Andrew Clements, Drilla, Milano, Rizzoli, 2019; pp. 126
domenica 24 novembre 2024
DRILLA, QUANDO LA PAROLA DIVENTA MAGIA
S’intitola
Drilla (nell’edizione americana Frindle) e probabilmente è il libro più
fortunato del prolifico scrittore americano Andrew Clements (1949-2019), che
nel corso della sua carriera ha scritto una settantina di libri di narrativa
per ragazzi, tra cui Il club dei
perdenti. Uscito nel 1996, Drilla appartiene
ovviamente alla categoria, anche se è al tempo stesso e a tutti gli effetti
anche un romanzo breve di formazione: ne è protagonista un vispo ragazzino
americano di nome Nick Allen, residente in una tranquilla cittadina di
provincia, Westfield, ed iscritto al quinto anno della Lincoln Elementary
School. Del gruppo dei docenti di Nick fa parte la tostissima Mrs. Granger, che
insegna la lingua inglese con una devozione lessicale assoluta per il dizionario
rosso che i suoi alunni devono sfogliare per copiare interminabili liste di
parole. Il buon Nick avrebbe anche intenzione di trattare Mrs. Granger come
tutte le altre insegnanti che l’hanno preceduta, impedendo ad arte il momento
dell’assegnazione dei compiti a fine lezione con un’interessante domanda opportunamente
posta con l’unico fine di perdere tempo: ma da dove vengono tutte le parole che
finiscono nel dizionario? Purtroppo Mrs. Granger la sa troppo lunga per farsi
prendere per il naso da uno studente, infatti blocca Nick e per giunta gli
assegna di preparare una relazione su come nascono le parole per l’indomani. Il
ragazzo mastica amaro pensando al suo pomeriggio di giochi completamente sfumato
a favore dello studio ma, poco dopo e un po’ per caso, durante una tranquilla passeggiata
con la sorella nella sua mente prende forma una grande idea: perché non creare
una parola nuova di zecca come drilla
per indicare una penna come quella che sua sorella ha appena trovato per terra?
Una parola esiste se gli altri cominciano ad usarla sistematicamente e,
nonostante l’opposizione di Mrs. Granger, Nick inizierà a promuovere il suo
intrigante neologismo col supporto di un gruppo di coetanei fortemente motivati
a vedere come andrà a finire la strana disfida lessicale. Ne viene fuori una
storia essenziale ma davvero frizzante sul valore delle parole, anche quelle
nate da un guizzo di fantasia e magari con l’intento di divertirsi un po’, come
appunto drilla. D’altra parte questo
romanzo breve di Andrew Clements non è soltanto questo, ma il neologismo al
centro della trama è il fil rouge per
una serie di riflessioni sulla libertà di parola, sulla capacità
imprenditoriale e sul sogno di cambiare in meglio il mondo circostante. Drilla ha una struttura narrativa
estremamente semplice ma che funziona come un oliato meccanismo ad orologeria:
tratteggia i due protagonisti e il provinciale scenario della vicenda, racconta
il germoglio dell’idea di un “dispetto” linguistico creato ad arte, prosegue
con le dinamiche di diffusione di tutte le cosiddette mode di qualsivoglia
genere, che diventano virali quando ci mettono lo zampino i mezzi d’informazione
come i giornali o le televisioni. Il tutto in poco più di un centinaio di
pagine con tanto di happy ending retroattivo
e moraleggiante ma non troppo. Assolutamente delizioso, e con il grande merito
di promuovere l’uso del dizionario, che non fa mai male alle nuove generazioni
(come d’altra parte leggere buoni libri). E talvolta la realtà supera la
fantasia, come ricorda nella prefazione all’edizione italiana Maria Cristina
Torchia, consulente linguistico dell’Accademia della Crusca, citando la recente
fortuna del neologismo petaloso,
