lunedì 20 marzo 2023

L’EVOLUZIONE DI CALPURNIA, IL ROMANZO D'ESORDIO DI JACQUELINE KELLY

Il sorprendente romanzo d’esordio della scrittrice americana Jacqueline Kelly s’intitola L’evoluzione di Calpurnia e racconta, rigorosamente in prima persona, un anno di vita dell’undicenne protagonista, Calpurnia Tate, per i familiari Callie Vee, una ragazzina che vive in una variegata famiglia composta, oltre che dai genitori, da un nonno e da sei fratelli maschi, tre anagraficamente più grandi di lei e tre più piccoli. Siamo in una fattoria del Texas nel lontano 1899 e Calpurnia non se la passa granché bene essendo l’unica figlia femmina della famiglia, soprattutto perché i suoi interessi sono piuttosto lontani da ciò che i suoi genitori e la società del suo tempo si aspettano da lei, che sembrerebbe destinata a diventare bravissima a gestire la casa, a cucinare e a cucire, per poi trovarsi un consorte ed occuparsi della famiglia. Al contrario Calpurnia è attratta dalla natura che la circonda, ha uno spiccato spirito di osservazione e una vera vocazione da esploratrice: il primo ad accorgersene è il suo adorato fratello maggiore, Harry, che le affida un taccuino tascabile rilegato in cuoio rosso esortandola ad usarlo per registrare le sue osservazioni scientifiche, perché a suo giudizio Calpurnia è un’autentica naturalista in erba. La giovanissima protagonista neanche sa esattamente il significato della parola “naturalista”, ma è ben decisa ad esserlo comunque per il resto della caldissima estate del 1899, annotando quel che vedrà nel suo taccuino e scoprendo ben presto, proprio per il fatto di avere qualcosa su cui prendere appunti, di essere in grado di vedere particolari mai notati prima… Ma dai primi dettagli nascono anche dubbi di ardua soluzione, come quando Calpurnia si rende conto che nell’ambiente circostante vivono cavallette gialle davvero molto più grandi delle cavallette verdi. Come mai? Appartengono forse a specie diverse? Alla protagonista viene in mente che un certo Darwin ha scritto un libro al riguardo, ma quando riesce a farsi portare nella biblioteca pubblica più vicina una scorbutica bibliotecaria si rifiuta di farglielo consultare con la scusa che si tratta di un testo poco adatto a una signorina. Le cose cambiano quando finalmente Calpurnia trova il coraggio per chiedere aiuto al nonno, scoprendo a sorpresa che da quando si è ritirato dagli affari affidando l’impresa di famiglia al figlio è diventato un rigorosissimo naturalista, infatti ha anche una copia del libro di Darwin, lo conosce in dettaglio ed è in grado di spiegarlo alla curiosissima nipote, che ben presto realizza di non aver praticato abbastanza il membro più interessante della famiglia. Il resto del romanzo alterna avventure vissute dalla protagonista in solitaria a quelle in coppia col dinamico nonno, tra esperimenti di distillazione di superalcolici dalle noci pecan all’individuazione di nuove specie vegetali, entrambe amene attività cui purtroppo si sovrappongono le insopportabili fatiche imposte alla povera Calpurnia dalla madre, ben decisa a far debuttare la figlia in società, a renderla una cuoca sopraffina ed un’infaticabile tessitrice di calzini. Il succo della storia, neanche a dirlo, starà nello scoprire se la piccola protagonista si farà fagocitare dal ruolo che tutti vogliono cucirle addosso o riuscirà a far emergere la sua personalità e il suo sogno esistenziale: noi lettori inizieremo a rendercene conto via via con una piccola citazione da L’origine delle specie di Charles Darwin che fa da premessa ad ogni capitolo del libro. L’evoluzione di Calpurnia è ovviamente un romanzo di formazione e al contempo di avventura nel senso più lato, e ne è protagonista una strepitosa figura di adolescente che sembra un originale cocktail che miscela Tom Sawyer, Pippi Calzelunghe e l’evoluzionismo darwiniano. Un esempio davvero coinvolgente di narrativa per ragazzi ad alto tasso fosforico e capace di innescare riflessioni non banali sulle discriminazioni di genere che fino a un passato non troppo remoto hanno impedito al gentil sesso il sogno di una vita diversa. Assolutamente da non perdere: si comincia a guardare il mondo dagli occhi di Calpurnia e non si può evitare di passare gli ultimi mesi dell’ultimo anno dell’Ottocento in sua compagnia per vedere cosa ha in serbo per lei il nuovo secolo…

