domenica 30 maggio 2021

ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS, UN CLASSICO DEL GIALLO

Senza dubbio Assassinio sull’Orient Express insieme a Dieci piccoli indiani è uno dei gialli a orologeria che hanno fatto la fortuna della signora del brivido, Agatha Christie (1890-1976), celebre scrittrice e drammaturga britannica diventata un vero e proprio mito letterario grazie a due personaggi seriali del calibro di Miss Marple e del detective Hercule Poirot. Assassinio sull’Orient Express prende avvio alle cinque del mattino nella stazione di Aleppo, in Siria, dove il noto investigatore belga ha appena risolto un caso importante su richiesta del governo francese: Poirot è diretto verso Istanbul, dove ha intenzione di passare qualche giorno da turista – tra parentesi la Christie scrisse il romanzo proprio qui, nella stanza 441 dell’Hotel Pera Palais – ma un telegramma lo costringe a ripartire subito alla volta di Londra. Il detective cerca di prenotare un posto su un vagone letto dell’Orient Express, ma nonostante nella stagione invernale i viaggiatori siano sempre pochi, scopre che stranamente non ci sono posti disponibili, riuscendo comunque a trovarne uno grazie all’amico Monsieur Bouc, direttore della compagnia ferroviaria. Nel vagone ristorante il protagonista conosce un ricco imprenditore americano, Ratchett, che tenta di ingaggiarlo perché teme d’essere ucciso, ma Poirot rifiuta perché a pelle non gli va a genio. La notte successiva il treno resta bloccato da una tormenta di neve e l’indomani viene scoperto proprio il cadavere di Ratchett, assassinato con dodici pugnalate. Poirot, su richiesta dell’amico Bouc, accetta di indagare: prima perquisisce lo scompartimento della vittima trovando una serie di indizi apparentemente insignificanti, quindi inizia ad interrogare tutti i sospettati che viaggiano sull’Orient Express. Da qui Poirot comincerà a dipanare una complessa matassa di interconnessioni umane per arrivare all’immancabile soluzione dell’intricatissimo caso, peraltro ispirato alla tragica vicenda di cronaca nera che colpì il celebre aviatore americano Charles Lindbergh all’inizio degli anni Trenta. Assassinio sull’Orient Express è un implacabile meccanismo narrativo in cui la Christie ha sublimato tutte le convenzioni del genere giallo: un ambiente chiuso come un leggendario treno bloccato dalla neve in mezzo al nulla, un crimine apparentemente insolubile, una serie di indizi che non sembrano portare da nessuna parte, un gruppo di sospettati a prima vista senza niente in comune. Voilà, il delitto è servito, e il lettore sfidato ad aguzzare l’ingegno per risolvere il mistero o scoprirlo pagina dopo pagina in un crescendo di suspense. Un grande classico.

Agatha Christie, Assassinio sull’Orient Express, Milano, Mondadori, 1987; pp. 191

martedì 25 maggio 2021

IL FURIOSO ARIOSTESCO RACCONTATO DA CALVINO

Questo volume costituisce l’incontro tra uno degli scrittori più sperimentali della letteratura italiana del Novecento, Italo Calvino (1923-1985), e il più celebre degli autori di poemi cavallereschi tra Quattrocento e Cinquecento, Ludovico Ariosto. Il motivo di questo strano incontro è prima di tutto la predilezione dimostrata da Calvino per l’Orlando Furioso, che l’autore della trilogia de I nostri antenati, da sempre considera il suo poema, uno dei suoi libri d’elezione. Il problema è che spesso il capolavoro ariostesco è considerato dai potenziali lettori un libro difficile da leggere, come d’altra parte la maggioranza dei classici più antichi della letteratura italiana: l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino è il tentativo di rendere meno impegnativo e più immediato l’incontro di un lettore con il poema ariostesco, che ha molteplici dinamiche da considerare, tra le quali una tradizione assai stratificata (e articolata tra più nazioni), molteplici intrecci di personaggi e di avventure ed infine un linguaggio poetico mirabilmente codificato in ottava rima. Così, dato che la strada dei riassunti scolastici non si è mai rivelata funzionale al godimento di un poema come il Furioso, Calvino ha adottato una strategia ibrida, individuando ventidue episodi fondamentali del libro dell’Ariosto e quindi proponendone le ottave più memorabili intervallate da inserti in prosa in cui sintetizza, contrappunta e chiarisce per noi lettori le parti più ardue dell’episodio narrato. Sembrerà strano, ma il tentativo di Calvino funziona, in quanto l’autore di Marcovaldo non vuole sostituire il testo di Ariosto ma proporne una guida alla lettura, offrendoci così una serie di itinerari “facilitati” e dotati di commenti che ne facilitano la fruizione e la comprensione. Ovviamente si perde un po’ il senso riposto del capolavoro ariostesco, quell’entrelacement che conduce il lettore lungo un continuo zigzagare tra mille avventure che arrivano ogni volta al punto culminante per passare a qualcos’altro (e così via), ma cattura decisamente lo spirito del Furioso e può costituire un buon viatico per la lettura diretta dell’opera (che forse era proprio il fine ultimo che Calvino si era fissato). Assolutamente da provare.

