di uno dei capoluoghi italiani (più Bolzano) e ricostruire così una galleria di leggende urbane del Belpaese. Tra le ventuno mitiche storie raccolte in Cento città ovviamente qualcuna spicca tra le altre, come per esempio la nona, ambientata a Bologna ed intitolata Due fidanzati, un diavolo e cento città, che racconta di come un povero renaio fece costruire la celebre torre degli Asinelli ottenendo così l’amore della vita ed ingannando il diavolo in persona con un gioco di parole. Assolutamente da non perdere anche l’intrigante e onirica storia successiva, Anselmo e il leone, che ci porta nel centro storico di Firenze tra i dintorni del Duomo e di Palazzo Vecchio, per scoprire l’inquietante incubo di un leone assassino che prese a tormentare il povero Anselmo. E a volte questo curioso volume della Loescher può farci scoprire addirittura la stranissima genesi del nome stesso della città di ambientazione (leggere in merito il primo racconto, dedicato ad Aosta), o qualcosa di strano su uno dei luoghi per definizione di una città (come la nota Lanterna di Genova), o l’inspiegabile reazione che un quadro religioso innescò nel grande condottiero Napoleone quando prese possesso di Ancona, o ancora l’origine di un modo di dire popolare ai tempi di Nerone (nel racconto dedicato a Roma) o infine i leggendari tre doni di San Nicola, il patrono di Bari. Assolutamente da provare.

G. Basso – R. Medici, Cento città. Storie e leggende di città italiane, Torino, Loescher, 2014; pp. 128

giovedì 26 ottobre 2023

LADIES AND GENTLEMEN… THE BEST OF ISAAC ASIMOV

Questa antologia in due volumi raccoglie i racconti più rappresentativi della carriera del grande Isaac Asimov (1920-1992) – universalmente riconosciuto come il nume indiscusso della narrativa fantascientifica – selezionati e presentati da lui medesimo. Il meglio di Asimov complessivamente assortisce dodici racconti di varie misure partendo da Naufragio, il primo racconto che l’autore diciottenne riuscì a pubblicare (il terzo che aveva scritto fino ad allora), per arrivare a Immagine speculare, che è l’unico racconto breve di cui sono protagonisti due tra i personaggi più celebri della narrativa asimoviana, Elijah Baley e Daneel Olivaw, rispolverati dall’autore americano per gli appassionati che gli chiedevano a gran voce un nuovo romanzo dedicato ai due. In mezzo a questi due estremi cronologici il lettore curioso potrà trovare varie chicche della corposa produzione di narrativa breve di Asimov, come Notturno, che alcuni ritengono la miglior storia di fantascienza mai scritta e che narra di un pianeta sempre illuminato da vari soli ma finito per la prima volta nelle tenebre, oppure Chissà come si divertivano, un brevissimo racconto sulla scuola contemporanea vista dalla prospettiva di due ragazzini del futuro – scritto da Asimov su richiesta per un amico e poi sorprendentemente divenuto di grande successo –, o ancora L’ultima domanda, che ha il pregio di essere il racconto preferito dell’autore, che scrisse di getto e senza necessità di correzioni questa strana storia sull’entropia con un sorprendente finale a sorpresa. Insomma, si tratta di un‘antologia ideale per addentrarsi nella narrativa di Asimov, sebbene la scelta di non attingere ad altre precedenti raccolte – prima tra tutte la celeberrima Io, robot – finisca per sminuire l’ottica denunciata dal titolo. Non a caso l’autore stesso introducendo questi due volumi si chiedeva con fare sornione chi mai avrebbe comprato una raccolta di “racconti abbastanza buoni e piuttosto rappresentativi di Isaac Asimov” se il titolo fosse stato questo… In ogni caso, vale assolutamente la pena di leggerla, questo è sicuro.

Isaac Asimov, Il meglio di Asimov, Milano, Mondadori, 1978; 2 voll.; pp. 238 e 205

domenica 2 aprile 2023

DIECI NOVELLE DECAMERONIANE RACCONTATE DA PIERO CHIARA

In origine c’era il Decameron, la prima grande raccolta italiana di novelle, l’indiscusso capolavoro di Giovanni Boccaccio da Certaldo (1313-1375), una delle tre corone della letteratura italiana, il testo esemplare da prendere come punto di riferimento delle narrazioni in prosa: cento novelle (più mezza raccontata nell’introduzione della quarta giornata) articolate in dieci giornate a tema (tranne la prima e la nona) e narrate dai dieci giovani (sette fanciulle e tre ragazzi) della lieta brigata, ritrovatisi nella chiesa di Santa Maria Novella orfani delle proprie famiglie e dunque transfughi per scelta dalla Firenze appestata ad una villa sulle pendici di Fiesole, dove decidono per diletto di passare il tempo raccontandosi novelle. Questa in estrema sintesi è la cornice strutturale del libro di Boccaccio, da cui ha attinto a sei secoli di distanza lo scrittore Piero Chiara (1913-1986) per realizzarne un’antologia di dieci novelle nel loro complesso piuttosto rappresentative del ventaglio tematico della raccolta boccacciana e decisamente immediate sul versante linguistico. Le novelle rielaborate da Chiara sono state selezionate da sei delle dieci giornate del Decameron. Si comincia con la beffa confessionale della novella di ser Ciappelletto (l’apripista del libro), seguita dalla picaresca avventura notturna che vive nei bassifondi di Napoli lo sprovveduto mercante di cavalli Andreuccio da Perugia. A ruota arrivano una coppia di novelle della quinta giornata (quella degli amori a lieto fine): prima la fuga con happy ending ai fiori d’arancio di Pietro Boccamazza e l’Agnolella, poi la storia di generosità che vede protagonista il nobile decaduto Federigo degli Alberighi – disposto a sacrificare anche il suo amato falcone per la donna per amor della quale si è rovinato economicamente –. In seguito Chiara ha rielaborato due novelle di motto dalla sesta giornata, prima il motto fortunoso del cuoco Chichibio che placa l’ira del padrone Currado Gianfigliazzi, poi la predica reinventata all’istante da Frate Cipolla per sponsorizzare la (falsissima) reliquia della piuma dell’angelo Gabriele (ed ottenere così molte elemosine). Si continua ancora con una coppia di novelle dell’ottava giornata (dedicata alle beffe generiche): ne è indiscusso protagonista lo sciocco Calandrino, beffato dai colleghi pittori Bruno e Buffalmacco, che prima lo lapidano lungo il Mugnone in cerca della fantomatica elitropia (favolosa pietra che assicura l’invisibilità al portatore), quindi autori di un vero e proprio furto di un maiale sempre ai danni dell’ingenuo collega. Si chiude con una coppia di novelle della decima giornata, dedicata ai casi di cortesia e magnanimità: prima la storia di Mitridanes, invidioso della cortesia di Natan, che lo fa recedere dal suo proposito omicida, quindi la magica storia del Saladino e di messer Torello. Insomma, le dieci novelle di questa antologia ‘suonano’ senza dubbio boccacciane ma risultano molto attualizzate e comprensibili in rapporto all’italiano contemporaneo, quindi costituiscono un ottimo viadotto per consentire alle nuove generazioni di farsi un’idea adeguata del Decameron evitando le oscurità della prosa medievale. Da provare.

