domenica 27 dicembre 2020

JACK BENNET E LA CHIAVE PER LA FANTASIA

L'autrice di Jack Bennet e la chiave di tutte le cose si chiama Fiore Manni, classe 1988: romana, Fiore è figlia d'arte, dato che sua madre è l'attrice Fiorenza Tessari e suo nonno il noto regista Duccio Tessari, Dopo aver conseguito un diploma in fashion design, la Manni è stata la conduttrice di "Camilla Store", un programma televisivo di successo che le ha aperto le porte nell'editoria con una serie di titoli del brand Camilla Store per De Agostini Editore. Jack Bennet e la chiave di tutte le cose è il suo primo romanzo per ragazzi e vede come protagonista un ragazzino di dieci anni senza troppa fortuna, dato che ha perso suo padre (che gli manca moltissimo) e che neppure sua mamma se la passa troppo bene, al punto che lui è costretto ad accettare un lavoro in una tipografia per darle una mano a tirare avanti, nonostante abbia soltanto dieci anni. Una perfetta situazione dickensiana, insomma, finché un bel giorno, uscendo dal lavoro (che consiste più che altro nel risolvere i problemi d'inceppamento del processo di stampa), il buon Jack, perennemente avvolto nella lunga sciarpa a righe blu regalatagli dal padre, incontra uno strano tizio vestito di viola che dice di chiamarsi il Padre di Tutte le Cose, che gli affida un passepartout dopo aver avuto dal ragazzo una generica disponibilità a dargli una mano. Non è che l'inizio di una svolta fantastica che porterà il nostro piccolo e modesto eroe a spasso per tre mondi alternativi a risolvere in modo sempre spontaneo problemi apparentemente al di fuori della sua portata, sia che finisca in una strana fabbrica di pappagalli tipografi che stampano libri magici praticamente per ogni occasione, sia che si trovi a tu per tu con l'Architetto dei sogni o che sia catapultato su una nave pirata su un oceano di foglie in rotta verso un incredibile tesoro. Ne viene fuori un romanzo fantastico per ragazzi che in modo strano e indecifrabile riesce a raccontare il desiderio di scoperta e di apprendimento insito nel cuore di ogni adolescente, come appunto nell'impagabile Jack Bennet, un piccolo protagonista di buon cuore che desidera più di ogni altra cosa scoprire qualcosa di nuovo e che nel farlo è sempre disposto a dare una mano a chi ne ha bisogno: attraverso i suoi occhi viaggeremo per strani mondi, alla ricerca inconscia di un sogno impossibile, solo per scoprire, forse, che il tesoro più grande per un ragazzino di dieci anni può rivelarsi l'amicizia. Assolutamente intrigante  e ricco di immaginazione: insieme a Jack Bennet non potremo fare a meno di vedere cosa c'è dall'altra parte di ogni porta che conduce a un mondo ignoto, una pagina dopo l'altra fino all'immancabile lieto fine.

Fiore Manni, Jack Bennet e la chiave di tutte le cose, Milano, Rizzoli, 2018; pp. 351


SETTE ABBRACCI E TIENI IL RESTO

Già autore de L'ombelico di Adamo, Stefano Tofani con Sette abbracci e tieni il resto ha scritto un romanzo di formazione per ragazzi di quelli che conquistano fin dalle prime pagine e non ti lasciano più. Il merito in gran parte è del protagonista, un ragazzino di dodici anni che si chiama Ernesto, anche se parecchi lo apostrofano con un soprannome che a lui non piace per niente come Quattrocchi, perché ovviamente porta gli occhiali. Non se la passa granché bene in effetti: zoppica per i postumi di un incidente automobilistico in cui ha perso l'amata nonna, di cui continua a ricordare come un mantra gli insegnamenti di vita, i proverbi e l'affetto. E la sfortuna del ragazzino non è finita qui: Ernesto ha i genitori separati, vive con una madre che spesso rincasa tardi dalle discoteche, e anche il padre non è affatto il massimo. Il protagonista insomma ha un'unica consolazione: sognare di essere considerato un po' da Martina, l'immancabile ragazza più carina della classe che ha ben altri studenti per la testa, purtroppo, ovviamente più grandi di lei. Tutto cambia quando Ernesto viene a conoscenza di un sistema per osservare il suo amore impossibile in modalità discinta, finendo per combinare l'immancabile disastro. D'altra parte non ha neanche un amico in grado di dargli consigli sensati, eccettuando Lucio, che è bloccato su una carrozzina ed ha purtroppo la vocazione del grillo parlante. In un quadro desolante a dir poco però Ernesto intravede l'occasione per coprirsi di gloria e conquistare Martina quando quest'ultima sparisce nel nulla sgomentando l'intero paese. Con un improbabile segugio prestato da un amico albanese di un centro accoglienza, Ernesto cercherà infatti di fare la cosa giusta e ritrovare Martina. Ci riuscirà? E si tratterà davvero di un caso di rapimento come tutti sembrano pensare? La storia al centro di questo delicato romanzo di formazione di Stefano Tofani regala al lettore una realistica ricostruzione della vita di provincia dalla prospettiva di un ragazzino sfortunato che vorrebbe qualcosa di più dalla vita e ragiona a un livello più alto della fauna giovanile che lo circonda e spesso finisce per ferirlo (gratuitamente) a livello emotivo. Da provare, soprattutto per la verve linguistica, che a tratti in effetti stende il lettore.

