venerdì 8 novembre 2024

DIARIO SEGRETO DI ADRIAN MOLE: COME SOPRAVVIVERE ALL'ADOLESCENZA

Sembra che l'autrice britannica Sue Townsend, classe 1946, sia stata ispirata a scrivere il romanzo per ragazzi che l'ha resa celebre, appunto il  Diario segreto di Adrian Mole di anni 13 e 3/4, prendendo spunto dall'esperienza scolastica del figlio, che era un adolescente negli anni Ottanta, un decennio piuttosto turbolento in Gran Bretagna. Il protagonista del romanzo, scritto in forma diaristica, è ovviamente Adrian Mole, un ragazzo che non ha ancora compiuto quattordici anni e la mattina di Capodanno si risveglia a fatica, intontito dall'alcool ma pieno di buoni propositi per l'anno nuovo, al punto da fissarli su carta. La vita non è facile in effetti per Adrian Mole: ha un padre mezzo alcolizzato e spesso disoccupato, una madre inconcludente col vizio di mollare la famiglia quando più ci sarebbe bisogno di lei, un cane a cui capita sempre d'ingurgitare oggetti potenzialmente letali. Oltre a una famiglia strampalata e senza grandi possibilità economiche, anche il resto della vita di Adrian lascia abbastanza a desiderare: vive in un tristissimo sobborgo di una non meglio specificata città industriale britannica, frequenta una scuola che non lo stimola quasi per niente, tra la minaccia dell'immancabile bullo e il terrore di un preside autoritario, e per giunta è un adolescente in un decennio di forte contrazione economica per la Gran Bretagna. Nonostante tutto, però, il buon Adrian guarda con occhio disincantato le molteplici smagliature della realtà che gli sta intorno, che riesce a decifrare attraverso la lente della sua caratteristica ironia. E non rinuncia a sognare, anche se senza prendersi troppo sul serio: inizia a credersi un intellettuale (ovviamente incompreso), e comincia ad amare senza grosse speranze la bella Pandora.  Nel complesso ne vien fuori un atipico romanzo per ragazzi in forma diaristica, scritto rigorosamente in prima persona, davvero intrigante da leggere e spesso molto divertente: cattura l'attenzione fin dal primo giorno di diario e non ti lascia più, tratteggiando tutte le sfumature dell'ironia dolceamara dell'impagabile protagonista, l'adolescente letterario più irresistibile che vi capiterà di conoscere e di cui vorrete scoprire tutto fino all'ultimo giorno. Da non perdere.

Sue Townsend, Diario segreto di Adrian Mole di anni 13 e 3/4, Milano, Mondadori, 2007; pp. 278


