giovedì 18 gennaio 2024

CENTO CITTÀ: UNA RACCOLTA DI LEGGENDE URBANE

Può un libro condensare storie e leggende delle città italiane? È quello che offrono nel loro insieme i ventuno racconti di Cento città, una raccolta narrativa firmata a quattro mani da Gina Basso e Riccardo Medici. Il progetto alla base del volume, dotato anche di schede didattiche curate da Paola Cataldo, è molto semplice: raccontare una storia esemplificativa, meglio se evocativa e magari anche misteriosa, di uno dei capoluoghi italiani (più Bolzano) e ricostruire così una galleria di leggende urbane del Belpaese. Tra le ventuno mitiche storie raccolte in Cento città ovviamente qualcuna spicca tra le altre, come per esempio la nona, ambientata a Bologna ed intitolata Due fidanzati, un diavolo e cento città, che racconta di come un povero renaio fece costruire la celebre torre degli Asinelli ottenendo così l’amore della vita ed ingannando il diavolo in persona con un gioco di parole. Assolutamente da non perdere anche l’intrigante e onirica storia successiva, Anselmo e il leone, che ci porta nel centro storico di Firenze tra i dintorni del Duomo e di Palazzo Vecchio, per scoprire l’inquietante incubo di un leone assassino che prese a tormentare il povero Anselmo. E a volte questo curioso volume della Loescher può farci scoprire addirittura la stranissima genesi del nome stesso della città di ambientazione (leggere in merito il primo racconto, dedicato ad Aosta), o qualcosa di strano su uno dei luoghi per definizione di una città (come la nota Lanterna di Genova), o l’inspiegabile reazione che un quadro religioso innescò nel grande condottiero Napoleone quando prese possesso di Ancona, o ancora l’origine di un modo di dire popolare ai tempi di Nerone (nel racconto dedicato a Roma) o infine i leggendari tre doni di San Nicola, il patrono di Bari. Assolutamente da provare.

G. Basso – R. Medici, Cento città. Storie e leggende di città italiane, Torino, Loescher, 2014; pp. 128

RITROVARSI A... SAN QUALCOSA

Una delle situazioni ricorrenti per un ragazzo nelle famiglie complesse dei giorni d’oggi può essere ritrovarsi per caso in un posto in cui non voleva assolutamente trasferirsi ma in cui è stato costretto ad andare per seguire il padre nel suo nuovo lavoro. Magari è un posto anche senza attrattive, un San Qualcosa o un San Qualcuno qualsiasi, ma il nostro protagonista è ben deciso ad adottarlo per non creare problemi aggiuntivi al genitore che deve occuparsi di lui ed impegnarsi nel suo nuovo posto di lavoro. E così Simone, il protagonista dell’ultimo libro di Beniamino Sidoti, che s’intitola appunto Ti aspetto a San Qualcosa, decide di “adottare” la cittadina dov’è finito con l’arma della fantasia: per perlustrare le strade di San Postocomeunaltro seguirà di volta in volta le briciole di Hansel e Gretel (come nell’omonima fiaba dei Fratelli Grimm), oppure perlustrerà le piste urbane come se fosse il mitico Zanna Bianca di Jack London, o proverà a immedesimarsi nei panni giganteschi del GGG di Roald Dahl o si immaginerà di muoversi in un romanzo di Harry Potter o in libro di Richard Scarry. Insomma, ogni volta sarà un libro o un personaggio immaginario a fargli scoprire il suo nuovo mondo. Il primo giorno, tra parentesi, mentre si fa guidare dalla fiaba del fratello e della sorella abbandonati finisce davvero per imbattersi in una Gretel che si chiama Sara e diventa amico di questa fantasiosa ragazza che ogni giorno cerca di trovare un tesoro per le strade di San Qualcuno. La storia è tutta qua, ed è raccontata con molta fantasia e ricchezza di dettagli, e pian piano tra le pagine emerge un pesante problema familiare che ha spinto il padre e Simone a San Qualcosa, ma magari la soluzione parte proprio dall’imbattersi in un’amica con cui confidarsi per sentirsi un po’ meglio e tener duro. Un piccolo e delicatissimo romanzo di formazione davvero ideale per tutti quelli che sono in cerca di equilibrio. La storia, relativamente breve, è molto scorrevole e fantasiosa. Peraltro Ti aspetto a San Qualcosa è un libro stampato in caratteri ad alta leggibilità, quindi adatto anche a chi ha difficoltà di lettura. Da provare.

