Rick Riordan, Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo. La maledizione del Titano, Milano, Mondadori, 2011; pp. 336
sabato 23 aprile 2022
PERCY JACKSON E LA MALEDIZIONE DEL TITANO
Dopo essere divenuta un vero e proprio fenomeno letterario in patria, anche grazie alla prima traslazione cinematografica, ormai la saga in cinque parti di Percy Jackson nell’arco di un anno si è affermata come un must imprescindibile anche in Italia, mentre l’autore, Rick Riordan, classe 1964, già docente di inglese e storia alle medie, è già considerato come uno scrittore di riferimento per i giovani lettori. La maledizione del Titano è il terzo romanzo delle avventure del giovane mezzosangue Percy Jackson, rampollo semicelestiale di Poseidone, il dio del mare. La storia prende avvio con una missione di Percy, Annabeth e Talia in aiuto del fauno Grover, che ha scovato due potenti semidei, Nico e Bianca Di Angelo, in una scuola e intende portarli prima possibile al Campo Mezzosangue, la scuola dove i semidei scoprono se stessi e prendono confidenza con i propri poteri, una sorta d’incrocio fantasy tra Hogwarts e la Scuola per Giovani Dotati del Professor Xavier (il mentore degli X-Men). Il problema è che il vicepreside della scuola dei due ragazzi è il solito mostro in sembianze umane, una letale manticora agli ordini del perfido Crono, che rapisce Annabeth insieme alla dea Artemide, anche lei interessata al destino dei due giovani semidei. Per Percy e i suoi amici è l’inizio di una rischiosa avventura che li opporrà ai Titani, che stanno risvegliando creature mostruose scomparse da millenni ma pronte ad aiutarli nei loro progetti di vendetta contro gli dei dell’Olimpo, i loro tradizionali avversari. Per scongiurare la solita catastrofe di portata cosmica e liberare la sua compagna di mille avventure il giovane protagonista dovrà così intraprendere un viaggio ai confini del cielo, dove l’attende la dea Artemide intrappolata nel fardello dei Titani. Il tutto con la minaccia incombente di una terribile profezia (ovviamente letale) che sembra riguardare proprio il povero Percy. In attesa degli ultimi due capitoli della pentalogia…
PERCY JACKSON 2... GROSSO GUAIO AL CAMPO MEZZOSANGUE!
Dopo il successo della prima avventura di Percy Jackson e della relativa traslazione sul grande schermo, ecco anche il secondo romanzo della saga in cinque parti di Rick Riordan, classe 1964, un docente americano di lettere e storia che ha sfondato nel campo della narrativa per ragazzi con un ciclo da quindici milioni di copie in grado di attualizzare in modo originale il variegato universo della mitologia greca – più un piccolo spunto dalla collega Joanne K. Rowling per quanto concerne l'ambientazione scolastica –. Nel secondo episodio ormai il buon Percy Jackson è sceso a patti con la sua natura di mezzosangue ed è più tranquillo, anche se la vita di un adolescente a New York non è mai semplice. E le cose si complicano ancor più all'arrivo dell'estate, quando Percy fa ritorno al Campo Mezzosangue e scopre che tutto è cambiato: le gerarchie dei mitologici insegnanti sono infatti sconvolte e l'albero magico che protegge il campo dalle invasioni dei mostri è stato avvelenato ed ha perso efficacia. Per salvare la divina pianta che fu già una mezzosangue figlia di Zeus servirà addirittura il mitico vello d'oro, che purtroppo si trova nell'isola dei ciclopi, sorvegliato da Polifemo in persona. La prescelta per la rischiosa missione è l'odiosa figlia di Ares, ma Percy e Annabeth partono con lo stesso obiettivo perché Polifemo tra le altre cose ha imprigionato Grover, il satiro-custode-miglior amico di Percy. Ai due si aggregherà anche il ciclope Tyson, la new entry del gruppo, 'fratello' di Percy essendo come lui figlio di Poseidone. A complicare il tutto c'è anche un'inquietante profezia sul tradimento di uno dei figli dei tre grandi, oltre all’incontro con la mitica maga Circe e con le suadenti sirene. Come si fa a resistere? In effetti, una volta aggredite le prime pagine, fermarsi è oggettivamente difficile. La storia, pur essendo meno sorprendente dell'episodio apripista, si fa leggere e il lettore si ritrova ben presto intrappolato di nuovo nell'avventuroso mondo dei mezzosangue contemporanei.