Jacqueline Kelly, L’evoluzione di Calpurnia, Milano, Salani, 2011; pp. 287

martedì 7 marzo 2023

HUNGER GAMES, UNA SAGA GIOVANE E... POST-APOCALITTICA

Siamo in un futuro possibile e venturo, da qualche parte nel Nord America: gli U.S.A. non ci sono più, c'è soltanto uno stato che si chiama Panem, suddiviso in dodici distretti e con capitale a Capitol City. Prima esisteva anche un tredicesimo distretto, ma si ribellò al governo centrale e fu incenerito. Come monito per tutti i ribelli futuri Capitol City decise dunque di istituire i cosiddetti Hunger Games, una sorta di sanguinario reality in cui ventiquattro giovani tributi provenienti da tutti i distretti si sfidano all'ultimo sangue in un'arena finché ne resterà vivo soltanto uno. I tributi vengono estratti a sorte nei vari distretti, che inviano agli Hunger Games un maschio e una femmina di età compresa tra i dodici e i diciotto anni: il problema è che i ragazzi più indigenti hanno maggiori probabilità di essere estratti, dato che durante l’anno, per non morire di fame, possono avere razioni alimentari per sé e per i propri familiari in cambio di nomine aggiuntive a loro carico che saranno inserite nell'urna, mentre i ricchi, non avendone bisogno, ne avranno una soltanto. Il concetto è impeccabilmente esemplificato dalla giovane protagonista della saga di Suzanne Collins, la dinamica Katniss Everdeen, una ragazza costretta a crescere prima del tempo a causa della morte improvvisa del padre minatore, un lutto che la costrinse a darsi da fare per provvedere alla madre ed alla sorellina Prim, soprattutto cacciando di frodo insieme all’amico Gale. Già, anche la caccia è illegale nella futuribile società in cui vive Katniss: per entrare nei boschi bisogna superare la rete elettrificata che circonda il centro abitato del Distretto 12, poi cacciare e quindi vendere illegalmente la selvaggina che tutti sono comunque lieti di comprare al mercato nero. Comunque, al momento dell’estrazione annuale, ripresa in diretta televisiva, la sorte cade proprio sulla sorellina della protagonista, costringendo Katniss ad offrirsi volontaria per gli Hunger Games, fortemente determinata a fare qualunque cosa pur di tornare dalla famiglia di cui costituisce il principale sostentamento, sebbene essere sorteggiata come tributo femminile del Distretto 12 non sia propriamente una garanzia (appena due vincitori in 73 edizioni). Ben presto Katniss entra nell’ordine di idee che dovrà essere disposta davvero a tutto pur di sopravvivere, anche perché le regole principali di questo reality show sono semplici quanto brutali: sopravvivere – magari conquistandosi gli spettatori, perché il pubblico può aiutare i partecipanti – e uccidere (o morire). Le farà compagnia nell’avventura Peeta Mellark, un ragazzo cortese ma che sembra fisicamente inadatto alla competizione: Peeta però è bravissimo con le parole e sa “lavorarsi” a meraviglia la gente dall’altra parte dello schermo, infatti la colpisce subito rivelando a sorpresa di essere innamorato (da sempre) della bella Katniss Everdeen. Un brutto guaio, considerando che alla fine dovrà restarne solo uno, anche se a volte nella vita e in TV le regole ammettono delle eccezioni. Nel complesso Hunger Games – che è al contempo il titolo del primo episodio e dell’intera saga tripartita – si rivela un romanzo per ragazzi che ha il suo punto di forza nel punto di vista autobiografico (è rigorosamente narrato in prima persona dalla prospettiva della protagonista), nella riuscita ambientazione futuribile e nello stile semplice ma incisivo e dettagliato. Basti in tal senso ricordare lo stridente contrasto tra la fame che aleggia sulle prime pagine e l’attenzione con cui Suzanne Collins descrive il pantagruelico delirio dei banchetti che punteggiano il periodo di addestramento dei tributi. L’autrice peraltro non si è fatta mancare un nugolo di riferimenti alla fantascienza post-apocalittica sia letteraria che cinematografica – da 1984 di George Orwell a Io sono leggenda di Richard Matheson, da Cronache del Dopobomba di Philip K. Dick fino a Rollerball ed alla saga di Mad Max – shakerati con il mito del Minotauro e visualizzati attraverso la lente divergente del reality televisivo. Sembrerà impossibile, ma siffatto agglomerato stranamente funziona fino all’ultima pagina e mette addosso una gran voglia di leggere il seguito… 