Italo Calvino, Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino, Torino, Einaudi, 1970; pp 286

domenica 23 maggio 2021

TRASH, UN GIALLO D’INCHIESTA NATO DALLA SPAZZATURA

Andy Mulligan, classe 1966, originario di Londra, dopo la laurea a Oxford ha fatto il direttore teatrale per dieci anni, poi ha insegnato Inglese e Drammaturgia alternandosi tra l’India, le Filippine e il Brasile, quindi ha esordito come autore di narrativa per ragazzi, centrando il successo internazionale proprio con Trash nel 2010, un romanzo che poi nel 2014 è stato traslato sul grande schermo da Stephen Daldry, il regista di Billy Elliot. La storia al centro di Trash prende avvio in India, a Behala, un sobborgo di Calcutta, e vede protagonisti tre ragazzini di quattordici anni, Raphael, Gardo e Ratto, che sopravvivono rovistando tra i rifiuti della vasta discarica locale, per poi smistarli e venderli a peso. Ovviamente hanno a che fare soprattutto con l’immondizia prodotta dagli abitanti della baraccopoli circostante, quindi in parecchi dei sacchetti che i tre squarciano con i loro rampini si trova quasi sempre quella che loro chiamano stuppa, ovvero escrementi umani, perché negli slums suburbani l’acqua corrente e i servizi igienici sono un optional rarissimo degli alloggi di fortuna in cui vivono gli esponenti più poveri e sfortunati della razza umana, che fanno i propri bisogni dove capita e li raccolgono con carta di giornale (o quello che c’è) per poi gettarli via con la spazzatura. Un bel giorno, però, mentre Raphael sta girovagando a piedi nudi con Gardo per la discarica, al ragazzo capita una bella sorpresa: un borsello con dentro un sacco di soldi, documenti, una mappa e una chiave di piccole proporzioni (senza indizi su cosa esattamente possa aprire). Non c’è neanche il tempo di gioire della fortuna insperata che si fanno avanti con grande energia i poliziotti, che sembrano davvero pronti a tutto per recuperare l’oggetto: dopo lo sconforto iniziale, i due ragazzi decidono di coinvolgere anche Ratto per scoprire cosa bolle in pentola, visto che sembra molto importante per la polizia. Così, con calma e metodo, i tre cominciano a indagare per trovare la serratura della chiave misteriosa, imbattendosi in un codice cifrato complicatissimo e ritrovandosi dentro una brutta storia di malapolitica che in tanti vorrebbero tenere segreta. Trash si sviluppa come un gradevole cocktail tra un romanzo d’avventura e un anomalo giallo d’inchiesta raccontato da una spiazzante prospettiva multipla che ogni volta costringe il lettore a mettersi nei panni di un personaggio diverso - Raphael, Gardo e Ratto, ovviamente, ma anche il missionario Padre Juilliard e l’assistente Olivia Weston –. Insomma, una storia intricata ma anche avvincente e con l’immancabile happy ending in agguato. Assolutamente da provare.