Giovanni Boccaccio, Decamerone. Dieci novelle raccontate da Piero Chiara, Milano, 2006; pp. 155

martedì 28 febbraio 2023

IL LATO SINISTRO DEL CUORE: LA NARRATIVA BREVE DI CARLO LUCARELLI

Che Carlo Lucarelli sia il più fulgido talento del giallo nazionale è cosa ormai assodata, anche da scrittori del calibro di Andrea Camilleri, che talvolta ha omaggiato il giovane collega attraverso sibillini giudizi letterari espressi dal commissario Montalbano. Impeccabile nella misura ‘canonica’ del romanzo giallo (pensiamo a gioielli come Almost blue, L’isola dell’angelo caduto o Un giorno dopo l’altro) ma autore anche di notevoli racconti lunghi (leggere in merito una delizia non indispensabile come Laura di Rimini), Lucarelli si è sempre dimostrato a suo agio sia con le ambientazioni contemporanee che con quelle storiche, sia con personaggi seriali che con creazioni destinate ad una vita letteraria conclusa nel volgere di un libro. Nel curriculum dell’autore non sono neppure mancati singolari esperimenti nati magari sulle colonne di quotidiani (come Autosole) o ibridi letterari a metà strada tra inchiesta e fiction (come Compagni di sangue), né ovviamente sono mancati racconti, pubblicati su riviste di varia estrazione, magari finora reperibili soltanto online e quindi riuniti (non tutti ma almeno la maggior parte) nella raccolta Il lato sinistro del cuore, che ne assortisce ben cinquantatré. Di misura varia, talvolta nati per sperimentare uno stile o focalizzare un’idea, altre volte scritti su commissione, l’unico vero Leitmotiv costante in questi racconti è indubbiamente l’elemento diabolico, una sinistra atmosfera che aleggia intorno alle varie storie, a prescindere che il loro obiettivo sia muovere il riso, suggestionare o terrorizzare. Tra leggenda metropolitana e mito suburbano, Lucarelli si muove sinuosamente sulle orme del diavolo e del male, ovunque si annidi, tra l’oscurità che avvolge un museo durante la notte, come accade ne Il silenzio dei musei, oppure nella ruspante ambientazione in cui si svolge la ricostruzione del mistero de I garganelli al ragù della Linina, un’inchiesta impropria ma non meno accattivante. Pagina dopo pagina ne Il lato sinistro del cuore, che peraltro è il titolo che presta all’intera racconta un godibilissimo racconto, si alternano storie d’ispirazione kafkiana come C’è un insetto sul muro, o l’inquietante La tenda nera, e ancora una storia che potrebbe casualmente accadere a chiunque come Telefono sostitutivo, la resa dei conti del sottotenente tedesco Reinhardt Klotz nel racconto omonimo, gli strani fatti narrati in Jubileo, il torbido omicidio de Il conte, l’inspiegabile fenomeno lunare raccontato via etere in Radiopanico, il panico in prospettiva dal basso di Ottobre, una gustosa rivisitazione del mostro di Frankenstein come Julian. Per usare le parole dello stesso Lucarelli, il talentuoso giallista ha “cercato di fare l’unica cosa che uno scrittore, di romanzi o racconti che sia, deve fare quando scrive: raccontare una storia che gli piace nel miglior modo possibile e con le parole più belle che sa”. Ne Il lato sinistro del cuore c’è pienamente riuscito, per l’ennesima volta.

