mercoledì 14 ottobre 2020

I TURBAMENTI DEL “VECCHIO” HOLDEN CAULFIELD

Se esistesse l’equivalente letterario dell’espressione cult movie, probabilmente il cult book di intere generazioni di giovani dagli anni Cinquanta ad oggi sarebbe proprio il capolavoro di J.D. Salinger (1919-2010), che dopo essere diventato una celebrità letteraria col romanzo d’esordio, scelse di eclissarsi nei boschi del New Hampshire, pubblicando col contagocce, e rifuggendo onori e interviste. Il titolo originale del romanzo non è Il giovane Holden ma The catcher in the rye, un gioco di parole intraducibile in italiano che il giovane protagonista Holden Caulfield estrapola (equivocandole) da alcuni versi di una canzone scozzese del poeta scozzese Robert Burns: mal ricordandone il testo, Holden le associa all’immagine di una frotta di bambini che giocano in un campo di segale sull’orlo d’un dirupo e, quando uno di essi vi sta cadendo, Holden stesso lo acchiappa al volo, come una sorta di “catcher in the rye” appunto, espressione che equivale più o meno a “l’acchiappatore nella segale”. Ma negli Stati Uniti inevitabilmente il termine catcher richiama anche il giocatore di baseball (il “prenditore”) che col guantone sta dietro al battitore in attesa della palla del lanciatore; rye invece indica un tipo di whisky ottenuto dalla fermentazione di segale o da una mescolanza di segale e malto: in questo caso il titolo equivarrebbe più o meno a “Il prenditore nel whisky di segale”. Per queste oggettive difficoltà di traduzione Calvino propose all’Einaudi Il giovane Holden come titolo dell’edizione italiana, titolo calzante trattandosi di un romanzo di formazione. La storia ce la racconta lo stesso protagonista, il sedicenne Holden Caulfield, figlio di benestanti altoborghesi di New York. Il ragazzo è un po’ la pecora nera di famiglia in confronto ai fratelli: il maggiore, D.B., è infatti uno scrittore che si sta affermando a Hollywood come sceneggiatore, la sua sorellina Phoebe è la prima della classe senza sforzo e il suo compianto fratello minore Allie era un ragazzo brillante e di buon carattere. Holden, invece, è stato cacciato da vari istituti scolastici già prima di iscriversi a Pencey, dove ha registrato il suo ennesimo fallimento per scarso rendimento, infatti l'hanno appena espulso. La scarna trama del romanzo è centrata soprattutto sul ritorno a New York del ragazzo, che conta di passare qualche giorno da solo in attesa che la notizia della sua espulsione giunga ai genitori. In questo lasso di tempo Holden spera di rivedere facce amiche e fare incontri gratificanti, ma le cose andranno di male in peggio. Mentre si riaffaccia con insistenza il ricordo del fratellino defunto, Holden torna di nascosto nella casa dei genitori per rivedere Phoebe: nasce l’idea di una fuga e di una vita diversa con la sorellina, ma il progetto sfuma e, poco dopo, Holden stesso ci informa che questo è tutto quel che ha intenzione di raccontarci. Il giovane Holden è diventato un libro di culto per la sua capacità di descrivere con efficacia da una parte i turbamenti dell’adolescenza, dall’altra il disagio giovanile dei ragazzi del dopoguerra, incapaci di adeguarsi al conformismo ed all’ipocrisia dilagante della società contemporanea. Holden è infatti uno straordinario personaggio capace di andare sempre oltre l’apparenza delle cose, di cui spesso riesce a cogliere aspetti alternativi andando sempre in profondità e spesso quasi per caso, aprendo all’improvviso delle digressioni riguardo ciò che gli passa per la testa, come quando, appena arrivato a New York, sale in un taxi e chiede all'autista se abbia idea di dove diavolo vadano a finire le anatre del laghetto di Central Park quando l'acqua ghiaccia per il freddo invernale. La cifra riposta del romanzo sta proprio in queste parentesi, che costituiscono il sale della storia e rivelano il mondo interiore del protagonista. Il romanzo è inoltre molto originale sul versante dello stile, che riesce a catturare le sfumature del linguaggio giovanile (in particolare il cosiddetto college slang) ed assai innovativo rispetto agli anni in cui fu scritto. Una lettura irrinunciabile. 