Suzanne Collins, Hunger Games, Milano, Mondadori, 2010; pp. 376 

venerdì 3 marzo 2023

MATILDE, UN CLASSICO DI ROALD DAHL

Nella lunga carriera dello scrittore britannico (ma di origini norvegesi) Roald Dahl (1916-1990) senza dubbio uno titoli più iconici è Matilde, che è divenuto un classico della narrativa per ragazzi accanto ad opere come La fabbrica di cioccolato, Le streghe, Il GGG, tutti puntualmente traslati sul grande schermo. La protagonista del romanzo si chiama Matilde ed è la figlia minore dei signori Dalverme, che come genitori non sono proprio il massimo nei confronti della bambina e in generale sono persone prive di interessi e senza filtri morali di sorta: prima di tutto stravedono dichiaratamente per il fratello maggiore Michele, il padre è un (disonestissimo) venditore di automobili usate mentre la mamma una casalinga sfaccendata che passa i suoi pomeriggi a giocare al bingo. E Matilde? Completamente abbandonata a se stessa fin dalla più tenera età, ben presto scopre di riuscire a fare calcoli elaborati a mente e impara a leggere a soli tre anni iniziando a sfogliare le riviste di casa e l'unico libro presente tra le mura domestiche, una raccolta di ricette culinarie. Curiosamente, pur essendo a tutti gli effetti una bambina prodigio, i genitori di Matilde ne ignorano le qualità intellettuali che, anzi, trovano fastidiosissime, anche perché sono letteralmente ossessionati dallo schermo televisivo (che la piccola di casa invece ignora) e non hanno nessuna intenzione di spendere soldi per acquistarle dei libri. E così Matilde decide di prendere l'iniziativa recandosi da sola alla biblioteca pubblica più vicina, dove in breve tempo legge tutti i libri per l'infanzia per poi seguire i consigli della perplessa bibliotecaria e dedicarsi a romanzi più corposi, come quelli di Charles Dickens. Nel frattempo emergono sempre più contrasti con i genitori, chiusi perentoriamente dai grandi ma puntualmente vendicati dalla bambina, che inizia a usare la sua intelligenza per punire la stupidità degli adulti di casa. Le cose sembrano cambiare quando a cinque anni e mezzo Matilde comincia a frequentare la scuola elementare lasciando esterrefatta con le sue capacità la maestra Dolcemiele fin dal primo giorno. Purtroppo, anche se la giovane maestra è perfettamente consapevole di essere davanti ad una bambina prodigio, la perfida direttrice Spezzindue la pensa in modo diametralmente opposto su Matilde. D’altra parte la donna non ha la vocazione dell’educatrice: ruvida e violenta, non sopporta i suoi piccoli alunni e si diverte e chiuderli in un armadietto pieno di chiodi che ha il minaccioso appellativo di Strozzatoio, a volte si serve dei bambini per allenarsi al lancio del martello, altre ancora li tiene sospesi da terra per le orecchie. A sorpresa davanti alle inaudite e bestiali esplosioni di collera della tirannica direttrice Matilde si infuria scoprendo di essere in possesso di inquietanti poteri telecinetici. Cercherà di darle una mano la timida maestra Dolcemiele, che non riuscirà a evitare di sfogarsi con la sua allieva speciale riguardo la sua triste storia personale. Come andrà a finire? Riuscirà Matilde a dare il fatto suo alla tremenda dirigente scolastica? E i suoi genitori finalmente inizieranno a capirla? Matilde sarà capace di aiutare la sua dolcissima maestra? Interessanti interrogativi che Roald Dahl scioglierà nel sorprendente finale. Matilde è un originale romanzo di formazione per ragazzi su una bambina precoce e iperdotata che cerca di superare le anguste limitazioni culturali della gretta famiglia d'origine che vorrebbe semplicemente soffocare le qualità della piccola protagonista, troppo sveglia e piena di domande per la limitatezza dei suoi genitori, troppo interessata ai libri e alla cultura per gli orizzonti ristretti degli adulti di casa, che come valori hanno il denaro, le sitcom televisive e il bingo. In tralice il romanzo affronta una serie di tematiche con apparente leggerezza: il superamento del background svantaggiato in cui la piccola protagonista ha avuto la sfortuna di crescere, il contrasto tra un insegnamento empatico e una scuola autoritaria, l’intelligenza e la sensibilità opposte all’ottusità e alla prepotenza, lo scavalcamento degli stereotipi di genere a cui Matilde rifiuta di adeguarsi. Un romanzo bellissimo e molto divertente. Corredano il volume le godibili illustrazioni di Quentin Blake.

