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martedì 25 maggio 2021

IL FURIOSO ARIOSTESCO RACCONTATO DA CALVINO

Questo volume costituisce l’incontro tra uno degli scrittori più sperimentali della letteratura italiana del Novecento, Italo Calvino (1923-1985), e il più celebre degli autori di poemi cavallereschi tra Quattrocento e Cinquecento, Ludovico Ariosto. Il motivo di questo strano incontro è prima di tutto la predilezione dimostrata da Calvino per l’Orlando Furioso, che l’autore della trilogia de I nostri antenati, da sempre considera il suo poema, uno dei suoi libri d’elezione. Il problema è che spesso il capolavoro ariostesco è considerato dai potenziali lettori un libro difficile da leggere, come d’altra parte la maggioranza dei classici più antichi della letteratura italiana: l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino è il tentativo di rendere meno impegnativo e più immediato l’incontro di un lettore con il poema ariostesco, che ha molteplici dinamiche da considerare, tra le quali una tradizione assai stratificata (e articolata tra più nazioni), molteplici intrecci di personaggi e di avventure ed infine un linguaggio poetico mirabilmente codificato in ottava rima. Così, dato che la strada dei riassunti scolastici non si è mai rivelata funzionale al godimento di un poema come il Furioso, Calvino ha adottato una strategia ibrida, individuando ventidue episodi fondamentali del libro dell’Ariosto e quindi proponendone le ottave più memorabili intervallate da inserti in prosa in cui sintetizza, contrappunta e chiarisce per noi lettori le parti più ardue dell’episodio narrato. Sembrerà strano, ma il tentativo di Calvino funziona, in quanto l’autore di Marcovaldo non vuole sostituire il testo di Ariosto ma proporne una guida alla lettura, offrendoci così una serie di itinerari “facilitati” e dotati di commenti che ne facilitano la fruizione e la comprensione. Ovviamente si perde un po’ il senso riposto del capolavoro ariostesco, quell’entrelacement che conduce il lettore lungo un continuo zigzagare tra mille avventure che arrivano ogni volta al punto culminante per passare a qualcos’altro (e così via), ma cattura decisamente lo spirito del Furioso e può costituire un buon viatico per la lettura diretta dell’opera (che forse era proprio il fine ultimo che Calvino si era fissato). Assolutamente da provare.

Italo Calvino, Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino, Torino, Einaudi, 1970; pp 286

martedì 4 maggio 2021

GLI AMORI DIFFICILI

La raccolta narrativa intitolata Gli amori difficili è composta nel complesso da quindici racconti scritti da Italo Calvino tra il 1949 e il 1967, alcuni pubblicati nell’omonima sezione del volume antologico I racconti del 1958 e poi raggruppati dall’Einaudi nella prima edizione del 1970. La raccolta si divide in due parti: la prima dà il titolo al libro e assortisce tredici storie (solitamente abbastanza brevi), mentre la seconda s’intitola La vita difficile ed è costituita soltanto da due racconti più lunghi, ovvero La formica argentina e La nuvola di smog. Tutti i racconti della prima parte presentano nel titolo sempre la dicitura “L’avventura di...” seguita dall’identità (sempre generica) del protagonista o dei protagonisti: questi racconti, peraltro, erano stati tradotti nel 1964 in un’edizione francese intitolata appunto Aventures. L’aspetto curioso della faccenda è però che il termine “avventura”: a ben guardare, infatti, appare abbastanza ironico, dato che queste storie, che in ossequio al titolo dovrebbero essere avventure sentimentali, molto spesso parlano invece di evoluzioni interiori e di viaggi silenziosi, magari di relazioni difficili in cui spesso il silenzio è d’aiuto o di coppie che addirittura, paradossalmente, non s’incontrano praticamente mai. È proprio questo il soggetto del breve racconto che costituisce uno dei punti più felici di tutto il libro, ambientato negli anni del boom economico italiano in una tipica città industriale del Nord Italia: si tratta  del decimo racconto della prima parte, intitolato L’avventura di due sposi, che narra la deliziosa storia d’amore di due sposi che lavorano entrambi nella stessa fabbrica, ma purtroppo in turni diversi, lei di giorno e lui di notte; i due coniugi s’intravedono la mattina quando lui rientra in bicicletta a casa e lei si sta svegliando per andare al lavoro in tram, a fine giornata poi la stessa scena si ripete a ruoli invertiti, anche se i due sposi separati dal lavoro si amano comunque e ricercano entrambi il tepore del compagno nel suo lato del letto. Assolutamente da provare.

