domenica 19 gennaio 2025

RICORDAMI DI MERCOLEDÌ DI JERRY SPINELLI

Senza dubbio Jerry Spinelli è uno degli autori di libri di narrativa per ragazzi più prolifici degli Stati Uniti da diversi decenni: classe 1941, lo scrittore originario della Pennsylvania all’inizio della sua lunga carriera ha scritto romanzi per adulti ma ben presto si è reso conto che il suo pubblico di riferimento sono bambini e adolescenti, ai quali ha dedicato piccoli capolavori come La schiappa, Crash, Stargirl e Misha corre. Al centro del suo ultimo romanzo Ricordami di mercoledì figura una particolarissima tradizione che riguarda tutti gli studenti di terza media della cittadina di Amber Springs, Pennsylvania, che ricorre ogni secondo mercoledì di giugno: ogni alunno riceve infatti una camicia nera e la tessera anagrafica di uno dei cosiddetti “spiaccichi”, ovvero di un adolescente morto in un incidente stradale che ha causato con un comportamento imprudente o sconsiderato. Una volta indossata la camicia nera, ogni studente per convenzione sparisce e nessuno lo vede né lo considera più per tutta la giornata, come se fossero i ragazzi deceduti a cui sono stati associati. È il “mercoledì dei morti” e in teoria sarebbe una ricorrenza per indurre i ragazzini a non ripetere gli errori che sono costati la vita a chi li ha preceduti, ma in realtà quasi tutti la vivono come una giornata speciale di libertà assoluta in cui possono combinare impunemente ogni scherzo o idiozia la loro mente possa immaginare, dato che gli adulti fingono di non vederli. Ed essendo uno studente di terza media,  il timidissimo Robbie Tarnauer, Bruco per gli amici, aspetta a gloria questo giorno per vedere cosa combineranno le teste calde della sua scuola, e anche perché all’ora di pranzo è in programma una rissa tra due compagni che si odiano dall’asilo e finalmente faranno a botte come desiderano da sempre. Bruco ha un soprannome che descrive perfettamente la sua indole schiva ed il suo entusiasmarsi per interposta persona, infatti si accontenta di vivere della luce riflessa del suo migliore amico Eddie, che è il ragazzo più popolare e trascinante della scuola. Tutto cambia però quando Bruco si vede assegnare la tessera di Becca Finch, morta per uno sfortunato incidente causato dalla neve: un attimo dopo infatti il piccolo protagonista comincia a parlare con la “fanciulla spettrale” che la sorte ha associato a lui, rendendosi subito conto che è l’unico a percepirla. I due tra l’altro sono diversissimi: Bruco è schivo in modo imbarazzante, mentre Becca è (o, meglio, era) vivace ed estroversa. All’inizio la ragazza non capisce a cosa sia dovuto il suo momentaneo ritorno sulla Terra, poi comprende che la sua missione è far crescere il suo nuovo amico, così i due cominciano a familiarizzare ricostruendo la sfortunata catena di circostanze che ha portato Becca a morire. Nel frattempo nasce un’amicizia indimenticabile e Bruco inizia a scoprire il mondo, conoscersi meglio e credere in se stesso. Ricordami di mercoledì è un piccolo romanzo di formazione che racconta l’indimenticabile giorno che unisce un adolescente in fieri con una ragazza che non ce l’ha fatta cambiando per sempre il mondo del primo. Jerry Spinelli si conferma un delicato narratore di storie struggenti in grado di lasciare un segno profondo nei lettori, stavolta con una vicenda che miscela le difficoltà della crescita, la memoria e la morte. Assolutamente da provare.

Jerry Spinelli, Ricordami di mercoledì, Milano, Mondadori, 2023; pp. 235

lunedì 13 gennaio 2025

SE PENNAC PARLA DI LETTURA... COME UN ROMANZO

Docente di lettere e poi scrittore assurto alla fama internazionale grazie alla saga di Benjamin Malaussène di Belleville (capro espiatorio per professione), Daniel Pennac, classe 1944, è anche autore di libri di narrativa per ragazzi come L’occhio del lupo ed ha dedicato il saggio Come un romanzo alla lettura, in particolare riflettendo sul piacere della lettura fine a se stessa. L’idea è stata innescata proprio dalla sua ultraventennale esperienza di insegnante, che gli ha offerto un punto di osservazione sui giovani e sulla loro progressiva perdita di interesse (spesso divenuta un’aperta avversione) per la lettura. Da bravo prof empatico Pennac affronta il problema di come invece si possa fare per contagiare positivamente i ragazzi per avvicinarli ai libri, oggetti che talvolta sono percepiti dalle generazioni più verdi come ingombranti ‘mattoni’ che occupano ingiustamente lo spazio dei comodini delle loro camerette. Secondo lo scrittore francese il trucco consiste non tanto nel puntare sulla promozione della lettura a tutti i costi quanto sul piacere della lettura, mostrando come i libri possano rivelarsi amici in grado di ampliare i nostri orizzonti e portarci in altri mondi, insomma degli ideali compagni di viaggio capaci di farci vivere più vite di quante potremmo soltanto sognare. Pennac comincia la sua riflessione dichiarando che “il verbo leggere non sopporta l’imperativo”, come pure altri pezzi da novanta del panorama dei verbi come amare o sognare, quindi, nel resto del primo capitolo, l’autore francese rileva che ogni bambino è stato allevato al piacere della lettura al punto di sviluppare una gran voglia di imparare prima possibile a leggere e poi col tempo si è trasformato in un adolescente che non sa come ritrovare quell’ancestrale piacere di ascoltare una storia. Una volta perso quel piacere, infatti, la situazione del ragazzo “non lettore” fa letteralmente a cozzi con la scuola, che in teoria promuove la necessità della lettura a tutti i costi (argomento del secondo capitolo) che, va da sé, non trasforma per forza tutti gli studenti in altrettanti lettori. Nel terzo capitolo del suo saggio Pennac costruisce creativamente un “cast” di buone letture e poi, giusto nell’ultima pagina, propone un bel decalogo dei diritti dei lettori “a cominciare da quelli negati ai giovani che affermiamo di voler iniziare alla lettura”. Eccoli qua, rigorosamente in ordine: “1) Il diritto di non leggere. 2) Il diritto di saltare le pagine. 3) Il diritto di non finire il libro. 4) Il diritto di rileggere. 5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa. 6) Il diritto al bovarismo [ovvero ad emozionarsi anche fino a piangere]. 7) Il diritto di leggere ovunque. 8) Il diritto di spizzicare. 9) Il diritto di leggere ad alta voce. 10) Il diritto di tacere.” Nel quarto e ultimo capitolo del suo saggio Pennac spiega analiticamente il senso di ognuno dei dieci diritti, che stanno tra i due estremi della rinuncia tout court alla lettura alla sacrosanta possibilità di lasciare la lettura alla sfera della nostra intimità, cioè di non fare un parola sui libri che abbiamo oppure di scriverci sopra Come un romanzo, perché no?