Jerome D. Salinger, Il giovane Holden, Torino, Einaudi, 2008; pp. 248


martedì 13 ottobre 2020

QUALCUNO CON CUI CORRERE, UN CULT DELL'ADOLESCENZA


L'israeliano David Grossman, classe 1954, è uno degli scrittori contemporanei più accreditati: divenuto un vero e proprio caso letterario a partire dal 1988 con Vedi alla voce: amore, da allora ha scritto libri di successo come Il libro della grammatica interiore e Che tu sia per me il coltello, è inoltre attivamente impegnato per una soluzione pacifica della questione palestinese. Qualcuno con cui correre è probabilmente il romanzo con cui Grossman ha realizzato il suo libro perfetto sull'adolescenza e dintorni. Ne è protagonista Assaf, un sedicenne timido e molto impacciato: è agosto e, grazie all'aiuto di un amico del padre, il ragazzo ha trovato un impiego provvisorio in municipio, dove passa le sue giornate noiosissime soprattutto pensando a Safi, la giovane di cui è innamorato ma con cui non riesce a decidersi a parlare davvero. Un incarico inusuale arriva però a spezzare la routine ripetitiva delle giornate di Assaf, che si ritrova a dover seguire un cane (peraltro piuttosto nervoso) catturato dall'accalappiacani affinché l'animale possa ritrovare il suo padrone e il giovane protagonista possa appioppargli la giusta multa per la sua negligenza. Sulle tracce dell'agitatissimo quadrupede, il nostro Assaf si ritroverà a scoprire strade di Gerusalemme che finora gli erano ignote, imbattendosi in esempi di umanità varia e talvolta inquietante. Inseguendo il cane, il nostro eroe arriverà infine a conoscerne la giovane proprietaria, ovvero la solitaria e grintosa Tamar, che ha lasciato la propria casa con l'obiettivo di salvare il fratello drogato. Intrigato dal fascino ribelle della ragazza, Assaf stupirà perfino se stesso decidendo di continuare a "correre" insieme a lei, indipendentemente dall'incarico che gli era stato affidato all'inizio della storia. Un grandissimo romanzo sull'enigma indecifrabile dell'adolescenza, capace di sviscerare - per mezzo di uno stile intrigante e capace di catturare subito l'interesse di lettori giovani e meno giovani - i meandri non espressi che accompagnano i processi di crescita, come pure le mille difficoltà (apparentemente insuperabili) che ancorano tutti i ragazzi e le mille meraviglie di cui al tempo stesso sono capaci. Assolutamente da non perdere. 