Rick Riordan, Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo. Il mare dei mostri, Milano, Mondadori, 2010; p. 336
venerdì 8 aprile 2022
PERCY JACKSON: MAGIA, MITI E... GIOVANI MEZZOSANGUE
Incredibile a dirsi, stando alla saga di Percy Jackson gli dei dell’Olimpo sono vivi e vegeti, in piena attività e saldamente radicati nel mondo occidentale cui i loro miti hanno dato avvio. Ne è la dimostrazione questo romanzo di Rick Riordan, l’atto primo di una fortunata serie di cinque libri per ragazzi che richiamano alla lontana il mondo di Harry Potter di Joanne K. Rowling. Il protagonista, Percy Jackson, è il classico ragazzo sfortunato che non manca mai in nessuna classe: dislessico, iperattivo, con un carattere problematico che l’ha costretto a cambiare scuola e ricominciare da zero praticamente ogni anno, figlio unico di una madre dolcissima e oppresso da un maleodorante patrigno con cui è costretto a convivere. In effetti la vita non è semplice per il povero Percy, che ha pure una storia personale difficile: infatti non ha mai conosciuto il padre, che è partito poco dopo la sua nascita per un viaggio in mare da cui non è più tornato. Per Percy Jackson le cose non vanno meglio neanche sotto il versante dei rapporti personali: il suo solo amico è un altro ragazzo problematico, Grover, e a scuola l’unico che sembra capirlo è il Prof. Brunner, docente di latino paralitico e profondo conoscitore della mitologia greca. Ma tutto cambia quando la terribile docente di Matematica di Percy si trasforma in una creatura che pare proprio una furia infernale. In breve Percy comprenderà di essere più speciale di quanto credesse, scoprendo addirittura che le sue origini sono divine, anzi olimpiche: gli dei dell’Olimpo infatti esistono ancora e sono più vivi e litigiosi che mai, e tra l’altro continuano ad intrecciare relazioni con i mortali come hanno fatto nell’antichità. Percy è appunto il frutto di un’unione tra dio e mortale, un mezzosangue (o un semidio) che vari mostri sembrano fermamente intenzionati ad eliminare. L’unica via d’uscita per lui sarà di arrivare prima possibile al campo d’addestramento dove tutti gli altri mezzosangue imparano ad usare i propri poteri divini (e soprattutto da cui mostri sono banditi): sarà l’amico Grover, che in realtà è un satiro incaricato di proteggerlo, a condurlo al campo in compagnia della madre di Percy, che finirà vittima del terribile Minotauro. Qui lo sconvolto protagonista ritroverà il Prof. Brunner – e scoprirà trattarsi del centauro Chirone, il leggendario istruttore di eroi del calibro di Ercole – e diverrà amico di Annabeth, mezzosangue figlia di Atena, scoprendo infine con certezza d’essere addirittura figlio di Poseidone, uno dei tre dei più potenti del pantheon greco con Zeus e Ade. Il fatto è che nell’aria aleggia la minaccia di una guerra che potrebbe scuotere le fondamenta dell’universo stesso: qualcuno infatti ha osato rubare la folgore di Zeus e i sospetti sembrano indicare l’inconsapevole Percy Jackson come colpevole del furto sacrilego. Il protagonista, insieme ad Annabeth e Grover, dovrà quindi intraprendere una rischiosa impresa per ritrovare la folgore e restituirla al legittimo proprietario: è solo l’inizio di un tortuoso viaggio che porterà i tre a spasso per l’America con tappa obbligata all’Ade (da cui si accede, ovviamente da Hollywood) ed arrivo al 600mo piano dell’Empire State Building, sede attuale dell’Olimpo, un avventuroso itinerario in cui i nostri eroi dovranno vedersela con gente poco raccomandabile come la terribile Medusa, il dio della guerra Ares e il dio degli Inferi, Ade. Il tutto nella speranza di liberare la madre di Percy dalla prigionia di Ade e con la certezza di una terribile profezia dell’Oracolo, che ha predetto a Percy il tradimento di un amico. Un gradevole romanzo per ragazzi che riesce in una missione davvero impossibile: rileggere in modo intrigante lo stratificato universo della mitologia greca rendendolo appetibile ai teenagers contemporanei. Stranamente la miscela si rivela godibile dalla prima all'ultima pagina e Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. Il ladro di fulmini riesce nell'arduo tentativo di rivitalizzare l'epica classica in chiave contemporanea. Assaporato il primo episodio, sarà arduo evitare di leggere il resto della saga...