coniato da un emulo italiano di Nick Allen giusto qualche anno fa…
venerdì 8 novembre 2024
DIARIO SEGRETO DI ADRIAN MOLE: COME SOPRAVVIVERE ALL'ADOLESCENZA
Sembra che l'autrice britannica Sue Townsend, classe 1946, sia stata ispirata a scrivere il romanzo per ragazzi che l'ha resa celebre, appunto il Diario segreto di Adrian Mole di anni 13 e 3/4, prendendo spunto dall'esperienza scolastica del figlio, che era un adolescente negli anni Ottanta, un decennio piuttosto turbolento in Gran Bretagna. Il protagonista del romanzo, scritto in forma diaristica, è ovviamente Adrian Mole, un ragazzo che non ha ancora compiuto quattordici anni e la mattina di Capodanno si risveglia a fatica, intontito dall'alcool ma pieno di buoni propositi per l'anno nuovo, al punto da fissarli su carta. La vita non è facile in effetti per Adrian Mole: ha un padre mezzo alcolizzato e spesso disoccupato, una madre inconcludente col vizio di mollare la famiglia quando più ci sarebbe bisogno di lei, un cane a cui capita sempre d'ingurgitare oggetti potenzialmente letali. Oltre a una famiglia strampalata e senza grandi possibilità economiche, anche il resto della vita di Adrian lascia abbastanza a desiderare: vive in un tristissimo sobborgo di una non meglio specificata città industriale britannica, frequenta una scuola che non lo stimola quasi per niente, tra la minaccia dell'immancabile bullo e il terrore di un preside autoritario, e per giunta è un adolescente in un decennio di forte contrazione economica per la Gran Bretagna. Nonostante tutto, però, il buon Adrian guarda con occhio disincantato le molteplici smagliature della realtà che gli sta intorno, che riesce a decifrare attraverso la lente della sua caratteristica ironia. E non rinuncia a sognare, anche se senza prendersi troppo sul serio: inizia a credersi un intellettuale (ovviamente incompreso), e comincia ad amare senza grosse speranze la bella Pandora. Nel complesso ne vien fuori un atipico romanzo per ragazzi in forma diaristica, scritto rigorosamente in prima persona, davvero intrigante da leggere e spesso molto divertente: cattura l'attenzione fin dal primo giorno di diario e non ti lascia più, tratteggiando tutte le sfumature dell'ironia dolceamara dell'impagabile protagonista, l'adolescente letterario più irresistibile che vi capiterà di conoscere e di cui vorrete scoprire tutto fino all'ultimo giorno. Da non perdere.
Sue Townsend, Diario segreto di Adrian Mole di anni 13 e 3/4, Milano, Mondadori, 2007; pp. 278
venerdì 20 settembre 2024
LE AVVENTURE DI TOM SAWYER, UN CLASSICO DELLA NARRATIVA PER RAGAZZI
Dopo i primi successi come scrittore, il giovane Mark Twain contava molto sulla pubblicazione de Le avventure di Tom Sawyer, che contrariamente alle sue aspettative all'inizio fu accolto tiepidamente dal pubblico, anche se col tempo indubbiamente si è imposto come un grande classico della narrativa americana per ragazzi. Nella prefazione l’autore spiega il carattere realistico delle avventure narrate nel libro, alcune delle quali furono sue dirette esperienze dell’infanzia passata a Hannibal, cittadina rievocata nel libro nell’immaginaria St. Petersburg. Sono ispirati alla realtà anche i protagonisti: mentre Huckleberry Finn fu tratteggiato integralmente su un ragazzo realmente conosciuto, Tom Sawyer fu il frutto di un genere di architettura letteraria composita, dato che Mark Twain assemblò nel suo protagonista le caratteristiche di tre diversi ragazzi (compreso se stesso). Per ammissione dell’autore anche le stravaganti credenze descritte nel libro sono ispirate alla realtà