Beniamino Sidoti, Ti aspetto a San Qualcosa, Milano, Camelozampa, 2023; pp. 111 


giovedì 26 ottobre 2023

LADIES AND GENTLEMEN… THE BEST OF ISAAC ASIMOV

Questa antologia in due volumi raccoglie i racconti più rappresentativi della carriera del grande Isaac Asimov (1920-1992) – universalmente riconosciuto come il nume indiscusso della narrativa fantascientifica – selezionati e presentati da lui medesimo. Il meglio di Asimov complessivamente assortisce dodici racconti di varie misure partendo da Naufragio, il primo racconto che l’autore diciottenne riuscì a pubblicare (il terzo che aveva scritto fino ad allora), per arrivare a Immagine speculare, che è l’unico racconto breve di cui sono protagonisti due tra i personaggi più celebri della narrativa asimoviana, Elijah Baley e Daneel Olivaw, rispolverati dall’autore americano per gli appassionati che gli chiedevano a gran voce un nuovo romanzo dedicato ai due. In mezzo a questi due estremi cronologici il lettore curioso potrà trovare varie chicche della corposa produzione di narrativa breve di Asimov, come Notturno, che alcuni ritengono la miglior storia di fantascienza mai scritta e che narra di un pianeta sempre illuminato da vari soli ma finito per la prima volta nelle tenebre, oppure Chissà come si divertivano, un brevissimo racconto sulla scuola contemporanea vista dalla prospettiva di due ragazzini del futuro – scritto da Asimov su richiesta per un amico e poi sorprendentemente divenuto di grande successo –, o ancora L’ultima domanda, che ha il pregio di essere il racconto preferito dell’autore, che scrisse di getto e senza necessità di correzioni questa strana storia sull’entropia con un sorprendente finale a sorpresa. Insomma, si tratta di un‘antologia ideale per addentrarsi nella narrativa di Asimov, sebbene la scelta di non attingere ad altre precedenti raccolte – prima tra tutte la celeberrima Io, robot – finisca per sminuire l’ottica denunciata dal titolo. Non a caso l’autore stesso introducendo questi due volumi si chiedeva con fare sornione chi mai avrebbe comprato una raccolta di “racconti abbastanza buoni e piuttosto rappresentativi di Isaac Asimov” se il titolo fosse stato questo… In ogni caso, vale assolutamente la pena di leggerla, questo è sicuro.

Isaac Asimov, Il meglio di Asimov, Milano, Mondadori, 1978; 2 voll.; pp. 238 e 205