Rick Riordan, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. Il ladro di fulmini, Milano, Mondadori, 2010; pp. 367
lunedì 28 marzo 2022
IL BAR SOTTO IL MARE: GARANTISCE STEFANO BENNI…
Insieme al
leggendario Bar Sport questa
raccolta costituisce un picco della narrativa breve del bolognese Stefano
Benni, classe 1947, giornalista e scrittore dalla corrosiva vena umoristica,
come si evince dalle poesie di Prima o
poi l’amore arriva e da romanzi irresistibili come Terra! e La compagnia dei
Celestini. Il bar sotto il mare costituisce
una sorta di raccolta ‘concettuale’, che comincia addirittura dall’immagine di
copertina, che raffigura apparentemente ventuno personaggi – che a onor del
vero salgono a ventitré considerando anche la pulce sul cane nero e… l’uomo
invisibile, che essendo tale non si vede –. Si sfoglia il libro e, dopo il
frontespizio col titolo, ecco subito la legenda
con le silhouettes dei personaggi
della copertina, quindi il prologo che porta l’io narrante della storia sulle
tracce di un vecchio elegante con una gardenia all’occhiello, che entra nell’acqua
e scompare, presto (in)seguito dal protagonista, che si ritrova in un bar sotto
il mare, in mezzo ai ventidue avventori in copertina più l’immancabile barista,
che ricorda parecchio Vincent Price. E tutti dopo racconteranno una storia,
fino a quella dell’ospite, che narrerà la ventiquattresima chiudendo il cerchio…
o forse no. I racconti sono di genere vario e di fantasia dirompente, secondo
consolidata tradizione benniana: d’obbligo citare almeno Oleron, il lungo racconto dell’uomo col mantello (che sembra la
fotografia di Edgar Allan Poe), la divertente Storia di Pronto Soccorso e Beauty Case dell’uomo con gli occhiali
neri (che pare la copia di John Belushi in The
Blues Brothers), il racconto giallo Priscilla
Mapple e il delitto della IIC della vecchietta (un’anziana signora che si
potrebbe confondere con Miss Marple) ed infine la fiaba africana I quattro veli di Kulala narrata dal
venditore di tappeti. Una raccolta intrigante e ricca di idee in cui perdersi e
ritrovarsi al contempo, con una miriade di citazioni letterarie che svariano da
Melville a Queneau, da Flaubert a Lewis Carroll. Assolutamente da provare.
Stefano Benni, Il
bar sotto il mare, Milano, Feltrinelli, 1995; pp. 198
giovedì 24 marzo 2022
WONDER, OLTRE LE APPARENZE
R.J. Palacio, classe 1964, è una grafica e un'art director che ha esordito con questo libro, diventato in breve un sorprendente caso letterario e un bestseller internazionale della narrativa per ragazzi. Wonder - il titolo è 'rubato' all'omonima canzone di Natalie Merchant - racconta la storia di August, Auggie per gli amici, un ragazzino di dieci anni come tanti, terrorizzato dall'imminente approdo alla scuola media: il suo problema è che, a differenza della stragrande maggioranza dei suoi coetanei, Auggie non ha una faccia che gli altri possano considerare ‘normale’. Il giovane protagonista di Wonder è infatti nato con una rara malformazione e la sua faccia, per diventare quella attuale, è passata sotto il bisturi del chirurgo un'infinità di volte: Auggie dalla nascita ha dovuto affrontare ben ventisette operazioni, e parecchie nemmeno può ricordarsele, dato che le ha subite quando aveva meno di quattro anni. Non a caso è per questo che il suo ingresso nella scuola è stato ritardato fino alle medie, che incombono su di lui come un macigno, perché non sa come i suoi futuri compagni lo accoglieranno: saranno capaci di vedere oltre le apparenze o saranno spietati con lui? Lo scopriremo insieme ad Auggie, dalla sua prospettiva e da quella di altri personaggi che gravitano intorno a lui, come i