e fermamente ritenute per vere dai suoi coetanei ai tempi dell’ambientazione della storia, ovvero una trentina di anni prima. Si tratta di un libro dichiaratamente rivolto ai ragazzi, ma l’autore l’ha scritto sperando di ricordare agli adulti del suo tempo i sentimenti, le impressioni, le strane imprese vissute nei loro anni più verdi, e forse la duratura fortuna che Le avventure di Tom Sawyer continua a riscuotere in tutte le fasce anagrafiche di lettori è dovuta anche all'impagabile full immersion adolescenziale che il libro sa regalare a chi ormai è divenuto un adulto. Il protagonista del romanzo ovviamente è Tom Sawyer, un ragazzo assai irrequieto, tremendamente simpatico e di solito anche molto furbo: spesso riesce ad evitare le punizioni comminate dalla vecchia zia Polly semplicemente facendola ridere, talvolta invece le trasforma in buoni affari, come quando, dovendo verniciare uno steccato dalle dimensioni proibitive, riesce a convincere i suoi compagni di giochi che non si tratta di una fatica ma di un vero privilegio, usando parole talmente allettanti da indurli addirittura a pagarlo per svolgere il lavoro al suo posto. Pur essendo un monello, Tom ha un cuore d’oro e di solito è leale con gli amici, ama essere un bambino ma al tempo stesso desidera crescere, ha l’impulso di fuggire da casa ma poi ne sente una tremenda nostalgia. Ad un certo punto, stufo delle regole e delle punizioni della zia, con gli amici Joe Harper e Huckberry Finn – un ragazzo di strada senza fissa dimora e senza istruzione che diverrà qualche anno dopo protagonista del capolavoro di Mark Twain ovvero Le avventure di Huckleberry Finn, il sequel di questo libro – decide di fuggire per "diventare" un pirata: dopo essersi procurati una zattera, i tre la dirigono nel corso del Mississippi, raggiungono la vicina isola di Jackson e si divertono un mondo vivendo in piena libertà, poi tornano sui propri passi spinti dalla nostalgia per la gioia dei parenti che li credevano morti. In seguito Tom e Huck assistono all’omicidio dello stimato medico di St. Petersburg, di cui viene accusato ingiustamente Muff Potter, il mite ubriacone del paese: pur riluttante per paura della vendetta del vero responsabile, il meticcio Joe l’Indiano, Tom trova il coraggio per testimoniare in tribunale e scagiona l’innocente, diventando così una piccola celebrità locale, anche se il colpevole purtroppo riesce a scappare. In seguito, dopo un'altra incredibile avventura... sotterranea, viene ritrovato il cadavere del fuggiasco, mentre Tom e Huck scoprono il tesoro di Joe l’Indiano e diventano ricchi, anche se Huck continua a manifestare non poche difficoltà ad inquadrarsi nella vita civile. I trentasei capitoli de Le avventure di Tom Sawyer (più la conclusione) regalano nel loro insieme un vero nugolo di sorprese narrative e tratteggiano uno spaccato molto realistico degli anni Quaranta dell'Ottocento degli Stati Uniti. Questo romanzo di Mark Twain è consigliabile per i lettori di tutte le età, ma lo troveranno particolarmente intrigante i ragazzi intorno ai dieci anni per la spontaneità con cui tenderanno ad identificarsi con l'irresistibile protagonista. Peraltro i capitoli spesso coincidono con episodi che si possono leggere singolarmente con eguale diletto. In particolare questa edizione dell'Einaudi Ragazzi è stata tradotta da un grande scrittore della narrativa per ragazzi italiana del calibro di Roberto Piumini ed è arricchita dai disegni a china dell' francese dell'illustratore Claude Lapointe. Insomma, una lettura imprescindibile per ogni adolescente che si rispetti...
Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, Trieste, Edizioni EL ("Einaudi Ragazzi"), 2004; pp. 299
venerdì 6 settembre 2024
LE TRE DEL MATTINO: UN INTENSO ROMANZO DI FORMAZIONE DI GIANRICO CAROFIGLIO
Dopo
essersi costruito una solida reputazione come autore del genere giallo con la
(contagiosa) serie dedicata all’avvocato Guerrieri, Gianrico Carofiglio ha
cominciato ad esplorare con altrettanta fortuna la strada della saggistica e
della narrativa sia romanzesca che breve. Le
tre del mattino è un piccolo romanzo di formazione raccontato in prima
persona dalla prospettiva del giovane protagonista, Antonio, che frequenta il
liceo ed è un ragazzo dall’indole solitaria. La storia è preceduta da una
pagina in cui Antonio, cinquantunenne, afferma di aver compiuto l’età che aveva
il padre, ormai scomparso, all’epoca in cui i due hanno vissuto un momento
fondamentale del loro rapporto durante un viaggio a Marsiglia, nel 1983, quando
Antonio non aveva ancora compiuto diciotto anni. Da qui comincia un lungo flashback, che prende le mosse dalla
scoperta di una rara forma di epilessia di cui Antonio aveva cominciato a
soffrire forse all’età di sette anni e a causa della quale i genitori, separati
da tempo, si erano rivolti a un luminare di Marsiglia, il dottor Gastaut. Dopo
aver sottoposto il ragazzo a vari esami, lo specialista conforta i genitori sui
miglioramenti di Antonio e si accorda per rivedersi tra tre anni per verificare
l’andamento della sua patologia. A giugno del 1983 padre e figlio, che non
hanno mai stretto un rapporto veramente significativo tra loro, partono alla
volta di Marsiglia e il luminare transalpino attesta la guarigione di Antonio ma,
per avere la certezza della definitiva scomparsa della malattia, il ragazzo si
dovrà sottoporre a una veglia ininterrotta di due giorni e due notti: se il suo
fisico reggerà a un simile stress senza che la malattia riemerga, Antonio sarà
davvero guarito. Questa strana situazione di insonnia forzata sarà per i due l’occasione
per scoprire Marsiglia, incontrare persone, ascoltare le loro storie, scoprire
lati sconosciuti l’uno dell’altro e, soprattutto, conoscersi reciprocamente
davvero per la prima volta. Per Antonio in particolare, anche considerando che
sta per compiere la maggiore età, sarà un momento topico di passaggio all’età
adulta, che scopriremo per sommi capi nell’epilogo. Le tre del mattino è un bellissimo romanzo di formazione sul tema
forse più ricorrente della narrativa di Gianrico Carofiglio, ovvero il rapporto
tra padre e figlio. Come spesso succede in questo genere romanzesco, la
narrazione – Il giovane Holden docet – la narrazione si concentra su un
frammento esistenziale particolarmente significativo della crescita del giovane
protagonista. La storia, intassellata in un lungo flashback tra prefazione ed epilogo, cattura fin dalle prime righe
con la prosa asciutta ma intensa dello scrittore barese e costringe
(letteralmente) chi legge ad andare avanti una pagina dietro l’altra in
direzione dello struggente finale. È un gran bel libro, insomma, peraltro
dotato del merito aggiuntivo della concisione. Assolutamente da leggere.
Gianrico Carofiglio, Le tre del mattino, Torino, Einaudi,
2017; pp. 167
domenica 12 maggio 2024
VITA DEI CAMPI DI GIOVANNI VERGA
Giovanni Verga pubblicò la prima edizione di Vita dei campi nel 1880 e continuò a
rimaneggiare questa raccolta narrativa fino all'edizione definitiva del 1897.
Nel suo insieme il libro assortisce nove novelle, da Cavalleria Rusticana (che divenne la fonte dell’omonimo libretto
d'opera di Mascagni) fino a Pentolaccia.