David Grossman, Qualcuno con cui correre, Milano, Mondadori, 2009; pp. 362 


IO E TE... L'AMMANITI CHE NON TI ASPETTI


Che Ammaniti fosse un sensibile cantore dell'adolescenza era noto dai tempi di romanzi come Io non ho paura e Come Dio comanda, ma con questo racconto lungo (o romanzo breve) di formazione aggiunge alla sua narrativa un nuovo capitolo in tal senso. Il protagonista di Io e te si chiama Lorenzo ed è un quattordicenne con evidenti problemi nei rapporti sociali, tanto da aver appreso l'arte della mimetizzazione esistenziale per tirare avanti con danni minimi. Ovviamente questa scelta comporta una vita di piccole bugie, soprattutto perché i genitori di Lorenzo sono molto preoccupati per il suo evidente solipsismo, tanto da indurre il ragazzo a raccontare storie fittizie per placare la loro ansia crescente. Purtroppo il giovane protagonista ha fatto il passo più lungo della gamba annunciando a sua madre che è stato invitato da un quartetto di amici per la pelle a Cortina per una settimana bianca insieme. Una vacanza da ragazzo 'normale', insomma, anche se purtroppo è soltanto un'invenzione e nessun compagno lo ha invitato. Impossibilitato ad uscire da questa situazione senza sbocchi, Lorenzo escogita un abile piano per depistare tutti: si nasconderà per una settimana in cantina, sopravvivendo con lo scatolame ed altri succedanei alimentari. Sembrerebbe un piano perfetto, se non fosse che pochi giorni dopo a sorpresa bussa alla porta della cantina Olivia, la problematica sorellastra di Lorenzo, nata nove anni prima di lui dal primo matrimonio del padre, col quale tra l'altro non ha mai intessuto un buon rapporto. La ragazza tra parentesi è chiaramente una tossica, anche se appare fortemente intenzionata a liberarsi del suo problema. Una gran bella storia, intrigante soprattutto per la scelta di raccontare la storia dalla prospettiva di un adolescente ancora alle prese con le sue molteplici idiosincrasie ed insicurezze. La situazione al centro di Io e te lo costringerà comunque il giovane protagonista a rivedere interamente la propria scala di valori iniziando ad aprirsi alla sorella (e forse alla vita). La confezione come un lungo ed ininterrotto flashback è efficace e serve a chiudere il discorso in modo emozionante. Assolutamente da provare. 

Niccolò Ammaniti, Io e te, Torino, Einaudi, 2010; pp. 121


lunedì 12 ottobre 2020

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo che dalla sua disciplina ha avuto tutto e il contrario di tutto, uno che ha conquistato il primo Slam relativamente tardi e dopo aver perso qualche finale di troppo, uno in grado di sprofondare all'inferno e poi di trovare dentro se stesso la forza per rialzarsi e tornare ai vertici. Un mito del tennis, insomma, uno dei pochi tennisti capaci di conquistare tutti e quattro i tornei dello Slam nell'era Open (prima di Federer e Nadal), l'unico ad essersi aggiudicato in carriera anche la medaglia d'oro olimpica, l'ATP World Championship e la Coppa Davis (in tre edizioni). Non c’è da stupirsi: Andre pareva un predestinato fin dall’esordio, quando ha iniziato a calcare i campi di tennis negli anni Ottanta e Giampiero Galeazzi l'ha subito soprannominato Flipper per il suo gioco fatto di scatti, angoli impossibili e colpi in top spin. Ma le cose stanno diversamente, stando al libro rivelazione di Agassi, un libro che comincia sorprendentemente così: «Gioco a tennis per vivere, anche se odio il tennis, lo odio di una passione oscura e segreta, l’ho sempre odiato». Open racconta la storia di una vita all’insegna dello sport cominciando dalla fine: oppresso da lancinanti dolori alla schiena, Agassi si è fatto un’iniezione di cortisone per poter giocare la sua ultima partita agli U.S. Open 2006: per il suo addio lo attende il numero 8 del mondo, un giovane talento cipriota in ascesa, Marcos Baghdatis, e l'unica speranza di Andre è di essere sconfitto in modo indolore; al contrario ne nasce uno scontro epico, perché a un certo punto l'avversario diventa preda dei crampi ma non smette di picchiare duro mirando alle linee di fondocampo. Vince Agassi, ed entrambi finiscono su un lettino dell'infermeria davanti a una TV a rivedere le loro gesta (già leggendarie) di un minuto prima. Poi si riparte dall’infanzia, con l’ossessione di un padre di origini armene fermamente intenzionato a massimizzare il talento del suo piccolo Andre mettendolo nel campo di tennis domestico con una racchetta in mano davanti ad un terribile drago che sputa palle da tennis a getto continuo, perché colpendone 2.500 al giorno, 17.500 la settimana e un milione in un anno, alla fine il ragazzo sarebbe diventato sicuramente il numero uno del mondo. Il problema è che infliggendo una punizione simile ad un ragazzino che non vuole giocare a tennis, si finisce anche per privarlo della sua gioventù. Ma in effetti, attraverso la militaresca esperienza presso l’accademia tennistica di Nick Bollettieri (in Florida, a miglia di distanza dalla sua casa a Las Vegas) e grazie ad un team di supporto in costante aumento, è quel che poi accadde: un esordio da tennista pseudopunk (orecchino, calzoncini di jeans e capelli ossigenati), quasi due anni da numero uno, otto Slam vinti in vent’anni di tennis e oltre un migliaio di partite, incredibili sconfitte (spesso per mano del rivale di sempre, Sampras) ed epiche vittorie, cadute inaudite spesso seguite da risalite da record. Una vita complicata anche sotto il versante sentimentale, passando dal chiacchierato matrimonio con l’attrice Brooke Shields all’amore predestinato con la grande Steffi Graf. La scoperta della solidarietà con la fondazione di un istituto scolastico da parte di un tennista che ha sacrificato l’istruzione sull’altare dello sport. Tutto di corsa, un match dopo l’altro, senza lesinare sulla verità, anche quando costringe ad imbarazzanti confessioni. Davvero un grande libro, tra l'altro scritto benissimo, anche perché realizzato da Agassi a quattro mani con il premio Pulitzer J. R. Moehringer, che non ha voluto figurare tra gli autori ma a cui l'ex numero uno mondiale ha dedicato un'intera pagina nei ringraziamenti conclusivi. Assolutamente da leggere: piacerà agli amanti del tennis ed ai 'semplici' lettori. 

