martedì 2 marzo 2021

FUORI REGISTRO: STARNONE DOCET...

Domenico Starnone, classe 1943, è un insegnante di Lettere delle superiori che ha fatto centro fin dal romanzo d'esordio, Ex cattedra, un libro che raccontava un anno di scuola in un istituto tecnico e che è poi diventato il soggetto del film La scuola di Daniele Luchetti, ovvero la pellicola apripista delle commedie di ambientazione scolastica. I quattordici racconti di Fuori registro approfondiscono le mille idiosincrasie del professore protagonista di Ex cattedra e per certi versi ne costituiscono l'ideale appendice narrativa. L'evidente filo rosso di questi racconti è ovviamente la scuola vista dalla prospettiva dell'autore nonché voce narrante del libro, un docente rimasto intrappolato fin dalla verde età di sei anni nella scuola, dove è entrato alunno per non uscirne più... Quasi naturale in tale situazione ritrovarsi talvolta stralunati insieme a lui, che inseguendo un pensiero si mette a fischiare in classe e finisce per regredire alle esperienze poetiche che la maestra Magliaro soleva infliggergli alle elementari, oppure vivere sulla sua pelle  l'incubo ad occhi aperti di ogni insegnante che finisce in un'aula vuota (dove saranno finiti i suoi alunni, cui peraltro doveva spiegare?), o ancora relazionarsi con studenti che vogliono cambiare sempre il proprio nome, e infine avere a che fare di continuo con studenti dimenticati che tornano ad intermittenza tra i meandri della memoria. Non mancano neppure gli sprazzi di vita scolastica che ogni docente vorrebbe evitare come le riunioni e, soprattutto, i verbali, che toccano sempre all'insegnante di Lettere per una regola non detta (verbali però che sono fatti di parole con cui si può addomesticare la realtà). C'è anche un bel racconto come Le ore, che tratteggia uno struggente ritratto di chi imbriglia il tempo che gli insegnanti passano a scuola, compresi i cosiddetti "buchi", le ore libere tra un'ora di lezione e l'altra. La scuola la fa da padrona, con tutta la magia che questo ambiente in costante degrado, sempre alla ricerca di fondi necessari ma introvabili, ineguagliabile ricettacolo di varia umanità può offrire, magia che Starnone conosce e sa fissare sulla pagina scritta. Assolutamente consigliato.

Domenico Starnone, Fuori registro, Milano, Feltrinelli, 1992; pp. 133

mercoledì 24 febbraio 2021

ESPERIMENTO DI VERITÀ

Da sempre Paul Auster, classe 1947, si è dimostrato uno scrittore capace di cogliere le piccole cose senza importanza che, talvolta, nella vita sogliono ripetersi, cristallizzandosi in coincidenze apparentemente incredibili. Una delle opere più note del narratore newyorchese s’intitolava appunto La musica del caso, ed il suo primo romanzo, Città di vetro (contenuto ne La trilogia di New York) prendeva avvio proprio da un numero di telefono sbagliato, una strada coincidenza che si ripeteva tre volte, trasformando infine un tranquillo autore di gialli in un estemporaneo detective privato. Auster nel corso degli anni ha raccolto gli aneddoti curiosi appresi da amici e da conoscenti (oltre a quelli vissuti in prima persona), fatti forse insignificanti ma che instillano il dubbio che il senso della vita, in qualche modo, sia riposto proprio in questi indecifrabili concorsi di eventi: tutto sta nell’avere l’occhio (e la penna) allenato a coglierle. L’autore americano ha scritto la sua prima raccolta di microracconti, intitolata Il taccuino rosso, nel 1992, aggiungendone in seguito altre tre (ovvero Perché scrivere?, Denuncia di sinistro e Vuol dire niente): le ha poi riunite in questo Esperimento di verità, che per l’appunto, attraverso il fil rouge dei ventiquattro microracconti in esso contenuti, costituisce un esperimento curiosamente affine agli esperimenti canonici di fisica o di chimica. La scommessa di Paul Auster è dimostrare come paradossalmente la realtà di tutti i giorni abbia una sua logica interna ed impenetrabile, a prescindere dai nostri sforzi per razionalizzarla. Qualche esempio per dare meglio l'idea? Pensiamo ad una monetina lanciata dalla finestra che si perde per strada per essere ritrovata più tardi allo stadio (al bisogno, come per magia), o a come possa capitare che un prigioniero in un campo di concentramento ed il suo custode si ritrovino quarant’anni dopo per il matrimonio dei figli, divenendo amici inseparabili, o infine come due amici smettano di vedersi perché le rare volte che s’incontrano forano sempre le gomme dell’automobile. Sarà un caso? Difficile a dirsi, ma Paul Auster a un certo punto ci racconta anche come uno strano scherzo del destino lo abbia privato, quand'era bambino, dell'autografo del suo campione di baseball preferito, così da indurlo a spostarsi sempre con un taccuino e un lapis, per non farsi più sorprendere impreparato... e finendo di fatto per diventare uno scrittore. Nella riedizione del 2005 l'Einaudi ha aggiunto alla raccolta il proverbiale tocco di classe aggiungendo anche uno dei racconti più indimenticabili dell'autore newyorchese, apparso per la prima volta nella sceneggiatura di Smoke: si tratta di uno dei più formidabili racconti di Natale di sempre, ovvero Il racconto di Natale di Auggie Wren, ambientato ovviamente nella festa tradizionale più amata ma riletta da una prospettiva originale ed indimenticabile. Tutto questo rende questa raccolta di racconti che non arriva neanche a cento pagine un'esperienza narrativa semplicemente unica, un vero gioiellino, insomma...