Roald Dahl, Matilde, Firenze, Salani, 1998; pp. 223

martedì 28 febbraio 2023

IL LATO SINISTRO DEL CUORE: LA NARRATIVA BREVE DI CARLO LUCARELLI

Che Carlo Lucarelli sia il più fulgido talento del giallo nazionale è cosa ormai assodata, anche da scrittori del calibro di Andrea Camilleri, che talvolta ha omaggiato il giovane collega attraverso sibillini giudizi letterari espressi dal commissario Montalbano. Impeccabile nella misura ‘canonica’ del romanzo giallo (pensiamo a gioielli come Almost blue, L’isola dell’angelo caduto o Un giorno dopo l’altro) ma autore anche di notevoli racconti lunghi (leggere in merito una delizia non indispensabile come Laura di Rimini), Lucarelli si è sempre dimostrato a suo agio sia con le ambientazioni contemporanee che con quelle storiche, sia con personaggi seriali che con creazioni destinate ad una vita letteraria conclusa nel volgere di un libro. Nel curriculum dell’autore non sono neppure mancati singolari esperimenti nati magari sulle colonne di quotidiani (come Autosole) o ibridi letterari a metà strada tra inchiesta e fiction (come Compagni di sangue), né ovviamente sono mancati racconti, pubblicati su riviste di varia estrazione, magari finora reperibili soltanto online e quindi riuniti (non tutti ma almeno la maggior parte) nella raccolta Il lato sinistro del cuore, che ne assortisce ben cinquantatré. Di misura varia, talvolta nati per sperimentare uno stile o focalizzare un’idea, altre volte scritti su commissione, l’unico vero Leitmotiv costante in questi racconti è indubbiamente l’elemento diabolico, una sinistra atmosfera che aleggia intorno alle varie storie, a prescindere che il loro obiettivo sia muovere il riso, suggestionare o terrorizzare. Tra leggenda metropolitana e mito suburbano, Lucarelli si muove sinuosamente sulle orme del diavolo e del male, ovunque si annidi, tra l’oscurità che avvolge un museo durante la notte, come accade ne Il silenzio dei musei, oppure nella ruspante ambientazione in cui si svolge la ricostruzione del mistero de I garganelli al ragù della Linina, un’inchiesta impropria ma non meno accattivante. Pagina dopo pagina ne Il lato sinistro del cuore, che peraltro è il titolo che presta all’intera racconta un godibilissimo racconto, si alternano storie d’ispirazione kafkiana come C’è un insetto sul muro, o l’inquietante La tenda nera, e ancora una storia che potrebbe casualmente accadere a chiunque come Telefono sostitutivo, la resa dei conti del sottotenente tedesco Reinhardt Klotz nel racconto omonimo, gli strani fatti narrati in Jubileo, il torbido omicidio de Il conte, l’inspiegabile fenomeno lunare raccontato via etere in Radiopanico, il panico in prospettiva dal basso di Ottobre, una gustosa rivisitazione del mostro di Frankenstein come Julian. Per usare le parole dello stesso Lucarelli, il talentuoso giallista ha “cercato di fare l’unica cosa che uno scrittore, di romanzi o racconti che sia, deve fare quando scrive: raccontare una storia che gli piace nel miglior modo possibile e con le parole più belle che sa”. Ne Il lato sinistro del cuore c’è pienamente riuscito, per l’ennesima volta.