suoi compagni Summer, Jack e Justin, oppure la sorella maggiore Via (anche lei molto protettiva col fratello, che dalla nascita involontariamente la 'offusca') e la di lei migliore amica Miranda. Anche questa scelta di raccontare la storia da una sorta di prospettiva molteplice si rivela assolutamente intrigante per il lettore, contribuendo a farlo riflettere ogni volta attraverso un punto di vista diverso. A rendere indimenticabile il romanzo contribuiscono anche una sorta di bonus tracks che contrappuntano la storia, come i precetti del Signor Browne (irresistibili), le "cartoline" degli alunni e una vera e propria colonna sonora (bonus tracks peraltro tutte raccolte nell'appendice finale). Nel complesso Wonder racconta una storia di formazione davvero struggente, con un'ambientazione scolastica in cui tutti ritroveranno qualcosa del loro passato recente o remoto: l'amicizia, i tradimenti, le sorprese inaspettate, gli episodi di bullismo, le cattiverie gratuite, l'onda lunga della gentilezza e, ovviamente, la bellezza naturale che accompagna ogni processo di apprendimento. Alla fine, neanche a dirlo, l'happy ending bussa dietro l'angolo, regalandoci la sensazione che fare la cosa giusta alla lunga sia sempre la scelta migliore. Un romanzo davvero bello e spesso struggente.
R.J. Palacio, Wonder, Firenze-Milano, Giunti, 2013; pp. 287
SOLUZIONE FINALE: UN GIALLO TRA SHOAH E SHERLOCK HOLMES
Lo scrittore americano Michael Chabon,
classe 1963, è l’autore di psichedeliche delizie narrative come Wonder Boys
o come il monumentale Le avventure di Kavalier e Clay. Con Soluzione
finale si è cimentato nella narrativa per ragazzi scrivendo un piccolo
gioiello di concisione ed intensità: in particolare si tratta di un (riuscito)
omaggio alla tradizione della detective story britannica, con un plot davvero intrigante ambientato
durante il secondo conflitto mondiale. La storia prende avvio nel 1944 nella
verde campagna inglese: ad un vecchio ed energico signore sulla novantina
sembrano interessare più le proprie api che non la guerra che sta infiammando
in Europa, ormai giunta ad un cruciale punto di svolta. L’anziano
apicoltore sembra una versione
incanutita del mitico investigatore Sherlock Holmes, che ricorda in modo
davvero inquietante (anche se tale impressione non è mai confermata
esplicitamente). Al vecchio protagonista in un tranquillo giorno d’estate
capita di incontrare sulla propria strada un bambino molto particolare, Linus
Steinman, al quale la ferocia della Germania nazista a nove anni ha già
strappato la famiglia e sembra aver cancellato anche la favella. Ma, se il
povero Linus è rimasto senza parole, il suo inseparabile compagno di viaggio è
invece un uccello parlante, un loquace pappagallo africano che suole declamare
in continuazione una strana tiritera numerica in tedesco, una misteriosa
litania in merito alla quale si potrebbe pure immaginare trattarsi di un codice
utilizzato dai nazisti o chissà quale strana diavoleria cifrata. Come in ogni
giallo che si rispetti, a un certo punto ci scappa pure il morto ed è allora
che il vecchio protagonista ritorna in azione per risolvere il mistero. Nel
tragitto che conduce il lettore fino allo scioglimento dell’enigma, in ossequio
al titolo Chabon ci offre anche un fulminante squarcio della Shoah. Il
risultato è un piccolo romanzo appassionante fino all’ultima pagina che
conferma appieno il notevole talento di Michael Chabon. Insomma, Soluzione
finale è un delizioso omaggio al leggendario detective di sir Arthur Conan Doyle, che si aggiunge, sebbene in
modalità atipiche, alle tante riprese
holmesiane da La soluzione sette per cento in poi. Da provare.