Daniel Pennac, Come un romanzo, Milano, Feltrinelli, 1995; pp. 141

giovedì 9 gennaio 2025

IL DIAVOLO NELLA BOTTIGLIA, UN GIOIELLO DELLA NARRATIVA BREVE DI STEVENSON

L’autore del racconto lungo Il diavolo nella bottiglia, qui proposto in un’edizione con testo originale a fronte, è una certezza della narrativa del calibro di Robert Louis Stevenson, il grande scrittore originario di Edinburgo che andò a terminare ancora giovane la sua vita nelle isole Samoa, dove fu soprannominato dagli indigeni Tusitala, un termine che nella loro lingua suona come “narratore di storie”. Fu proprio nei mari del Sud che lo scrittore scozzese, già divenuto celebre grazie a capolavori come L’isola del tesoro e Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde, consolidò la sua fama con nuovi lavori, alcuni di sapore ‘coloniale’, come Gli intrattenimenti delle notti sull’isola, la raccolta che contiene appunto Il diavolo nella bottiglia. Nonostante la trama sia caratterizzata da una solida ambientazione realistica alle Hawaii (rievocate con numerosi riferimenti), in realtà si tratta della rielaborazione di una storia la cui genesi risale a decenni prima nell’Europa centrale. L’incipit cattura l’attenzione fin dalla prima pagina tratteggiando il protagonista, un marinaio hawaiano che l’autore chiama Keawe per tacerne la vera anagrafe, trattandosi a suo dire di persona vivente che altrimenti potrebbe essere riconosciuta. Keawe sta passeggiando per le strade di una collina di San Francisco ed è intrigato dalle belle abitazioni che vede intorno a sé ma è catturato soprattutto da una casa più piccola delle altre ma decisamente splendida e dotata di finestre talmente trasparenti da consentire di vederne distintamente gli interni. In una in particolare Keawe distingue un vecchio che lo sto guardando, ed entrambi si osservano come se si invidiassero reciprocamente. L’anziano invita Keawe ad entrare e presto tra i due nasce un’inquietante conversazione sulla fortuna dell’ospite, che sarebbe dovuta a una strana bottiglia panciuta col collo allungato: conterrebbe un piccolo diavolo in grado di realizzare qualunque desiderio di chi la possiede, che non può separarsene se non per una somma di denaro in contanti inferiore a quanto l’ha pagata. E il possessore dovrebbe darsi da fare a trovare un compratore prima di morire, perché altrimenti la sua anima immortale è destinata a bruciare per l’eternità nelle fiamme dell’Inferno. Keawe è combattuto se usare i cinquanta dollari che ha in tasca per cambiare la propria vita, ma ben presto realizza che in teoria non dovrebbe essere così difficile trovare un acquirente per l’apparente felicità… Da siffatto presupposto si sviluppa un articolato intreccio di amore, fortuna e destino in grado di incatenare il lettore alle vicissitudini del protagonista fino all’ultima sorpresa di una storia dal finale annunciato.

Robert Louis Stevenson, Il diavolo nella bottiglia, Milano, La Vita Felice, 2021; pp. 125

domenica 24 novembre 2024

DRILLA, QUANDO LA PAROLA DIVENTA MAGIA

S’intitola Drilla (nell’edizione americana Frindle) e probabilmente è il libro più fortunato del prolifico scrittore americano Andrew Clements (1949-2019), che nel corso della sua carriera ha scritto una settantina di libri di narrativa per ragazzi, tra cui Il club dei perdenti. Uscito nel 1996, Drilla appartiene ovviamente alla categoria, anche se è al tempo stesso e a tutti gli effetti anche un romanzo breve di formazione: ne è protagonista un vispo ragazzino americano di nome Nick Allen, residente in una tranquilla cittadina di provincia, Westfield, ed iscritto al quinto anno della Lincoln Elementary School. Del gruppo dei docenti di Nick fa parte la tostissima Mrs. Granger, che insegna la lingua inglese con una devozione lessicale assoluta per il dizionario rosso che i suoi alunni devono sfogliare per copiare interminabili liste di parole. Il buon Nick avrebbe anche intenzione di trattare Mrs. Granger come tutte le altre insegnanti che l’hanno preceduta, impedendo ad arte il momento dell’assegnazione dei compiti a fine lezione con un’interessante domanda opportunamente posta con l’unico fine di perdere tempo: ma da dove vengono tutte le parole che finiscono nel dizionario? Purtroppo Mrs. Granger la sa troppo lunga per farsi prendere per il naso da uno studente, infatti blocca Nick e per giunta gli assegna di preparare una relazione su come nascono le parole per l’indomani. Il ragazzo mastica amaro pensando al suo pomeriggio di giochi completamente sfumato a favore dello studio ma, poco dopo e un po’ per caso, durante una tranquilla passeggiata con la sorella nella sua mente prende forma una grande idea: perché non creare una parola nuova di zecca come drilla per indicare una penna come quella che sua sorella ha appena trovato per terra? Una parola esiste se gli altri cominciano ad usarla sistematicamente e, nonostante l’opposizione di Mrs. Granger, Nick inizierà a promuovere il suo intrigante neologismo col supporto di un gruppo di coetanei fortemente motivati a vedere come andrà a finire la strana disfida lessicale. Ne viene fuori una storia essenziale ma davvero frizzante sul valore delle parole, anche quelle nate da un guizzo di fantasia e magari con l’intento di divertirsi un po’, come appunto drilla. D’altra parte questo romanzo breve di Andrew Clements non è soltanto questo, ma il neologismo al centro della trama è il fil rouge per una serie di riflessioni sulla libertà di parola, sulla capacità imprenditoriale e sul sogno di cambiare in meglio il mondo circostante. Drilla ha una struttura narrativa estremamente semplice ma che funziona come un oliato meccanismo ad orologeria: tratteggia i due protagonisti e il provinciale scenario della vicenda, racconta il germoglio dell’idea di un “dispetto” linguistico creato ad arte, prosegue con le dinamiche di diffusione di tutte le cosiddette mode di qualsivoglia genere, che diventano virali quando ci mettono lo zampino i mezzi d’informazione come i giornali o le televisioni. Il tutto in poco più di un centinaio di pagine con tanto di happy ending retroattivo e moraleggiante ma non troppo. Assolutamente delizioso, e con il grande merito di promuovere l’uso del dizionario, che non fa mai male alle nuove generazioni (come d’altra parte leggere buoni libri). E talvolta la realtà supera la fantasia, come ricorda nella prefazione all’edizione italiana Maria Cristina Torchia, consulente linguistico dell’Accademia della Crusca, citando la recente fortuna del neologismo petaloso, coniato da un emulo italiano di Nick Allen giusto qualche anno fa…