Carlo Lucarelli, Il lato sinistro del cuore, Torino, Einaudi, 2003; pp. 370

venerdì 3 febbraio 2023

L’OCCHIO DEL LUPO: NARRATIVA PER RAGAZZI FIRMATA PENNAC

Lui è uno degli scrittori contemporanei più celebri della Francia: si tratta di Daniel Pennac, classe 1944, autore della strepitosa saga dedicata a Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio, avviata nel 1985 con Il paradiso degli orchi, oltre che a Signori bambini, vari saggi (ad esempio Come un romanzo, dedicato al piacere di leggere) e ripetute incursioni nei fumetti e nella narrativa per ragazzi. Proprio a quest’ultimo genere appartiene il romanzo breve che lo scrittore francese ama indicare come il suo libro preferito, L’occhio del lupo, una delle sue prime opere, che Pennac scrisse prima di divenire famoso a livello internazionale. Per usare la definizione dell’autore stesso al riguardo, si tratta di un romanzo per ragazzi che “racconta la storia di un piccolo africano che incontra un vecchio lupo guercio venuto dall’Alaska”. L’attacco della narrazione è spiazzante e ci presenta l’incontro tra i due protagonisti: Pennac ce lo racconta dalla prospettiva del lupo, che ha un manto azzurro e proviene dall’Alaska, esattamente da Barren Lands, dove è stato catturato, ha perso un occhio e si è rovinato la pelliccia, venendo così destinato alla gabbia di uno zoo per sempre. Da allora il lupo ha deciso di ignorare gli umani che lo hanno strappato alla sua famiglia e gli hanno tolto tutto: lui e una lupa sua compagna di prigionia infatti solevano passare il tempo fermi a fissare un punto alle spalle degli umani davanti alla loro gabbia, che avevano la sensazione di essere invisibili per le due bestie (impressione assai disturbante). Quando la lupa è morta, pochi giorni fa, il lupo si è messo a trottare avanti e indietro nella sua gabbia, incessantemente, ma è successo qualcosa di strano: un ragazzo infatti si è piazzato ostinatamente davanti alla sua gabbia, iniziando a fissarlo intensamente e in silenzio. Il lupo, indispettito, ha continuato a muoversi avanti e indietro, stupito che il giovane umano potesse restarsene bloccato così davanti alla sua gabbia. Alla fine, esausto, si è fermato e ha iniziato a guardarlo anche lui, incapace però di fissare col suo unico occhio il silenzioso ospite, che di occhi ne ha due. Questo fastidio è finito con un gesto apparentemente banale ma in certo senso magico: il ragazzo, infatti, intuendo l’imbarazzo del lupo, chiude un occhio per metterlo a suo agio. Nei capitoli successivi i due scopriranno le rispettive storie “scritte” indelebilmente nei loro occhi fissati l’uno verso l’altro, fino al sorprendente happy ending che conclude questo incontro silenzioso nell’unico modo possibile, decisamente singolare, e con un pizzico di magia. È davvero una gran bella storia quella che Pennac ci racconta con L’occhio del lupo, semplice come può esserlo l’incontro tra un ragazzo alternativo con un fiero lupo che ha perso tutto, forse anche la speranza. Ma il vento della fiducia progressivamente riprende a spirare sempre più forte davanti alla gabbia del lupo proprio grazie al ragazzo, un cantastorie proveniente dall’Africa (e che si chiama come il suo continente, lo stesso che ha dato i natali a Pennac, a Casablanca), che ama la natura, gli animali e i racconti, e forse è approdato in quello che lui e i suoi genitori chiamano “Altro Mondo” (il nostro, il mondo occidentale) proprio per ridare speranza al disilluso Lupo Azzurro, chissà... Uno splendido romanzo breve sull’amicizia e sull’incontro col prossimo.