Stefano Tofani, Sette abbracci e tieni il resto, Milano, Rizzoli, 2019; pp. 222

sabato 26 dicembre 2020

LA BELLA RESISTENZA

Il sottotitolo di questo libro è "L'antifascismo raccontato ai ragazzi" e già costituirebbe un ottimo motivo per consigliarne la lettura. L'autore, Biagio Goldstein Bolocan, classe 1966, laureato in Storia, si occupa della redazione di manuali di Storia per le scuole secondarie di primo e di secondo grado. Nelle prime pagine rivela ai lettori di aver scritto La bella resistenza come debito di gratitudine verso nonna Emma, pessima cuoca ma fervente divulgatrice dei tempi difficilissimi vissuti in gioventù, che hanno innescato nell'autore l'amore per la Storia e lo sdegno per le ingiustizie patite dalla propria famiglia nel periodo del ventennio, in particolare dal 1938, con l'emanazione delle Leggi razziali, dato che la sua era una famiglia di origine ebraica. Il libro di Biagio Goldstein Bolocan si alterna infatti tra le vicende private familiari, spesso intrecciate con la vita culturale di Milano, e una serie di efficacissimi profili dei momenti cruciali tra il 1914 e il 1945, sempre illustrati dagli incisivi disegni di Matteo Berton: la Grande guerra, il primo dopoguerra, l'avvento del fascismo, la dittatura di Benito Mussolini, l'antifascismo, l'apoteosi del fascismo negli anni Trenta,  fascismo e nazismo, le leggi razziali, la seconda guerra mondiale, la resistenza. Per quanto riguarda le storie della grande famiglia Damiani-Bolocan, è decisamente arduo ricordare tutte le figure che si alternano nel periodo ma, dovendo scegliere, è doveroso ricordare almeno l'irresistibile ritratto dell'orientaleggiante nonno Alexandru Bolocan, un ingegnere che ama suonare il violino che a un certo punto è costretto a fuggire in esilio in Svizzera, dove finisce comunque in una sorta di campo di lavoro per ebrei ma si salva dal tifo e dagli stenti proprio grazie alla sua passione, "adottato" da un maestro svizzero amante della buona musica. D'obbligo anche ricordare il senso di giustizia di nonna Emma, che all'indomani del 25 aprile 1945 imbracciando una scopa salva dall'esecuzione da parte dei partigiani il segretario comunale di Mozzate, che comunque non l'aveva mai denunciata pur sapendo che lei e i suoi figli erano ebrei. Da leggere per non dimenticare.

Biagio Goldstein Bolocan, La bella resistenza, Milano, Feltrinelli, 2019; pp. 126

VIOLA NELLA RETE (DEL CYBERBULLISMO)

L'autrice di Viola nella rete si chiama Elisabetta Belotti e, oltre che una scrittrice, è una docente di Lettere che insegna da anni nella scuola secondaria di primo grado, quindi conosce a menadito l'ambientazione del suo romanzo e uno degli ingredienti principali del medesimo, dato che si occupa da tempo di social in relazione agli adolescenti e di cyberbullismo. La storia è narrata in una modalità autobiografica mista, diciamo, in quanto corrisponde alle pagine di diario di due dei protagonisti, Leo e Viola, e ai post di Instagram del terzo personaggio principale, Chiara: gli spunti dei tre ragazzi si alterneranno dandoci l'idea dell'intrecciata vicenda scolastica ordita dall'autrice a nostro uso e consumo. Siamo in una seconda media dei giorni nostri, con le classiche dinamiche relazionali che ci si potrebbe aspettare, nel bene e nel male: Leo è il classico studente potenzialmente brillante ma svogliato che è stato bocciato per farlo maturare ma non sembra aver imparato granché dall'infortunio scolastico; Viola è la new entry della classe, dove tutti gli altri sembrano lontani anni luce da lei, lettrice incallita dal look alternativo e dal carattere ribelle ed anticonvenzionale; Chiara è invece la queen della classe, sempre vestita all'ultimo grido e con un seguito di ancelle adoranti (e tutti i maschi cotti di lei, compreso il buon Leo). Nella perfetta vita di Chiara, che aspira a far suo Federico, lo Strafigo di terza che le piace da morire, l'arrivo di Viola rappresenta uno spiacevole contrattempo e quindi la ragazza passa al contrattacco creando su Facebook un profilo falso della rivale per screditarla in classe e indurla a lasciare la scuola, sempre che Leo, che ha iniziato a collaborare con Viola per un progetto scolastico, non trovi un modo per risolvere l'intricata faccenda, magari evitando di farsi espellere dalla Gazzaniga, la prof di Lettere che dal primo giorno di scuola gli sta sempre col fiato sul collo. Con Viola nella rete la Belotti ha scritto un romanzo breve che affronta in modalità realistiche e intriganti tematiche difficili come il bullismo e il cyberbullismo, riuscendo a catturare in modo incisivo lo slang degli adolescenti dei nostri giorni. La storia prende subito e ricorda altri romanzi per ragazzi dotati di prospettiva multipla come Ciao, tu e Mi ricci. Davvero niente male, insomma, e tra le righe affiora anche un approccio variegato e non banale alla scrittura da parte dei tre protagonisti, che sono diversissimi ma che sono sempre spinti dalla loro prof a raccontarsi anche per imparare ad orientarsi nella giungla social in cui, da bravi nativi digitali, vivono da sempre. 