Michael
Chabon, Soluzione finale, Milano, Rizzoli, 2006; pp. 166
mercoledì 23 marzo 2022
NELLE TERRE SELVAGGE: LA NATURA SECONDO GARY PAULSEN
Senza dubbio lo scrittore americano Gary Paulsen (1939-2021) è
stato uno dei più significativi autori di narrativa per ragazzi degli ultimi
decenni grazie a una produzione che assortisce oltre un centinaio di titoli
(alcuni rivolti anche a lettori adulti) che gli sono valsi per tre volte
l’assegnazione del Newbery Honor Award, come nel caso di Nelle terre selvagge del 1987, uno dei romanzi più noti della sua straordinaria
carriera. Considerando la vita avventurosa e vagabonda che Paulsen ha condotto
barcamenandosi tra l’Alaska, il Nuovo Messico e il Minnesota, non c’è da
stupirsi che questo romanzo abbia una grande forza d’impatto e riesca a
proiettare il lettore in mezzo a una natura incontaminata e selvaggia, a
combattere con lui per sopravvivere giorno per giorno, superando una difficoltà
dopo l’altra: una situazione alla Into
the wild, insomma... La storia prende avvio con l’adolescente Brian Robeson
in volo su un Cessna 406, un piccolo aereo ad elica da turismo: il ragazzo è
partito da New York diretto in un giacimento in Canada, dove finiscono i boschi
e comincia la tundra, per raggiungere il padre, che negli ultimi tempi si è
separato (e traumaticamente) dalla madre. Con sé Brian porta l’ascia che
quest’ultima gli ha regalato pensando che potesse tornare utile al figlio
durante questa vacanza col padre, ma tutto cambia quando nelle prime pagine il
pilota è colpito da un infarto e muore lasciando Brian su un aereo destinato –
come tutto sembrerebbe suggerire – a un inevitabile disastro. Il ragazzo, però,
a cui il pilota nella prima parte di volo aveva fatto provare i comandi del
velivolo, in qualche modo riesce ad indirizzare il piccolo aereo in uno
specchio d’acqua, riuscendo ad uscire dalla carlinga prima che si inabissi e
salvandosi per il rotto della cuffia. Il punto è che l’aereo non è più visibile
e Brian è perso nel mezzo del nulla, in preda a una natura piena di pericoli e
senza grosse idee su come cavarsela. La prima sensazione che Brian prova dopo
essersi messo in salvo nella terraferma ed essere crollato è una sete assoluta
e senza fine al risveglio e, poco dopo, una fame implacabile. E poco dopo
arriva a ruota anche la domanda destinata a tormentare le giornate del
protagonista: quando arriveranno i soccorsi? Lo scopriremo nel resto del
romanzo insieme a tutto ciò che ignoravamo la natura nascondesse: il caldo, la
difficoltà a procacciarsi cibo, gli insetti, gli animali… Brian resiste in
condizioni estreme cercando di usare quel poco che ha a disposizione e tutte le
opportunità di cui la sorte gli consente di avvalersi: cerca soprattutto di
mettere a frutto i consigli motivanti del suo professore di lettere, che gli ha
insegnato che ognuno di noi ha se stesso e tutte le proprie capacità a
disposizione. E anche Brian scoprirà di avere in serbo qualcosa che neppure
immaginava e gli consentirà di tirare avanti nell’ambiente avverso in cui è
precipitato molto di più di quanto si sarebbe mai aspettato. Il romanzo Paulsen
ce lo racconta con un realismo che farebbe invidia a Mark Twain, fotografando
le foreste canadesi con una capacità di dettaglio davvero notevole. Al resto
provvede un intreccio in grado di tenere sempre il lettore sulla corda fino all’ultima
pagina. Nelle terre selvagge
racconta una grande storia sospesa a metà tra il romanzo avventuroso e quello di formazione: alla fine ci
lascia con la sensazione di aver assistito ad un incredibile percorso di
crescita nell’autonomia di un adolescente come tanti che impara a far
affidamento soltanto su se stesso (con un po’ di fortuna). Un libro assolutamente
da non perdere.
Gary
Paulsen, Nelle terre selvagge,
Milano, Pickwick, 2016; pp. 217
Iscriviti a:
Post (Atom)
OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI
Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...
-
Da sempre i famigerati "bigliettini" sono un classico delle aule scolastiche di ogni parte del mondo. Ma è strano che il genere-bi...
-
Questo volume costituisce l’incontro tra uno degli scrittori più sperimentali della letteratura italiana del Novecento, Italo Calvino (1923-...
-
La Fantascienza, che unisce in un'unica parola i termini "fantasia" e "scienza", è un genere di narrativa di consumo...