Daniel Pennac, L’occhio del lupo, Firenze, Salani, 1993; pp. 103

lunedì 23 gennaio 2023

BILLY ELLIOT, UNA STORIA DI FORMAZIONE TRA PICCHETTI E PASSI DI DANZA

Tutto è cominciato con l’uscita di un piccolo film britannico, Billy Elliot, diretto da Stephen Daldry nel 2000 e in breve tempo diventato un grande successo internazionale in grado di attirare ben tre nominations all’Oscar (miglior film, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale) e diventare in seguito un apprezzatissimo musical musicato da Elton John. Contrariamente a come accade di solito (un romanzo di successo che viene traslato sul grande schermo) il film di Stephen Daldry è diventato un romanzo del giornalista e scrittore britannico Melvin Burgess, classe 1954, che ha basato il suo libro ovviamente sulla bellissima sceneggiatura scritta da Lee Hall. La storia è esattamente la stessa che ha incantato milioni di spettatori in tutto il mondo: prende avvio a Durham, nel 1984, nella casa di una normale famiglia operaia del Nord Est dell’Inghilterra. Vi risiedono quattro persone appena uscite da un tremendo lutto che ha lasciato in ognuno di loro cicatrici silenziose: il padre di famiglia, Jackie Elliot, e il figlio maggiore Tony, entrambi minatori, l’adolescente Billy e la disorientata nonna di cui si occupa per evitare che si perda nel nulla. Chi è scomparsa è la madre Rose, che manca a tutti ma soprattutto al figlio minore. Il momento è uno dei più drammatici della storia per i minatori inglesi, che hanno avviato uno sciopero ad oltranza contro il governo della conservatrice Margaret Thatcher, la cosiddetta Iron Lady: Jackie e Tony tengono duro nonostante fare sciopero comprometta non poco le già misere finanze familiari, soprattutto il padre sta vacillando ma cerca di resistere per dare una possibilità al figlio maggiore, che non ha altro futuro possibile che la miniera di carbone. Nel frattempo Billy pratica con scarso successo la boxe, una tradizione degli Elliot per cui non è assolutamente portato, non a caso è più attratto dal corso di danza di Miss Wilkinson, che si svolge nella stessa palestra e prende avvio proprio quando termina il corso di pugilato. Fatalmente il ragazzo trova interessante cimentarsi con le scarpette da ballo, pur sapendo che un’attività simile è destinata a suscitare l’ira del padre perché eccessivamente effeminata (in effetti vi partecipano solo ragazze). Per ironia della sorte, pur essendo una vera schiappa nel pugilato, Billy Elliot sembra avere un vero talento naturale per la danza, infatti Miss Wilkinson ritiene che dovrebbe fare un’audizione per essere accettato alla Royal Ballet School di Londra. Riuscirà Billy a convincere il suo riluttante genitore che proprio questo potrebbe essere il suo futuro? Quel che è certo è che le parole più intense del romanzo (e del film) sono quelle con cui Billy spiega ai suoi esaminatori le sensazioni che prova ballando, quasi scomparisse e si trasformasse in elettricità seguendo la musica. La versione romanzata di Melvin Burgess tratteggia con efficacia le tematiche del film, in cui alla tormentata storia di formazione centrale s’intrecciano varie sottotrame caratterizzate dalla discriminazione di genere, dalla lotta sociale, dalla povertà, dall’omosessualità, dal sogno di una vita diversa. Rispetto al film il romanzo è articolato in venti capitoli in cui si alternano sei diverse voci narranti (ovvero Billy, Jackie Elliot, Michael, Tony, Mr Dainty e George) che ci costringono a scoprire la storia da punti di vista talvolta molto differenti. Probabilmente il romanzo non regala le stesse emozioni del film ma nei momenti topici usa le stesse parole e ci va davvero molto vicino… Da provare.