Carlo Lucarelli, Il lato sinistro del cuore, Torino, Einaudi, 2003; pp. 370

mercoledì 21 dicembre 2022

RACCONTI DI NATALE: (QUASI) TUTTI PIÙ BUONI... E ALCUNI ANCHE PIÙ STRANI

Stando a questa godibile raccolta dell’Einaudi curata da Nico Orengo il racconto di Natale è un genere a sé almeno dalla nascita di Gesù Cristo, ovvero dal primo Natale della storia, narrato nei Vangeli sia nella versione secondo Luca che in quella secondo Matteo (entrambe peraltro presenti nella sezione d’apertura di questo volume). Il racconto di Natale fa pensare in primo luogo all’atmosfera così unica e caratteristica che prepara ogni anno l’arrivo del 25 dicembre, la ricorrenza religiosa per eccellenza, davvero ricchissima sul versante simbolico: dall’attesa della festa alla sorpresa del dono, dalla meraviglia dell’albero decorato e luminescente al profluvio di amore e buoni sentimenti, dal banchetto tutti insieme alla magia insita nella notte di Natale. Insomma, ai tipici ingredienti del Canto di Natale di Charles Dickens, per intenderci, che infatti non è incluso nella raccolta… In particolare Racconti di Natale assortisce complessivamente ben trentanove storie a tema suddivise in sei sezioni. La prima narra appunto gli inizi del genere e presenta racconti… diversamente antichi della natività, dalle versioni evangeliche sopra citate fino a quelle di Jacopo da Varazze e di Giovanni da Hildeshem. La seconda è dedicata allo spirito del Natale e rappresenta il vero cuore simbolico del libro: si comincia col delizioso Il dono dei magi del grande O. Henry per arrivare al più strepitoso racconto natalizio di sempre, ovvero Il racconto di Natale di Auggie Wren che Paul Auster scrisse per la sceneggiatura del film Smoke, diretto da Wayne Wang, e in mezzo figurano delizie meno note come Il dono di Ray Bradbury (un bell’esempio di fantascienza natalizia) e il malinconico Un Natale di Truman Capote. La terza sezione verte invece sugli spiriti di Natale: si apre con La favola di Natale di Giovannino Guareschi e si chiude con Markheim di Robert Louis Stevenson, con un Buzzati dickensiano e un inquietante E.T.A. Hoffman nel mezzo. La sezione seguente s’intitola “Bad Christmas” e presenta prospettive contrastanti al classico buonismo natalizio, come il sorprendente La stella di Arthur C. Clarke (allarmante rilettura distopica della cometa che accompagnò la venuta del Redentore) e il giallo a orologeria de L’avventura del carbonchio azzurro di Arthur Conan Doyle con protagonista Sherlock Holmes. Completamente diverso il sapore della penultima sezione (“Sad Christmas”), in cui spicca il triste ritratto del partigiano sopravvissuto de Il Natale del 1945 di Mario Rigoni Stern. “Lieto finale” è la sezione di chiusura, avviata da I figli di Babbo Natale, catastrofico ma divertente racconto tratto da Marcovaldo di Italo Calvino. Insomma, il libro ideale per una full immersion nello spirito natalizio da ogni possibile prospettiva.

AA.VV., Racconti di Natale, a cura di Nico Orengo, Torino, Einaudi, 2005; pp. 424

giovedì 17 novembre 2022

DODICI RACCONTI RAMINGHI: GARANTISCE GABO...

Si tratta di una raccolta di racconti dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez (1927-2014), premio Nobel per la Letteratura 1982, già autore di Cent’anni di solitudine, Cronaca di una morte annunciata e L’amore ai tempi del colera. Giornalista e sceneggiatore, il grande Gabo ha sempre avuto una predilezione per la narrativa breve e questi Dodici racconti raminghi ne sono la testimonianza perfetta: come spiega nell’introduzione alla raccolta, i soggetti di questi dodici racconti hanno avuto una gestazione ultradecennale, hanno rischiato di finire perduti, sono stati faticosamente ricostruiti, finalmente sono sbocciati in racconti, sottoposti ad una spietata revisione che ne ha lasciati in piedi soltanto dodici, e decisamente raminghi, considerando l’accidentata odissea che hanno dovuto attraversare prima di diventare un libro. Gli elementi comuni ai dodici racconti superstiti sono quelli che ci si potrebbe attendere da García Márquez: molti rientrano a buon diritto nel realismo magico che ha fatto la fortuna dello scrittore originario di Aracataca, vari mostrano una spiccata prospettiva autobiografica (essendo nati nel corso delle molteplici residenze che Gabo ha cambiato per il mondo) e sono narrati in prima persona, parecchi vedono protagonisti personaggi che riescono a risultare indimenticabili nella manciata di pagine necessarie a raccontare una storia. Si comincia con il malinconico ritratto di un presidente latinoamericano in esilio di Buon viaggio, signor presidente e si conclude con la lancinante e tristissima luna di miele del conclusivo La traccia del tuo sangue nella neve. Nel mezzo ai due estremi l’autore ci presenta molteplici e diversissimi ritratti, alcuni immaginati, altri ricostruiti minuziosamente: dal suo viaggio contemplativo in quota al fianco di una bellissima compagna di viaggio tra le braccia di Morfeo ne L’aereo della bella addormentata al fatto di cronaca raccontato dopo un anomalo incidente automobilistico che ha visto vittima una signora che di professione sognava il futuro in Mi offro per sognare, dall’allucinante destino di una donna internata per caso in un improbabile manicomio nel racconto “Sono venuta solo per telefonare” all’atipico horror a sorpresa in un castello aretino con fantasma di Spaventi di agosto. Assolutamente da provare.

Gabriel García Márquez, Dodici racconti raminghi, Milano, Mondadori, 1994; pp. 203

sabato 15 ottobre 2022

LE NOVELLE RUSTICANE DI GIOVANNI VERGA

L’autore siciliano Giovanni Verga (1840-1922) pubblicò la raccolta delle Novelle rusticane nel 1883, nel punto culminante della sua produzione narrativa, tra l’uscita dei suoi capolavori romanzeschi, I Malavoglia e Mastro-don Gesualdo, editi rispettivamente nel 1881 e nel 1889. Le Novelle rusticane insieme alla precedente raccolta di novelle intitolata Vita dei campi costituiscono una sorta di galleria tematica di elementi del Verismo destinati a trovare una più ampia trattazione nelle ambientazioni dei romanzi maggiori. Rispetto a Vita dei campi nelle storie raccontate nelle Novelle rusticane affiora maggiormente il pessimismo di Verga, che occulta la propria voce narrando storie di ordinaria umanità dei più bassi ceti sociali del Meridione, ambientandole spesso nel periodo dell’impresa dei Mille di Garibaldi, che negli intenti avrebbe dovuto portare un po’ di giustizia sociale ma che poi ha finito per tradire le aspettative del popolo, di cui Verga tratteggia l’amara disillusione. Le Novelle rusticane assortiscono complessivamente dodici novelle, ovvero Il ReverendoCos’è il reDon Licciu PapaIl MisteroGli orfani, La roba, Storia dell’asino di S. GiuseppePane neroI galantuominiLibertàDi là dal mare. Dieci delle novelle erano inedite al momento della pubblicazione, mentre due erano state già pubblicate su riviste: La roba era infatti uscita sulla “Rassegna settimanale di politica, scienze, lettere ed arti” del 26 dicembre 1880 e Libertà nella “Domenica letteraria” del 12 marzo 1882. Le due novelle costituiscono senza dubbio i due vertici artistici della raccolta. Nella prima Verga dà forma e sostanza a Mazzarò, singolare esempio di contadino arricchito ed abbrutito dall’ossessione per la cosiddetta “roba”, ovvero per le ricchezze accumulate a dismisura che non sopporta di dover abbandonare, ormai essendo vecchio e destinato a morire: si tratta di un personaggio con notevoli punti in contatto col protagonista di Mastro-don Gesualdo, che vive un’arrampicata sociale culminata nella ricchezza ma che non porta felicità alla sua esistenza. La seconda novella, Libertà, è ispirata a un fatto storico avvenuto a Bronte nell’agosto del 1860, durante l’impresa dei Mille, quando i contadini si rivoltarono contro i notabili locali, contando sul fatto che le proprietà terriere dei nobili sarebbero state ridistribuite al popolo, mentre invece Garibaldi inviò sul posto il fidato Nino Bixio per punire i responsabili dei crimini commessi e ristabilire l’ordine. La novella non cita luoghi e nomi, ma il riferimento alla strage è evidente e la rivolta popolare è tratteggiata come una fiumana inarrestabile, attraverso voci corali che contrappuntano le violenze narrate a tinte forti. Questa raccolta rappresenta un viadotto ideale per entrare nel complesso mondo narrativo di Verga.