Nel complesso questa raccolta è una perfetta esemplificazione della poetica
verista di Verga: l'ambientazione spesso è umile, i personaggi sono solitamente
popolani, le situazioni sono ispirate a fatti tipicamente quotidiani come
amori, affari di poco conto, relazioni varie, storie professionali di povera
gente. Le novelle più rappresentative sono sicuramente l'apripista, La lupa, Rosso Malpelo e Fantasticheria,
che esprimono aspetti molto diversi dello stesso mondo contadino. Cavalleria rusticana racconta il
ritorno in paese di un contadino partito per il servizio di leva e della
ripresa del suo rapporto amoroso con la fidanzata di un tempo, che nel
frattempo si è promessa a un facoltoso carrettiere e del duello d'onore che ne
segue; come spesso accade nelle storie dell’autore siciliano i personaggi che
si staccano dal loro ambiente d’origine sono fatalmente destinati all’insuccesso,
all’infelicità e alla morte. La lupa
racconta una storia ancora più basica e viscerale: narra di una donna dai
famigerati appetiti sessuali che induce la figlia a sposare il giovane da cui è attratta e dell’inarrestabile
tragedia che ne segue. Rosso Malpelo
dipana la triste storia umana dello sfortunato ragazzino protagonista, che
lavora in una miniera di rena rossa dove il padre ha perso la vita e in cui
tutti lo disprezzano, come pure nella sua famiglia, in cui la sorella e la
madre lo tollerano solo per la paga che porta a casa a fine settimane: Rosso
Malpelo vive una vita di infelicità, priva di affetti e di interessi,
completamente stritolata dalla situazione di sfruttamento minorile, che
purtroppo è tutto ciò che ha. Fantasticheria
è uno spaccato del paese di Trezza descritto dall'autore a una conoscente straniera
che l'ha visitato subendone subito la fascinazione (ma da cui comunque è presto
ripartita). È una raccolta ricca di sfaccettature sociali e che applica la
morale dell'ostrica sottintesa nelle opere maggiori del Verga, come I Malavoglia e Mastro don Gesualdo.
Giovanni Verga, Vita dei campi, in Tutte le novelle I, Milano, Mondadori, 1971; pp. 137-240
venerdì 3 maggio 2024
STORIE DEL TERRORE DA UN MINUTO
È una raccolta di settantatré storie brevi – a volte davvero brevissime –
con cui l’assortito gruppo di scrittori allestito per l’occasione ha cercato di
scrivere racconti capaci di ottenere uno scopo in apparenza quasi proibitivo:
suscitare terrore in sessanta secondi appena. La sfida ovviamente è ardua, ma
l’inquietante compagnia assemblata – che annovera nomi del calibro di Neil
Gaiman, Brian Selznick, Brad Meltzer, Lemony Snicket, Margaret Atwood, Jerry
Spinelli, Kenneth Oppel, James Patterson, R.L. Stine – regge il comprensibile
carico di attese narrative fino all’ultimo racconto. Si tratta di una sfida non
necessariamente che gli autori hanno scelto di giocare sul territorio della
prosa ma anche in forma di poesia, di fumetto o di immagine, il risultato però
è sempre lo stesso: suscitare un brivido in un pugno di secondi, a volte in
modalità davvero inquietanti, anche se mai scendendo nello splatter fine a se stesso. Il terrore spesso è raggiunto con i
classici strumenti orrorifici: allusioni, anticipazioni, ambientazioni lugubri,
buio, creature repellenti come ragni e vermi, luoghi chiusi, oscure presenze,
malvagità in serie, casi inspiegabili, leggende metropolitane. È Storie del terrore da un minuto e,
incredibilmente, nonostante sia diretto a un target di lettori dalla prima adolescenza
in su, in effetti… spacca, e non per forza grazie ai nomi celebri: assortisce
anche un buon numero di sorprese assolute, come il per niente coccoloso
topolino Tenton del duo Tom Genrich
& Michèle Perry, oppure la serata apparentemente tranquilla di una
babysitter di Un lavoretto facile di
M.T. Anderson, o l’allucinante storia di Un
pezzo unico di Sarah Weeks, o la tradizionale casa abbandonata de La sfida di Carol Gorman, o il
brevissimo C’è qualcosa sotto il letto
di Allan Stratton o infine l’angosciante paura del buio alla base di Non bagnare il letto di Alan Gratz.
