mercoledì 17 aprile 2024

ROSA PARKS E IL “NO” CHE CAMBIÒ LA STORIA

Pochi “no” nel corso della storia del Novecento hanno avuto il peso dello storico rifiuto di Rosa Parks di cedere il proprio posto sull’autobus di linea di Montgomery, Alabama, su cui era salita il 1° dicembre del 1955 dopo la solita stancante giornata di lavoro. Il conducente dell’autobus l’aveva minacciata di chiamare la polizia, ma la donna era rimasta comunque ferma dignitosamente al suo posto e si era fatta arrestare, consapevole che sarebbe stato soltanto l’inizio di una lunga lotta contro la segregazione razziale che divideva tutti i luoghi pubblici degli Stati Uniti d'America (scuole, ospedali, trasporti e così via) tra la popolazione bianca e quella nera: negli autobus in pratica i posti anteriori (ovvero i migliori) erano destinati ai bianchi, i posteriori ai neri e quelli centrali a entrambe le tipologie di passeggeri, ma la legge obbligava i neri a cedere il posto ai bianchi, anche nel caso fossero saliti successivamente. Rosa Parks lavorava come sarta in un grande magazzino all'epoca, era già un’attivista del movimento per i diritti civili ed era stata nominata segretaria della sezione locale di un’associazione nazionale per il progresso delle persone di colore, la NAACP. Rimase in prigione soltanto poche ore, perché fu scarcerata grazie a un avvocato bianco che era un convinto antirazzista. In breve il suo gesto di rifiuto la rese famosa e spinse la comunità di colore, anche grazie all’impegno del pastore Martin Luther King, ad avviare una campagna di boicottaggio contro l’agenzia di trasporti di Montgomery. L’anno successivo il caso di Rosa Parks arrivò davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che giudicò incostituzionale la segregazione applicata negli autobus pubblici dell’Alabama. No di Paola Capriolo ricostruisce la vita di Rosa Parks dall’infanzia – caratterizzata dalla figura di Nonno Sylvester, che insegnava alla nipotina a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno –, al sogno di diventare maestra, all’incontro con Raymond Parks, il barbiere (e attivista) che sarebbe diventato suo marito, all’impegno con la NAACP. È una gran bella storia di resistenza civile, finisce con la morte naturale di Rosa Parks nel 2005 e l’esposizione della sua bara nella Rotonda del Campidoglio, a Washington, la prima volta nella storia che un simile onore venne tributato a una donna divenuta celebre nel mondo come la “madre dei diritti civili”. Tre anni dopo un uomo di colore, Barack Obama, diventerà presidente degli Stati Uniti d’America, un momento topico iniziato nel lontano 1955 con il fermo e composto “no” di una sarta afroamericana di quarantadue anni che non aveva più voglia di sopportare soprusi in silenzio.

Paola Capriolo, No, Trieste, Edizioni EL, 2010; pp. 93

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