venerdì 20 settembre 2024

LE AVVENTURE DI TOM SAWYER, UN CLASSICO DELLA NARRATIVA PER RAGAZZI

Dopo i primi successi come scrittore, il giovane Mark Twain contava molto sulla pubblicazione de Le avventure di Tom Sawyer, che contrariamente alle sue aspettative all'inizio fu accolto tiepidamente dal pubblico, anche se col tempo indubbiamente si è imposto come un grande classico della narrativa americana per ragazzi. Nella prefazione l’autore spiega il carattere realistico delle avventure narrate nel libro, alcune delle quali furono sue dirette esperienze dell’infanzia passata a Hannibal, cittadina rievocata nel libro nell’immaginaria St. Petersburg. Sono ispirati alla realtà anche i protagonisti: mentre Huckleberry Finn fu tratteggiato integralmente su un ragazzo realmente conosciuto, Tom Sawyer fu il frutto di un genere di architettura letteraria composita, dato che Mark Twain assemblò nel suo protagonista le caratteristiche di tre diversi ragazzi (compreso se stesso). Per ammissione dell’autore anche le stravaganti credenze descritte nel libro sono ispirate alla realtà e fermamente ritenute per vere dai suoi coetanei ai tempi dell’ambientazione della storia, ovvero una trentina di anni prima. Si tratta di un libro dichiaratamente rivolto ai ragazzi, ma l’autore l’ha scritto sperando di ricordare agli adulti del suo tempo i sentimenti, le impressioni, le strane imprese vissute nei loro anni più verdi, e forse la duratura fortuna che Le avventure di Tom Sawyer continua a riscuotere in tutte le fasce anagrafiche di lettori è dovuta anche all'impagabile full immersion adolescenziale che il libro sa regalare a chi ormai è divenuto un adulto. Il protagonista del romanzo ovviamente è Tom Sawyer, un ragazzo assai irrequieto, tremendamente simpatico e di solito anche molto furbo: spesso riesce ad evitare le punizioni comminate dalla vecchia zia Polly semplicemente facendola ridere, talvolta invece le trasforma in buoni affari, come quando, dovendo verniciare uno steccato dalle dimensioni proibitive, riesce a convincere i suoi compagni di giochi che non si tratta di una fatica ma di un vero privilegio, usando parole talmente allettanti da indurli addirittura a pagarlo per svolgere il lavoro al suo posto. Pur essendo un monello, Tom ha un cuore d’oro e di solito è leale con gli amici, ama essere un bambino ma al tempo stesso desidera crescere, ha l’impulso di fuggire da casa ma poi ne sente una tremenda nostalgia. Ad un certo punto, stufo delle regole e delle punizioni della zia, con gli amici Joe Harper e Huckberry Finn – un ragazzo di strada senza fissa dimora e senza istruzione che diverrà qualche anno dopo protagonista del capolavoro di Mark Twain ovvero Le avventure di Huckleberry Finn, il sequel di questo libro – decide di fuggire per "diventare" un pirata: dopo essersi procurati una zattera, i tre la dirigono nel corso del Mississippi, raggiungono la vicina isola di Jackson e si divertono un mondo vivendo in piena libertà, poi tornano sui propri passi spinti dalla nostalgia per la gioia dei parenti che li credevano morti. In seguito Tom e Huck assistono all’omicidio dello stimato medico di St. Petersburg, di cui viene accusato ingiustamente Muff Potter, il mite ubriacone del paese: pur riluttante per paura della vendetta del vero responsabile, il meticcio Joe l’Indiano, Tom trova il coraggio per testimoniare in tribunale e scagiona l’innocente, diventando così una piccola celebrità locale, anche se il colpevole purtroppo riesce a scappare. In seguito, dopo un'altra incredibile avventura... sotterranea, viene ritrovato il cadavere del fuggiasco, mentre Tom e Huck scoprono il tesoro di Joe l’Indiano e diventano ricchi, anche se Huck continua a manifestare non poche difficoltà ad inquadrarsi nella vita civile. I trentasei capitoli de Le avventure di Tom Sawyer (più la conclusione) regalano nel loro insieme un vero nugolo di sorprese narrative e tratteggiano uno spaccato molto realistico degli anni Quaranta dell'Ottocento degli Stati Uniti. Questo romanzo di Mark Twain è consigliabile per i lettori di tutte le età, ma lo troveranno particolarmente intrigante i ragazzi intorno ai dieci anni per la spontaneità con cui tenderanno ad identificarsi con l'irresistibile protagonista. Peraltro i capitoli spesso coincidono con episodi che si possono leggere singolarmente con eguale diletto. In particolare questa edizione dell'Einaudi Ragazzi è stata tradotta da un grande scrittore della narrativa per ragazzi italiana del calibro di Roberto Piumini ed è arricchita dai disegni a china dell' francese dell'illustratore Claude Lapointe. Insomma, una lettura imprescindibile per ogni adolescente che si rispetti... 

Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, Trieste, Edizioni EL ("Einaudi Ragazzi"), 2004; pp. 299

