martedì 20 maggio 2025

VIAGGIA VERSO, UN LIRICO ON THE ROAD VERSO L’ADOLESCENZA

Scrittrice pluripremiata di libri di poesia e di prosa rivolti all’infanzia e all’adolescenza, Chiara Carminati è nata e vive a Udine; tra le tante opere pubblicate finora, è doveroso ricordare almeno il recente Fuori fuoco, che si è aggiudicato il Premio Strega Ragazzi e Ragazze nell’edizione 2016. Il suo libro più intrigante s’intitola Viaggia verso. Poesie nelle tasche dei jeans ed è una raccolta illustrata di ben ottanta poesie rivolte all’adolescenza e dintorni, un variegato mondo che raccoglie ragazzi dai dieci-undici anni in su, perché spesso anche gli adulti conservano dentro di sé un pezzettino del ragazzo del tempo andato. Questo viaggio lirico comincia con una poesia programmatica come Perché odio la poesia, dove l’autrice spiega che appunto odia la poesia “quando spreme / il succo alle stagioni / il sangue agli ideali / i nomi alle emozioni”: e già l’apripista è indicativa del particolare stile della Carminati, basato su versi che si succedono quasi senza interpunzione, o talvolta giocati su parole che sembrano alternarsi seguendo suggestioni spontanee, ma capaci comunque di catturare sprazzi dell’universo giovanile che intendono raccontare, schegge di storie adolescenziali, fotografie delle tendenze dei ragazzi di oggi, i cosiddetti nativi digitali. Una poesia dopo l’altra scopriremo la meraviglia dell’adolescenza, fatta delle forti suggestioni che caratterizzano un periodo esistenziale in cui l’amicizia è tutto, in cui si scopre il vero amore, ci si perde dietro la moda, si viene assorbiti dall’estetica di riferimento o ci si sente esplodere dentro la scintilla della protesta. Insomma, l’adolescenza in versi, come esemplifica alla perfezione In mezzo: “Quelli piccoli sanno di minestrina / astucci di plastica / gomma / da cancellare / e di sono come / tu mi vuoi / quelli grandi sanno / di sudore / scarpe da ginnastica / gomma / da masticare / e di non saremo mai / come voi / E in mezzo / in bilico / tra prima e poi / ci siamo noi”. Il tutto, con un’ironia costante sullo sfondo, che a volte emerge in modo fulminante, come in Poesia: “Quando il cielo è di panna montata / e sui monti c’è zucchero a velo / Quando il sole è un’arancia candita / e il tramonto è sciroppo amarena / Quando il mare è una zuppa di pollo / e la sabbia è color caramello / allora non sono poeta. / Sono a dieta”. Contrappuntano con efficacia ed ironia le illustrazioni di Pia Valentinis. Assolutamente da provare.

Chiara Carminati, Viaggia verso. Poesie nelle tasche dei jeans, Milano, Bompiani, 2018; pp. 144 

CONTINUA A CAMMINARE, UN LIBRO DI GABRIELE CLIMA

L'autore di Continua a camminare è il milanese Gabriele Clima, classe 1967, scrittore e illustratore di libri di narrativa per l'infanzia e per ragazzi (tra cui Il sole fra le dita, premio Andersen 2017), solitamente caratterizzati da tematiche quali la diversità, l'integrazione e l'intercultura. Sotto questo profilo non fa eccezione questo romanzo, che racconta le storie di due bambini che s'intrecciano sullo sfondo del conflitto siriano, che dal marzo 2011 ha causato qualcosa come quattrocentomila vittime e ben dodici milioni di profughi, numeri a dir poco impressionanti. In particolare, Clima si è concentrato su due vicende ispirate a fatti reali: da una parte l'esempio edificante di Abu Malek, impegnato con altri volontari a ricostruire una biblioteca con i libri recuperati dagli edifici bombardati, così rimessi a disposizione della propria gente, perché la cultura può fermare la guerra; dall'altra, la triste storia di Spozhmay, una bambina di dieci anni indotta dai suoi familiari a farsi saltare in aria per mezzo di una cintura esplosiva in un posto di controllo nella periferia di Kabul. Ispirandosi a queste due storie, Clima ci racconta in parallelo quelle di Salìm e di Fatma, ricostruendone i rispettivi background che li hanno fatti mettere in cammino, anche se diretti verso mete assai diverse: il primo rivolto verso l'Europa in cerca di una vita migliore (e sicura), la seconda verso un obiettivo militare per un attacco kamikaze di cui ignora realmente le motivazioni. Il primo è accompagnato dal padre nel suo viaggio di speranza in mezzo al nulla; la seconda è sola ed è stata armata dal fratello fondamentalista per esplodere in mezzo ai (presunti) nemici religiosi. Clima ne scandisce le tappe senza preoccuparsi di indagare in profondità le ragioni e le contraddizioni del conflitto siriano, concentrandosi sulle due storie umane da raccontare e contrappuntando i vari capitoli – che alternano il punto di vista di Salìm con quello di Fatma – con alcune liriche di poeti siriani contemporanei, nel tentativo di evidenziare, in un finale all'insegna della speranza, la contrapposizione tra l'orrore della guerra e la bellezza della poesia. Alla fine, per uno strano scherzo del caso, le strade dei due adolescenti in cammino finiranno addirittura per incrociarsi. Continua a camminare  è un bel romanzo per ragazzi che offre uno spaccato efficace di uno dei più controversi conflitti contemporanei, tra la via contrapposta del fondamentalismo e quella di chi abbandona la propria terra in cerca di un domani migliore. Clima ci conduce per mano in mezzo a queste atrocità contemporanee, spesso ignorate dai media, con la sua prosa asciutta ed essenziale. Assolutamente da provare.