Elisabetta Belotti, Viola nella rete, Torino, Einaudi, 2020; pp. 122

giovedì 24 dicembre 2020

DOPPIO PASSO

A St. Helens, in Inghilterra, durante i tempi duri della Grande guerra sembra che l'unica occasione di divertimento possibile per i ragazzi locali sia la partita di calcio della domenica pomeriggio tra le squadre dei quartieri, squadre che di solito assortiscono intere nidiate di fratelli, come avviene nella compagine del cortile dei quattro fratelli Kell e dei fratelli Jones (tra l'altro stranamente le famiglie della loro zona sembrano in grado di generare quasi esclusivamente figli maschi). Purtroppo l'ultimo dei fratelli Kerr, Martin, è un vero disastro sotto il versante calcistico, tanto che l'hanno relegato al ruolo di portiere, che tradizionalmente assolve in modo imbarazzante, anche perché ha un vero terrore del pallone da quando ha preso un brutto colpo e da allora chiude gli occhi quando gli avversari calciano per segnare nella sua porta, cosa che avviene ovviamente con disarmante puntualità. All'ennesima figuraccia rimediata in campo sotto gli occhi di un osservatore di una squadra importante, Martin scappa per sfuggire all'ira dei fratelli e finisce per scontrarsi casualmente con un coetaneo che sembra uguale a lui come una goccia d'acqua, se non fosse che al contrario di lui gioca a football in modo eccezionale e ha un piede sinistro che sembra progettato dal dio del calcio in persona. In vista del ritorno dell'osservatore nella prossima partita a Martin viene in mente il trucco dello scambio di persona: tornando sui suoi passi per ritrovare il presunto gemello finirà però per scoprire che è una gemella quella con cui il destino l'ha fatto scontrare. Per noi lettori sarà l'occasione per scoprire la vera storia di una vera leggenda del calcio femminile, ovvero Lilian Parr (detta Lily), classe 1905, una calciatrice mancina che ha appeso le scarpette al classico chiodo solo a 46 anni suonati dopo aver marcato un migliaio di goal in partite ufficiali, roba da far invidia perfino a "O Rey" Pelé o a Cristiano Ronaldo. Una bella storia sportiva raccontata in punta di penna da Alice Keller in Doppio passo, un'intrigante graphic novel illustrata e colorata da Veronica Truttero. Assolutamente da provare.

Alice Keller & Veronica Truttero, Doppio passo, Roma, Sinnos Editrice, 2020; pp. 96

venerdì 18 dicembre 2020

THEODORE BOONE INDAGA...

