S’intitola Latinoamericana il
diario giovanile di Ernesto Che Guevara, pubblicato a Cuba soltanto nel 1992 e
poi diventato nel 2004 un bellissimo film on
the road di Walter Salles, I diari
della motocicletta. Il sottotitolo Diario
per un viaggio in motocicletta descrive in modo calzante l’argomento raccontato
in questo esile libro, tradotto da Pino Cacucci ed introdotto da Ernesto
Guevara Linch, il padre del mitico rivoluzionario argentino quando tale ancora doveva
diventare ed era invece uno studente di medicina a un passo dalla laurea con un
gran desiderio di scoprire il mondo. È ciò che cominciò a fare il giovane Ernesto
Guevara de la Serna (senza il nomignolo “Che” che gli dettero i compagni guerriglieri
cubani qualche anno dopo), trascrivendo gli appunti di un viaggio lungo circa
tredicimila chilometri percorsi in nove mesi per i meandri del continente
sudamericano: dall’Argentina al Cile, passando per Perù, Colombia e Venezuela.
L’autore improvvisò questo viaggio di esplorazione dell’America Latina insieme a
un amico biochimico di qualche anno più grande di lui, Alberto Granado, all’inizio
viaggiando in sella alla vecchia Norton 500 di quest’ultimo, battezzata la
Poderosa, poi a piedi o con qualunque mezzo di trasporto a disposizione. I due
cominciarono questo picaresco viaggio nel dicembre del 1951 in Argentina e si
separarono soltanto il 26 luglio dell’anno successivo a Caracas, in Venezuela,
incontrando un sacco di persone, vivendo molteplici avventure e scoprendo
squarci drammatici della realtà latinoamericana: due tappe indelebili in tal
senso furono senza dubbio le miniere di Chuquicamata, nel Cile settentrionale, un
simbolo dello spietato sfruttamento dei minatori, e il lebbrosario di San
Pablo, nell’Amazzonia peruviana, un luogo di profonda discriminazione per i malati
qui ricoverati. Latinoamericana racconta
anche la sofferenza personale del futuro Che, affetto da crisi d’asma che in
paio di occasioni lo misero seriamente alle corde, e soprattutto fotografa la
sua progressiva presa di coscienza dello sfruttamento generalizzato dei popoli
sudamericani, spesso calpestati da regimi repressivi e disponibili alla vocazione
economicamente imperialista degli Stati Uniti nei loro confronti. Insomma,
giunto alla conclusione di questo agile diario di viaggio, al lettore resta
impressa la necessità di un mondo meno diseguale sbocciata pagina dopo pagina
nell’autore, che alla fine sembra già diventato il leggendario combattente che
lascerà un’impronta nella Storia del Novecento.
Ernesto Che Guevara, Latinoamericana. Un diario per un viaggio in motocicletta, Milano, Feltrinelli, 2004; pp. 129