Andre Agassi, Open. La mia storia, Torino, Einaudi, 2011; pp. 504

NARRATIVA PER RAGAZZI? SÌ, GRAZIE!

Come si fa a riempire uno spazio virtuale? Secondo un progetto, o magari a caso? Nella mia esperienza di docente interessato a promuovere la lettura e la scrittura ho sempre cercato di utilizzare le riviste online sostanzialmente per pubblicare gli articoli degli studenti del mio laboratorio di giornalismo e scrittura creativa, un progetto che mi ha sempre accompagnato in ogni scuola in cui sono passato. Solo occasionalmente ho inserito qualcosa di mio a livello didattico, in occasioni eccezionali qualche articolo che aveva senso pubblicare, e che magari avevo scritto prima in qualità di giornalista. La possibilità di un blog personale l'ho sperimentata anni fa sul portale Alboscuole, su cui ho pubblicato oltre un centinaio di recensioni di libri di narrativa: purtroppo quel portale ha subito un restyling e il mio blog è sparito, ma l'esperienza mi sembrava troppo intrigante per non continuare ad utilizzarla funzionalmente ad uno dei progetti che più mi sta a cuore come professore di lettere: l'educazione alla lettura. E così ho rifondato il mio blog, e ho deciso di chiamarlo "L'albero". Avrei potuto chiamarlo "Promozione della lettura", ma non sarebbe stata una definizione calzante, anche perché in questo spazio ho intenzione di pubblicare anche altri materiali che uso in classe, come mie schede informative dei cineforum o quello che mi verrà in mente di scrivere in futuro: e questo serve a spiegare il sottotitolo "Narrativa per ragazzi, classici & altre meraviglie". 

In ogni caso in questo blog pubblicherò soprattutto recensioni di libri, ed in particolare di libri di narrativa per ragazzi e classici adatti agli adolescenti. Gran parte dei titoli con cui da anni tento di 'agganciare' i neofiti della lettura, provando a instillare in loro la passione forse più bella, si possono a buon diritto stringere nella formula "narrativa per ragazzi" o, meglio ancora, "letteratura per ragazzi": stando a Wikipedia con questa espressione vengono indicate opere letterarie concepite per la lettura da parte dei ragazzi, ritenute adatte ai minori da parte di autorità riconosciute come competenti o notoriamente apprezzate dai ragazzi. Queste sono tre definizioni accettabili ma non sono le uniche, perché l'espressione "letteratura per ragazzi" si riferisce in generale a opere e generi letterari ritenuti adatti a un pubblico di bambini o ragazzi, talvolta anche in controtendenza con i desideri degli scrittori: basti pensare in tal senso a classici non rivolti ai ragazzi (ma poi molto apprezzati proprio dalle generazioni più giovani) come Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, tanto per fare un esempio. 