Terrore assicurato in appena un giro di lancette dei secondi: provare per
credere…
AA.VV., Storie del terrore da un minuto, Milano, Feltrinelli, 2021; pp. 127
giovedì 18 aprile 2024
TECHNOLDOGY, UNA GRAPHIC NOVEL TRA FANTASCIENZA E CONSUMISMO
Gli sceneggiatori Francesco Artibani e Fausto Vitaliano con il disegnatore
Claudio Sciarrone hanno elaborato una graphic
novel di afflato distopico che tratteggia un quadro sconfortante del futuro
prossimo e venturo che ci attende in agguato dietro l’ennesimo desiderio di
acquistare un oggetto (necessario o assolutamente inutile) che immancabilmente
sboccerà nella nostra testa. Già, perché il mondo futuro descritto in Technoldogy è una versione esasperata
del presente in cui viviamo adesso, un mondo basato sul consumismo, un pianeta
abitato da consumatori che esprimono la funzione sociale di acquistare oggetti
prodotti da industrie e distribuiti spesso direttamente a casa (basti pensare
al successo internazionale di Amazon). Certo, questo modello produttivo
comporta delle conseguenze: la prima, di natura individuale, è una spirale
infinita di acquisti che non assicurano mai la soddisfazione ma sono sostituiti
sempre da una nuova necessità del consumatore, la seconda, di natura
ambientale, è che necessariamente un sacco di oggetti sono destinati a
diventare rifiuti in un tempo sempre più breve e diventeranno un problema
sempre più ingombrante da gestire. Nel futuro immaginato in questa graphic novel gli oggetti dismessi sono
soprattutto tecnologici e finiscono il loro ciclo di utilizzo in una discarica di
dispositivi elettronici di varia tipologia chiamata, appunto, Tecnoldogy. Gli
autori del libro si immaginano che gli strumenti in questione – i telefoni a
tastiera, i fax, le telecamere, i vecchi cellulari e i generatori, ovviamente,
che servono a tenere attivi i compagni di sventura – siano dotati di
personalità e passino il tempo in attesa che qualche umano decida di “adottarli”
e di dare loro una seconda possibilità di utilizzo. Tale ambiente viene un po’
sconvolto dal sorprendente arrivo di Han-Sen 4 X-12, uno smartphone di ultima
generazione che, in effetti, non dovrebbe finire in una discarica ma che sembra
aver compreso che tale eventualità è stata causata dal lancio sul mercato di un
fantomatico dispositivo denominato X-Doom, di cui in rete si parla come di un
potenziale Grande Fratello che potrebbe controllare qualunque oggetto
elettronico del pianeta. L’SOS lanciato da Technoldogy sarà ascoltato dal più
scalcinato dei rider di City One, la città perfetta dove tutti gli abitanti
stanno in casa a ordinare prodotti che saranno loro recapitati a domicilio.
Riuscirà il protagonista, che risponde al nome di Andy, a fare la cosa giusta
per l’umanità e per lo sfortunato pianeta in cui gli è toccato di vivere?
Forse, e magari gli darà una mano una ragazza che sta cercando di fare carriera
senza troppa fortuna… Da tale situazione si sviluppa una scoppiettante
avventura distopica e fantascientifica con un forte sottofondo di critica
sociale e l’immancabile sviluppo sentimentale che incombe dietro l’angolo. È Technoldogy, assolutamente da leggere
fino all’ultima vignetta, anche perché gli autori si sono divertiti a dilatare
il finale a sorpresa fino ai proverbiali titoli di coda…
F. Artibani-F. Vitaliano-C.
Sciarrone, Technoldogy, Milano,
Feltrinelli, 2023; pp. 128
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