Giovanni Verga, Novelle rusticane, Napoli, Medusa, 2007; pp. 167

venerdì 20 maggio 2022

ANTOLOGIA DI SPOON RIVER

Una delle raccolte di poesia più iconiche di sempre è senza dubbio l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (1868-1950), che l'autore americano pubblicò a puntate sul "Mirror" di Saint Louis tra il 1914 e il 1915 e poi nella versione definitiva in volume l'anno successivo. Il volume assortisce poesie in versi liberi che raccontano le vite degli abitanti del paese immaginario di Spoon River - che nella realtà deriva dal nome dell'omonimo fiume che scorre nei pressi di Lewistown, la città di residenza dell'autore - e sepolti nel fantomatico cimitero locale: in pratica il libro contiene una serie di epitaffi che raccontano altrettante vite dei defunti che riposano nel cimitero di Spoon River. La versione definitiva del 1916 raccoglie 243 epigrafi più la poesia incipitaria, intitolata La Collina. Masters aveva già l'idea di raccontare i luoghi della sua vita tramite le voci di persone realmente esistite, ma lo spunto per narrarle tramite epitaffi di personaggi già defunti - e dunque, ovviamente, sinceri e obiettivi verso le proprie esistenze ormai concluse - probabilmente gli venne in mente dalla lettura dell'Antologia Palatina, appunto una racconta di epigrammi ed epitaffi greci. Il risultato è una galleria di varia umanità che colpisce allo stomaco il lettore e ne stuzzica l'immaginario con una serie di ritratti ricchi di rivelazioni fulminanti e spesso in grado di fotografare con pochi tratti l'anima di un uomo. Nonostante Masters si fosse posto lo scrupolo di cambiare i nomi, siccome tutte le storie del suo libro erano assolutamente vere e tratte dalle piccole realtà di Petersburg e Lewistown, successe che gli abitanti di queste comunità, in grado di cogliere le "fonti" umane del libro, bandirono il poeta a vita. Alcuni personaggi della raccolta sono in effetti davvero autentici, come il dottor Siegfried Iseman, che tradì il giuramento d'Ippocrate e finì dietro le sbarre fabbricando un elisir di lunga vita, o George Gray, che ha una barca con vele ammainate scolpita sulla lapide perché per timore finì per vivere una vita immobile, o Francis Turner, morto ragazzo baciando la sua Mary "con l'anima sulle labbra", o il giudice Selah Lively, schernito tutta la vita per la sua bassa statura e vendicativo una volta divenuto giudice della vita del prossimo, o lo sfortunato Walter Simmons, atteso da un destino luminoso che mai arrivò per mancanza di genio, o l'ottico Dippold, che aveva sempre una lente giusta per tutti. L'immediato successo delle prime poesie sconvolse letteralmente la vita di Edgar Lee Masters, che iniziò a comporre la sua grande galleria poetica a ritmo continuo e alla fine decise di abbandonare la legge per diventare scrittore a tempo pieno, anche se le sue opere successive non ebbero la stessa fortuna, ben presto i proventi editoriali dell'Antologia cominciarono a sfumare e l'autore visse la vecchiaia in condizioni economiche sempre più difficili. Il capolavoro di Edgar Lee Masters conobbe ben presto un grande successo anche nel vecchio continente e in Italia corre l'obbligo di citare almeno l'omaggio che  fu tributato al libro da un grande cantautore come Fabrizio De André, che ne fu ispirato per l'album Non al denaro, non all'amore né al cielo del 1971. Insomma, una raccolta poetica in cui ci si perde subito e che non si dimentica più...

Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, Torino, Einaudi, 1971; pp. 257 


lunedì 28 marzo 2022

IL BAR SOTTO IL MARE: GARANTISCE STEFANO BENNI…

Insieme al leggendario Bar Sport questa raccolta costituisce un picco della narrativa breve del bolognese Stefano Benni, classe 1947, giornalista e scrittore dalla corrosiva vena umoristica, come si evince dalle poesie di Prima o poi l’amore arriva e da romanzi irresistibili come Terra! e La compagnia dei Celestini. Il bar sotto il mare costituisce una sorta di raccolta ‘concettuale’, che comincia addirittura dall’immagine di copertina, che raffigura apparentemente ventuno personaggi – che a onor del vero salgono a ventitré considerando anche la pulce sul cane nero e… l’uomo invisibile, che essendo tale non si vede –. Si sfoglia il libro e, dopo il frontespizio col titolo, ecco subito la legenda con le silhouettes dei personaggi della copertina, quindi il prologo che porta l’io narrante della storia sulle tracce di un vecchio elegante con una gardenia all’occhiello, che entra nell’acqua e scompare, presto (in)seguito dal protagonista, che si ritrova in un bar sotto il mare, in mezzo ai ventidue avventori in copertina più l’immancabile barista, che ricorda parecchio Vincent Price. E tutti dopo racconteranno una storia, fino a quella dell’ospite, che narrerà la ventiquattresima chiudendo il cerchio… o forse no. I racconti sono di genere vario e di fantasia dirompente, secondo consolidata tradizione benniana: d’obbligo citare almeno Oleron, il lungo racconto dell’uomo col mantello (che sembra la fotografia di Edgar Allan Poe), la divertente Storia di Pronto Soccorso e Beauty Case dell’uomo con gli occhiali neri (che pare la copia di John Belushi in The Blues Brothers), il racconto giallo Priscilla Mapple e il delitto della IIC della vecchietta (un’anziana signora che si potrebbe confondere con Miss Marple) ed infine la fiaba africana I quattro veli di Kulala narrata dal venditore di tappeti. Una raccolta intrigante e ricca di idee in cui perdersi e ritrovarsi al contempo, con una miriade di citazioni letterarie che svariano da Melville a Queneau, da Flaubert a Lewis Carroll. Assolutamente da provare.