venerdì 6 settembre 2024

LE TRE DEL MATTINO: UN INTENSO ROMANZO DI FORMAZIONE DI GIANRICO CAROFIGLIO

Dopo essersi costruito una solida reputazione come autore del genere giallo con la (contagiosa) serie dedicata all’avvocato Guerrieri, Gianrico Carofiglio ha cominciato ad esplorare con altrettanta fortuna la strada della saggistica e della narrativa sia romanzesca che breve. Le tre del mattino è un piccolo romanzo di formazione raccontato in prima persona dalla prospettiva del giovane protagonista, Antonio, che frequenta il liceo ed è un ragazzo dall’indole solitaria. La storia è preceduta da una pagina in cui Antonio, cinquantunenne, afferma di aver compiuto l’età che aveva il padre, ormai scomparso, all’epoca in cui i due hanno vissuto un momento fondamentale del loro rapporto durante un viaggio a Marsiglia, nel 1983, quando Antonio non aveva ancora compiuto diciotto anni. Da qui comincia un lungo flashback, che prende le mosse dalla scoperta di una rara forma di epilessia di cui Antonio aveva cominciato a soffrire forse all’età di sette anni e a causa della quale i genitori, separati da tempo, si erano rivolti a un luminare di Marsiglia, il dottor Gastaut. Dopo aver sottoposto il ragazzo a vari esami, lo specialista conforta i genitori sui miglioramenti di Antonio e si accorda per rivedersi tra tre anni per verificare l’andamento della sua patologia. A giugno del 1983 padre e figlio, che non hanno mai stretto un rapporto veramente significativo tra loro, partono alla volta di Marsiglia e il luminare transalpino attesta la guarigione di Antonio ma, per avere la certezza della definitiva scomparsa della malattia, il ragazzo si dovrà sottoporre a una veglia ininterrotta di due giorni e due notti: se il suo fisico reggerà a un simile stress senza che la malattia riemerga, Antonio sarà davvero guarito. Questa strana situazione di insonnia forzata sarà per i due l’occasione per scoprire Marsiglia, incontrare persone, ascoltare le loro storie, scoprire lati sconosciuti l’uno dell’altro e, soprattutto, conoscersi reciprocamente davvero per la prima volta. Per Antonio in particolare, anche considerando che sta per compiere la maggiore età, sarà un momento topico di passaggio all’età adulta, che scopriremo per sommi capi nell’epilogo. Le tre del mattino è un bellissimo romanzo di formazione sul tema forse più ricorrente della narrativa di Gianrico Carofiglio, ovvero il rapporto tra padre e figlio. Come spesso succede in questo genere romanzesco, la narrazione – Il giovane Holden docet – la narrazione si concentra su un frammento esistenziale particolarmente significativo della crescita del giovane protagonista. La storia, intassellata in un lungo flashback tra prefazione ed epilogo, cattura fin dalle prime righe con la prosa asciutta ma intensa dello scrittore barese e costringe (letteralmente) chi legge ad andare avanti una pagina dietro l’altra in direzione dello struggente finale. È un gran bel libro, insomma, peraltro dotato del merito aggiuntivo della concisione. Assolutamente da leggere.

Gianrico Carofiglio, Le tre del mattino, Torino, Einaudi, 2017; pp. 167

domenica 12 maggio 2024

VITA DEI CAMPI DI GIOVANNI VERGA

Giovanni Verga pubblicò la prima edizione di Vita dei campi nel 1880 e continuò a rimaneggiare questa raccolta narrativa fino all'edizione definitiva del 1897. Nel suo insieme il libro assortisce nove novelle, da Cavalleria Rusticana (che divenne la fonte dell’omonimo libretto d'opera di Mascagni) fino a Pentolaccia. Nel complesso questa raccolta è una perfetta esemplificazione della poetica verista di Verga: l'ambientazione spesso è umile, i personaggi sono solitamente popolani, le situazioni sono ispirate a fatti tipicamente quotidiani come amori, affari di poco conto, relazioni varie, storie professionali di povera gente. Le novelle più rappresentative sono sicuramente l'apripista, La lupa, Rosso Malpelo e Fantasticheria, che esprimono aspetti molto diversi dello stesso mondo contadino. Cavalleria rusticana racconta il ritorno in paese di un contadino partito per il servizio di leva e della ripresa del suo rapporto amoroso con la fidanzata di un tempo, che nel frattempo si è promessa a un facoltoso carrettiere e del duello d'onore che ne segue; come spesso accade nelle storie dell’autore siciliano i personaggi che si staccano dal loro ambiente d’origine sono fatalmente destinati all’insuccesso, all’infelicità e alla morte. La lupa racconta una storia ancora più basica e viscerale: narra di una donna dai famigerati appetiti sessuali che induce la figlia a sposare il giovane  da cui è attratta e dell’inarrestabile tragedia che ne segue. Rosso Malpelo dipana la triste storia umana dello sfortunato ragazzino protagonista, che lavora in una miniera di rena rossa dove il padre ha perso la vita e in cui tutti lo disprezzano, come pure nella sua famiglia, in cui la sorella e la madre lo tollerano solo per la paga che porta a casa a fine settimane: Rosso Malpelo vive una vita di infelicità, priva di affetti e di interessi, completamente stritolata dalla situazione di sfruttamento minorile, che purtroppo è tutto ciò che ha. Fantasticheria è uno spaccato del paese di Trezza descritto dall'autore a una conoscente straniera che l'ha visitato subendone subito la fascinazione (ma da cui comunque è presto ripartita). È una raccolta ricca di sfaccettature sociali e che applica la morale dell'ostrica sottintesa nelle opere maggiori del Verga, come I Malavoglia e Mastro don Gesualdo.