Gabriele Clima, Continua a camminare, Milano, Feltrinelli, 2017; pp. 159 

lunedì 19 maggio 2025

LE CENERI DI ANGELA: LO SPLENDIDO ESORDIO DI FRANK McCOURT

In questo splendido romanzo autobiografico, Frank McCourt – classe 1930, al suo esordio letterario – ha riversato in piena full immersion il suo passato di bambino e adolescente, dai tre anni (l’età dei primi ricordi) fino ai diciannove. La famiglia di Frank si forma a New York, negli anni Trenta del Novecento. I suoi genitori sono immigrati irlandesi costretti al matrimonio dal classico errore d’inesperienza: il padre, Malachy, è perennemente in cerca d’impiego, nonché afflitto dal vizio dell’alcool, al punto da bersi perfino il sussidio di disoccupazione; la madre, Angela, è una donna devota e sempre in ansia per far sbarcare il lunario a una famiglia costretta a guardare la povertà dal basso. Il duro lutto della neonata riporta i McCourt nella povera terra d'origine da cui sono emigrati, in Irlanda, a Limerick, città natale di Angela, dove la loro vita – già sfortunata – se possibile si trasforma in un vero inferno: muoiono altri due figli, il padre continua a ubriacarsi perdendo uno dopo l'altro una serie di lavori occasionali, e nel frattempo Frank, crescendo, accumula ostinatamente i soldi per fuggire dall’Irlanda e ritornare a quell'America che ha rigettato la sua famiglia, al sogno di una vita diversa. Nonostante il taglio spesso brutale e spiazzante per lettori abituati a tempi d'opulenza come quelli presenti, la storia cattura fin dalle prime pagine per il particolare impasto familiare che accompagna le vicende del protagonista, figlio di gente povera e per di più anche irlandese, perché «un’infanzia infelice irlandese è peggio di un’infanzia infelice qualunque, e un’infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora». Le ceneri di Angela racconta una storia di grande impatto emotivo che suona viva e vera in ogni pagina, senza mai scendere nel patetico, anche quando riesce a far sentire al lettore i morsi della fame di un'intera famiglia senza speranza: un piccolo miracolo letterario che l'anno successivo all'uscita ha fruttato a Frank McCourt un meritatissimo premio Pulitzer. Da questo romanzo nel 1999 Alan Parker ha realizzato l'omonimo film, interpretato da Emily Watson e Robert Carlyle. Assolutamente da leggere.