Stefano Benni, Il bar sotto il mare, Milano, Feltrinelli, 1995; pp. 198

martedì 22 marzo 2022

STORIE A CINQUE CERCHI: NARRATIVA… OLIMPICA

L’espressione “cinque cerchi” evoca istantaneamente le Olimpiadi moderne e, esattamente come tale manifestazione sportiva internazionale a cadenza quadriennale, è frutto dell’intraprendenza del barone Pierre de Coubertin, che ne fu promotore e che per essa volle un simbolo universale: “La Bandiera Olimpica ha un fondo bianco, con cinque anelli intrecciati al centro: azzurro, giallo, nero, verde e rosso. Questo disegno è simbolico; rappresenta i cinque continenti abitati del mondo, uniti dall'Olimpismo; inoltre i cinque colori sono quelli che appaiono fino ad ora in tutte le bandiere nazionali”. I dieci racconti che lo scrittore e giornalista Gino Cervi ha inserito nella raccolta Storie a cinque cerchi sono ispirati ad alcuni dei leggendari atleti che hanno animato alcune edizioni delle Olimpiadi che dal 1896 hanno rappresentato un appuntamento sportivo fisso (tranne le parentesi causate dalle due guerre mondiali) per tutte o quasi le nazioni del pianeta. Nell’introduzione, in cui Cervi ci racconta che i suoi primi ricordi più o meno diretti partono dalle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico e alla mitica foto di protesta di Tommie Smith e John Carlos, l’autore presenta i dieci protagonisti dei suoi racconti in una carrellata di grande intensità. Sfogliando le pagine di questa raccolta partiremo appunto da quella mitica foto spiegata a uno studente dal Professor Smith in persona per arrivare all’ultimo racconto della serie, che ci farà scoprire la storia di Fanny Blankers-Koen, campionessa olandese di atletica leggera entrata nella storia delle Olimpiadi come la “mamma volante”. In mezzo ai due estremi figurano le storie del saltatore Ray Ewry (il cosiddetto “uomo molla”), della fiorettista tedesca Helen Mayer (pluricampionessa tedesca ma di origini ebraiche), del sollevatore Joe DePietro, di misure ridotte ma capace di alzare la medaglia d’oro, della splendida amicizia fiorita a Berlino 1936 tra l’americano Jesse Owens e il tedesco Luz Long, dello strepitoso canottiere britannico Steve Redgrave, dell’occhialuto calciatore italiano Annibale Frossi, capocannoniere della nazionale olimpica medaglia d’oro di Berlino 1936, del pugile cubano Teofilo Stevenson, del nuotatore di Honolulu Duke Paoa Kahinu Makoe Hulikohola Kahanamoku. Il libro si avvale delle illustrazioni di Marco Ceruti e propone a chiosa di ogni storia la relativa scheda biografica e una sezione di playlist finali che documentano le canzoni, i testi e le immagini citate nella raccolta. Un vero must della narrativa sportiva, insomma.
Gino Cervi, Storie a cinque cerchi, Firenze, ed.it, 2012; pp. 127

lunedì 21 marzo 2022

IL GRANDE MONDO LAGGIÙ: BRADBURY RACCONTA…

Romanziere tra i più influenti della sua generazione, Ray Bradbury (1920-2012) all’inizio degli anni Cinquanta ha scritto in breve successione i suoi due indiscussi capolavori romanzeschi, Cronache marziane e Fahrenheit 451, con cui ha rinnovato il genere fantascientifico, ma nel corso di tutta la sua carriera si è dedicato alla stesura di racconti, puntualmente raccolti su varie antologie. Nell’ambito della narrativa breve il picco assoluto della produzione di Bradbury sono senza dubbio i trentaquattro racconti pubblicati nella raccolta Il grande mondo laggiù, uscita nel 1984 e che assortisce storie scritte dall’autore nell’arco temporale tra il 1944 e il 1980 (circa un terzo risalgono agli anni Quaranta e oltre due terzi agli anni Cinquanta). I racconti di questa straordinaria raccolta assortiscono generi diversi, con una decisa prevalenza per quelli che raccontano ricordi del passato, misteri inquietanti e indecifrabili o storie fantascientifiche, racconti sempre narrati sul filo di in un’insostenibile suspense, perché Bradbury sa come intrigare il lettore e tenerlo sulla corda fino all’ultima riga, prima di stupirlo con un finale mozzafiato. La raccolta prende avvio con La sera, che narra la strana notte di attesa di una possibile disgrazia dalla prospettiva di un ragazzino che vive l’ansia vissuta dalla madre per il ritardo (inspiegabile) del fratello maggiore nel rientro serale a casa, e si chiude con una storia davvero simbolica come La fine del principio, che ci mostra l’inizio dei viaggi spaziali dal punto di vista di due persone come tante che riflettono sul momento di svolta cui stanno per assistere (che cambierà per sempre il destino dell’umanità) prima di tornare ai propri impegni quotidiani. In mezzo tra i due estremi figurano molti racconti a pronta presa e un pugno di gemme assolute: come Il lago, che rievoca una tragedia lacustre che si chiude anni dopo in modo inquietante e simbolico, oppure Rumore di tuono, che narra un safari temporale e le imprevedibili conseguenze dell’effetto farfalla sul flusso temporale, o infine Tutta l’estate in un giorno, che ci farà scoprire il Sole dalla prospettiva di un gruppo di bambini nati su Venere, dove la pioggia costante s’interrompe soltanto una volta ogni sette anni. Il Leitmotiv della raccolta è sempre l’universo fantastico dell’autore, che si alterna tra presente e futuro per raccontarci il mondo emotivo dei suoi personaggi cercando di catturarne la ragnatela di valori: gli affetti, l’amicizia, la solidarietà, l’amore, non necessariamente in quest’ordine. Un’antologia davvero splendida e scritta da un autore davvero ispirato: vi catturerà dalla prima storia e vi incuriosirà fino all’ultima con racconti difficili da dimenticare, di quelli che consentono al lettore di lasciarsi trasportare altrove in poche pagine per ritornare a casa in tempo per cena…