Giovanni Verga, Vita dei campi, in Tutte le novelle I, Milano, Mondadori, 1971; pp. 137-240

venerdì 3 maggio 2024

STORIE DEL TERRORE DA UN MINUTO

È una raccolta di settantatré storie brevi – a volte davvero brevissime – con cui l’assortito gruppo di scrittori allestito per l’occasione ha cercato di scrivere racconti capaci di ottenere uno scopo in apparenza quasi proibitivo: suscitare terrore in sessanta secondi appena. La sfida ovviamente è ardua, ma l’inquietante compagnia assemblata – che annovera nomi del calibro di Neil Gaiman, Brian Selznick, Brad Meltzer, Lemony Snicket, Margaret Atwood, Jerry Spinelli, Kenneth Oppel, James Patterson, R.L. Stine – regge il comprensibile carico di attese narrative fino all’ultimo racconto. Si tratta di una sfida non necessariamente che gli autori hanno scelto di giocare sul territorio della prosa ma anche in forma di poesia, di fumetto o di immagine, il risultato però è sempre lo stesso: suscitare un brivido in un pugno di secondi, a volte in modalità davvero inquietanti, anche se mai scendendo nello splatter fine a se stesso. Il terrore spesso è raggiunto con i classici strumenti orrorifici: allusioni, anticipazioni, ambientazioni lugubri, buio, creature repellenti come ragni e vermi, luoghi chiusi, oscure presenze, malvagità in serie, casi inspiegabili, leggende metropolitane. È Storie del terrore da un minuto e, incredibilmente, nonostante sia diretto a un target di lettori dalla prima adolescenza in su, in effetti… spacca, e non per forza grazie ai nomi celebri: assortisce anche un buon numero di sorprese assolute, come il per niente coccoloso topolino Tenton del duo Tom Genrich & Michèle Perry, oppure la serata apparentemente tranquilla di una babysitter di Un lavoretto facile di M.T. Anderson, o l’allucinante storia di Un pezzo unico di Sarah Weeks, o la tradizionale casa abbandonata de La sfida di Carol Gorman, o il brevissimo C’è qualcosa sotto il letto di Allan Stratton o infine l’angosciante paura del buio alla base di Non bagnare il letto di Alan Gratz. Terrore assicurato in appena un giro di lancette dei secondi: provare per credere…

AA.VV., Storie del terrore da un minuto, Milano, Feltrinelli, 2021; pp. 127

giovedì 18 aprile 2024

TECHNOLDOGY, UNA GRAPHIC NOVEL TRA FANTASCIENZA E CONSUMISMO

Gli sceneggiatori Francesco Artibani e Fausto Vitaliano con il disegnatore Claudio Sciarrone hanno elaborato una graphic novel di afflato distopico che tratteggia un quadro sconfortante del futuro prossimo e venturo che ci attende in agguato dietro l’ennesimo desiderio di acquistare un oggetto (necessario o assolutamente inutile) che immancabilmente sboccerà nella nostra testa. Già, perché il mondo futuro descritto in Technoldogy è una versione esasperata del presente in cui viviamo adesso, un mondo basato sul consumismo, un pianeta abitato da consumatori che esprimono la funzione sociale di acquistare oggetti prodotti da industrie e distribuiti spesso direttamente a casa (basti pensare al successo internazionale di Amazon). Certo, questo modello produttivo comporta delle conseguenze: la prima, di natura individuale, è una spirale infinita di acquisti che non assicurano mai la soddisfazione ma sono sostituiti sempre da una nuova necessità del consumatore, la seconda, di natura ambientale, è che necessariamente un sacco di oggetti sono destinati a diventare rifiuti in un tempo sempre più breve e diventeranno un problema sempre più ingombrante da gestire. Nel futuro immaginato in questa graphic novel gli oggetti dismessi sono soprattutto tecnologici e finiscono il loro ciclo di utilizzo in una discarica di dispositivi elettronici di varia tipologia chiamata, appunto, Tecnoldogy. Gli autori del libro si immaginano che gli strumenti in questione – i telefoni a tastiera, i fax, le telecamere, i vecchi cellulari e i generatori, ovviamente, che servono a tenere attivi i compagni di sventura – siano dotati di personalità e passino il tempo in attesa che qualche umano decida di “adottarli” e di dare loro una seconda possibilità di utilizzo. Tale ambiente viene un po’ sconvolto dal sorprendente arrivo di Han-Sen 4 X-12, uno smartphone di ultima generazione che, in effetti, non dovrebbe finire in una discarica ma che sembra aver compreso che tale eventualità è stata causata dal lancio sul mercato di un fantomatico dispositivo denominato X-Doom, di cui in rete si parla come di un potenziale Grande Fratello che potrebbe controllare qualunque oggetto elettronico del pianeta. L’SOS lanciato da Technoldogy sarà ascoltato dal più scalcinato dei rider di City One, la città perfetta dove tutti gli abitanti stanno in casa a ordinare prodotti che saranno loro recapitati a domicilio. Riuscirà il protagonista, che risponde al nome di Andy, a fare la cosa giusta per l’umanità e per lo sfortunato pianeta in cui gli è toccato di vivere? Forse, e magari gli darà una mano una ragazza che sta cercando di fare carriera senza troppa fortuna… Da tale situazione si sviluppa una scoppiettante avventura distopica e fantascientifica con un forte sottofondo di critica sociale e l’immancabile sviluppo sentimentale che incombe dietro l’angolo. È Technoldogy, assolutamente da leggere fino all’ultima vignetta, anche perché gli autori si sono divertiti a dilatare il finale a sorpresa fino ai proverbiali titoli di coda…