Paul Auster, Esperimento di verità, Torino, Einaudi, 2005; pp. 97

martedì 23 febbraio 2021

BREVE STORIA DEL MONDO: GOMBRICH RACCONTA...

Ernst H. Gombrich (1909-2001), critico d'arte di fama mondiale di origini viennesi, in questo libro scritto in età giovanile si cimenta nell'impresa, davvero ardua, di raccontare la storia del mondo dall'età della pietra ai giorni nostri condensandola in un volume di poco più di trecento pagine. La Breve storia del mondo nasce dichiaratamente come un libro diretto ad un pubblico appartenente all'infanzia e alla prima adolescenza, ed è dettato dalla ferma convinzione dell'autore «che si possa esprimere qualsiasi concetto con un linguaggio semplice e comprensibile anche da un bambino» - convinzione peraltro confermata dalla scrittura semplice e discorsiva usata da Gombrich anche nei suoi saggi critici -. L'autore, nei quaranta capitoli che compongono questa escursione storica ad ampio spettro dalla Preistoria ai giorni nostri, oltre a fatti e personaggi non trascura di illustrare scoperte, invenzioni, mutamenti sociali, svariando con la stessa consueta trasparenza dall'intuizione dell'alfabeto alle armi atomiche. L'afflato è intrigante e felicemente didascalico: sfogliando le pagine si ha la sensazione di sentirsi raccontare la storia da una sorta di vecchio zio che ne ha viste tante più di noi e vuole aiutarci ad entrare nelle complesse pieghe della realtà cercando di semplificarla a nostro uso e consumo. Assolutamente da provare e il consiglio è di mettere l'autore alla prova "assaporando" i periodi storici più complessi.

Ernst H. Gombrich, Breve storia del mondo, Firenze, Salani, 2006; pp. 332

ULTIMO VIENE IL CORVO

Si tratta di una raccolta di racconti del 1949 di Italo Calvino, raccolta che prende il titolo dal racconto Ultimo viene il corvo, già pubblicato sulle pagine del quotidiano "L'Unità" (dei trenta racconti solo sette erano inediti nella prima edizione). Nelle edizioni successive della raccolta la lista dei racconti è stata cambiata ma da quella del 1976 la prima è stata recuperata ed è diventata quella definitiva. Non esiste un filo rosso in grado di collegare tutti i racconti, che si possono suddividere in tre filoni: il primo è caratterizzato dall'ambientazione nel periodo della Resistenza - che Calvino visse in prima persona e che ha riversato nel romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, il romanzo apripista della cosiddetta narrativa di Resistenza -, il secondo vede protagonisti vari esempi picareschi di un'umanità semplice e animata da desideri basici, mentre il terzo ha un taglio più autobiografico ed è ispirato all'infanzia dell'autore in Liguria. Il raccolto ovviamente più riuscito della raccolta è quello che le presta il titolo, Ultimo viene il corvo, che ha come protagonista un ragazzino letteralmente fulminato dalla scoperta del fucile, con cui si dimostra un infallibile cecchino, capace di colpire oggetti molto distanti e perfino in movimento. Sembrerebbe una normale storia di partigiani, invece Calvino tratteggia un ragazzino che è stato affascinato dalla capacità dell'arma da fuoco di azzerare le distanze, come una sorta di magia: l'occhio vede distanti i bersagli, che l'aria separa dall'occhio, ma la pressione sul grilletto consente di dimostrare che si tratta di un'illusione, svelata appunto dal fucile. Nel simbolico finale il ragazzino protagonista costringerà dietro un masso in mezzo a una radura circondata dal bosco un soldato tedesco: si tratta di un luogo di passo per uccelli, che il ragazzino si mette ad abbattere assecondando il suo desiderio di centrare bersagli, finché in cielo apparirà un sinistro corvo che comincerà a stringersi in cerchi concentrici sempre più stretti... Da segnalare, per quanto concerne la seconda tipologia, Furto in una pasticceria (che è finito sul grande schermo sia ne I soliti ignoti di Mario Monicelli che in Palookaville), mentre per la terza è d'obbligo ricordare Un bastimento carico di granchi. Assolutamente da non perdere, come la maggior parte della produzione narrativa di Italo Calvino.