Va da sé che dietro l'etichetta "narrativa per ragazzi" possono nascondersi libri appartenenti ai generi letterari più svariati ma comunque indicati per lettori giovani e giovanissimi. Potremmo citare romanzi di formazione come Oliver Twist di Charles Dickens, fantasy come Le cronache di Narmia di C. S. Lewis, fiabe come il GGG di Roald Dahl, horror come la famigerata saga di Twilight di Stephenie Meyer o infine romanzi d'avventura come Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne e L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, che l'autore scozzese scrisse per il figliastro Lloyd Osbourne. In particolare il libro di Stevenson – che dall'infanzia continua a essere il mio libro preferito – mi ha dimostrato che anche i libri per ragazzi possono essere dei capolavori o diventare classici che non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire, secondo l’efficace definizione di Italo Calvino – e sarà anche per questo che continuo periodicamente a rileggermi L’isola del tesoro, sempre con grande piacere –. Comunque sia, indipendentemente dal genere, negli ultimi anni la narrativa per ragazzi mi ha consentito di catturare l'attenzione di molti dei miei studenti, che hanno cominciato a leggere, condizione preliminare anche per migliorare il proprio lessico e scrivere in modo sempre più corretto. Spesso in classe l'ora più felice della settimana è stata quella dedicata alla lettura di classici come La Divina Commedia di Dante Alighieri o Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain, opere diversissime ma comunque molto piacevoli da leggere. Col tempo poi ho preso l'abitudine di proporre un libro a settimana nella mia ultima ora della settimana, niente di trascendentale, ma con un trucco incorporato: dopo aver presentato il libro e letto l'incipit o un passo scelto, ho sempre chiuso le pagine sul più bello, per innescare la voglia di leggere. Considerando che in tre anni con questo giochino si possono proporre cento libri per altrettanti consigli, mi piace pensare che ogni volta i due o tre lettori forti che si dichiarano tali in una classe poi finiscano per lievitare un po', incrociando le dita...

Negli ultimi anni inoltre mi è capitato anche di ricoprire il ruolo di bibliotecario della scuola, una posizione che mi ha consentito di proporre libri a getto continuo ai ragazzi di tutte le classi, con il problema aggiuntivo di rinfoltire periodicamente il parco titoli della biblioteca scolastica senza avere fondi a disposizione (ma questa è un’altra storia). Avere un libro da leggere (quasi) obbligatoriamente a cadenza mensile talvolta induce nei ragazzi la metamorfosi in lettori e spesso innesca, per fortuna, scambi di opinioni (oltre alla scheda di lettura da produrre obbligatoriamente) sui libri 'consumati' per l'occasione. E col passare degli anni, talvolta le classi sanno sorprenderti, e capita che siano gli studenti a proporti titoli che puoi decidere di provare sulla tua pelle da docente responsabile, a costo di infliggerti qualche volta libri davvero poco ‘digeribili’. Ma è comunque bellissimo quando è la tua classe a proporti un romanzo che valeva davvero la pena leggere, o anche di cui si poteva fare a meno, ma che ci consente di condividere un interesse della generazione con cui abbiamo a che fare per svariate ore ogni giorno della settimana. Ne vale proprio la pena, e perciò tenterò di restituire il favore (e offrire, spero, salutari spunti di lettura) utilizzando questo blog per segnalare libri buoni o soltanto leggibili, ma comunque per ragazzi...


 


OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...