Frank McCourt, Le ceneri di Angela, Milano, Adelphi, 1997; pp. 384

LANSDALE, LA GRANDE DEPRESSIONE, HUCKBERRY FINN E... ACQUA BUIA

Secondo Ernest Hemingway «tutta la letteratura americana moderna discende da un libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn» e, sebbene si tratti di un romanzo per ragazzi pubblicato nel lontano 1884, l’affermazione mantiene intatta la sua forza anche oggi, soprattutto grazie ad Acqua buia, l’ultima prova narrativa di Joe R. Lansdale, classe 1951, considerato tra i più importanti autori americani contemporanei. Scrittore prolifico e maestro dei generi – noir, horror, western – Lansdale ha firmato opere come In fondo alla palude, Tramonto e polvere, La sottile linea scura e la fortunata serie poliziesca con gli irregolari Hap & Leonard. Come nel recente Cielo di sabbia, anche in Acqua buia l’autore ci riporta nell’America rurale della Grande Depressione, in un angolo dimenticato del Texas orientale, sulle rive fangose del fiume Sabine, dove vive la giovane protagonista Sue Ellen. Costretta a sopportare un padre alcolizzato, violento e moralmente ambiguo, la ragazza si trova coinvolta in una vicenda che ha inizio con il riaffiorare dal fiume del cadavere di Mary Lynn, la ragazza più bella della zona, morta a soli sedici anni con un sogno infranto: diventare attrice a Hollywood. Alla polizia non interessa fare giustizia, e nemmeno al padre della vittima, rimasto solo dopo il suicidio della moglie e l’uccisione del figlio, ex rapinatore di banche. Ma a Sue Ellen importa, così come ai suoi amici Terry (forse omosessuale) e Jinx, ragazzina afroamericana dalla lingua tagliente: insieme decidono di portare le ceneri di Mary Lynn a Hollywood, come ultimo gesto d’amore. Per farlo dovranno cremare il corpo, rubare una zattera e navigare il Sabine, ma soprattutto trovare il denaro necessario. La svolta arriva con il diario della ragazza, che contiene una mappa per recuperare un bottino nascosto dal fratello. Quando entra in gioco il denaro, però, anche altri cominciano a interessarsi alla faccenda, tra cui il leggendario e spietato killer Skunk. Inaspettatamente, al gruppo si unisce anche la madre di Sue Ellen, improvvisamente risvegliatasi dal torpore dell’alcolismo, pronta a vivere una seconda possibilità lungo le acque scure del fiume. Il romanzo, avvincente e affilato come la lama di un rasoio, è raccontato dalla voce narrante di Sue Ellen, che tinge di autenticità ed immediatezza una storia intrisa di durezza e di resilienza dei più deboli. Il tutto narrato con lo stile asciutto e diretto di Lansdale, spesso di afflato cinematografico, basato su descrizioni vivide e dialoghi piuttosto serrati. Acqua buia è un romanzo corale e ricco, nella miglior tradizione di Mark Twain: un’avventura giovanile, un mistero da risolvere, un pericolo in agguato, una missione per la giustizia senza alcun tornaconto, un viaggio attraverso le ombre e le luci dell’adolescenza, tra scoperte, paure, affetti e redenzioni. Una storia autentica, toccante, sorprendente e a tratti agghiacciante, capace di catturare il lettore dalla prima all’ultima pagina.

Joe R. Lansdale, Acqua buia, Torino, Einaudi, 2012; pp. 335

domenica 18 maggio 2025

SE LA FILOSOFIA DI ARISTOTELE SI TINGE DI GIALLO…

La canadese Margaret Doody è una scrittrice per diletto, di professione insegna inglese e letteratura comparata alla Vanderbilt University: nel suo Aristotele detective mette in campo il mitico filosofo di Stagira nelle (teoricamente) per lui inedite vesti di investigatore. Un’operazione non troppo diversa da quella vista ne Il nome della rosa di Umberto Eco: un omicidio, un frate investigatore, un ambiente chiuso come un’abbazia, insomma tutti gli ingredienti classici del giallo, colorato da Eco a modo suo, grazie anche ai dettagliati studi da lui svolti su quel particolare periodo storico. Anche la Doody gioca la stessa carta: un delitto, un investigatore insospettabile e un contesto storico rigorosamente ricostruito. Il romanzo della Doody è la dimostrazione pratica di cosa succederebbe applicando il sillogismo aristotelico ad un delitto: la risposta, stando all’autrice canadese, è che avremmo trovato il primo prototipo di Sherlock Holmes della storia, o meglio di Nero Wolfe, dato che Aristotele è una mente ordinatrice di indizi raccolti dalla classica spalla, in questo caso un giovanotto ateniese di nome Stefanos, suo ex studente del Liceo, volenteroso, simpatico, ma non abbastanza sveglio da ordinare in proprio un’indagine che lo tocca direttamente. Perché accade che Stefanos sia uno dei primi testimoni dell’omicidio del facoltoso oligarca Boutades e che dell’omicidio sia incolpato a sorpresa proprio un cugino latitante di Stefanos, che dovrà improvvisarsi suo difensore in aula. Sulla scena del delitto pare non siano stati ritrovati indizi significativi, almeno per gli occhi comuni, non per quelli di Aristotele, che se li fa esporre da Stefanos “come se si trattasse di un problema di geometria”: poi ragiona, stabilisce collegamenti ed utilizza il suo ex studente in qualità di esecutore materiale delle indagini. Ed alla fine Aristotele arriva ovviamente alla soluzione del caso, affidando l’incarico di esporla con logica implacabile a Stefanos, che smaschererà il vero colpevole come un Perry Mason in versione ellenica, nel corso della sua arringa finale. In Aristotele detective alla buona idea di base segue un magistrale svolgimento: l’ambientazione è puntuale e calata nel periodo in modo impeccabile (siamo nell’Atene del IV secolo a.C., è bene ricordarlo), la rappresentazione di Aristotele è credibile, la storia funziona e la suspense regge sino all’ultima pagina, come in ogni buon giallo che si rispetti. Il successo dell’idea ha reso Aristotele detective l’episodio apripista di una serie poliziesca che a buon diritto può definirsi “classica”… E per giunta battendo sul tempo anche Il nome della rosa, dato che Aristotele detective uscì nel 1978, in leggero anticipo rispetto al fortunato bestseller pubblicato nel 1980 dal professor Eco. Tra parentesi, il romanzo della Doody ha anche l’innegabile merito di rendere la logica una lettura intrigante fino all’immancabile soluzione ad effetto che un buon giallo svela soltanto alla fine. Insomma, chi avrebbe mai immaginato che il vero antesignano del detective moderno parlasse in greco antico e ragionasse per sillogismi?

