Si
tratta del libro più famoso di una delle più grandi autrici di narrativa per
ragazzi degli ultimi anni, Siobhan Dowd (1960-2007), scrittrice ed attivista inglese di origini irlandesi. Il mistero del London Eye
ha vinto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il prestigioso Premio
Andersen assegnato nel 2012 dall’omonima rivista italiana al libro tradotto nel
nostro paese dalla casa editrice uovonero. Come si può intuire dal titolo, la
storia ruota intorno a un classico impianto giallo e racconta lo strano caso
dell’inspiegabile sparizione di un adolescente scomparso nel nulla durante un
giro di trenta minuti a bordo del London Eye, la celebre ruota panoramica sulla
riva sinistra del Tamigi che regala ai visitatori uno spettacolare scorcio di
Londra dall’alto. Il ragazzo in questione si chiama Salim, viene da Manchester
ed ha quattordici anni: i suoi genitori sono divorziati e la madre, Gloria,
prima di trasferirsi a New York col figlio, ha deciso di passare a salutare la
famiglia della sorella a Londra. E Salim, dopo aver ritrovato i due cugini Ted
e Kat, praticamente degli sconosciuti (anche se li trova simpatici a prima
vista), ha chiesto e ottenuto di fare un giro sul London Eye l’indomani. Il
problema è che il giorno dopo, arrivati di fronte all’iconica ruota di
bicicletta diretta verso cielo, hanno trovato una coda chilometrica alla cassa,
ma un tizio è sbucato dal nulla offrendo loro un biglietto in quanto costretto
a rinunciare all’ultimo secondo. Lo prende Salim, l’unico che non sia mai
salito sul London Eye, e nei trenta minuti successivi i due fratelli lo seguono
con lo sguardo fino al momento in cui i battenti della capsula si aprono e
tutti i passeggeri ne escono fuori tranne il cugino… I due ragazzi, ça va sans dire, inizieranno ad indagare
di pari passo con la polizia, e nelle ricerche si rivelerà sorprendentemente utile
il fiuto investigativo del buon Ted, che è un autistico (per dirla con le sue
parole) dotato di un cervello dove gira un sistema operativo diverso dalle
altre persone: infatti non sa leggere le emozioni sui volti della gente, non
comprende il senso riposto delle metafore, quando va in cortocircuito emotivo inizia
a sfarfallare con le mani ed ha una vera e propria fissazione per la
meteorologia. Elementi così diversi sorprendentemente lo aiuteranno a
sbrogliare l’intricato bandolo della matassa, che resterà indecifrabile e ricca
di suspense fino alla fine. Il mistero del London Eye è davvero un’imperdibile
chicca narrativa a partire dall’irresistibile voce narrante di Ted, che ci
racconta la vicenda dalla sua originalissima prospettiva. In tralice il romanzo
della Dowd riesce ad attraversare con insostenibile leggerezza (ma grande
profondità) varie tipologie di diversità, dall’autismo al razzismo, raccontando
al contempo una splendida storia di formazione in cui un protagonista
svantaggiato riesce a superare le proprie idiosincrasie e a crescere anche sul
versante dell’autonomia personale. Azzeccata anche la scelta del plot giallo, che assicura suspense fino all’ultima pagina. Un
romanzo per ragazzi assolutamente da non perdere.
Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye, Crema, uovonero, 2018; pp. 252
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