Andrew Clements, Drilla, Milano, Rizzoli, 2019; pp. 126

venerdì 8 novembre 2024

DIARIO SEGRETO DI ADRIAN MOLE: COME SOPRAVVIVERE ALL'ADOLESCENZA

Sembra che l'autrice britannica Sue Townsend, classe 1946, sia stata ispirata a scrivere il romanzo per ragazzi che l'ha resa celebre, appunto il  Diario segreto di Adrian Mole di anni 13 e 3/4, prendendo spunto dall'esperienza scolastica del figlio, che era un adolescente negli anni Ottanta, un decennio piuttosto turbolento in Gran Bretagna. Il protagonista del romanzo, scritto in forma diaristica, è ovviamente Adrian Mole, un ragazzo che non ha ancora compiuto quattordici anni e la mattina di Capodanno si risveglia a fatica, intontito dall'alcool ma pieno di buoni propositi per l'anno nuovo, al punto da fissarli su carta. La vita non è facile in effetti per Adrian Mole: ha un padre mezzo alcolizzato e spesso disoccupato, una madre inconcludente col vizio di mollare la famiglia quando più ci sarebbe bisogno di lei, un cane a cui capita sempre d'ingurgitare oggetti potenzialmente letali. Oltre a una famiglia strampalata e senza grandi possibilità economiche, anche il resto della vita di Adrian lascia abbastanza a desiderare: vive in un tristissimo sobborgo di una non meglio specificata città industriale britannica, frequenta una scuola che non lo stimola quasi per niente, tra la minaccia dell'immancabile bullo e il terrore di un preside autoritario, e per giunta è un adolescente in un decennio di forte contrazione economica per la Gran Bretagna. Nonostante tutto, però, il buon Adrian guarda con occhio disincantato le molteplici smagliature della realtà che gli sta intorno, che riesce a decifrare attraverso la lente della sua caratteristica ironia. E non rinuncia a sognare, anche se senza prendersi troppo sul serio: inizia a credersi un intellettuale (ovviamente incompreso), e comincia ad amare senza grosse speranze la bella Pandora.  Nel complesso ne vien fuori un atipico romanzo per ragazzi in forma diaristica, scritto rigorosamente in prima persona, davvero intrigante da leggere e spesso molto divertente: cattura l'attenzione fin dal primo giorno di diario e non ti lascia più, tratteggiando tutte le sfumature dell'ironia dolceamara dell'impagabile protagonista, l'adolescente letterario più irresistibile che vi capiterà di conoscere e di cui vorrete scoprire tutto fino all'ultimo giorno. Da non perdere.

Sue Townsend, Diario segreto di Adrian Mole di anni 13 e 3/4, Milano, Mondadori, 2007; pp. 278


venerdì 20 settembre 2024

LE AVVENTURE DI TOM SAWYER, UN CLASSICO DELLA NARRATIVA PER RAGAZZI

Dopo i primi successi come scrittore, il giovane Mark Twain contava molto sulla pubblicazione de Le avventure di Tom Sawyer, che contrariamente alle sue aspettative all'inizio fu accolto tiepidamente dal pubblico, anche se col tempo indubbiamente si è imposto come un grande classico della narrativa americana per ragazzi. Nella prefazione l’autore spiega il carattere realistico delle avventure narrate nel libro, alcune delle quali furono sue dirette esperienze dell’infanzia passata a Hannibal, cittadina rievocata nel libro nell’immaginaria St. Petersburg. Sono ispirati alla realtà anche i protagonisti: mentre Huckleberry Finn fu tratteggiato integralmente su un ragazzo realmente conosciuto, Tom Sawyer fu il frutto di un genere di architettura letteraria composita, dato che Mark Twain assemblò nel suo protagonista le caratteristiche di tre diversi ragazzi (compreso se stesso). Per ammissione dell’autore anche le stravaganti credenze descritte nel libro sono ispirate alla realtà e fermamente ritenute per vere dai suoi coetanei ai tempi dell’ambientazione della storia, ovvero una trentina di anni prima. Si tratta di un libro dichiaratamente rivolto ai ragazzi, ma l’autore l’ha scritto sperando di ricordare agli adulti del suo tempo i sentimenti, le impressioni, le strane imprese vissute nei loro anni più verdi, e forse la duratura fortuna che Le avventure di Tom Sawyer continua a riscuotere in tutte le fasce anagrafiche di lettori è dovuta anche all'impagabile full immersion adolescenziale che il libro sa regalare a chi ormai è divenuto un adulto. Il protagonista del romanzo ovviamente è Tom Sawyer, un ragazzo assai irrequieto, tremendamente simpatico e di solito anche molto furbo: spesso riesce ad evitare le punizioni comminate dalla vecchia zia Polly semplicemente facendola ridere, talvolta invece le trasforma in buoni affari, come quando, dovendo verniciare uno steccato dalle dimensioni proibitive, riesce a convincere i suoi compagni di giochi che non si tratta di una fatica ma di un vero privilegio, usando parole talmente allettanti da indurli addirittura a pagarlo per svolgere il lavoro al suo posto. Pur essendo un monello, Tom ha un cuore d’oro e di solito è leale con gli amici, ama essere un bambino ma al tempo stesso desidera crescere, ha l’impulso di fuggire da casa ma poi ne sente una tremenda nostalgia. Ad un certo punto, stufo delle regole e delle punizioni della zia, con gli amici Joe Harper e Huckberry Finn – un ragazzo di strada senza fissa dimora e senza istruzione che diverrà qualche anno dopo protagonista del capolavoro di Mark Twain ovvero Le avventure di Huckleberry Finn, il sequel di questo libro – decide di fuggire per "diventare" un pirata: dopo essersi procurati una zattera, i tre la dirigono nel corso del Mississippi, raggiungono la vicina isola di Jackson e si divertono un mondo vivendo in piena libertà, poi tornano sui propri passi spinti dalla nostalgia per la gioia dei parenti che li credevano morti. In seguito Tom e Huck assistono all’omicidio dello stimato medico di St. Petersburg, di cui viene accusato ingiustamente Muff Potter, il mite ubriacone del paese: pur riluttante per paura della vendetta del vero responsabile, il meticcio Joe l’Indiano, Tom trova il coraggio per testimoniare in tribunale e scagiona l’innocente, diventando così una piccola celebrità locale, anche se il colpevole purtroppo riesce a scappare. In seguito, dopo un'altra incredibile avventura... sotterranea, viene ritrovato il cadavere del fuggiasco, mentre Tom e Huck scoprono il tesoro di Joe l’Indiano e diventano ricchi, anche se Huck continua a manifestare non poche difficoltà ad inquadrarsi nella vita civile. I trentasei capitoli de Le avventure di Tom Sawyer (più la conclusione) regalano nel loro insieme un vero nugolo di sorprese narrative e tratteggiano uno spaccato molto realistico degli anni Quaranta dell'Ottocento degli Stati Uniti. Questo romanzo di Mark Twain è consigliabile per i lettori di tutte le età, ma lo troveranno particolarmente intrigante i ragazzi intorno ai dieci anni per la spontaneità con cui tenderanno ad identificarsi con l'irresistibile protagonista. Peraltro i capitoli spesso coincidono con episodi che si possono leggere singolarmente con eguale diletto. In particolare questa edizione dell'Einaudi Ragazzi è stata tradotta da un grande scrittore della narrativa per ragazzi italiana del calibro di Roberto Piumini ed è arricchita dai disegni a china dell' francese dell'illustratore Claude Lapointe. Insomma, una lettura imprescindibile per ogni adolescente che si rispetti... 

Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, Trieste, Edizioni EL ("Einaudi Ragazzi"), 2004; pp. 299

venerdì 6 settembre 2024

LE TRE DEL MATTINO: UN INTENSO ROMANZO DI FORMAZIONE DI GIANRICO CAROFIGLIO

Dopo essersi costruito una solida reputazione come autore del genere giallo con la (contagiosa) serie dedicata all’avvocato Guerrieri, Gianrico Carofiglio ha cominciato ad esplorare con altrettanta fortuna la strada della saggistica e della narrativa sia romanzesca che breve. Le tre del mattino è un piccolo romanzo di formazione raccontato in prima persona dalla prospettiva del giovane protagonista, Antonio, che frequenta il liceo ed è un ragazzo dall’indole solitaria. La storia è preceduta da una pagina in cui Antonio, cinquantunenne, afferma di aver compiuto l’età che aveva il padre, ormai scomparso, all’epoca in cui i due hanno vissuto un momento fondamentale del loro rapporto durante un viaggio a Marsiglia, nel 1983, quando Antonio non aveva ancora compiuto diciotto anni. Da qui comincia un lungo flashback, che prende le mosse dalla scoperta di una rara forma di epilessia di cui Antonio aveva cominciato a soffrire forse all’età di sette anni e a causa della quale i genitori, separati da tempo, si erano rivolti a un luminare di Marsiglia, il dottor Gastaut. Dopo aver sottoposto il ragazzo a vari esami, lo specialista conforta i genitori sui miglioramenti di Antonio e si accorda per rivedersi tra tre anni per verificare l’andamento della sua patologia. A giugno del 1983 padre e figlio, che non hanno mai stretto un rapporto veramente significativo tra loro, partono alla volta di Marsiglia e il luminare transalpino attesta la guarigione di Antonio ma, per avere la certezza della definitiva scomparsa della malattia, il ragazzo si dovrà sottoporre a una veglia ininterrotta di due giorni e due notti: se il suo fisico reggerà a un simile stress senza che la malattia riemerga, Antonio sarà davvero guarito. Questa strana situazione di insonnia forzata sarà per i due l’occasione per scoprire Marsiglia, incontrare persone, ascoltare le loro storie, scoprire lati sconosciuti l’uno dell’altro e, soprattutto, conoscersi reciprocamente davvero per la prima volta. Per Antonio in particolare, anche considerando che sta per compiere la maggiore età, sarà un momento topico di passaggio all’età adulta, che scopriremo per sommi capi nell’epilogo. Le tre del mattino è un bellissimo romanzo di formazione sul tema forse più ricorrente della narrativa di Gianrico Carofiglio, ovvero il rapporto tra padre e figlio. Come spesso succede in questo genere romanzesco, la narrazione – Il giovane Holden docet – la narrazione si concentra su un frammento esistenziale particolarmente significativo della crescita del giovane protagonista. La storia, intassellata in un lungo flashback tra prefazione ed epilogo, cattura fin dalle prime righe con la prosa asciutta ma intensa dello scrittore barese e costringe (letteralmente) chi legge ad andare avanti una pagina dietro l’altra in direzione dello struggente finale. È un gran bel libro, insomma, peraltro dotato del merito aggiuntivo della concisione. Assolutamente da leggere.

Gianrico Carofiglio, Le tre del mattino, Torino, Einaudi, 2017; pp. 167

domenica 12 maggio 2024

VITA DEI CAMPI DI GIOVANNI VERGA

Giovanni Verga pubblicò la prima edizione di Vita dei campi nel 1880 e continuò a rimaneggiare questa raccolta narrativa fino all'edizione definitiva del 1897. Nel suo insieme il libro assortisce nove novelle, da Cavalleria Rusticana (che divenne la fonte dell’omonimo libretto d'opera di Mascagni) fino a Pentolaccia. Nel complesso questa raccolta è una perfetta esemplificazione della poetica verista di Verga: l'ambientazione spesso è umile, i personaggi sono solitamente popolani, le situazioni sono ispirate a fatti tipicamente quotidiani come amori, affari di poco conto, relazioni varie, storie professionali di povera gente. Le novelle più rappresentative sono sicuramente l'apripista, La lupa, Rosso Malpelo e Fantasticheria, che esprimono aspetti molto diversi dello stesso mondo contadino. Cavalleria rusticana racconta il ritorno in paese di un contadino partito per il servizio di leva e della ripresa del suo rapporto amoroso con la fidanzata di un tempo, che nel frattempo si è promessa a un facoltoso carrettiere e del duello d'onore che ne segue; come spesso accade nelle storie dell’autore siciliano i personaggi che si staccano dal loro ambiente d’origine sono fatalmente destinati all’insuccesso, all’infelicità e alla morte. La lupa racconta una storia ancora più basica e viscerale: narra di una donna dai famigerati appetiti sessuali che induce la figlia a sposare il giovane  da cui è attratta e dell’inarrestabile tragedia che ne segue. Rosso Malpelo dipana la triste storia umana dello sfortunato ragazzino protagonista, che lavora in una miniera di rena rossa dove il padre ha perso la vita e in cui tutti lo disprezzano, come pure nella sua famiglia, in cui la sorella e la madre lo tollerano solo per la paga che porta a casa a fine settimane: Rosso Malpelo vive una vita di infelicità, priva di affetti e di interessi, completamente stritolata dalla situazione di sfruttamento minorile, che purtroppo è tutto ciò che ha. Fantasticheria è uno spaccato del paese di Trezza descritto dall'autore a una conoscente straniera che l'ha visitato subendone subito la fascinazione (ma da cui comunque è presto ripartita). È una raccolta ricca di sfaccettature sociali e che applica la morale dell'ostrica sottintesa nelle opere maggiori del Verga, come I Malavoglia e Mastro don Gesualdo.