Ray Bradbury, Il grande mondo laggiù, Milano, Mondadori, 2002; pp. 434

mercoledì 16 marzo 2022

LA BOUTIQUE DEL MISTERO: IL BEST OF DEI RACCONTI DI BUZZATI

Questa raccolta uscì nel lontano 1968 e, a differenza delle precedenti pubblicate fino a quel momento da Dino Buzzati (1906-1972), non comprendeva inediti ma soltanto racconti già pubblicati in altre raccolte. Il grandissimo narratore originario di Belluno aveva selezionato e ordinato trentuno racconti “nella speranza di far conoscere il meglio”, per sua stessa ammissione, della sua sterminata produzione: in pratica si era proposto di creare una sorta di best of delle migliori storie del suo repertorio narrativo privilegiato, quello della narrativa breve, a cui Buzzati si è dedicato per tutta la vita. In particolare racconti selezionati sono stati tratti dalle raccolte I sette messaggeri, Paura alla Scala, Il crollo della Baliverna, In quel preciso momento, Sessanta racconti e Il colombre. In pratica si tratta dell’itinerario perfetto per addentrarsi nel misterioso e talvolta indecifrabile universo buzzatiano, con una serie strepitosa di storie altamente simboliche, inquietanti, di afflato fantastico e spesso altamente simboliche. E poi Buzzati sapeva come costruire la suspense di un racconto e conquistare il lettore dalle prime righe per poi incantarlo in progressione e fulminarlo con un finale di grande impatto, come succede ad esempio in un racconto (Il mantello) sullo strano ritorno a casa del figlio partito anni prima per la guerra e tornato per una breve visita alla famiglia con un angosciante mantello addosso che non vuole assolutamente togliersi. L’autore talvolta ci conquista con una storia inquietante e col non detto ma suggerito, come avviene ne I topi, oppure ci avvince con storie di grande impatto simbolico come I sette messaggi, che apre la raccolta, e Il colombre. D’obbligo segnalare infine il racconto forse più notevole dell’opera buzzatiana, una gemma del genere fantastico e dintorni intitolata La giacca stregata. Un’antologia semplicemente unica, insomma.

Dino Buzzati, La boutique del mistero, Milano, Mondadori, 2009; pp. 238

lunedì 14 marzo 2022

TUTTI I ROBOT DI ASIMOV

È una raccolta imprescindibile per tutti i veri appassionati di fantascienza e per chi ama il nume tutelare di questo genere in assoluto, ovvero il grande ed inimitabile Isaac Asimov (1920-1992), che in mezzo secolo di onorata carriera ha pubblicato un numero incredibile di romanzi, racconti e testi di divulgazione scientifica, senza considerare le numerose raccolte narrative fantascientifiche di colleghi da lui curate. Tutti i miei robot fu pubblicata nel 1982 ed assortisce complessivamente trentun racconti che Asimov scrisse tra il 1940 e il 1977: al suo interno figurano infatti tutte e sette le storie di Io, robot, il libro d’esordio che l’autore americano pubblicò nel 1950, più altre venti tratte da sei antologie diverse (addirittura otto da Il secondo libro dei robot) e quattro inedite. In ossequio al titolo ovviamente Tutti i miei robot è una raccolta tematica di racconti che vertono sul filone robotico della fantascienza, che proprio Asimov contribuì a creare inventando il termine robotica con le relative tre leggi. I racconti non sono proposti in ordine cronologico ma sono suddivisi in sette sezioni in base ad altrettante tipologie: robot non umani, robot immobili, robot di metallo, robot umanoidi, Powell e Donovan (due personaggi umani che hanno a che fare con robot), Susan Calvin (la robopsicologa asimoviana per eccellenza) e due apoteosi conclusive (tra cui il celebre racconto L’uomo bicentenario, che chiude la raccolta). Prescindendo da racconti ‘storici’ ed oggettivamente notevoli (come Robbie, Circolo vizioso e Il robot scomparso ovvero le gemme di Io, robot), corre l’obbligo di citare almeno il simpatico apripista del libro, ovvero Il fedele amico dell’uomo (che parla di un affettuoso cane robot in una base lunare) e una storia narrata da un’anomale prospettiva dal basso come Certezza di esperto, entrambi inediti, il catastrofico AL-76 e Lenny. È una corposa antologia come tante altre pubblicate da Asimov nella sua lunga carriera, ma la particolare struttura, l’introduzione d’autore e le sue brevi presentazioni alle varie sezioni la rendono una raccolta davvero da non perdere.