Melvin Burgess, Billy Elliot, Milano, Fabbri, 2014; pp. 250

sabato 21 gennaio 2023

LA SCHIAPPA: UN PICCOLO GRANDE ROMANZO DI JERRY SPINELLI

Nella sua lunga carriera lo scrittore americano Jerry Spinelli, classe 1941, ha scritto numerosi romanzi per ragazzi – da Guerre in famiglia a Crash, da Una casa per Jeffrey Magee a Stargirl (entrambi poi finiti sul grande schermo) – ma La schiappa è forse il suo libro con più cuore in assoluto, tutto giocato su un protagonista con cui è impossibile non empatizzare. L’autore ce lo fa conoscere da bambino ed è magia fin da subito: si chiama Donald Zinkoff (che suona come un nome da sfigato in tutte le lingue) e sembra l’apoteosi stessa della goffaggine, ma è anche animato da un’abbagliante energia positiva che non lo fa fermare davanti a nulla e si entusiasma per tutto ciò che la vita gli propone, perfino per la scuola. Purtroppo, l’unico talento di cui il buon Donald sembra dotato è di risultare un pasticcione in ogni campo: a scuola non se la cava granché bene (ha una grafia improbabile e ride a ripetizione), nello sport è praticamente un disastro in ogni disciplina possibile, si veste male e ha un debole per i cappelli da giraffa, insomma è praticamente il bersaglio ideale di qualunque bullo in circolazione, anche se per fortuna è talmente disarmante nella sua purezza da disinnescare anche il prepotente più scaltrito. La schiappa è propriamente un romanzo di formazione che segue le tappe della crescita del protagonista fino alla prima adolescenza, un ragazzino che impara a correre urlando di gioia nell’isolato intorno a casa, approda con entusiasmo alla scuola elementare suscitando la legittima preoccupazione della signorina Meeks – che subito comprende che Donald potrebbe turbare il suo ultimo anno da maestra prima della pensione –, procede quindi allegramente attraverso le varie classi, entra in una squadra di calcio anche se non vede mai la palla, nella mitica Giornata Campale di fine anno viene inserito nella squadra che vince tutte le gare ma perde la decisiva proprio per colpa sua (meritandogli l’indelebile epiteto di “schiappa”) e finalmente passa alle medie, realizzando di essere diventato… invisibile, almeno finché il destino gli offrirà l’occasione di dimostrare il suo grande cuore a tutta la città. La schiappa è articolato in trenta capitoli che esplorano altrettanti piccoli frammenti esistenziali di questo meraviglioso ragazzino che sta al centro della storia, Donald Zinkoff: ingenuo ma ricco d’umanità, goffissimo ma sempre pronto a provarci con tutto se stesso, sempre disposto a imparare e a lasciarsi sorprendere da qualcosa di nuovo, sempre straordinariamente orgoglioso della sua famiglia ordinaria ma ricca d’amore, e soprattutto positivamente rivolto verso il futuro e nei confronti del prossimo, sempre e comunque. Una bella storia, insomma, e narrata con consumata sagacia da Jerry Spinelli, che strizza l’occhio continuamente al lettore per esaltare l’involontaria eccezionalità del suo protagonista e sa incantarci con una rete di dialoghi essenziali ma efficacissimi. Notevole anche l’alternarsi delle varie ambientazioni nel romanzo: dentro La schiappa sono realisticamente ricostruiti nidi familiari, molteplici squarci di quartiere e mirabili quadri di vita scolastica. Assolutamente da provare.

Jerry Spinelli, La schiappa, Torino, Einaudi, 2014; pp. 186

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...