Giovanni Verga, Vita dei campi, in Tutte le novelle I, Milano, Mondadori, 1971; pp. 137-240

venerdì 3 maggio 2024

STORIE DEL TERRORE DA UN MINUTO

È una raccolta di settantatré storie brevi – a volte davvero brevissime – con cui l’assortito gruppo di scrittori allestito per l’occasione ha cercato di scrivere racconti capaci di ottenere uno scopo in apparenza quasi proibitivo: suscitare terrore in sessanta secondi appena. La sfida ovviamente è ardua, ma l’inquietante compagnia assemblata – che annovera nomi del calibro di Neil Gaiman, Brian Selznick, Brad Meltzer, Lemony Snicket, Margaret Atwood, Jerry Spinelli, Kenneth Oppel, James Patterson, R.L. Stine – regge il comprensibile carico di attese narrative fino all’ultimo racconto. Si tratta di una sfida non necessariamente che gli autori hanno scelto di giocare sul territorio della prosa ma anche in forma di poesia, di fumetto o di immagine, il risultato però è sempre lo stesso: suscitare un brivido in un pugno di secondi, a volte in modalità davvero inquietanti, anche se mai scendendo nello splatter fine a se stesso. Il terrore spesso è raggiunto con i classici strumenti orrorifici: allusioni, anticipazioni, ambientazioni lugubri, buio, creature repellenti come ragni e vermi, luoghi chiusi, oscure presenze, malvagità in serie, casi inspiegabili, leggende metropolitane. È Storie del terrore da un minuto e, incredibilmente, nonostante sia diretto a un target di lettori dalla prima adolescenza in su, in effetti… spacca, e non per forza grazie ai nomi celebri: assortisce anche un buon numero di sorprese assolute, come il per niente coccoloso topolino Tenton del duo Tom Genrich & Michèle Perry, oppure la serata apparentemente tranquilla di una babysitter di Un lavoretto facile di M.T. Anderson, o l’allucinante storia di Un pezzo unico di Sarah Weeks, o la tradizionale casa abbandonata de La sfida di Carol Gorman, o il brevissimo C’è qualcosa sotto il letto di Allan Stratton o infine l’angosciante paura del buio alla base di Non bagnare il letto di Alan Gratz. Terrore assicurato in appena un giro di lancette dei secondi: provare per credere…

AA.VV., Storie del terrore da un minuto, Milano, Feltrinelli, 2021; pp. 127

giovedì 18 aprile 2024

TECHNOLDOGY, UNA GRAPHIC NOVEL TRA FANTASCIENZA E CONSUMISMO

Gli sceneggiatori Francesco Artibani e Fausto Vitaliano con il disegnatore Claudio Sciarrone hanno elaborato una graphic novel di afflato distopico che tratteggia un quadro sconfortante del futuro prossimo e venturo che ci attende in agguato dietro l’ennesimo desiderio di acquistare un oggetto (necessario o assolutamente inutile) che immancabilmente sboccerà nella nostra testa. Già, perché il mondo futuro descritto in Technoldogy è una versione esasperata del presente in cui viviamo adesso, un mondo basato sul consumismo, un pianeta abitato da consumatori che esprimono la funzione sociale di acquistare oggetti prodotti da industrie e distribuiti spesso direttamente a casa (basti pensare al successo internazionale di Amazon). Certo, questo modello produttivo comporta delle conseguenze: la prima, di natura individuale, è una spirale infinita di acquisti che non assicurano mai la soddisfazione ma sono sostituiti sempre da una nuova necessità del consumatore, la seconda, di natura ambientale, è che necessariamente un sacco di oggetti sono destinati a diventare rifiuti in un tempo sempre più breve e diventeranno un problema sempre più ingombrante da gestire. Nel futuro immaginato in questa graphic novel gli oggetti dismessi sono soprattutto tecnologici e finiscono il loro ciclo di utilizzo in una discarica di dispositivi elettronici di varia tipologia chiamata, appunto, Tecnoldogy. Gli autori del libro si immaginano che gli strumenti in questione – i telefoni a tastiera, i fax, le telecamere, i vecchi cellulari e i generatori, ovviamente, che servono a tenere attivi i compagni di sventura – siano dotati di personalità e passino il tempo in attesa che qualche umano decida di “adottarli” e di dare loro una seconda possibilità di utilizzo. Tale ambiente viene un po’ sconvolto dal sorprendente arrivo di Han-Sen 4 X-12, uno smartphone di ultima generazione che, in effetti, non dovrebbe finire in una discarica ma che sembra aver compreso che tale eventualità è stata causata dal lancio sul mercato di un fantomatico dispositivo denominato X-Doom, di cui in rete si parla come di un potenziale Grande Fratello che potrebbe controllare qualunque oggetto elettronico del pianeta. L’SOS lanciato da Technoldogy sarà ascoltato dal più scalcinato dei rider di City One, la città perfetta dove tutti gli abitanti stanno in casa a ordinare prodotti che saranno loro recapitati a domicilio. Riuscirà il protagonista, che risponde al nome di Andy, a fare la cosa giusta per l’umanità e per lo sfortunato pianeta in cui gli è toccato di vivere? Forse, e magari gli darà una mano una ragazza che sta cercando di fare carriera senza troppa fortuna… Da tale situazione si sviluppa una scoppiettante avventura distopica e fantascientifica con un forte sottofondo di critica sociale e l’immancabile sviluppo sentimentale che incombe dietro l’angolo. È Technoldogy, assolutamente da leggere fino all’ultima vignetta, anche perché gli autori si sono divertiti a dilatare il finale a sorpresa fino ai proverbiali titoli di coda…