venerdì 6 ottobre 2023

IL MISTERO DEL LONDON EYE

Si tratta del libro più famoso di una delle più grandi autrici di narrativa per ragazzi degli ultimi anni, Siobhan Dowd (1960-2007), scrittrice ed attivista inglese di origini irlandesi. Il mistero del London Eye ha vinto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il prestigioso Premio Andersen assegnato nel 2012 dall’omonima rivista italiana al libro tradotto nel nostro paese dalla casa editrice uovonero. Come si può intuire dal titolo, la storia ruota intorno a un classico impianto giallo e racconta lo strano caso dell’inspiegabile sparizione di un adolescente scomparso nel nulla durante un giro di trenta minuti a bordo del London Eye, la celebre ruota panoramica sulla riva sinistra del Tamigi che regala ai visitatori uno spettacolare scorcio di Londra dall’alto. Il ragazzo in questione si chiama Salim, viene da Manchester ed ha quattordici anni: i suoi genitori sono divorziati e la madre, Gloria, prima di trasferirsi a New York col figlio, ha deciso di passare a salutare la famiglia della sorella a Londra. E Salim, dopo aver ritrovato i due cugini Ted e Kat, praticamente degli sconosciuti (anche se li trova simpatici a prima vista), ha chiesto e ottenuto di fare un giro sul London Eye l’indomani. Il problema è che il giorno dopo, arrivati di fronte all’iconica ruota di bicicletta diretta verso cielo, hanno trovato una coda chilometrica alla cassa, ma un tizio è sbucato dal nulla offrendo loro un biglietto in quanto costretto a rinunciare all’ultimo secondo. Lo prende Salim, l’unico che non sia mai salito sul London Eye, e nei trenta minuti successivi i due fratelli lo seguono con lo sguardo fino al momento in cui i battenti della capsula si aprono e tutti i passeggeri ne escono fuori tranne il cugino… I due ragazzi, ça va sans dire, inizieranno ad indagare di pari passo con la polizia, e nelle ricerche si rivelerà sorprendentemente utile il fiuto investigativo del buon Ted, che è un autistico (per dirla con le sue parole) dotato di un cervello dove gira un sistema operativo diverso dalle altre persone: infatti non sa leggere le emozioni sui volti della gente, non comprende il senso riposto delle metafore, quando va in cortocircuito emotivo inizia a sfarfallare con le mani ed ha una vera e propria fissazione per la meteorologia. Elementi così diversi sorprendentemente lo aiuteranno a sbrogliare l’intricato bandolo della matassa, che resterà indecifrabile e ricca di suspense fino alla fine. Il mistero del London Eye è davvero un’imperdibile chicca narrativa a partire dall’irresistibile voce narrante di Ted, che ci racconta la vicenda dalla sua originalissima prospettiva. In tralice il romanzo della Dowd riesce ad attraversare con insostenibile leggerezza (ma grande profondità) varie tipologie di diversità, dall’autismo al razzismo, raccontando al contempo una splendida storia di formazione in cui un protagonista svantaggiato riesce a superare le proprie idiosincrasie e a crescere anche sul versante dell’autonomia personale. Azzeccata anche la scelta del plot giallo, che assicura suspense fino all’ultima pagina. Un romanzo per ragazzi assolutamente da non perdere.

Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye, Crema, uovonero, 2018; pp. 252

giovedì 5 ottobre 2023

THE GAME, ANCHE PER RAGAZZI NATIVI DIGITALI

In principio era The Game, un saggio di Alessandro Baricco del 2019 dedicato alla rivoluzione digitale che ha cambiato il nostro tempo, secondo l’autore, anche per scongiurare il modello precedente, basato sull’icona che ha caratterizzato la nostra civiltà per secoli, che lo scrittore torinese sintetizza con la triade uomo-spada-cavallo e che aveva causato nella prima metà del Novecento due conflitti catastrofici con milioni di vittime. Baricco aveva riflettuto sul fatto che tale modello nel mezzo secolo successivo era stato sostituito da un’altra triade, uomo-tastiera-schermo, e per rendersene conto basta pensare a come i giochi nello stesso periodo si siano dematerializzati (diventando digitali) passando dal calcino al flipper e quindi al videogame. La rivoluzione tecnologica che ha cambiato il mondo negli ultimi quarant’anni e soprattutto a cavallo tra il secondo e il terzo millennio ha complicato moltissimo la realtà, e Baricco con il suo saggio ha cercato di tracciarne una mappa, per capire dove siamo e decidere dove andare: è il senso riposto di The Game. Ma l’autore sentiva che questa mappa, sintetizzata ed illustrata per diventare più comprensibile, sarebbe stata davvero fondamentale soprattutto per le nuove generazioni, quelle che i sociologi chiamano “nativi digitali”, ovvero bambini, ragazzi e giovani nati in un mondo dominato dall’immagine digitale. Per riuscirci, grazie al fondamentale aiuto dei testi di Sara Beltrame e le illustrazioni di Tommaso Vidus Rosin, Baricco per la collana “Feltrinelli Kids” ha realizzato The Game. Storie del mondo digitale per ragazzi avventurosi. Si tratta appunto della versione semplificata ed illustrata del suo precedente saggio, e passa in agile rassegna la rivoluzione digitale che stiamo vivendo da qualche decennio in qua, proponendosi di offrirne una bussola vera e propria. Seguono tre tappe che ci portano senza colpo ferire al mondo d’oggi: dai primi calcolatori che occupavano una stanza e comunicavano attraverso schede perforate ai rivoluzionari personal computer, dai leggendari videogames da bar alle console domestiche, e poi il rivoluzionario dvd, l’invenzione del World Wide Web, lo shop virtuale di Amazon (che all’inizio era ‘solo’ una libreria online), l’enciclopedia partecipativa di Wikipedia, lo smartphone, i social network e infine la galassia delle app. Si arriva alla fine e viene da pensare alla prossima mossa, ma intanto abbiamo trovato una mappa per orientarci nell’universo digitale intorno a noi. Assolutamente da leggere.