Italo Calvino, Gli amori difficili, Milano, Mondadori, 1993; pp. 263

martedì 23 febbraio 2021

ULTIMO VIENE IL CORVO

Si tratta di una raccolta di racconti del 1949 di Italo Calvino, raccolta che prende il titolo dal racconto Ultimo viene il corvo, già pubblicato sulle pagine del quotidiano "L'Unità" (dei trenta racconti solo sette erano inediti nella prima edizione). Nelle edizioni successive della raccolta la lista dei racconti è stata cambiata ma da quella del 1976 la prima è stata recuperata ed è diventata quella definitiva. Non esiste un filo rosso in grado di collegare tutti i racconti, che si possono suddividere in tre filoni: il primo è caratterizzato dall'ambientazione nel periodo della Resistenza - che Calvino visse in prima persona e che ha riversato nel romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, il romanzo apripista della cosiddetta narrativa di Resistenza -, il secondo vede protagonisti vari esempi picareschi di un'umanità semplice e animata da desideri basici, mentre il terzo ha un taglio più autobiografico ed è ispirato all'infanzia dell'autore in Liguria. Il raccolto ovviamente più riuscito della raccolta è quello che le presta il titolo, Ultimo viene il corvo, che ha come protagonista un ragazzino letteralmente fulminato dalla scoperta del fucile, con cui si dimostra un infallibile cecchino, capace di colpire oggetti molto distanti e perfino in movimento. Sembrerebbe una normale storia di partigiani, invece Calvino tratteggia un ragazzino che è stato affascinato dalla capacità dell'arma da fuoco di azzerare le distanze, come una sorta di magia: l'occhio vede distanti i bersagli, che l'aria separa dall'occhio, ma la pressione sul grilletto consente di dimostrare che si tratta di un'illusione, svelata appunto dal fucile. Nel simbolico finale il ragazzino protagonista costringerà dietro un masso in mezzo a una radura circondata dal bosco un soldato tedesco: si tratta di un luogo di passo per uccelli, che il ragazzino si mette ad abbattere assecondando il suo desiderio di centrare bersagli, finché in cielo apparirà un sinistro corvo che comincerà a stringersi in cerchi concentrici sempre più stretti... Da segnalare, per quanto concerne la seconda tipologia, Furto in una pasticceria (che è finito sul grande schermo sia ne I soliti ignoti di Mario Monicelli che in Palookaville), mentre per la terza è d'obbligo ricordare Un bastimento carico di granchi. Assolutamente da non perdere, come la maggior parte della produzione narrativa di Italo Calvino.

Italo Calvino, Ultimo viene il corvo, Milano, Mondadori, 2016; pp. 230

mercoledì 14 ottobre 2020

MARCOVALDO ALLA RICERCA DELLA NATURA PERDUTA

Il titolo per esteso di questa raccolta di novelle di Italo Calvino, classe 1923, è Marcovaldo ovvero le stagioni in città e in effetti la sequenza delle storie segue appunto un criterio stagionale: dalla prima all'ultima delle venti novelle del libro passeremo dunque lungo cinque sequenze narrative ambientate in primavera, in estate, in autunno e in inverno. Ne è protagonista ovviamente Marcovaldo, che lavora come manovale nella Sbav, un'indefinita ditta di una città metropolitana non meglio identificata che potrebbe trovarsi in una qualunque regione del Nord d'Italia, come Torino o Milano, diciamo. Il filo rosso che collega tutte le storie, ambientate negli anni Sessanta, è il desiderio che Marcovaldo ha di ritrovare la natura, di cui lo squattrinato protagonista coglie ogni piccolo mutamento nell'alternanza delle stagioni: Marcovaldo vive infatti in un luogo urbano assolutamente artificiale, dove gli spazi verdi non si intravedono quasi più, soffocati come sono da un mare di asfalto e di cemento. In tale situazione il protagonista, di umore spesso malinconico ma tutto sommato ottimista, è pronto a cogliere ogni minima manifestazione della natura - che spesso cerca poi di condividere con la famiglia -, ma ogni volta il suo entusiasmo è destinato a spegnersi in finali solitamente catastrofici quanto divertenti. Il tono di Marcovaldo è insomma tragicomico e riesce a denunciare con efficacia i limiti della vita cittadina, davvero deficitaria per quanto riguarda il rapporto con la natura. In molti casi Calvino riesce ad ottenere il doppio risultato di farci sorridere dispensando riflessioni dolceamare di retrogusto ecologico con novelle davvero irresistibili, come succede nella storia apripista, Funghi in città (dove il protagonista trova nelle aiuole pubbliche funghi apparentemente gustosi che non potrebbe mai permettersi di comprare), oppure ne Il bosco sull'autostrada (dove troverà un modo originale per procurarsi legna da ardere ricavandola da cartelloni pubblicitari) o infine in Dov'è più azzurro il fiume (in cui Marcovaldo finirà in un pescosissimo fiume, anche troppo blu per essere vero). Assolutamente da provare, anche per scoprire il quadro di realtà di un'Italia che ormai non c'è più che traspare da una novella all'altra. 

Italo Calvino, Marcovaldo, Torino, Einaudi, 2013; pp. 189 


OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...