F. Artibani-F. Vitaliano-C. Sciarrone, Technoldogy, Milano, Feltrinelli, 2023; pp. 128

mercoledì 17 aprile 2024

ROSA PARKS E IL “NO” CHE CAMBIÒ LA STORIA

Pochi “no” nel corso della storia del Novecento hanno avuto il peso dello storico rifiuto di Rosa Parks di cedere il proprio posto sull’autobus di linea di Montgomery, Alabama, su cui era salita il 1° dicembre del 1955 dopo la solita stancante giornata di lavoro. Il conducente dell’autobus l’aveva minacciata di chiamare la polizia, ma la donna era rimasta comunque ferma dignitosamente al suo posto e si era fatta arrestare, consapevole che sarebbe stato soltanto l’inizio di una lunga lotta contro la segregazione razziale che divideva tutti i luoghi pubblici degli Stati Uniti d'America (scuole, ospedali, trasporti e così via) tra la popolazione bianca e quella nera: negli autobus in pratica i posti anteriori (ovvero i migliori) erano destinati ai bianchi, i posteriori ai neri e quelli centrali a entrambe le tipologie di passeggeri, ma la legge obbligava i neri a cedere il posto ai bianchi, anche nel caso fossero saliti successivamente. Rosa Parks lavorava come sarta in un grande magazzino all'epoca, era già un’attivista del movimento per i diritti civili ed era stata nominata segretaria della sezione locale di un’associazione nazionale per il progresso delle persone di colore, la NAACP. Rimase in prigione soltanto poche ore, perché fu scarcerata grazie a un avvocato bianco che era un convinto antirazzista. In breve il suo gesto di rifiuto la rese famosa e spinse la comunità di colore, anche grazie all’impegno del pastore Martin Luther King, ad avviare una campagna di boicottaggio contro l’agenzia di trasporti di Montgomery. L’anno successivo il caso di Rosa Parks arrivò davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che giudicò incostituzionale la segregazione applicata negli autobus pubblici dell’Alabama. No di Paola Capriolo ricostruisce la vita di Rosa Parks dall’infanzia – caratterizzata dalla figura di Nonno Sylvester, che insegnava alla nipotina a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno –, al sogno di diventare maestra, all’incontro con Raymond Parks, il barbiere (e attivista) che sarebbe diventato suo marito, all’impegno con la NAACP. È una gran bella storia di resistenza civile, finisce con la morte naturale di Rosa Parks nel 2005 e l’esposizione della sua bara nella Rotonda del Campidoglio, a Washington, la prima volta nella storia che un simile onore venne tributato a una donna divenuta celebre nel mondo come la “madre dei diritti civili”. Tre anni dopo un uomo di colore, Barack Obama, diventerà presidente degli Stati Uniti d’America, un momento topico iniziato nel lontano 1955 con il fermo e composto “no” di una sarta afroamericana di quarantadue anni che non aveva più voglia di sopportare soprusi in silenzio.

Paola Capriolo, No, Trieste, Edizioni EL, 2010; pp. 93

giovedì 14 marzo 2024

CATTEDRALE DI RAYMOND CARVER

Si tratta di una raccolta di racconti del 1983 del grande Raymond Carver (1938-1988), forse uno degli scrittori americani contemporanei più significativi nella misura della narrativa breve, genere che l’autore considerava insieme alla poesia l’espressione a lui più congeniale per un’incapacità congenita nelle complesse architetture del romanzo. Cattedrale in particolare conta complessivamente dodici racconti in cui la cifra stilistica di Carver si esprime con incredibile efficacia, focalizzandosi sempre su aspetti apparentemente insignificanti della vita di personaggi comuni, ordinari e di solito non troppo interessanti, che l’autore ci descrive per un piccolo segmento delle loro esistenze, spesso senza nemmeno arrivare a un punto fermo e lasciando noi lettori in situazioni indecifrabili e aperte. Il tutto raccontato con dialoghi estremamente realistici che sembrano registrati dal vero. Sono storie di incontri, di contatti, di scambi, di momenti critici, di lutti, di abbandoni, di dipendenze da alcolismo. Il punto più alto, neanche a dirlo, è l’ultimo racconto della raccolta, quello che presta il titolo al libro e forse l’unico in cui s’intravede un risvolto positivo nell’incontro di due personaggi davvero molto diversi: lo scopriamo dalla prospettiva della voce narrante del protagonista, che ha un lavoro insoddisfacente e un programma serale davvero poco accattivante, dato che dovrà accogliere l’ospite non vedente che sua moglie ha invitato a casa loro. In accordo con un’insofferenza palese manifestata già prima dell’arrivo dell’ospite, il protagonista centellina brandelli di giovale conversazione e alla fine accende la televisione per seguire senza troppo interesse un documentario sulle cattedrali francesi. Quando si accorge di essere stato ben poco accogliente col suo ospite, che non può ovviamente vedere il programma, prova a rimediare cercando di descrivere il concetto di cattedrale al suo invitato cieco, che gli propone di fargli capire la faccenda in un modo davvero originale che farà cambiare prospettiva al padrone di casa. Una bella raccolta chiusa da un racconto semplicemente magistrale, nonostante riesca a toccare un’incredibile intensità senza sforzo apparente, in perfetto accordo con lo stile minimalista di Carver, etichetta che allo scrittore americano non sembrava calzante per la sua prova essenziale ma efficacissima. Assolutamente da provare.

Raymond Carver, Cattedrale, Torino, Einaudi, 2020; pp. 229

domenica 10 marzo 2024

GLI SPORCELLI, L'EDUCAZIONE ALL'INCONTRARIO DI ROALD DAHL

Il grande Roald Dahl (1916-1990) scrisse Gli Sporcelli nel pieno della sua maturità scegliendo come protagonisti una coppia di coniugi in là con gli anni ed estremamente ripugnanti, brutti e anche con una scarsa attenzione all’igiene personale: sono appunto il signore e la signora Sporcelli, e il loro principale interesse sembra essere quello di farsi scherzi a vicenda, peraltro sempre piuttosto pesanti. L’hobby principale del marito consiste nel cacciare in modo davvero scorretto gli uccellini che vivono nei dintorni, spalmando di Colla Nontimolla lo scheletrico albero secco del giardino di casa, per poi catturare agevolmente il mattino dopo gli sventurati pennuti che vi rimarranno appiccicati, destinati poi a finire nel gustoso pasticcio settimanale dei due protagonisti. Il signor Sporcelli è altrettanto inqualificabile con le sue scimmie: infatti si è messo in testa di addestrarle a un numero da circo a suo giudizio incredibile in cui i poveri animali dovranno fare una serie di azioni rigorosamente a testa in giù e quindi li costringe ad un insopportabile allenamento rovesciato che fa andar loro il sangue alla testa. Sarà un provvidenziale uccello esotico a liberare le scimmie dalla gabbia, che in seguito metteranno in atto una vendetta giusta quanto surreale a danno dei padroni. Gli Sporcelli è un piccolo romanzo illustrato decisamente esilarante e dotato di un forte messaggio interno sulla maleducazione, sulla mancanza di rispetto e sulla bruttezza interiore, che finiscono immancabilmente per innescare azioni riprovevoli. L’autore, insomma, ha scritto una storia in cui chi pensa e parla male, non può che agire male sia nei confronti di se stesso che delle persone (e degli animali) che gli stanno intorno. Tra l’altro si tratta forse del romanzo di Dahl in cui le illustrazioni di Quentin Blake sono maggiormente integrate con la narrazione, che contrappuntano ed amplificano visivamente. Assolutamente godibile e molto educativo, dato che non si prova la minima empatia con i riprovevoli signori Sporcelli.