Margaret Doody, Aristotele detective, Palermo, Sellerio, 1999; pp. 449

martedì 6 maggio 2025

CHIARA NELLA RETE, UN SEQUEL CONVINCENTE

La giornalista e scrittrice Elisabetta Belotti ha deciso di tornare sul luogo del delitto proponendo al gentile pubblico l’atteso sequel di Viola nella rete, un romanzo per ragazzi tra i primi in Italia a trattare una tematica di scottante attualità come il cyberbullismo. La trama – davvero intrigante – ci aveva mostrato come la protagonista Viola fosse finita nel tritacarne mediatico innescato da un falso profilo social creato appositamente per screditarla nella nuova scuola dove l’ha iscritta il padre: ma i suoi compagni Leo e RAM avevano scoperto che dietro questa montatura c’erano Chiara, la fashion blogger della scuola, e il suo gruppo di amiche, così giustizia è stata fatta. Chiara nella rete ci fa scoprire cosa è successo agli stessi personaggi un anno dopo: siamo proprio all’inizio della terza media, nel quadrimestre che prelude alla scelta delle superiori, e tutti sono piuttosto nervosi per questo motivo. Viola e Leo sono equamente preoccupati di trovare il liceo più adatto alle loro corde, come pure di scoprire se l’uno piace all’altra (e viceversa). Chiara, che aveva cambiato scuola dopo il fattaccio dell’anno precedente, è tornata sui propri passi ma è finita in una classe diversa, dove tutti la sopportano a stento, tra l’altro. Tra parentesi le cose per lei non vanno molto meglio neanche a casa: i suoi genitori si sono separati e sono in costante disaccordo, Chiara è spesso costretta a dedicarsi alla sorella più piccola (anche troppo, per i suoi gusti) e il suo fidanzato Federico si sta mostrando sempre più geloso nei suoi confronti (nonché piuttosto difficile da sopportare). Tutto procede senza problemi apparenti finché Viola con un piccolo aiuto di Leo riesce a convincere la terribile Gazzaniga (familiarmente detta "Gazza" dai suoi studenti) a lasciarle fondare un giornale scolastico femminista e Chiara, attirata dai crediti assicurati dal progetto, si propone come redattrice, ovviamente di moda e beauty. Poi, quando Chiara decide di dare un taglio alla sua storia con Federico, accade l’imprevedibile: il suo profilo Instagram viene hackerato e alcune foto della ragazza palesemente ritoccate, ma molto imbarazzanti, vengono diffuse via social. Viola, Leo e RAM riusciranno a trovare il colpevole anche stavolta o lasceranno Chiara alla gogna mediatica? Lo scopriremo negli sviluppi di un’appassionante storia capace di toccare tematiche adolescenziali di primo piano come l’amicizia, le seconde occasioni, l’orientamento, la solidarietà, gli amori complicati e le idiosincrasie dei social. La struttura di Chiara nella rete replica esattamente quella del libro di cui costituisce la continuazione: seguiamo lo sviluppo della storia dalla prospettiva in successione dei tre protagonisti Leo, Viola e Chiara (sempre associata ai dati del suo nickname con relativi post, followers e profili seguiti). Un romanzo per ragazzi davvero convincente ed intrigante fino all’ultima pagina, insomma, anche se Viola nella rete era sicuramente più originale (ed essenziale): d’altra parte è raro che un sequel regga il passo con il libro da cui prende le mosse. Ma in questo caso ne vale davvero la pena...

Elisabetta Belotti, Chiara nella rete, Torino, Einaudi, 2024; pp. 240

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...