Alessandro Baricco – Sara Beltrame, The Game. Storie del mondo digitale per ragazzi avventurosi, Milano, Feltrinelli, 2020; pp. 120

lunedì 5 giugno 2023

DEVO SOLO ATTREZZARMI

Negli ultimi anni nell’ambito della narrativa per ragazzi abbiamo assistito alla straordinaria fortuna di libri illustrati e redatti in forma di diario (talvolta anche di raccolta epistolare) da uno o più personaggi, come nel caso di Mi ricci, di Ciao, tu o del bestseller internazionale Diario di una schiappa. Non fa eccezione neanche Devo Solo Attrezzarmi di Irene & Marco, binomio di nomi d’arte (dei due protagonisti del libro) dietro cui si nascondono i due autori reali, ovvero Vittoria Hayun e Filippo Gerli, due ragazzi fiorentini di meno di vent’anni, supportati dai disegni del coetaneo Federico Scippa (in arte Fritz), studente spezzino di grafica e animazione. I due autori si sono conosciuti tra i banchi del Liceo Scientifico Castelnuovo e hanno scoperto di essere entrambi dislessici, così hanno deciso di attivarsi per organizzare un convegno sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento in collaborazione con l’AID e con la Consulta provinciale degli studenti, in seguito hanno fondato l’associazione “Pillole di parole”: in futuro vorrebbero entrambi diventare medici, sognano di istituire una giornata nazionale sulla dislessia e un mondo in cui studenti e professori conoscono un problema ancora oscuro per molti di loro. E così hanno iniziato ad attrezzarsi… proprio con questo libro, dietro il cui titolo si nasconde appunto l’acronimo DSA. Ma veniamo alla storia, che Irene e Marco ci raccontano in alternanza attraverso le loro pagine di diario, scritte ovviamente in caratteri diversi – corsivo lei, maiuscoletto lui, entrambi con allineamento a sinistra e con un’interlinea generosa per facilitare la lettura ai ragazzi DSA – e corredate dei disegni sbarazzini di Fritz. Irene e Marco sono due ragazzi fiorentini di quindici e sedici anni, e hanno entrambi un “problemino” imbarazzante che dà loro filo da torcere soprattutto dietro i banchi di scuola: tra l’altro non sarebbe neppur e un vero e proprio problema ma la dislessia, una caratteristica che per certi versi li rende anche originali rispetto agli altri, ma che causa loro difficoltà a leggere e a scrivere, come puree a eseguire operazioni matematiche. A parte questo, sia Irene che Marco sono ragazzi allegri, intelligenti, pieni di interessi, ma hanno cominciato ad avere diversi problemi a scuola, ovviamente legati al fatto che entrambi sono DSA, così sono entrati in crisi di autostima. Marco all’inizio è più consapevole di Irene e ha cercato qualcuno in grado di aiutarlo, ma i suoi genitori hanno difficoltà ad accettare la sua “caratteristica” e quindi non hanno ancora firmato il Piano Didattico Personalizzato (ovvero il PDP) che gli consentirebbe di frequentare la scuola con più serenità e con migliori risultati. Irene invece scoprirà l’insensibilità nei confronti del suo problema da parte di quelli che credeva i suoi veri amici… un triste modo per scoprire quelli veri. Ma in mezzo a questa duplice ricerca di equilibrio esistenziale c’è una bella fetta di mondo giovanile a unire i nostri eroi: all’inizio Irene esce da un legame sentimentale difficile, poi incontra Marco (o, più precisamente, ci si scontra) e, per una serie di strane coincidenze, i due scoprono di avere moltissimo in comune e diventano amici, poi sembrerebbe che anche che tra loro potrebbe nascere qualcosa di più, ma le strade della vita (e soprattutto dell’adolescenza) spesso sono tortuose quanto sorprendenti. Come nei migliori gialli scopriremo come andrà a finire soltanto alla fine… Un romanzo per ragazzi leggero e godibile ma in grado di focalizzare l’attenzione su un problema sempre più diffuso: può aiutare i ragazzi DSA a prendere coscienza di se stessi con serenità e qualche salutare risata, mentre tutti gli altri potranno scoprire la dislessia da una prospettiva interna. Assolutamente da provare. 