Roald Dahl, Gli Sporcelli, Milano, Mondadori, 1994; pp. 110

DEDALO & DHARMA, UN’AVVENTURA MAGICA NEL MONDO DEL CINEMA

Lui è Manlio Castagna da Salerno, classe 1974, sceneggiatore, regista, critico cinematografico e scrittore di spicco della narrativa per ragazzi italiana a partire dall’esordio con la saga di Petrademone, autore peraltro de La notte delle Malombre e regista del docufilm Il viaggio degli eroi, con Marco Giallini. In Dedalo & Dharma. Fuga dal Cinema Kazan Castagna ha condensato tutto il suo amore per il la settima arte, creando una storia multitasking che parte da un cadente vecchio cinema di provincia dove capita qualcosa di incredibile sulla falsa riga del mitico La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen: un personaggio di un film esce dallo schermo ed approda al mondo reale. La miccia d’innesco della trama sta tutta qui e lo strano caso si verifica in quel di Folgheri, ridente cittadina marina che si vivacizza d’estate ma resta di una noia mortale tutto l’anno. È qui che vive Dedalo, che ha una grande passione per il cinema ed è appena stato mollato dalla ragazza dopo ben cinque giorni di fidanzamento. Per aiutarlo a dimenticare arriva nel cadente cinema Kazan arriva il film del momento, The Rindwalker, un horror scifi stile Alien in cui una creatura aliena approda sul nostro pianeta per mietere vittime a profusione. Il problema è al minuto sette del film appare sullo schermo il personaggio di Dharma e Dedalo se ne innamora a prima vista, al punto che continua ad ammirarla in tutte le repliche successive nonostante il personaggio non sia destinato a fare una bella fine. E una fatidica sera accade l’impossibile: Dharma supera lo schermo ed entra nel mondo reale, per la gioia di uno stupefatto Dedalo. Purtroppo l’ha inseguita anche il Rindwalker, che potrebbe fare una strage, e la presenza di Dharma minaccia l’esistenza stessa dell’attrice che ha dato vita al suo personaggio nel film, Mia Miller. Sarà il buon Elia, il misterioso gestore del Kazan, a svelare ai due ragazzi che Dharma è una cosiddetta escapee e che è assolutamente necessario che ritorni nel suo film. Per riuscirci i due protagonisti dovranno trovare i varchi giusti nel multiverso cinematografico cercando di stare attenti ai custodi che proteggono ogni pellicola dall’ingresso di intrusi indesiderati: saranno accompagnati nell’avventura dagli impagabili fratelli Crisa e Lelio, e per rimettere le cose a posto dovranno saltare da un film all’altro, talvolta finendo nel titolo sbagliato. Dedalo & Dharma. Fuga dal Cinema Kazan è una vera dichiarazione d’amore per il cinema e ci porta a spasso tra generi molto diversi ma sempre ricostruiti con sapienza descrittiva e tramite un corredo di splendide locandine realizzate da Kalina Muhova che amplificano il multiverso di celluloide che Castagna ha inventato per i suoi lettori. Per certi versi si tratta anche di un’avventurosa storia di formazione, di una struggente storia d’amore e di bella storia d’amicizia, il tutto centrifugato e shakerato con tinte fantastiche ed orrorifiche. Insomma, il romanzo si fa leggere dalla prima all’ultima pagina, aspettando la vera conclusione che l’autore si permette di dilatare ad arte. Chi ha apprezzato La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick farà meglio a mettersi alla prova anche con l’ultima fatica di Manlio Castagna. Da non perdere.

Manlio Castagna, Dedalo & Dharma. Fuga dal Cinema Kazan, Milano, Mondadori, 2023; pp. 364

domenica 3 marzo 2024

PASSEGGERI NOTTURNI: 30 RACCONTI BREVI DI GIANRICO CAROFIGLIO

Dopo numerosi gialli di grande successo, vari romanzi di formazione ed alcuni saggi di spessore Gianrico Carofiglio, classe 1961, è tornato a misurarsi con una raccolta di racconti di varia tipologia come Passeggeri notturni, che assortisce storie di incontri casuali, riflessioni su argomenti disparati, talvolta trame innescate da schegge di conversazioni, perfino aneddoti estemporanei. Sempre rigorosamente nella misura di tre pagine appena. Va da sé che il collante che tiene insieme i trenta racconti brevi ivi contenuti è una scrittura sintetica e sempre incalzante, capace con poche pennellate di tratteggiare personaggi che restano impressi ed intrigano i lettori condividendo un frammento di vita. Carofiglio apre le danze con la spiazzante storia di bullismo “contrastato” di Quarto potere e chiude i battenti con lo struggente sogno ad occhi aperti di affetto ritrovato raccontato in Stanze. In mezzo a questi due estremi c’è davvero un po’ di tutto, sempre raccontato vividamente ma con grande economia di parole: una storia sospesa tra verità e menzogna come Draghi, il singolare racconto sugli odori ritrovati di Aria del tempo, un piccolo horror ad orologeria come Il biglietto, l’intrigante riflessione sugli avverbi di Sinceramente, un’amara parabola sull’autoreferenzialità della politica italiana come La scorta, l’incredibile (ma esemplare) aneddoto sanitario al centro di Contagio, le esilaranti storielle giudiziarie di Avvocati e infine la splendida storia di solidarietà ai tempi della Shoah che racconta Nelle Ardenne. Insomma, nel complesso Passeggeri notturni è una raccolta notevole che conferma tutta la bravura di Carofiglio anche nella misura della narrativa breve: lo scrittore barese sa decisamente catturare l’attenzione del lettore anche raccontando una piccola storia, una riflessione estemporanea o un semplice aneddoto. Da provare.

