Tutto
è cominciato con l’uscita di un piccolo film britannico, Billy Elliot, diretto da Stephen Daldry nel 2000 e in breve tempo
diventato un grande successo internazionale in grado di attirare ben tre nominations all’Oscar (miglior film,
miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale) e diventare
in seguito un apprezzatissimo musical
musicato da Elton John. Contrariamente a come accade di solito (un romanzo di
successo che viene traslato sul grande schermo) il film di Stephen Daldry è
diventato un romanzo del giornalista e scrittore britannico Melvin Burgess, classe
1954, che ha basato il suo libro ovviamente sulla bellissima sceneggiatura scritta
da Lee Hall. La storia è esattamente la stessa che ha incantato milioni di
spettatori in tutto il mondo: prende avvio a Durham, nel 1984, nella casa di
una normale famiglia operaia del Nord Est dell’Inghilterra. Vi risiedono quattro
persone appena uscite da un tremendo lutto che ha lasciato in ognuno di loro cicatrici
silenziose: il padre di famiglia, Jackie Elliot, e il figlio maggiore Tony,
entrambi minatori, l’adolescente Billy e la disorientata nonna di cui si occupa
per evitare che si perda nel nulla. Chi è scomparsa è la madre Rose, che manca
a tutti ma soprattutto al figlio minore. Il momento è uno dei più drammatici della
storia per i minatori inglesi, che hanno avviato uno sciopero ad oltranza
contro il governo della conservatrice Margaret Thatcher, la cosiddetta Iron
Lady: Jackie e Tony tengono duro nonostante fare sciopero comprometta non poco
le già misere finanze familiari, soprattutto il padre sta vacillando ma cerca
di resistere per dare una possibilità al figlio maggiore, che non ha altro
futuro possibile che la miniera di carbone. Nel frattempo Billy pratica con
scarso successo la boxe, una tradizione degli Elliot per cui non è
assolutamente portato, non a caso è più attratto dal corso di danza di Miss
Wilkinson, che si svolge nella stessa palestra e prende avvio proprio quando
termina il corso di pugilato. Fatalmente il ragazzo trova interessante
cimentarsi con le scarpette da ballo, pur sapendo che un’attività simile è
destinata a suscitare l’ira del padre perché eccessivamente effeminata (in
effetti vi partecipano solo ragazze). Per ironia della sorte, pur essendo una
vera schiappa nel pugilato, Billy Elliot sembra avere un vero talento naturale
per la danza, infatti Miss Wilkinson ritiene che dovrebbe fare un’audizione per
essere accettato alla Royal Ballet School di Londra. Riuscirà Billy a
convincere il suo riluttante genitore che proprio questo potrebbe essere il suo
futuro? Quel che è certo è che le parole più intense del romanzo (e del film)
sono quelle con cui Billy spiega ai suoi esaminatori le sensazioni che prova
ballando, quasi scomparisse e si trasformasse in elettricità seguendo la
musica. La versione romanzata di Melvin Burgess tratteggia con efficacia le
tematiche del film, in cui alla tormentata storia di formazione centrale s’intrecciano
varie sottotrame caratterizzate dalla discriminazione di genere, dalla lotta
sociale, dalla povertà, dall’omosessualità, dal sogno di una vita diversa.
Rispetto al film il romanzo è articolato in venti capitoli in cui si alternano sei
diverse voci narranti (ovvero Billy, Jackie Elliot, Michael, Tony, Mr Dainty e
George) che ci costringono a scoprire la storia da punti di vista talvolta
molto differenti. Probabilmente il romanzo non regala le stesse emozioni del
film ma nei momenti topici usa le stesse parole e ci va davvero molto vicino…
Da provare.
Melvin Burgess, Billy Elliot, Milano, Fabbri, 2014; pp. 250
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