Italo Calvino, Ultimo viene il corvo, Milano, Mondadori, 2016; pp. 230

venerdì 29 gennaio 2021

SE QUESTO È UN UOMO...

Il classico italiano per eccellenza della vasta letteratura relativa ai campi di sterminio nazisti attivi durante il secondo conflitto mondiale è senza alcuna ombra di dubbio Se questo è un uomo di Primo Levi (1919-1987), uscito senza clamori per la prima volta nel 1947, accolto nella collana einaudiana “Saggi” nel 1958 e da quel momento continuamente ristampato e tradotto con successo in tutto il mondo. Il libro dello scrittore torinese – autore peraltro de I sommersi e i salvati, La tregua e dell’antologia I racconti – è un romanzo autobiografico, una sorta di narrazione-testimonianza sulla drammatica realtà dei lager raccontata dalla prospettiva di una delle vittime, ovvero lo stesso Levi, uno dei pochi Ebrei che riuscirono a scampare al loro ineluttabile destino di morte. Nella presentazione l’autore torinese spiega che la genesi di Se questo è un uomo non va ricercata nell’esigenza di «formulare nuovi capi d’accusa» ai danni dei persecutori nazisti, quanto invece con la volontà di «fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano» ed in particolare per soddisfare la necessità di raccontare agli altri un’esperienza straordinaria nel suo essere estrema, feroce e brutale, dunque da ricordare per sempre ad eterno monito di cosa gli esseri umani sono stati in grado di fare, spesso consapevolmente, ai propri simili. Levi comincia a raccontarci la sua discesa agli inferi dall’inizio, spiegandoci le modalità della sua cattura e la partenza su un treno per il trasporto di bestiame con destinazione Auschwitz. Nel secondo capitolo, intitolato “Sul fondo”, l’autore ci racconta il suo approdo nell’abisso del campo di concentramento e la scoperta del micidiale meccanismo che cancellerà la sua identità e calpesterà la sua dignità di essere umano, riducendolo nel breve volgere di poche ore soltanto ad un numero: «ho imparato che io sono uno Häftling. Il mio nome è 174 517; siamo stati battezzati, porteremo finché vivremo il marchio tatuato sul braccio sinistro». È soltanto mostrando il proprio numero che si ha diritto al pane ed alla zuppa che consentono di sopravvivere nell’allucinante successione di lavori forzati svolti nelle condizioni più impossibili, cercando ogni volta di restare fuori dall'immancabile selezione delle prossime vittime. Se questo è un uomo si rivela incisivo soprattutto nella ricostruzione del disumano ritmo che regolava le esistenze delle vittime predestinate dei lager: «uscire rientrare; lavorare, dormire e mangiare; ammalarsi, guarire o morire». Senza nessuna speranza di uscire, cercando semplicemente di resistere il più a lungo possibile, in una galleria di varia umanità che si divide in due categorie, i sommersi ed i salvati, coloro che respirano per forza d’inerzia, ormai completamente cancellati come uomini, e coloro invece che paiono quasi emblematicamente programmati a livello genetico per arrivare al momento della liberazione, che le vittime ad un certo punto sembrano avvertire come imminente ma che sembra non giungere mai. Da segnalare la bellissima poesia che anticipa il libro (nota generalmente come Shema, termine ebraico che significa "ascolta") prescrivendo ai lettori una riflessione sul valore della memoria dell'allucinante vicenda della Shoah. Completano il volume uno scritto di Cesare Segre ed un’incisiva appendice con le risposte dell’autore alle domande ricorrenti cui si è ritrovato a rispondere nei numerosi incontri con gli studenti. Da leggere per non dimenticare… 

Primo Levi, Se questo è un uomo, Torino, Einaudi, 2008; pp. 213

DAVVERO... UN'OTTIMA IDEA!