F. Artibani-F. Vitaliano-C. Sciarrone, Technoldogy, Milano, Feltrinelli, 2023; pp. 128

mercoledì 17 aprile 2024

ROSA PARKS E IL “NO” CHE CAMBIÒ LA STORIA

Pochi “no” nel corso della storia del Novecento hanno avuto il peso dello storico rifiuto di Rosa Parks di cedere il proprio posto sull’autobus di linea di Montgomery, Alabama, su cui era salita il 1° dicembre del 1955 dopo la solita stancante giornata di lavoro. Il conducente dell’autobus l’aveva minacciata di chiamare la polizia, ma la donna era rimasta comunque ferma dignitosamente al suo posto e si era fatta arrestare, consapevole che sarebbe stato soltanto l’inizio di una lunga lotta contro la segregazione razziale che divideva tutti i luoghi pubblici degli Stati Uniti d'America (scuole, ospedali, trasporti e così via) tra la popolazione bianca e quella nera: negli autobus in pratica i posti anteriori (ovvero i migliori) erano destinati ai bianchi, i posteriori ai neri e quelli centrali a entrambe le tipologie di passeggeri, ma la legge obbligava i neri a cedere il posto ai bianchi, anche nel caso fossero saliti successivamente. Rosa Parks lavorava come sarta in un grande magazzino all'epoca, era già un’attivista del movimento per i diritti civili ed era stata nominata segretaria della sezione locale di un’associazione nazionale per il progresso delle persone di colore, la NAACP. Rimase in prigione soltanto poche ore, perché fu scarcerata grazie a un avvocato bianco che era un convinto antirazzista. In breve il suo gesto di rifiuto la rese famosa e spinse la comunità di colore, anche grazie all’impegno del pastore Martin Luther King, ad avviare una campagna di boicottaggio contro l’agenzia di trasporti di Montgomery. L’anno successivo il caso di Rosa Parks arrivò davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che giudicò incostituzionale la segregazione applicata negli autobus pubblici dell’Alabama. No di Paola Capriolo ricostruisce la vita di Rosa Parks dall’infanzia – caratterizzata dalla figura di Nonno Sylvester, che insegnava alla nipotina a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno –, al sogno di diventare maestra, all’incontro con Raymond Parks, il barbiere (e attivista) che sarebbe diventato suo marito, all’impegno con la NAACP. È una gran bella storia di resistenza civile, finisce con la morte naturale di Rosa Parks nel 2005 e l’esposizione della sua bara nella Rotonda del Campidoglio, a Washington, la prima volta nella storia che un simile onore venne tributato a una donna divenuta celebre nel mondo come la “madre dei diritti civili”. Tre anni dopo un uomo di colore, Barack Obama, diventerà presidente degli Stati Uniti d’America, un momento topico iniziato nel lontano 1955 con il fermo e composto “no” di una sarta afroamericana di quarantadue anni che non aveva più voglia di sopportare soprusi in silenzio.

Paola Capriolo, No, Trieste, Edizioni EL, 2010; pp. 93

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...