Nome: Theodore Boone. Età: 13 anni. Professione: studente e consulente legale part time. Figlio d'arte, Theodore Boone (Theo per gli amici) è un ragazzo con idee ben precise sul suo futuro prossimo e venturo: ripercorrere le orme paterne (e anche quelle materne) e diventare un avvocato. Nel frattempo, dato che ancora frequenta le medie, si tiene in esercizio fornendo gratuitamente consulenze legali ai suoi compagni di scuola ed è solito frequentare per diletto il tribunale di Strattenburg, la ridente cittadina dove abita da sempre. Il giovane protagonista usa spostarsi sulla sua inseparabile bicicletta ed è anche un piccolo hacker, abilità molto utile quando ha bisogno di inserirsi in database protetti. Le sue qualità lo rendono ovviamente popolare nella cerchia dei suoi coetanei, soprattutto tra quelli che hanno bisogno delle sue dritte per orientarsi nei divorzi dei genitori, per sopravvivere agli abusi dei compagni o, molto semplicemente, per recuperare l'amato cane finito nei meandri del canile municipale. Con simili interessi personali sembra più che logico che il buon Theo non si lasci sfuggire l'occasione di indagare sul campo quando si accorge che la giustizia sta commettendo un fatale errore nel processo dell'anno, che vede accusato dell'omicidio della moglie un ricco giocatore di golf, Peter Duffy. Il caso sembrerebbe avviato verso un'assoluzione per mancanza di prove ma, manco a dirlo, al nostro giovane avvocato dilettante capiterà tra le mani il classico testimone a sorpresa, che potrebbe anche inchiodare il colpevole (se non fosse che ha qualche problema a presentarsi in tribunale). La giustizia trionferà? Potremo scoprirlo in questo legal thriller per ragazzi firmato dallo stesso scrittore che ha inventato il genere oltre vent'anni fa, ovvero John Grisham, il fortunato autore di bestseller del calibro di Il momento di uccidere, Il socio, Il rapporto Pelican, Il cliente, L'uomo della pioggia e La giuria, tutti puntualmente finiti anche sul grande schermo. La prima indagine di Theodore Boone è un avvincente romanzo per ragazzi che intriga anche per la prospettiva dal basso con cui gli argomenti legali vengono di volta in volta presentati da questa curiosa (ma riuscita) figura di avvocato in erba. Ne vien fuori un atipico romanzo (peraltro seriale) per ragazzi che rischia di piacere forse più ai lettori adulti di Grisham che agli adolescenti dai dodici anni in su ai quali è rivolto. Si può provare. 

John Grisham, La prima indagine di Theodore Boone, Milano, Mondadori, 2011; pp. 238


lunedì 14 dicembre 2020

UN ROMANZO DI BOXE & FORMAZIONE: KAPPA O.

L'eclettico autore toscano di Kappa O. si chiama Dimitri Galli Rohl, classe 1975, e nonostante aspirasse a diventare un cartoonist, un calciatore e un maestro di arti marziali, è invece diventato un regista e attore teatrale, oltre che un pedagogo. Un bel personaggio fin dall'autopresentazione, insomma... E Kappa O. racconta una bella storia, anzi due belle storie che s'intrecciano tra formazione, sport e il sogno di una vita diversa. Il protagonista del romanzo si chiama Mattia Marino e sembra aver davvero avuto dal destino la vita che tutti vorrebbero vivere: la sua famiglia è ricca, lui è bello, intelligente e molto popolare. Il problema è che forse la sua non è la vita che avrebbe voluto vivere, soprattutto il futuro che gli prospetta il padre, noto chirurgo figlio di eminente chirurgo: non gli interessa, come non gli interessa primeggiare né nel nuoto né nella pallanuoto, le discipline sportive in cui chiaramente eccelle e a cui lo hanno avviato i genitori. Insomma, Mattia è un ragazzo con problemi di lusso, per sua ammissione, e la soluzione che ha scelto per superare una delle dirette conseguenze, l'insonnia, è parecchio stravagante: a rischio di spoilerare qualche dettaglio di troppo, diciamo che lo ha portato a trovare un luogo abbastanza inusuale come materasso terapeutico, addirittura uno sfasciacarrozze. E il titolare del posto, quando lo ha sorpreso di notte nella sua proprietà, ha proposto a Mattia un accordo ancora più strano per continuare a riposare tra i rottami, creare un costante bisogno di pezzi di ricambio nei dintorni, diciamo... Sarà in siffatta situazione che il rampollo di casa Marino finirà per scontrarsi con Angelo Masso, ex pugile titolare di una scalcinata palestra di boxe non molto in regola con le normative sanitarie vigenti: ed è qui che Mattia si ritroverà davanti Alì, giovane magrebino con cui ha intrecciato un rapporto per niente cordiale nella piscina in costruzione a casa sua, il prossimo regalo di compleanno dei signori Marino. Da qui inizierà una storia di rivalità sportiva e umana che non potrà che concludersi sul ring, in una sfida che potrebbe decidere il futuro di entrambi. Insomma, una gran bella storia a base di sogni impossibili, destini incrociati, svolte esistenziali e pugilato, uno degli sport che storicamente ha regalato emozioni leggendarie e un buon numero di film indimenticabili, da Toro scatenato a Million dollar baby. Peraltro, pur trattandosi di un romanzo di formazione per ragazzi, Kappa O. miscela due storie in parallelo a gran ritmo, è scritto con uno stile a pronta presa - tra l'altro confezionato con un'impeccabile cornice epistolare - e tiene il lettore incollato alle vicende intrecciate dei due protagonisti fino all'ultima pagina. Imperdibile.

Dimitri Galli Rohl, Kappa O., Torino, Einaudi, 2019; pp. 207

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...