L'autore di Che idea! si chiama Christian Hill ed è un ingegnere aeronautico che, dopo la laurea, ha deciso che nella vita non voleva fare ciò per cui aveva studiato ma scrivere, così si è dedicato al giornalismo divulgativo, alla scrittura, alla fotografia e ai giochi. Però gli è rimasto dentro l'amore per gli aerei, quindi ha scritto Il volo dell'asso di picche per la collana "Carta Bianca" dell'Einaudi. Allo stesso modo, essendo in lui innata la passione per la scienza e la tecnologia in lui deve essere innata, ha recentemente deciso di scrivere Che idea! Le invenzioni che hanno cambiato il mondo, un libro capace di coniugare narrativa breve e invenzioni, dato che raccoglie diciotto racconti dedicati ad altrettante idee che hanno cambiato il mondo, talvolta avviando vere e proprie rivoluzioni: da oggetti entrati nella vita quotidiana come la matita, l’automobile e il forno a microonde, la televisione, il telefono o la bicicletta a materiali che hanno cambiato la civiltà per sempre (come la carta) o sono entrati talmente nell'uso da compromettere l'ambiente (la plastica) o infine a fenomenali intuizioni tecnologiche come i raggi X o il computer. Per ogni storia c'è un background umano che l'autore ricostruisce in modo semplice e coinvolgente, tratteggiando chi c'era dietro il classico urlo di giubilo di ogni inventore - "Eureka!", ovviamente - e come è successo che quell'idea così rivoluzionaria abbia preso forma nella sua mente. Si comincia ai tempi dei Romani nell'80 a.C. con l'invenzione del riscaldamento centralizzato per arrivare alla fine del secolo scorso, quando due tecnici del Cern di Ginevra inventano la scintilla alla base del World Wide Web, creando internet e rivoluzionando il mondo delle telecomunicazioni (e senza guadagnarci un centesimo, per il bene dell'umanità). Contrappuntano il libro le illustrazioni di afflato fumettistico di Giuseppe Ferrario. Da provare: ha un taglio intrigante che catturerà l'attenzione dei lettori (e dei curiosi) di ogni età.

Christian Hill, Che idea! Le invenzioni che hanno cambiato il mondo, Trieste, Edizioni EL, 2016; pp. 189


lunedì 25 gennaio 2021

CORALINE, UNA FIABA DARK DI NEIL GAIMAN

 

È strano che non sia stato Tim Burton a portare sul grande schermo Coraline di Neil Gaiman, perché il romanzo per ragazzi dai risvolti fiabeschi e dark del grande scrittore e giornalista inglese, già sceneggiatore della serie The Sandman, sarebbe stato davvero perfetto per le corde del regista di Edward mani di forbice Big Fish. Gaiman, classe 1960, ha elaborato un’ambientazione ombrosa e perfetta per Coraline, a partire dall’esotico nome della piccola protagonista, nato da un fortunato errore di battitura - con il più comune Caroline, il nome con cui la chiamano molti dei personaggi del libro -. Coraline è la figlia di due scrittori professionali troppo occupati con i rispettivi computer per badare a lei ed appena approdata in una nuova casa, vecchia, cadente e pure un pochino spettrale. Durante una perlustrazione suggeritale dal padre, la ragazzina conta tredici porte che collegano (come deve essere) le stanze a corridoi o ad altri locali, ma c’è anche la quattordicesima, che non va da nessuna parte: dietro nasconde semplicemente un muro di mattoni. Dietro dovrebbe esserci un appartamento vuoto, ma un giorno Coraline oltre quella porta trova un corridoio che porta ad una casa perfettamente identica alla sua, dove vive una madre simile alla sua, ma non proprio uguale, anche perché ha due bottoni luccicanti (ed ambigui) al posto degli occhi ed un atteggiamento infinitamente più disponibile della sua vera madre. Apparentemente docile ed amorevole, l’altra madre chiede a Coraline di restare con lei in cambio della vita più meravigliosa che potrà immaginare, a patto però che acconsenta a farsi cucire due bottoni al posto degli occhi. Ben presto però l’avveduta protagonista si renderà conto d’essere finita nel bel mezzo della tela di un ragno ombroso ed innaturale, ed a quel punto ogni cosa, da bella che era, comincerà a diventare repellente e minacciosa. Coraline intuisce che dovrà togliersi d’impiccio da sola, fatta eccezione per i consigli di uno strano gatto parlante che pare transitare senza problemi di sorta tra i due mondi. Una storia ricca e di suspense ed altamente simbolica sul superamento delle paure infantili, capace di dimostrare (in ossequio all'epigrafe chestertoniana), più che i draghi esistono, che è possibile sconfiggere i draghi. Coraline è un romanzo a tinte fiabesche e al contempo horror che si legge tutto d’un fiato e talvolta mette pure i brividi con tempi narrativi implacabilmente giusti. Impreziosiscono il tutto le scarne ma incisive illustrazioni di Dave McKean. Imperdibile, ha l'unica pecca di finire troppo presto...

Neil Gaiman, Coraline, Milano, Mondadori, 2009; pp. 184


OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...