Irene & Marco, Devo Solo Attrezzarmi, Firenze, Libri Liberi, 2013; pp. 192 


domenica 2 aprile 2023

DIECI NOVELLE DECAMERONIANE RACCONTATE DA PIERO CHIARA

In origine c’era il Decameron, la prima grande raccolta italiana di novelle, l’indiscusso capolavoro di Giovanni Boccaccio da Certaldo (1313-1375), una delle tre corone della letteratura italiana, il testo esemplare da prendere come punto di riferimento delle narrazioni in prosa: cento novelle (più mezza raccontata nell’introduzione della quarta giornata) articolate in dieci giornate a tema (tranne la prima e la nona) e narrate dai dieci giovani (sette fanciulle e tre ragazzi) della lieta brigata, ritrovatisi nella chiesa di Santa Maria Novella orfani delle proprie famiglie e dunque transfughi per scelta dalla Firenze appestata ad una villa sulle pendici di Fiesole, dove decidono per diletto di passare il tempo raccontandosi novelle. Questa in estrema sintesi è la cornice strutturale del libro di Boccaccio, da cui ha attinto a sei secoli di distanza lo scrittore Piero Chiara (1913-1986) per realizzarne un’antologia di dieci novelle nel loro complesso piuttosto rappresentative del ventaglio tematico della raccolta boccacciana e decisamente immediate sul versante linguistico. Le novelle rielaborate da Chiara sono state selezionate da sei delle dieci giornate del Decameron. Si comincia con la beffa confessionale della novella di ser Ciappelletto (l’apripista del libro), seguita dalla picaresca avventura notturna che vive nei bassifondi di Napoli lo sprovveduto mercante di cavalli Andreuccio da Perugia. A ruota arrivano una coppia di novelle della quinta giornata (quella degli amori a lieto fine): prima la fuga con happy ending ai fiori d’arancio di Pietro Boccamazza e l’Agnolella, poi la storia di generosità che vede protagonista il nobile decaduto Federigo degli Alberighi – disposto a sacrificare anche il suo amato falcone per la donna per amor della quale si è rovinato economicamente –. In seguito Chiara ha rielaborato due novelle di motto dalla sesta giornata, prima il motto fortunoso del cuoco Chichibio che placa l’ira del padrone Currado Gianfigliazzi, poi la predica reinventata all’istante da Frate Cipolla per sponsorizzare la (falsissima) reliquia della piuma dell’angelo Gabriele (ed ottenere così molte elemosine). Si continua ancora con una coppia di novelle dell’ottava giornata (dedicata alle beffe generiche): ne è indiscusso protagonista lo sciocco Calandrino, beffato dai colleghi pittori Bruno e Buffalmacco, che prima lo lapidano lungo il Mugnone in cerca della fantomatica elitropia (favolosa pietra che assicura l’invisibilità al portatore), quindi autori di un vero e proprio furto di un maiale sempre ai danni dell’ingenuo collega. Si chiude con una coppia di novelle della decima giornata, dedicata ai casi di cortesia e magnanimità: prima la storia di Mitridanes, invidioso della cortesia di Natan, che lo fa recedere dal suo proposito omicida, quindi la magica storia del Saladino e di messer Torello. Insomma, le dieci novelle di questa antologia ‘suonano’ senza dubbio boccacciane ma risultano molto attualizzate e comprensibili in rapporto all’italiano contemporaneo, quindi costituiscono un ottimo viadotto per consentire alle nuove generazioni di farsi un’idea adeguata del Decameron evitando le oscurità della prosa medievale. Da provare.

Giovanni Boccaccio, Decamerone. Dieci novelle raccontate da Piero Chiara, Milano, 2006; pp. 155

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...