L’autore
del racconto lungo Il diavolo nella
bottiglia, qui proposto in un’edizione con testo originale a fronte, è una
certezza della narrativa del calibro di Robert Louis Stevenson, il grande
scrittore originario di Edinburgo che andò a terminare ancora giovane la sua
vita nelle isole Samoa, dove fu soprannominato dagli indigeni Tusitala, un
termine che nella loro lingua suona come “narratore di storie”. Fu proprio nei
mari del Sud che lo scrittore scozzese, già divenuto celebre grazie a
capolavori come L’isola del tesoro e Lo
strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde, consolidò la sua fama con nuovi
lavori, alcuni di sapore ‘coloniale’, come Gli
intrattenimenti delle notti sull’isola, la raccolta che contiene appunto Il diavolo nella bottiglia. Nonostante
la trama sia caratterizzata da una solida ambientazione realistica alle Hawaii
(rievocate con numerosi riferimenti), in realtà si tratta della rielaborazione
di una storia la cui genesi risale a decenni prima nell’Europa centrale. L’incipit cattura l’attenzione fin dalla
prima pagina tratteggiando il protagonista, un marinaio hawaiano che l’autore
chiama Keawe per tacerne la vera anagrafe, trattandosi a suo dire di persona
vivente che altrimenti potrebbe essere riconosciuta. Keawe sta passeggiando per
le strade di una collina di San Francisco ed è intrigato dalle belle abitazioni
che vede intorno a sé ma è catturato soprattutto da una casa più piccola delle
altre ma decisamente splendida e dotata di finestre talmente trasparenti da
consentire di vederne distintamente gli interni. In una in particolare Keawe
distingue un vecchio che lo sto guardando, ed entrambi si osservano come se si
invidiassero reciprocamente. L’anziano invita Keawe ad entrare e presto tra i
due nasce un’inquietante conversazione sulla fortuna dell’ospite, che sarebbe
dovuta a una strana bottiglia panciuta col collo allungato: conterrebbe un
piccolo diavolo in grado di realizzare qualunque desiderio di chi la possiede,
che non può separarsene se non per una somma di denaro in contanti inferiore a
quanto l’ha pagata. E il possessore dovrebbe darsi da fare a trovare un
compratore prima di morire, perché altrimenti la sua anima immortale è destinata
a bruciare per l’eternità nelle fiamme dell’Inferno. Keawe è combattuto se
usare i cinquanta dollari che ha in tasca per cambiare la propria vita, ma ben
presto realizza che in teoria non dovrebbe essere così difficile trovare un
acquirente per l’apparente felicità… Da siffatto presupposto si sviluppa un
articolato intreccio di amore, fortuna e destino in grado di incatenare il
lettore alle vicissitudini del protagonista fino all’ultima sorpresa di una
storia dal finale annunciato.
Robert Louis Stevenson, Il diavolo nella bottiglia, Milano, La
Vita Felice, 2021; pp. 125