Gianrico Carofiglio, Passeggeri notturni, Torino, Einaudi, 2016; pp. 98

domenica 25 febbraio 2024

DORA PER SETTE, NARRATIVA PER RAGAZZI ON THE ROAD

Lei è Saschia Masini da Firenze, classe 1983, ed ha al suo attivo un convincente esordio come Dadieci, un romanzo di formazione per ragazzi felicemente sospeso a metà tra il giallo e uno spaccato di calcio giovanile. Dora per sette è l’attesa prova seconda – che conferma la vocazione dell’autrice per i titoli “numerici” – dove tutto finisce per andare per il verso giusto nonostante si tratti di un libro piuttosto diverso dal precedente. Stavolta si tratta di un romanzo on the road che verte intorno alla magica alchimia che si crea tra i membri di una famiglia numerosa in cui ogni componente ha una personalità spiccata che talvolta innesca cortocircuiti emotivi con qualche familiare: il collante è ovviamente la Dora del titolo, che è la vecchia e scalcinata Fiat Panorama del 1986 su cui i coniugi Mennonna hanno praticamente allevato i loro tre figli, diversissimi sia sotto il versante anagrafico che caratteriale. I genitori in questione sono Nicola, docente anticapitalista che da sempre sta tentando di elaborare un modello di tassazione inversamente proporzionale all’età, e Karin, laureata in filosofia ma progressivamente convertita a mamma multitasking dopo i primi due figli, incompatibili in modo apparentemente irrimediabile: già, perché il tredicenne Orlando, rugbista non agonistico e introspettivo, pare geneticamente concepito per litigare con la sorella undicenne Amelia, “fogatissima” promessa del salto ippico ad ostacoli e molto esuberante, infatti litigano senza soluzione di continuità dalla mattina alla sera. L’unico punto d’incontro tra i due è la sorellina Berenice, che ha poco più di due anni e che entrambi adorano in modo incondizionato. Ad innescare la dinamica on the road  della storia è una telefonata da parte dell’allenatore di Amelia, l’odioso Riscettini detto Rich, allo scopo di convocare in extremis la ragazzina con la sua amata pony Lady Killer per gareggiare in una prestigiosa competizione in programma a Catania di lì a pochi giorni: un problema non da poco per i Mennonna, dato che risiedono a Milano e che la meta insulare dista svariate centinaia di chilometri da percorrere con la vecchia Dora, carica dei cinque più nonna Bruna e con tanto di trailer equino a traino. Riusciranno ad arrivare in tempo utile per il concorso? Sopravvivranno alla convivenza forzata nell’abitacolo di Dora con tutto quel che ne consegue? Ovviamente lo scopriremo una pagina dopo l’altra in una sarabanda di sorprese, incidenti di percorso e litigi in serie. E alla fine, ça va sans dire, magari Amelia potrebbe perfino imparare qualcosa di nuovo sul senso della competizione fine a se stessa, chissà... Dora per sette è un romanzo per ragazzi che riesce nella non facile impresa di condensare una famiglia che assortisce personalità molto diverse dando dignità ad ogni componente del variegato gruppo familiare con pony da competizione al seguito: con i Mennonna si sorride (spesso), si viaggia, ci si stupisce, si torna alle origini (nell’approdo a Muro Lucano) e talvolta ci si emoziona. Tra parentesi l’autrice sa esattamente di cosa parla quando tratteggia lo spaccato competitivo del mondo dell’equitazione, dato che ha passato l’adolescenza in sella a una cavalla che si chiamava proprio Lady Killer. Assolutamente da provare.

Saschia Masini, Dora per sette, Milano, Piemme, 2023; pp. 236

domenica 4 febbraio 2024

RIFIUTI ZERO: LA RICETTA DI ROSSANO ERCOLINI PER UN MONDO SOSTENIBILE

Rossano Ercolini è un maestro elementare toscano assurto agli onori della cronaca nel 2013, quando il suo storico impegno come attivista ambientale è stato premiato con il Goldman Award, che è considerato una sorta di Nobel alternativo per l’ambiente. Come lui stesso ha raccontato nel libro autobiografico Non bruciamo il futuro, nell’ambito del viaggio americano per l’assegnazione del prestigioso riconoscimento Ercolini ha anche avuto l’onore di incontrare Barack Obama, al tempo presidente degli Stati Uniti, e di parlare con lui dell’emergenza ambientale. Insomma, da allora il maestro e attivista di Capannori è diventato un testimonial ambientale di caratura internazionale ed è stato chiamato a partecipare a centinaia di eventi pubblici. In Rifiuti Zero l’autore, presidente del Centro di Ricerca Rifiuti Zero e dell’associazione Zero Waste Europe, ha messo su carta quello che ha imparato in materia di gestione dei rifiuti dopo oltre trent’anni di infaticabile lotta contro gli inceneritori, che non sono la soluzione a un problema che in molte regioni di Italia appare senza via d’uscita, ma un modo per alimentare un circolo vizioso a base di inquinamento e patologie in serie. La risposta è invece il movimento Rifiuti Zero, uno sforzo sociale che parte dal basso e a cui in Italia hanno già aderito centinaia di comuni che hanno deciso di non servirsi più di inceneritori e discariche, cancellandone il relativo inquinamento e smettendo di alimentare l'incessante deriva di microplastiche verso il mare. Non si tratta di un sogno impossibile ma di un modello rigoroso in dieci passi, che parte dalla presa di consapevolezza che il sacco nero che nasconde i rifiuti va aperto e guardato con gli occhi dei bambini, iniziando a diversificare tutto ciò che vi è stato buttato dentro per far partire la raccolta differenziata, il primo passo per separare le varie materie prime mischiate insieme senza una logica. Il secondo passo è la raccolta porta a porta integrata con isole o stazioni ecologiche. Il terzo passo è il compostaggio, per produrre concime in modo naturale dall’umido. Il quarto passo è il riciclo. Il quinto passo è il riuso e la riparazione degli oggetti usati, che così avranno una seconda vita davanti. Il sesto passo è l’applicazione di una tariffazione puntuale, per premiare chi spreca meno. Il settimo passo consiste nel prevenire e ridurre i rifiuti. L’ottavo passo è lo studio del rifiuto urbano residuo, per capire come ridurlo al minimo. Il nono passo è la riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili. Il decimo e ultimo passo è la discarica transitoria. Rifiuti Zero si conclude con la speranza ad approssimare sempre più verso lo zero effettivo la produzione di rifiuti, per riprenderci un pianeta in cui siamo stati capaci di generare un continente galleggiante di materiali plastici nel Pacifico. E il bello è che, come afferma Ercolini, ognuno nel suo piccolo può fare la differenza, perché mai come ora il nostro futuro passa per le nostre mani…

Rossano Ercolini, Rifiuti Zero, Milano, Baldini & Castoldi, 2018; pp. 222

OPEN: LA STORIA DI ANDRE AGASSI

Lui è Andre Agassi da Las Vegas, classe 1970, uno dei talenti più cristallini che abbiano mai giocato su un campo di tennis, uno sportivo ch...