Andy Mulligan, Trash, Milano, Rizzoli, 2014; pp. 277 

sabato 22 maggio 2021

LATINOAMERICANA, IL DIARIO DI VIAGGIO DEL GIOVANE “CHE” GUEVARA

S’intitola Latinoamericana il diario giovanile di Ernesto Che Guevara, pubblicato a Cuba soltanto nel 1992 e poi diventato nel 2004 un bellissimo film on the road di Walter Salles, I diari della motocicletta. Il sottotitolo Diario per un viaggio in motocicletta descrive in modo calzante l’argomento raccontato in questo esile libro, tradotto da Pino Cacucci ed introdotto da Ernesto Guevara Linch, il padre del mitico rivoluzionario argentino quando tale ancora doveva diventare ed era invece uno studente di medicina a un passo dalla laurea con un gran desiderio di scoprire il mondo. È ciò che cominciò a fare il giovane Ernesto Guevara de la Serna (senza il nomignolo “Che” che gli dettero i compagni guerriglieri cubani qualche anno dopo), trascrivendo gli appunti di un viaggio lungo circa tredicimila chilometri percorsi in nove mesi per i meandri del continente sudamericano: dall’Argentina al Cile, passando per Perù, Colombia e Venezuela. L’autore improvvisò questo viaggio di esplorazione dell’America Latina insieme a un amico biochimico di qualche anno più grande di lui, Alberto Granado, all’inizio viaggiando in sella alla vecchia Norton 500 di quest’ultimo, battezzata la Poderosa, poi a piedi o con qualunque mezzo di trasporto a disposizione. I due cominciarono questo picaresco viaggio nel dicembre del 1951 in Argentina e si separarono soltanto il 26 luglio dell’anno successivo a Caracas, in Venezuela, incontrando un sacco di persone, vivendo molteplici avventure e scoprendo squarci drammatici della realtà latinoamericana: due tappe indelebili in tal senso furono senza dubbio le miniere di Chuquicamata, nel Cile settentrionale, un simbolo dello spietato sfruttamento dei minatori, e il lebbrosario di San Pablo, nell’Amazzonia peruviana, un luogo di profonda discriminazione per i malati qui ricoverati. Latinoamericana racconta anche la sofferenza personale del futuro Che, affetto da crisi d’asma che in paio di occasioni lo misero seriamente alle corde, e soprattutto fotografa la sua progressiva presa di coscienza dello sfruttamento generalizzato dei popoli sudamericani, spesso calpestati da regimi repressivi e disponibili alla vocazione economicamente imperialista degli Stati Uniti nei loro confronti. Insomma, giunto alla conclusione di questo agile diario di viaggio, al lettore resta impressa la necessità di un mondo meno diseguale sbocciata pagina dopo pagina nell’autore, che alla fine sembra già diventato il leggendario combattente che lascerà un’impronta nella Storia del Novecento.

Ernesto Che Guevara, Latinoamericana. Un diario per un viaggio in motocicletta, Milano, Feltrinelli, 2004; pp. 129 

mercoledì 19 maggio 2021

PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI

Questo libro è un esempio di narrativa per ragazzi con un altissimo valore civico aggiunto, trattandosi della storia romanzata di uno dei pochi veri eroi contemporanei della nostra sempre più disgraziata penisola: Giovanni Falcone, il magistrato che seppe avviare una lotta senza quartiere contro la mafia, fino all'attentato del 23 maggio 1992 che mise fine alla sua vita insieme alla moglie e agli agenti di scorta. Garlando ce ne racconta la parabola esistenziale in modo dettagliato – pur con qualche inevitabile semplificazione – attraverso un padre che, nel decimo compleanno del figlio Giovanni, lo porta a spasso per Palermo e dintorni nei luoghi che videro protagonista il dinamico giudice siciliano, che sacrificò la sua vita a combattere la mafia, la piaga maggiore della sua terra tormentata, spesso senza l’appoggio del potere ufficiale, che anzi spesso non agevolò il suo operato. Il bambino, che è nato proprio il giorno della strage di Capaci, scoprirà l’origine del suo nome, il motivo per cui il suo orsacchiotto preferito è sempre stato bruciacchiato e la nuova consapevolezza che quella tragedia innescò nel padre. Per questo mi chiamo Giovanni è un romanzo breve per ragazzi, scritto con uno stile volutamente diretto e immediato, dotato però di una struttura a scatole cinesi davvero impeccabile nella sua semplicità di fondo. Si tratta insomma di un romanzo perfetto per gli adolescenti, gli ideali lettori di riferimento di Garlando, che avranno l'occasione per entrare attraverso una corsia privilegiata nella biografia di un eroe italiano dei nostri giorni, una parabola davvero esemplare per tutti, ragazzi e adulti. L'introduzione è firmata da Maria Falcone, sorella di Giovanni. Assolutamente da leggere: si tratta di un libro che tiene viva la curiosità fino all'ultima pagina, oltre che di una lettura davvero istruttiva. 

Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, Milano, Rizzoli, 2010; pp. 141


martedì 18 maggio 2021

I RACCONTI DEL TERRORE, GARANTISCE EDGAR ALLAN POE

L’autore di questa straordinaria raccolta di racconti non ha bisogno di presentazioni, trattandosi del mitico Edgar Allan Poe, scrittore americano dalla vita breve e tormentata (1809-1849), noto per poesie ombrose come Il corvo e considerato l’inventore del poliziesco – o giallo, come è stato ribattezzato in Italia grazie all’omonima collana della Mondadori – con I delitti della Rue Morgue. I racconti del terrore è una raccolta che assortisce complessivamente ventisei racconti, molti dei quali ormai entrati nella leggenda, come ad esempio Manoscritto trovato in una bottiglia, che fin dall’uscita conferì grande fama all’autore americano, La caduta della Casa Usher, Una discesa nel Maelstroem, Il ritratto ovale, La maschera della Morte Rossa, Il pozzo e il pendolo, Il cuore rivelatore e Il barile d’Amontillado. Ovviamente nell’indice della raccolta non manca forse il racconto più celebre di Edgar Allan Poe, Il gatto nero, sospeso in modo davvero inquietante tra noir ed horror. Si tratta di una storia davvero straordinaria, narrata in prima persona con una prodigiosa prolessi che ammanterà tutto lo sviluppo successivo con una cappa di angoscia opprimente. Il racconto vede come protagonista un uomo timorato e amante degli animali, che passerà però attraverso un’inspiegabile discesa esistenziale che lo porterà faccia a faccia con il suo lato oscuro e malvagio, guidandolo verso un terribile delitto a cui assisterà il gatto “responsabile” dello scatto di violenza omicida del protagonista: il tutto in attesa dell’immancabile finale a sorpresa, una chiusa davvero magistrale. I racconti del terrore intriga a più riprese proponendo al lettore scenari gotici e angosciosi, personaggi sull’orlo del baratro, incubi tremendamente realistici, insomma, un campionario orrorifico davvero a pronta presa. Il pregio di questa edizione è ampliato anche dalla notevole introduzione di Charles Baudelaire, uno scritto dedicato appunto alla vita e alle opere di Edgar Allan Poe, autore di cui per primo tradusse i racconti in francese. Assolutamente da provare: i brividi sono garantiti in ogni racconto della raccolta, con un adeguato pizzico di suspense e l’immancabile mistero in sottofondo.

Edgar Allan Poe, I racconti del terrore, Roma, Liberamente, 2018; pp. 296

lunedì 17 maggio 2021

NOVECENTO, GRAN BELLA STORIA

Torinese, classe 1958, Alessandro Baricco è il fondatore della Scuola Holden, il più prestigioso istituto italiano di scrittura creativa, e come scrittore ha pubblicato romanzi come Castelli di rabbia, Oceano, mare, Seta e City. Novecento è un monologo teatrale che Baricco ha scritto per l'attore Eugenio Allegri e per il regista Gabriele Vacis, che ne hanno fatto uno spettacolo messo in scena nel Festival di Asti nel luglio del 1994. Una volta che Novecento è stato pubblicato, Baricco ha osservato nella prefazione che, più che un testo teatrale (peraltro il primo in cui si fosse cimentato), gli sembrava "un testo che sta in bilico tra una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce". E forse è proprio questa la dimensione ideale della storia che Novecento racconta, che è davvero una bella storia: siamo sul Virginian, un piroscafo che fa la spola tra l'Europa e l'America a cavallo tra i due conflitti mondiali. A bordo, trasportati da un capo all'altro dell'Atlantico, ci sono passeggeri ricchi, gente qualunque ed emigranti in cerca di fortuna nel Nuovo Mondo. Sembra che ogni sera sul Virginian si esibisse un eccezionale pianista, dotato di una tecnica straordinaria e in grado di suonare una musica che non si poteva ascoltare da nessuna altra parte in tutto il mondo, una vera meraviglia per le orecchie. Sembra inoltre che quel musicista strepitoso - pare che il suo strano nome per esteso suonasse Danny Boodman T.D. Lemon Novecento - fosse addirittura nato a bordo di quella nave e non ne fosse mai sceso. E sembra che nessuno ne conoscesse il perché. Per quanto breve, Novecento racconta una storia ricchissima e sorprendente, che parla di emigrazione, di sogni, di trovare il proprio posto nel mondo, della possibilità di una vita diversa, di jazz e di America, ovviamente... Da questo libro Giuseppe Tornatore ha tratto nel 1998 il film La leggenda del pianista sull'oceano. Assolutamente da provare. 

Alessandro Baricco, Novecento, Milano, Feltrinelli, 1994; pp. 62 


 

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...