Isaac Asimov, Tutti i miei robot, Milano, Mondadori, 2007; pp. 560

domenica 13 marzo 2022

ETERNI SECONDI... QUANDO PERDERE È UN'AVVENTURA MERAVIGLIOSA

Si tratta di una raccolta nata nella Scugnizzeria, una libreria nata a Scampia che si è autodefinita “Piazza di spaccio di libri”, che è un bel modo per ribaltare in chiave letteraria un termine che in questo quartiere di Napoli spesso ha un significato decisamente più negativo: una bella idea, insomma, che è il coronamento del sogno di Rosario Esposito La Rossa, scrittore ed editore, che infatti sotto l’insegna ha fatto scrivere “Sognare il sogno impossibile”. E basta leggere la prefazione di Eterni secondi – che ha un sottotitolo significativo come Perdere è un’avventura meravigliosa – che ci si rende immediatamente conto che l’intento è stato raggiunto in questa libreria di frontiera dove esiste il libro sospeso (ovvero già pagato a favore di chi non può permetterselo, come il caffè), dove oltre ai libri si possono acquistare prodotti tipici, dove si possono frequentare corsi di recitazione e laboratori di scrittura creativa. Infatti Eterni secondi è nato qui dalla fantasia dei piccoli frequentatori della Scugnizzeria: a dire il vero il primo lavoro che avevano proposto all’Einaudi era stato rifiutato e per superare il comprensibile sconforto, hanno iniziato a discutere dei campioni che sono stati sconfitti ma hanno trovato la forza di rimettersi in piedi e riprovarci. Così  i ragazzi della Scugnizzeria hanno raccolto venti storie di sportivi che magari non sono riusciti a vincere ma in qualche modo con la loro passione hanno cambiato il mondo, o almeno hanno tracciato la via del cambiamento col primo gesto esemplare. E sono venti storie per altrettante figure indimenticabili: il viaggio comincia alle Olimpiadi di Berlino del 1936 con L’ultima riga bianca, che ci farà scoprire l’incredibile amicizia tra Luz Long e Jesse Owens, due atleti in grado di vincere le barriere razziali, e si conclude con Lo stupore dei tacchetti, dove conosceremo il più grande calciatore argentino di tutti i tempi, che non era Maradona né Messi, ma El Trinche, al secolo Tomás Carlovich, un esteta del pallone. E in mezzo troviamo personaggi altrettanto straordinari, come il leggendario mezzofondista ceco Emil Zatopek, il velocista australiano Peter Norman (secondo nella finale dei 200 metri a Messico 1968 con la premiazione di protesta di Tommy Smith e John Carlos), il maratoneta italiano Dorando Pietri, la tennista Billie Jean King, che in nome della parità di genere accettò e vinse lo scontro tennistico con un uomo in una partita passata alla storia come “La battaglia dei sessi” o del giovane canadese Kerry Fox, che cercò di attraversare il Canada coast to coast nella Maratona della Speranza per raccogliere fondi per la lotta contro il cancro, morendo nel tentativo. Un piccolo grande libro che si legge tutto d’un fiato e regala venti storie esemplari di sport e buona volontà. Impreziosiscono il tutto le illustrazioni di Lorenzo Conti.
Rosario Esposito La Rossa, Eterni secondi, Torino, Einaudi, 2019; pp. 183

martedì 4 gennaio 2022

LE NOTTI DIFFICILI: L'ULTIMA RACCOLTA DI DINO BUZZATI

Si tratta dell’ultimo libro pubblicato in vita da Dino Buzzati (1906-1972), una selezione di scritti vari uscita poco prima che l’autore originario di Belluno entrasse, alla fine del 1971, nella clinica dove sarebbe morto all’inizio dell’anno successivo. Le notti difficili è una corposa raccolta composta complessivamente da cinquantuno testi che assortiscono soprattutto elzeviri e racconti, talvolta inediti e in altri casi già pubblicati dallo scrittore veneto sul “Corriere della sera”. Questo tour de force in prosa comincia con Il Babau  per terminare con La moglie senza ali, e in mezzo il lettore troverà un rappresentativo caleidoscopio di tutte le tematiche narrative più care a Dino Buzzati: l’insostenibile flusso del tempo che scorre sempre e comunque, la stranezza inspiegabile spesso in agguato dietro l’angolo, il dettaglio assurdo che scompagina l’insieme, i molteplici incubi che girovagano a vari piani della realtà e infine l’implacabilità del destino… Talvolta Le notti difficili presenta anche gruppi di racconti assemblati per similitudine, come accade ad esempio con le sei storie di Solitudini, in cui corre l’obbligo di segnalare un microracconto strepitoso come I giorni perduti, in cui l’autore ci affabula con il mistero di tre momenti di una vita intera ritrovati in strane casse gettate in un baratro e destinati a finire nel nulla e nell’oblio insieme a tanti altri giorni perduti, senza nessuna spiegazione apparente in vista (e il tutto appena in una pagina e qualche riga). Insomma, questa raccolta offre un ottimo esempio della maestria narrativa buzzatiana, capace di colpire l’orizzonte d’attesa del lettore spesso con storie incisive quanto strane, che offrono molte emozioni e pochissime sicurezze. Da non perdere.

Dino Buzzati, Le notti difficili, Milano, Mondadori, 2018; pp. 364

martedì 18 maggio 2021

I RACCONTI DEL TERRORE, GARANTISCE EDGAR ALLAN POE

L’autore di questa straordinaria raccolta di racconti non ha bisogno di presentazioni, trattandosi del mitico Edgar Allan Poe, scrittore americano dalla vita breve e tormentata (1809-1849), noto per poesie ombrose come Il corvo e considerato l’inventore del poliziesco – o giallo, come è stato ribattezzato in Italia grazie all’omonima collana della Mondadori – con I delitti della Rue Morgue. I racconti del terrore è una raccolta che assortisce complessivamente ventisei racconti, molti dei quali ormai entrati nella leggenda, come ad esempio Manoscritto trovato in una bottiglia, che fin dall’uscita conferì grande fama all’autore americano, La caduta della Casa Usher, Una discesa nel Maelstroem, Il ritratto ovale, La maschera della Morte Rossa, Il pozzo e il pendolo, Il cuore rivelatore e Il barile d’Amontillado. Ovviamente nell’indice della raccolta non manca forse il racconto più celebre di Edgar Allan Poe, Il gatto nero, sospeso in modo davvero inquietante tra noir ed horror. Si tratta di una storia davvero straordinaria, narrata in prima persona con una prodigiosa prolessi che ammanterà tutto lo sviluppo successivo con una cappa di angoscia opprimente. Il racconto vede come protagonista un uomo timorato e amante degli animali, che passerà però attraverso un’inspiegabile discesa esistenziale che lo porterà faccia a faccia con il suo lato oscuro e malvagio, guidandolo verso un terribile delitto a cui assisterà il gatto “responsabile” dello scatto di violenza omicida del protagonista: il tutto in attesa dell’immancabile finale a sorpresa, una chiusa davvero magistrale. I racconti del terrore intriga a più riprese proponendo al lettore scenari gotici e angosciosi, personaggi sull’orlo del baratro, incubi tremendamente realistici, insomma, un campionario orrorifico davvero a pronta presa. Il pregio di questa edizione è ampliato anche dalla notevole introduzione di Charles Baudelaire, uno scritto dedicato appunto alla vita e alle opere di Edgar Allan Poe, autore di cui per primo tradusse i racconti in francese. Assolutamente da provare: i brividi sono garantiti in ogni racconto della raccolta, con un adeguato pizzico di suspense e l’immancabile mistero in sottofondo.

Edgar Allan Poe, I racconti del terrore, Roma, Liberamente, 2018; pp. 296

lunedì 10 maggio 2021

PRIMO LEVI E IL SISTEMA PERIODICO

Anche se il titolo sembrerebbe suggerire un trattato di chimica, Il sistema periodico è invece una raccolta di racconti che Primo Levi (1919-1987) pubblicò nel 1975. Si tratta di ventuno storie che hanno come titoli altrettanti elementi della tavola periodica, storie che in effetti parlano anche degli elementi chimici dei rispettivi titoli, per quanto si tratti effettivamente di racconti variegati dal punto di vista tematico. Eccoli qua, in successione: si comincia con l’Argon, seguito rispettivamente dall’Idrogeno, dallo Zinco, dal Ferro, dal Potassio, dal Nichel, dal Piombo, dal Mercurio, dal Fosforo, dall’Oro, dal Cerio, dal Cromo, dallo Zolfo, dal Titanio, dall’Arsenico, dall’Azoto, dallo Stagno, dall’Uranio, dall’Argento, dal Vanadio e quindi dall’ultimo della serie, il Carbonio. Ognuna delle storie è ovviamente collegata all’elemento chimico che le dà il titolo, ma ogni volta a questo Leitmotiv si associano spunti autobiografici di varia natura, che possono variare dagli esperimenti universitari di Primo Levi ai suoi primi impieghi, dai ricordi delle sue esperienze nei lager nazisti alle vicende, talvolta vere ma all’occorrenza anche frutto di fantasia, associate alla professione di chimico: insomma, Il sistema periodico per certi versi è anche una sorta di autobiografia non lineare di Primo Levi raccontata tramite la lente divergente della chimica. L’effetto talvolta è spiazzante ma nell’insieme i racconti funzionano e si fanno leggere dal primo all’ultimo, Carbonio, che racconta la successione di legami di un atomo del relativo elemento fino all’impulso per l’azione decisiva del punto finale nel cervello del narratore (insomma, finisce letteralmente con il punto che chiude la storia). La raccolta tra l’altro assortisce anche due racconti di fantasia, Piombo e Mercurio, che Levi scrisse all’inizio Quaranta e che dunque costituiscono le sue prime prove letterarie. Da segnalare una curiosità: a oltre trent’anni dalla pubblicazione Il sistema periodico nel 2006 fu scelto dalla Royal Institution del Regno Unito come il miglior libro di scienza mai scritto. In appendice, oltre a una rigorosa cronologia della vita e delle opere dell’autore, figura anche l’intervista che lo scrittore americano Philip Roth fece a Primo Levi nel 1986. Assolutamente da provare.

Primo Levi, Il sistema periodico, Torino, Einaudi, 2014; pp. 243 

LA METAMORFOSI E ALTRI RACCONTI KAFKIANI

Questa raccolta assortisce il racconto lungo più celebre di Franz Kafka (1883-1924) e altri quindici storie decisamente caratteristiche dello stile essenziale ed inquietante che ha reso l’autore praghese lo scrittore forse più significativo d’inizio Novecento. La narrativa di Kafka, sia nella misura del romanzo che in quello del racconto, spesso è infatti basata su situazioni surreali ed inspiegabili che costringono il protagonista a mettersi alla prova con qualcosa più grande di lui e senza cognizione di causa: l’effetto in genere è spiazzante per il lettore, che si ritrova a seguire vicende apparentemente assurde, inspiegabili e prive di significato apparente. Sotto questo punto di vista La metamorfosi risulta effettivamente la più emblematica della narrativa kafkiana: il protagonista, Gregor Samsa, giovane commesso viaggiatore, dopo una notte turbata da sogni inquieti si sveglia una mattina trasformato in un mostruoso insetto senza avere la minima idea di quale possa essere la causa della sua mutazione improvvisa. Il risvolto più inquietante però è che il protagonista neppure si pone il problema di quanto gli è successo ma cerca semplicemente, per quanto possibile, di andare avanti come se niente fosse, anche se ovviamente la sua vita non può che essere stravolta da ciò che gli è, inspiegabilmente, capitato. Il problema che lo costringerà ad alzarsi in qualche modo dal letto e convivere con la sua nuova forma è dunque di essere in ritardo al lavoro… Ovviamente la raccolta offre altri esempi riusciti dell’immaginario kafkiano, come ad esempio Un vecchio foglio, Un sogno e soprattutto Un messaggio dell’imperatore, in cui il misterioso messaggio dell’imperatore morente a uno sconosciuto destinatario (che potrebbe anche essere il lettore, chissà...) diventa per certi versi la metafora di ciò che l’umanità vorrebbe disperatamente scoprire. Insomma, La metamorfosi e altri racconti è una raccolta assolutamente da leggere: pagina dopo pagina, racconto dopo racconto, dimostra implacabilmente il significato dell’aggettivo kafkiano, che paradigmaticamente indica le situazioni assurde e incomprensibili che caratterizzano la narrativa del celebre scrittore ceco.

Franz Kafka, La metamorfosi e altri racconti, Varese, Crescere Edizioni, 2019; pp. 143

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...